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Introduzione
Qual è la definizione di servizio pubblico radiotelevisivo? Come è cambiato
nello spazio e nel tempo? Qual è l’importanza della componente di servizio
rispetto all’attività complessiva del PSB (Public Service Broadcasting)? Nel
PSB, la radio di servizio che ruolo ha?
In questo elaborato finale, cercheremo di rispondere, nel limite delle nostre
possibilità, a tutte queste domande, cercando di far chiarezza rispetto ad un
concetto riguardo al quale esistono posizioni molto differenti nel pubblico
di studiosi del settore.
L’obiettivo di questo lavoro è favorire una riflessione sul concetto di
servizio pubblico, un concetto multiforme, variabile nello spazio e nel
tempo, sul cui significato ancora oggi, a distanza di ottanta anni dalla sua
formulazione, il dibattito è aperto.
Utilizzando le parole di Aldo Grasso “Il concetto di servizio pubblico non è
unitario, monolitico, a-temporale, è piuttosto un’idea guida che ha subito
numerose modifiche nel corso dei decenni, e a seconda dei contesti
nazionali in cui è stato formulato e applicato”
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Partendo dall’assunto che il concetto di servizio pubblico radiotelevisivo è
ambiguo, allora, risulta molto difficile formulare una definizione univoca.
I fattori che rendono difficoltoso definire in maniera chiara e univoca il
concetto di Public Service Broadcasting (PSB), sono di carattere storico,
culturale e tecnologico.
Fattore storico: negli ultimi anni, in Europa e in Italia, sono venuti meno i
presupposti sulla cui base è nato il servizio pubblico. Questi presupposti,
attualmente, alla luce dell’evoluzione del contesto normativo e socio-
culturale, non sono più validi (scarsità delle frequenze, monopolio,
prevalenza dello stato, ecc.).
Fattore culturale: il PSB è un prodotto tipicamente europeo ed è influenzato
dalle politiche sociali nazionali. Per questo motivo, esistono differenze per
quanto riguarda il significato che in ogni paese europeo viene attribuito al
concetto di servizio pubblico radiotelevisivo.
Fattore tecnologico: le nuove tecnologie e le conseguenti nuove modalità di
fruizione dei contenuti radiofonici e televisivi, hanno messo in crisi la tv e
la radio generalista e di conseguenza l’offerta del servizio pubblico.
Partendo da queste premesse, solo facendo riferimento all’aspetto
normativo si può ricavare una definizione di servizio pubblico univoca e
6
definitiva. Però, la complessità della materia giuridica fa si che nel pubblico
non esperto si originino posizioni eterogenee circa la definizione di questo
concetto.
L’analisi dell’evoluzione del concetto di servizio pubblico radiotelevisivo,
aiuta a comprendere come questo concetto è cambiato nel tempo e nello
spazio, per adattarsi ai cambiamenti del contesto socio-culturale ma
soprattutto per affrontare le molte sfide che ha incontrato nella sua lunga
storia.
Una riflessione a 360 gradi, proprio perché tratta del servizio pubblico nella
sua totalità radiotelevisiva, ma con un occhio di riguardo per la radio.
La preferenza per una trattazione che prediligesse la radio è legata al fatto
che in questa tesi si vuole parlare di radio di servizio e in particolare di un
programma storico di questo tipo programmazione radiofonica, ovvero,
Italia Istruzioni per l’Uso.
L’analisi di questo caso è legata in maniera inscindibile al concetto di
servizio pubblico, almeno nella sua accezione più comune e direi anche
storica, ovvero, dove al servizio pubblico è attribuita una funzione
informativa, di approfondimento e culturale, in poche parole, per e al
servizio dei cittadini.
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Il 1° capitolo è pertanto dedicato alla definizione del concetto di servizio
pubblico radiotelevisivo attraverso un’analisi del sistema normativo Italiano
ed europeo.
Nello stesso capitolo ho descritto l’evoluzione del concetto di servizio
pubblico radiotelevisivo in Italia, dalla nascita dell’URI fino alle ultime
vicende delle RAI, con attenzione alla riforma Gasparri.
Il 2° capitolo è rivolto alla trattazione del tema della radio di servizio con
l’analisi di un caso specifico, quale quello di Italia Istruzioni per l’Uso di
Emanuela Falcetti.
In questa parte della tesi ho trattato, in forma generica, del funzionamento di
un impresa radiofonica e nello specifico ho analizzato l’attuale articolazione
di Radio RAI.
Successivamente ho dato ampio spazio alla trattazione del caso di Italia
Istruzioni per l’Uso, raccontando la storia del programma, dalle sue origini
televisive fino al suo approdo radiofonico.
L’attenzione è stata focalizzata sulle vicende che hanno riguardato questo
programma, ma in particolare, sulla funzione informativa e di
approfondimento che da ormai diciotto anni il programma svolge nella
prima mattina di RadioUno, con ottimi risultati in termini di ascolto.
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Spazio è stato dedicato alla figura della sua conduttrice Emanuela Falcetti,
dalla cui mente è nato uno dei migliori programmi della storia della radio di
servizio in Italia e oserei dire anche di più grande successo.
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CAPITOLO 1
Il servizio pubblico radiotelevisivo
1. Introduzione
Il servizio pubblico radiotelevisivo in Italia trova fondamento costituzionale
nei principi di libertà di parola e nel diritto di informare e di essere
informati (art. 21 Cost.).
La Corte cost. dichiara il servizio pubblico radiotelevisivo come servizio
pubblico essenziale ai sensi dell’art. 43 Cost. “Ai fini di utilità generale la
legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e
salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di
utenti, determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a
servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed
abbiano caratteri di preminente interesse generale” (art.43 Cost.).
Il servizio pubblico in Italia è regolato dal Testo Unico della
Radiotelevisione, dove, all’articolo 7, dispone che, ogni attività
d’informazione radiotelevisiva costituisce servizio d’interesse generale,
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inoltre, indica specifici obblighi che deve rispettare la concessionaria del
servizio pubblico radiotelevisivo.
La RAI in Italia è la concessionaria in esclusiva del servizio pubblico
radiotelevisivo, il rapporto di concessione è regolato da un contratto di
servizio, stipulato tra RAI e Ministero della Comunicazione e rinnovato
ogni tre anni.
L'articolo 45 del T.U. stabilisce che il servizio pubblico radiotelevisivo
(S.P.R.) italiano è “svolto dalla concessionaria sulla base di un Contratto
nazionale di servizio di durata triennale, stipulato con il Ministero delle
Comunicazioni, con il quale sono individuati i diritti e gli obblighi della
società concessionaria”.
Il servizio pubblico radiotelevisivo svolge una funzione d’interesse generale
che si pone come obiettivo, da un lato di ampliare la partecipazione dei
cittadini e dall’altro di svolgere un ruolo molto importante nello sviluppo
sociale e culturale del Paese in conformità con i principi di libertà e
pluralismo stabiliti dalla Costituzione.
“Il concetto di servizio pubblico non è unitario, monolitico, a-temporale, è
piuttosto un’idea guida che ha subito numerose modifiche nel corso dei
11
decenni, e a seconda dei contesti nazionali in cui è stato formulato e
applicato”
1
.
Il servizio pubblico deve essere svolto, in maniera completa e imparziale,
deve offrire ai cittadini contenuti d’interesse generale, ma soprattutto, deve
tener conto delle opinioni, delle diverse idee politiche, sociali, culturali e
religiose. Inoltre, attraverso la sua programmazione, svolge una importante
funzione che è quella di raccontare all’estero la realtà del paese,
valorizzando al contempo la produzione culturale italiana ed europea.
“Il destinatario del servizio pubblico di comunicazione radiotelevisiva è
l’utente, nella sua accezione complessa e articolata di cittadino, di
consumatore e di rappresentante di istanze collettive
2
”.
Il servizio pubblico radiotelevisivo rappresenta in Europa uno dei servizi
base del welfare state europeo, quasi tutte le televisioni pubbliche europee
sono nate pubbliche, mantengono tutt’ora una forte posizione di mercato,
grazie anche all’appoggio dello Stato.
“Il diritto ad essere informati e ad informare è riconosciuto nelle
Costituzioni dei diversi Paesi europei come una componente essenziale
1
Grasso Aldo, Storia della televisione italiana, Ed. Garzanti, Milano, 2002.
2
Iseppi Franco, Bossi Vittorio, Il ruolo e la missione del servizio pubblico
radiotelevisivo e l’etica di impresa, Ed. Rai Eri, Roma, 1998.
12
della cittadinanza democratica, così come il diritto allo studio, la libertà di
parola e di pensiero
3
”.
Dunque, la televisione pubblica, poiché, strumento di crescita sociale e
partecipazione civile, può essere considerata a pieno titolo come uno degli
strumenti del welfare state.
“Un certo livello e tipo d’informazione televisiva (in senso largo) può
dunque essere considerato un servizio di base, paragonabile ad altri beni
primari garantiti dallo Stato come l’acqua, l’elettricità, i trasporti, la scuola,
se necessario in alternativa o in competizione con fornitori privati”
4
.
Il fatto di considerare il servizio pubblico radiotelevisivo alla stregua di uno
dei tanti servizi che lo stato deve fornire ai cittadini, ha avuto come
conseguenza principale, che tutti i Paesi europei, hanno, attraverso il
Trattato di Amsterdam
5
confermato il valore e l’utilità sociale, civile,
politica e culturale dei servizi pubblici.
Il servizio pubblico nell’Unione Europea è caratterizzato da tre principi
fondamentali:
3
Iseppi Franco, Bossi Vittorio, Il ruolo e la missione del servizio pubblico
radiotelevisivo e l’etica di impresa, Ed. Rai Eri, Roma, 1998.
4
Iseppi Franco, Bossi Vittorio, Il ruolo e la missione del servizio pubblico
radiotelevisivo e l’etica di impresa, Ed. Rai Eri, Roma, 1998.
5
Firmato il 2 ottobre del 1997 allo scopo di effettuare una revisione dei trattati su cui
si fonda l’Unione Europea, ovvero il Trattato sull’Unione Europea, il Trattato che
istituisce la Comunità Europea, il Trattato istitutivo della Comunità Europea per
l’energia atomica.
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Il principio di eguaglianza: l’obbligo di garantire a tutti gli utenti
l’accesso ai servizi alle stesse condizioni, in altre parole, assicurare il
servizio a tutti a un prezzo base, uguale e contenuto.
Il principio di continuità: il servizio pubblico deve essere assicurato
al pubblico in maniera regolare, puntuale e non può essere interrotto.
Il principio di adattamento: il servizio pubblico, creato per soddisfare
un bisogno d’interesse generale, deve adattarsi all’evoluzione di
questo bisogno.
“L'esperienza televisiva europea, come quella radiofonica, è profondamente
segnata dal concetto di servizio pubblico. Qui la radio e la televisione sono
stati considerate elementi di un vero e proprio disegno di welfare diretto ad
elevare l'alfabetizzazione e il livello culturale e informativo dei cittadini e a
fornir loro un intrattenimento domestico pressoché gratuito in un'epoca in
cui forti barriere sociali ed economiche rendevano difficile l'accesso ad altri
servizi per la ricreazione e il tempo libero. Quest’ambizioso progetto di
welfare si è sostanziato e ha trovato una sua forma culturale e istituzionale
nelle aziende nazionali di servizio pubblico radiotelevisivo”
6
.
6
Menduni Enrico, intervento al Convengo “Innovazione e sistema televisivo,
organizzato dalla Fondazione Italianieuropei (www.italianieuropei.it) e tenutosi a
Roma il 25 giugno 1999.
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In quasi tutti i paesi europei, lo stato ha dovuto investire ingenti risorse per
dare vita al servizio pubblico radiotelevisivo, in anni in cui, limiti finanziari
da un lato e limiti tecnologici dall’altro, impedivano ai privati di dar vita ad
attività nel campo radiotelevisivo.
Questa situazione favoriva il monopolio pubblico del servizio radio-
televisivo, ecco perché i diversi operatori pubblici del settore nascevano
quasi senza concorrente, come nel caso della RAI.
Situazioni di monopolio che sono durate per decenni, fino all’affermazione,
in tempi diversi, nei vari paesi europei di operatori commerciali.
Quattro ragioni hanno determinato storicamente l’esistenza di una
televisione pubblica:
la scarsità delle frequenze;
la necessità di strumenti di formazione e arricchimento socio-
culturale;
la consapevolezza dell’imperfezione del settore radiotelevisivo;
la volontà di contrapposizione rispetto alle dinamiche di mercato.
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Tuttavia “non sono mai esistite preclusioni né sul piano concettuale né su un
piano normativo alla gestione e all’offerta di un servizio pubblico di tale
genere da parte di un privato”
7
.
Ciò nonostante l’attività svolta dal servizio pubblico radiotelevisivo si
differenzia dagli altri servizi di utilità pubblica, come per esempio i servizi
di trasporto, di telefonia e di telecomunicazione per la sua natura peculiare.
Da oltre ottanta anni che circola l’espressione servizio pubblico, radiofonico
prima e televisivo poi, tra dibattiti parlamentari, saggi e articoli giornalistici
eppure una definizione univoca stenta a trovare consensi unanimi.
2. Il servizio pubblico radiotelevisivo
Il termine di servizio pubblico radiotelevisivo nasce in Gran Bretagna, negli
anni Venti, ad opera di John Reith, primo direttore generale della BBC.
Negli anni Venti, il servizio pubblico coincide essenzialmente con la radio,
in quanto la televisione, nonostante i primi esperimenti condotti in
laboratorio, rimane un apparecchio sperimentale, il quale si diffonderà in
maniera consistente solo a partire dal secondo dopoguerra.
7
Bossi Vittorio, Cornero Loredana, Erjavec Dario, Sartorio Margherita, Sumberesi
Massimo, Dalla parte dello spettatore, Ed. Rai Eri, Torino, 1999.