2
Introduzione
Negli ultimi decenni i sistemi di welfare dei paesi occidentali sono stati sottoposti a forti
tensioni per cui si è rivelata necessaria una loro ristrutturazione sulla base di quello che
oggi viene definito welfare mix, ossia un sistema in cui i servizi sociali sono garantiti non
solo da istituzioni pubbliche, ma anche da organizzazioni del privato sociale e del privato
for profit.
Tali dinamiche riguardano anche il nostro Paese e sono la conseguenza di fenomeni
importanti che caratterizzano la nostra epoca. Tra questi, giocano certamente un ruolo
determinante la necessita' di un contenimento e di una razionalizzazione della spesa
pubblica (privatizzazione, esternalizzazione) e l'invecchiamento della popolazione
(unitamente ad i progressi in campo medico e farmacologico) per cui l'integrazione dei
servizi socio-sanitari e socio-assistenziali diventano una esigenza forte nel fornire risposte
appropriate ai bisogni e nel perseguire la tutela dei diritti costituzionalmente garantiti.
In tale contesto assume un ruolo rilevante, nel garantire ai cittadini un sistema integrato di
interventi e di servizi sociali, cosi' come viene definito dalla legge quadro in materia
(Legge 328/2000), il cosiddetto Terzo Settore, formato da organizzazioni di varia natura,
essendo caratterizzato da una certa eterogeneita'. La mia analisi si pone l'obiettivo di
ripercorrere, alla luce della letteratura sull'argomento, le caratteristiche piu' significative di
questo "mondo".
Iniziando dall'analisi delle dinamiche e dei mutamenti che coinvolgono il sistema dei
servizi sociali e delineando il quadro normativo di riferimento in materia (per quanto
riguarda le normative di livello regionale faro' riferimento a quelle della Regione Toscana),
intendo presentare come le organizzazioni del Terzo Settore contribuiscono alla
costruzione e all'offerta della rete dei servizi sociali sul territorio. Intendo prendere in
considerazione la natura degli organismi che compongono il Terzo Settore, le attivita' che
essi svolgono e le tipologie di servizi in cui operano, nonchè le modalita' attraverso le quali
concorrono a realizzare la rete dei servizi sociali (procedure di autorizzazione e di
accreditamento).
3
Infine, attraverso una analisi critica della letteratura, cerchero' di far emergere le
caratteristiche relazionali di tali organizzazioni e di mettere in luce come queste possano
essere valorizzate all'interno di percorsi di aiuto efficaci ed appropriati e connotati dunque
da un approccio globale ai problemi della persona (anzichè da risposte settoriali,
meramente assistenziali-passivizzanti e prive di continuita'); caratteristiche, proprie
dell'agire del Terzo Settore, che devono essere sostenute (azione promozionale) in primis
da parte delle istituzioni pubbliche per valorizzarne la natura, le capacita' e le competenze
operative, ma anche la dimensione solidaristica. Cio' per evitare il rischio di una loro
trasformazione in meri soggetti erogatori di prestazioni, puntando esclusivamente su
efficienza e razionalizzazione nell'uso delle risorse (scarse) e incentivandone lo sviluppo
delle capacita' manageriali, lasciando pero' da parte la dimensione solidaristica che
costituisce invece la loro peculiarita'. Nello sviluppare questo percorso faro' costante
riferimento ad alcuni principi ai quali si deve ispirare il sistema dei servizi voluto dal
nostro ordinamento (principio di sussidiarieta' verticale ed orizzontale, pluralismo
organizzatorio, partecipazione, adeguatezza, territorialita'); principi che costituiscono le
linee guida per l'organizzazione e la programmazione dei servizi, ma che rappresentano
anche e soprattutto degli obiettivi da perseguire coinvolgendo tutte le risorse, comprese
quelle rappresentate dal Terzo Settore, di cui una comunita' (nazionale, regionale, locale)
puo' disporre.
Il presente lavoro si compone di tre capitoli. I primi due hanno lo scopo di inquadrare
l'argomento in termini generali, essendo il primo dedicato a far emergere i principali
fenomeni e mutamenti che caratterizzano il sistema di welfare contemporaneo (che
determinano da un lato l'esigenza di coinvolgere le risorse rappresentate dal Terzo Settore
nell'offrire sistemi di risposte adeguati alle domande dei cittadini, e dall'altro la necessita'
che tali risposte siano erogate da un sistema di servizi e risposte che faccia dell'integrazione
il proprio principio ispirativo); ed essendo invece il secondo rivolto a delineare il quadro
normativo di riferimento per cio' che attiene il rapporto tra programmazione-
organizzazione-gestione dei servizi ed organizzazioni del Terzo Settore.
Il terzo capitolo, che costituisce la parte centrale di questa analisi, è volto ad approfondire
gli aspetti piu' significativi del ruolo del Terzo Settore nel sistema integrato dei servizi.
4
Articolato in appositi paragrafi, tale capitolo approfondira' la definizione del Terzo Settore,
le modalita' di partecipazione al sistema dei servizi sul territorio, gli ambiti operativi nei
quali svolge la propria attivita' ed il ruolo in termini relazionali, comunitari e progettuali
che le organizzazioni del Terzo Settore possono e devono rivestire. Infine, un ultimo
paragrafo del capitolo è dedicato ad un esempio di integrazione tra servizi sanitari e sociali
(la legge regionale toscana 66/2008) nel quale, al fine di offrire sul territorio risposte
adeguate e tempestive in un ambito particolarmente delicato quale è quello dei servizi per
la non autosufficienza, si inseriscono le attivita' e le prestazioni erogate anche da
organizzazioni del Terzo Settore.
Cap.1 Il quadro generale
1.1 Mutamenti e caratteristiche dei sistemi di welfare contemporanei
Per analizzare il ruolo del Terzo Settore nel sistema integrato dei servizi sociali è
opportuno innanzitutto far emergere le caratteristiche principali del contesto nei quali essi
sono chiamati ad operare, ovvero gli aspetti che maggiormente connotano i sistemi di
welfare contemporanei. Per quanto l'attenzione sia qui rivolta allo stato del welfare italiano,
è evidente che ci sono fenomeni dell'epoca contemporanea che caratterizzano, sia pure con
ampie e significative connotazioni e differenziazioni nazionali, tutti i paesi, o perlomeno gli
Stati cosiddetti occidentali (o industrializzati). C'è intanto un fenomeno, molto discusso ed
analizzato, che caratterizza, questo si', l'intero pianeta e che ha ripercussioni importanti
sulle modalita' con le quali gli Stati organizzano, o meglio ri-organizzano, i propri apparati
di welfare: si tratta della globalizzazione, un elemento dal quale oggi i Governi nazionali
non possono piu' prescindere. Il sociologo U. Beck la definisce come «...il processo in
seguito al quale gli Stati nazionali e la loro sovranita' vengono condizionati e connessi
trasversalmente da attori trans-nazionali, dalle loro chance di potere, dai loro orientamenti,
identita' e reti
1
». Globalizzazione e finanziarizzazione dell'economia, la
deregolamentazione dei mercati finanziari, la delocalizzazione della produzione ed il
1
U. Beck, Che cos'è la globalizzazione. Rischi e prospettive della societa' planetaria, Carocci Editore, Roma,
1999, p. 24.
5
cambiamento dei modelli produttivi, la concorrenza e la competizione anche fiscale tra
Stati e tra territori, i processi di innovazione tecnologica ed informatica hanno prodotto e
continuano a produrre il fenomeno della "crescita senza produzione", che pare essere un
dato strutturale dei Paesi avanzati, al quale tuttavia si accompagna l'attuale congiuntura
economica sfavorevole (per la quale si parla di "crisi globale"). I sistemi di welfare (che
avevano consentito una certa redistribuzione delle risorse ed un allargamento della sfera dei
diritti sociali) sono entrati in crisi perchè da un lato c'è un mutamento della domanda di
servizi (dovuta a fenomeni demografici e di altro tipo, che saranno approfonditi nel
successivo paragrafo dedicato al mutamento della domanda e alla necessita' di fornire
servizi integrati per farvi fronte); dall'altro gli Stati stanno vivendo una sorta di "crisi
fiscale" per la quale non sono in grado di ricorrere oltre un certo limite al prelievo fiscale
per finanziare quei servizi che rispondano a bisogni sociali crescenti
2
. Il Trattato di
Maastricht dell'Unione Europea (Comunita' Europea, 7 febbraio 1992) peraltro impone un
contenimento della spesa pubblica (il rispetto dei cosiddetti parametri di Maastricht), il che
significa una forte contrazione della spesa sociale ed interventi quali la ri-organizzazione
dei sistemi previdenziali
3
. Il quadro generale dunque vede da un lato un aumento della
"domanda sociale" e dei processi di esclusione sociale determinati in primis dalla presenza
di una disoccupazione strutturale e da fenomeni demografici e migratori e dall'altro la
impossibilita' per gli Stati di farvi fronte. Due sono i principali orientamenti nel
fronteggiare questa situazione: «quello liberista e quello orientato alla ricerca di nuovi
equilibri tra Stato, mercato e Terzo Settore
4
». La concezione liberista (o neo-liberista),
rilanciata con estremo vigore durante gli anni '80 (soprattutto con Reagan negli USA e la
Thatcher in UK), vede una privatizzazione delle organizzazioni e delle funzioni dello Stato
ed un suo ritiro dalla societa'
5
. Un totale ritiro dello Stato, tuttavia, appare impensabile e
destinato ad allargare le fasce di "esclusione sociale" ed a ridurre la tutela dei diritti di
cittadinanza. Quelli neo-liberisti sono programmi di welfare esclusivi, rivolti a determinati
2
Cfr. N. Iovene, M. Viezzoli (a cura di), Libro del Terzo Settore, ADN Kronos Libri, Roma, 1999, pp. 11-13.
3
Cfr. N. Zerboni, Terzo Settore: gli strumenti a sostegno del volontariato, Il Sole 24 Ore S.p.A., Milano,
1999, pp. 14-21.
4
Ibidem. p. 14.
5
Cfr. G. Maciocco, Le trasformazioni dei Sistemi Sanitari. Dal liberismo al liberismo: la parabola del diritto
alla salute dall'Ottocento al Duemila, saggio del Seminario di politica sanitaria internazionale "Dove vanno i
sistemi sanitari?", 25 ottobre 2002, Dipartimento di sanita' pubblica-Universita' di Firenze, pp. 24-26.