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e i servizi presenti sul mercato erano generalmente standardizzati e, perciò,
rivolti a un target indifferenziato. Contemporaneamente, i mezzi di
comunicazione scelti per veicolare i messaggi erano di tipo generalistico. TV,
radio, giornali, affissioni erano i grandi destinatari dei budget delle aziende e
delle Pubbliche Amministrazioni. Quello che va sotto il nome di “Above the
line”, e cioè tutta la comunicazione pianificata “sopra la linea” dei budget
importanti, era l’unico modo concepito da aziende e responsabili marketing per
dialogare con il target. Anzi, “dialogare” non sarebbe nemmeno il termine più
adatto, perché si trattava piuttosto di un monologo dell’azienda che doveva
essere assimilato acriticamente dal destinatario inerme e purtroppo alla fine
anche inerte.
Con la crescente differenziazione dei prodotti e la sempre maggiore
personalizzazione dei servizi, dovute alla necessità delle aziende di crearsi
nicchie sempre più uniche di mercato al fine di ridurre il numero dei
concorrenti, i consumatori hanno cambiato il loro modo di essere e di
comportarsi, diventando sempre più consapevoli del loro potere di scelta.
L’esistenza sul mercato del concetto di personalizzazione e di prodotto taylor
made, cioè creato su misura, ha generato nel consumatore la sensazione che
tutto poteva essere creato solo per lui. Questo processo ha avuto come
conseguenza diretta la diversificazione del consumatore stesso. Per fare un
esempio, non esiste più la massa dei consumatori di gomme da masticare, ma
esistono nicchie in cui si sceglie il consumo consapevole di concetti e stili di
vita diversi legati al prodotto: chi è sempre fuori casa e non ha la possibilità di
VI
portare con sé lo spazzolino da denti, chi mastica per darsi un tono giovane, chi
lo fa per motivazioni igieniche, ecc.
Uno degli esempi più noti di questo cambiamento è la strategia di
comunicazione di TDK. Il leader del settore dei supporti magnetici, dai vecchi
nastri a lettura analogica di musicassette e audiocassette agli attuali CD, DVD e
nastri a lettura digitale, ha da tempo abbandonato il vecchio modo di pianificare
la sua comunicazione. Da anni ormai non si vedono campagne pubblicitarie
TDK veicolate su mezzi di comunicazione di massa: non un’affissione, non uno
spot TV o radio, non un annuncio stampa. Eppure il marchio rimane uno dei più
venduti sul mercato mondiale. La soluzione individuata dall’azienda è stata
l’utilizzo di canali mirati, è stato approfondito il livello di conoscenza del
consumatore ed è stata aperta la strada del dialogo reciproco con lui. Nascono
quindi eventi alternativi che raccolgono adesioni nella rete per poi
concretizzarsi in spazi informali, eventi in cui il consumatore è chiamato a
produrre il suo contributo personale e creativo (su supporti TDK, ovviamente) e
in cui il ritorno d’immagine è dato dal passaparola e dalla notiziabilità gestita
dalla stampa stessa. Il risultato è un risparmio di risorse economiche da un lato e
una penetrazione molto più salda presso il target di riferimento dall’altro.
Per fare della buona comunicazione è indispensabile centrare il target. Il
target oggi non si può più centrare con le vecchie tecniche della comunicazione
di massa, perché la società di massa si sta progressivamente disgregando
prediligendo una spiccata individualità. Da una segmentazione molto generica si
deve passare quindi a una segmentazione più mirata e attenta ai singoli valori
delle persone. Oggi, la segmentazione per stili di vita, purchè costantemente
VII
aggiornata, è uno dei metodi che si avvicina al raggiungimento degli obiettivi.
Una volta individuato il target, si passa alla scelta del miglior mezzo di
comunicazione da utilizzare per veicolare il messaggio. I mezzi di
comunicazione migliori oggi non sono più quelli di massa (troppo costosi e
poco incisivi), ma quelli mirati che “avvolgono” il target stesso nei diversi
momenti della sua vita. Internet e le nuove tecnologie rappresentano il luogo
ideale dove dialogare con il proprio pubblico. Il concetto di dialogo oggi, va
sempre più sostituendo quello di comunicazione monodirezionale: ci sono molte
più possibilità di essere accettati e ricordati in una conversazione P2P “Peer To
Peer”, cioè alla pari, piuttosto che in un clima di passività. Il consumatore oggi
sente la necessità di creare egli stesso dei contenuti ed è questo che il bravo
comunicatore deve permettergli di fare. Questo cambiamento di approccio ha
anche una valenza utile e, diremmo, sociale, perché combatte inevitabilmente
un’accettazione acritica della realtà (una realtà spesso distorta da luoghi comuni
e messaggi imposti a livello di massa).
Il presente lavoro si propone di descrivere dettagliatamente il nuovo
paradigma del marketing non-convenzionale, analizzando le strategie innovative
a cui fa ricorso per attirare l’attenzione dei consumatori e permettere una
maggiore efficacia del messaggio. Si tratta di strategie promozionali che
sfruttano metodi di comunicazione "innovativi", differenti dai classici sistemi
pubblicitari tipici del marketing tradizionale.
Il primo capitolo analizzerà il passaggio dal marketing tradizionale al
marketing non-convenzionale, causato da un cambiamento della società e da
una necessaria modifica dei linguaggi utilizzati per rivolgersi ad essa. Essendo
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passati da una società basata su mezzi di comunicazione di massa unidirezionali
a una società in cui lo scambio di informazioni fra utenti diviene pratica
dominante grazie alla diffusione di internet, un cambiamento nel modo di fare
pubblicità sembra essere indispensabile.
Nel secondo capitolo si analizzeranno i cambiamenti dal lato della domanda
andando a descrivere gli elementi caratterizzanti della nuova società
postmoderna. All’interno di questo nuovo paradigma postmoderno muove i suoi
passi un nuovo consumatore sempre più capace di resistere alle iniziative
tradizionali di marketing delle aziende e in possesso di una sempre maggiore
competenza in merito ai prodotti e ai marchi che utilizza. I nuovi consumatori
trovano sempre più difficile accettare le esagerazioni ed, a volte, il cattivo gusto
che ravvisano nel marketing tradizionale e, grazie ai più recenti strumenti
tecnologici, hanno riconquistato il controllo sul proprio comportamento di
consumatori. Essi attraverso le nuove tecnologie digitali, mettono in
condivisione le proprie esperienze creando veri e propri contenuti on-line che
possono rafforzare o contraddire le informazioni diffuse dalle aziende.
Partecipare alla creazione di questi contenuti è un atto che offre ai consumatori
l’impressione di avere un maggior controllo sui propri consumi e sulla propria
esistenza.
I capitoli rimanenti analizzano le nuove tecniche comunicative-promozionali
utilizzate dal marketing non-convenzionale.
Il terzo capitolo analizza il Buzz Marketing, cioè quell'insieme di operazioni
di marketing non convenzionale volte ad aumentare il numero e il volume delle
conversazioni riguardanti un prodotto o un servizio e, conseguentemente, ad
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accrescere la notorietà e la buona reputazione di una marca. La parola “buzz” è,
infatti, onomatopeica e richiama il ronzio delle api: in estrema sintesi il buzz
marketing rappresenta la possibilità di raggiungere nel minor tempo possibile
quello che viene definito "sciame", cioè un gruppo di utenti omogeneo per
interessi rispetto a un tema o a una categoria di prodotti/servizi.
Buzz marketing è, dunque, la strategia di coloro che, consapevolmente o
inconsapevolmente, gratis o a pagamento, utilizzano il web (tramite, ad
esempio, blog, forum e social network) per parlare e far parlare (o cercare di far
parlare) di beni, aziende o marche.
Nel quarto capitolo parleremo del Guerrilla Marketing, cioè di quella forma
di promozione che esce dal recinto dei media tradizionali per penetrare nel
cuore delle città e incontrare la gente in modo diretto, provocatorio, spiazzante.
Il guerrilla marketing raggiunge il consumatore quando le sue difese nei
confronti dei messaggi pubblicitari sono abbassate. Pertanto, non si tratta di
colpire la massa indifferenziata, ma il singolo, invertendo il meccanismo di
generazione di notorietà. L’affollamento dei canali tradizionali, la declinante
credibilità dei media verticali, la necessità di lanciare in modo originale nuovi
prodotti, la ricerca di gruppi specifici in grado di influenzare ampie fasce di
consumatori e, più in generale, la ricerca di una maggiore complicità con il
pubblico più giovane, hanno portato le maggiori aziende ad affiancare alle
campagne tradizionali delle modalità di intervento innovative che privilegiano
la qualità della comunicazione alla quantità dei contatti inmediati.
Nel quinto e ultimo capitolo si analizzerà il tribal marketing (marketing
tribale), cioè una strategia di marketing mirata a creare una comunità collegata
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al prodotto o servizio che si intenda promuovere. L’ipotesi tribale del marketing
porta a considerare le tribù come unità di analisi, intese come sotto-insiemi di
consumatori e non come tradizionali segmenti, ed a cercare di creare o
sviluppare delle tribù intorno a prodotti, o luoghi di servizio, che abbiano in sé
un valore di legame sociale, vale a dire che riescano ad alimentare la socialità
fra le persone.
1
CAPITOLO PRIMO
Dal marketing tradizionale al
marketing non-convenzionale
1.1 Definizione di marketing convenzionale
Il marketing convenzionale o tradizionale, secondo l’American
Marketing Association, afferma che “il marketing è una funzione
organizzativa e un insieme di processi volti a creare, comunicare e
trasferire valore ai clienti e a gestire i rapporti con essi in modo che ciò
vada a vantaggio dell’organizzazione e dei suoi stakeholder
1
”. Molti
ritengono erroneamente che “marketing” significhi pubblicità o
autopromozione, in realtà si tratta di un’attività ben più complessa e
ampia. Essa sottolinea l’importanza di trasferire un valore autentico al
cliente attraverso i beni, i servizi e le idee venduti sul mercato.
Per soddisfare acquirenti e venditori, il marketing cerca di
individuare i bisogni e le esigenze dei clienti potenziali e di soddisfarli. I
clienti potenziali comprendono sia gli individui che effettuano acquisti per
se stessi e le loro famiglie, sia le imprese o altre organizzazioni che
affettuano acquisti a proprio uso (come le industrie manifatturiere) o per
poi rivenderli (come grossisti e rivenditori al dettaglio).
1
Con questo termine ci si riferisce a soggetti “portatori di interesse” nei confronti di un’iniziativa economica, sia essa
un’azienda o un progetto. Fanno, ad esempio, parte di questo insieme: i clienti, i fornitori, i finanziatori (banche e
azionisti).
2
Perchè si possa parlare di marketing devono sussistere almeno
quattro condizioni: (1) due o più parti ( individui o organizzazioni) con
bisogni da soddisfare, (2) il desiderio e la capacità di soddisfare tali
bisogni, (3) un modo attraverso il quale le parti possano comunicare e (4)
qualcosa da scambiare.
Il primo obiettivo del marketing è scoprire i bisogni dei potenziali
consumatori. Individuare quali sono i bisogni dei consumatori può
apparire banale, ma quando arriva il momento di definire in dettaglio lo
sviluppo di nuovi prodotti, possono sorgere dei problemi. Per esempio,
non sempre i consumatori sanno o sono in grado di descrivere ciò che
desiderano o ciò di cui hanno bisogno . Quando Apple ideò il suo primo
computer, Apple II, dando vita a un nuovo settore, i consumatori non
sapevano quali fossero veramente i vantaggi offerti da questo prodotto e fu
quindi necessario informarli e fornire loro un’adeguata formazione
affinchè potessero imparare a utilizzarlo.
Una delle principali attività della funzione marketing di un’azienda
consiste nell’attenta analisi dei suoi consumatori, in modo da poter
comprendere i loro bisogni e desideri, nonchè i fattori e le tendenze che li
condizionano.
Il marketing non si limita a definire i bisogni dei consumatori. Dato
che, ovviamente, un’ organizzazione non può soddisfare tutti i bisogni, i
suoi sforzi si concentrano su alcuni di essi con riferimento a uno specifico
gruppo di potenziali consumatori. Questo è il mercato obiettivo, ossia uno
3
o più gruppi di potenziali consumatori, rispetto ai quali un’impresa orienta
il suo programma di marketing.
Una volta identificati i consumatori del mercato obiettivo, l’azienda
deve provvedere al soddisfacimento dei loro bisogni. Chi opera nella
funzione merketing, spesso il marketing manager, deve dunque sviluppare
un programma di marketing attraverso il quale raggiungere i consumatori,
utilizzando una combinazione di quattro gruppi di strumenti, definiti come
le “quattro P”:
1) Prodotto: è il bene o il servizio che si offre (vende) in un
mercato per soddisfare determinati bisogni dei consumatori. La più
importante leva decisionale di marketing che riguarda il prodotto è la
politica di brand management
2
.
2) Prezzo): è il corrispettivo in denaro che il consumatore è
disposto a pagare per ricevere un determinato bene o servizio.
Le due componenti principali della determinazione del prezzo sono i costi
di produzione e (nelle vendite) la concorrenza: il prezzo di vendita non
deve essere inferiore ai costi di produzione sostenuti né superiore a quello
di merci simili.
3) Punto di vendita: è il luogo in cui il consumatore può entrare in
contatto con il prodotto.
2
Riguarda le scelte di posizionamento di una marca; un produttore può decidere se vendere senza marca, nel caso di
prodotti generici (come il sale), oppure applicare un marchio. In questo caso le tre strategie fondamentali riguardano il
ricorso alla marca industriale che coincide con il marchio del produttore stesso, la marca commerciale che è il marchio
di un privato, del rivenditore o del distributore, la brand licensing che consiste nella vendita dei diritti dell’utilizzo di un
marchio per l’uso di un prodotto non concorrente o per una diversa area geografica e infine la co-branding che si
realizza applicando a un prodotto marche di due diverse imprese, per unire i target di clientela (es. Citroen C2 Deejay,
Peugeot 206 Sweet Years).
4
4) Promozione: è l'insieme di attività volte a promuovere,
pubblicizzare e far conoscere al mercato un'azienda o un suo determinato
prodotto o servizio. Recentemente tra gli studiosi di marketing si
preferisce sostituire il termine promozione con comunicazione aziendale,
definita come il complesso di attività mediante le quale un'azienda si
presenta al mercato. La pubblicità, vendita personale o diretta e
promozione delle vendite sono le leve di induzione all’acquisto. Obiettivo
primario della pubblicità è pre-vendere il prodotto, cioè convincere i
consumatori ad acquistare un articolo prima ancora di averlo visto ed
esaminato. La maggior parte delle imprese considera questa funzione così
importante da destinarvi somme ingenti e da rivolgersi ad agenzie
pubblicitarie specializzate per sviluppare i propri programmi di pubblicità.
Mostrando ripetutamente al consumatore il marchio di fabbrica, o
trademark, ed esaltando le qualità del prodotto, i pubblicitari cercano di
attirare l’attenzione dei consumatori. Il marketing, per riuscire a
coinvolgere socialmente i consumatori, ha bisogno di comprendere meglio
i linguaggi del suo pubblico e sviluppare i nuovi messaggi promozionali
attraverso le abitudini espressive della società contemporanea. Per
realizzare una pubblicità efficace bisogna riuscire ad essere originali,
introdursi attivamente nei rapporti sociali delle persone, dimostrare la
qualità effettiva del prodotto e rendere l’advertising una forma di
intrattenimento piacevole, compatibile con i valori del target che si vuole
raggiungere. Ognuna delle quattro P costituisce il marketing mix e il loro
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ruolo è fondamentale per costruire e gestire le relazioni con il mercato
obiettivo.
Esiste un’enorme varietà di fattori che non possono ricadere sotto il
controllo del marketing e dell’organizzazione. Tali fattori, detti fattori
ambientali, possono essere riassunti in cinque gruppi: forze sociali,
economiche, tecnologiche, concorrenziali e regolatorie (o politico-
istituzionali). Esempi di queste forze sono ciò che gli stessi consumatori
vogliono e desiderano, l’evoluzione della tecnologia, l’andamento
dell’economia in termini di espansione o recessione, le azioni intraprese
dalla concorrenza e le regolamentazioni imposte dai governi. Tutte queste
forze costituiscono fattori incontrollabili perchè trascendono la volontà
della singola impresa. Esse possono essere tanto l’acceleratore, quanto il
freno delle iniziative di marketing, consentendo di sviluppare opportunità
oppure generando vincoli e minacce. Spesso i marketing manager
considerano i fattori ambientali come vincoli che esulano completamente
dal loro potere d’azione. Ciononostante, recenti studi e grandi successi di
vendita hanno dimostrato che imprese determinate e con adeguate capacità
possono influire su alcuni fattori ambientali, per esempio, realizzando
importanti passi avanti dal punto di vista tecnologico o competitivo,
oppure impegnandosi affinchè siano riviste regolamentazioni superate.
Il programma di marketing di un’azienda ha come obiettivo quello di
metterla in contatto con i suoi clienti. La forte concorrenza e la turbolenza
che caratterizzano oggi i mercati hanno portato mote imprese affermate a
concentrasi sul valore per il cliente. La chiave del successo del marketing
6
viene così cercata nella fidelizzazione dei clienti, cercando di offrire loro
un valore unico. Ai nostri fini, possiamo definire il valore per il cliente
come la combinazione unica di benefici ottenuti dagli acquirenti obiettivo,
il che comprende qualità, prezzo, facilità d’uso, consgna puntuale, servizio
pre e postvendita.
A partire dall’ultimo decennio, per rispondere all’evoluzione dei
modelli comportamentali dei consumatori e per sfruttare le opportunità
offerte dalle nuove tecnologie, si è sviluppato il marketing relazionale che
consiste nel creare e mantenere relazioni personalizzate ed eccellenti con i
clienti. Esso permette all’organizzazione di essere costantemente in
contatto non solo con i suoi clienti, ma anche con gli altri principali
stakeholder (dipendenti, fornitori e altri partner) in modo da garantire
vantaggi a lungo termine per tutti. Marketing relazionale significa,
dunque, stabilire relazioni il più possibile personalizzate che siano in
grado di costruire rapporti duraturi, che continuino dopo ogni singolo atto
di scambio. Relazioni efficaci permettono all’impresa di capire cosa i
consumatori vogliano veramente. Una volta individuati tali bosogni,
l’impresa deve saper tradurre le informazioni ottenute in idee per lo
sviluppo di nuovi prodotti e concretizzare tali idee in un programma di
marketing, ossia un piano che dettagli tutte le azioni necessarie, attivando
le diverse leve del marketing mix, al fine di favorire lo scambio. I
potenziali clienti possono reagire all’offerta positivamente (comprando) o
negativamente (non comprando). All’interno di un’organizzazione, questo
processo è continuo: i bisogni dei consumatori portano all’ideazione di
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nuovi prodotti che sono effettivamente realizzati e che spingono a
continuare la ricerca di altri nuovi bisogni.
Per capire perchè il marketing si sia imposto come una delle forze
determinanti nell’economia globale moderna, è necessario prendere in
considerazione l’evoluzione dell’orientamento al mercato, l’etica e la
responsabilità sociale nel marketing e l’ampiezza e la profondità delle
attività di marketing.
Molte organizzazioni orientate al mercato hanno attraversato, nel
corso della loro vita, quattro fasi diverse:
- Orientamento alla produzione: questo orientamento è tipico dei
settori in cui la domanda eccede l’offerta, come è stato in molti Paesi nel
XIX secolo. La scarsa disponibilità di beni fa sì che i consumatori siano
disposti ad acquistare qualsiasi tipo di prodotto cercando di servirsene al
meglio. L’idea è che i prodotti si vendono da soli e, quindi, la principale
preoccupazione delle imprese è il miglioramento dell’efficienza produttiva
(aumento della quantità prodotta, riduzione del costo di produzione) e non
la migliore soddisfazione dei bisogni dei consumatori.
- Orientamento alle vendite: l’aumento dell’efficienza produttiva e
della competizione in un mercato può portare a un eccesso di offerta per
cui le imprese producono più di quello che i consumatori acquistano. Ne
deriva in molti casi un orientamento alle vendite in cui le imprese,
attraverso la forza vendita, concentrano gli sforzi nel tentativo di trovare
nuovi acquirenti. Anzichè impegnarsi a produrre ciò che si vende, le
imprese cercano di vendere ciò che pruducono.
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- Orientamento al marketing: esaurite le (poche) potenzialità
dell’orientamento alle vendite, le imprese si sono necessariamente
orientate al marketing, ponendosi come obiettivo quello di soddisfare i
bisogni e i desideri dei consumatori.
- Orientamento al cliente (o al mercato): l’orientamento al marketing
porta inevitabilmente all’orientamento al mercato. Quando
un’organizzazione si dà un orientamento al mercato significa che essa
intende concentrare i suoi sforzi su una costante raccolta di informazioni
sui bisogni dei clienti; il risultato, quindi, è “l’era del cliente”, l’era in cui
le aziende cercano di rispondere alle elevate aspettative dei clienti. Questo
tipo di orientamento comporta che tutte le funzioni dell'impresa tengano
conto del cosiddetto ambiente, cioè di tutti gli attori del mercato che
influenzano direttamente o indirettamente la decisione d'acquisto del
cliente e, dunque, partecipano al mercato in senso ampio. Il principio alla
base di questo approccio è il coordinamento interfunzionale; i vari settori e
le varie funzioni dell'impresa, infatti, hanno diversi clienti, che, essendo
diversi dai clienti diretti dell'impresa, possono ingenerare conflitti
d'interesse o scelte controverse per le varie parti. Gli strumenti per
coordinare le varie funzioni e orientarle al mercato sono la diffusione sia
formale in sia informale delle informazioni di mercato, la presa delle
decisioni per gruppi interfunzionali, il coordinamento delle attività e i
contatti regolari con i clienti, ad ogni livello; tra l'altro, questi strumenti
costituiscono anche gli indici di misurazione di orientamento al mercato.