5
vita contemporanea”
2
e si rivela essere “un capitale
spirituale, culturale, economico e sociale di valore
insostituibile”
3
.
In quanto “elemento essenziale della memoria dell’uomo”
4
,
che assicura una continuità storica dell’ambiente in cui si
vive, con conseguenti benefici spirituali e psicologici per
l’identità del singolo e della collettività
5
, il patrimonio
architettonico deve essere preservato in vista della sua
trasmissione alle generazioni future, poiché se ciò non
avvenisse “l’umanità subirebbe un’amputazione della
coscienza del suo futuro”
6
.
In questo senso, l’attività di conservazione e di tutela di
tale patrimonio rappresenta una condizione imprescindibile.
Secondo quanto affermato nella Carta europea del patrimonio
architettonico, promulgata al termine del Congresso di
Amsterdam del 1975, i pericoli rappresentati
“dall’ignoranza, dal tempo, da ogni forma di degradazione,
dall’abbandono”
7
devono e possono essere allontanati
applicando i principi della cosiddetta “conservazione
integrata”, di seguito definita come “il risultato
dell’uso congiunto della tecnica del restauro e la ricerca
di funzioni appropriate”
8
.
2
Carta Europea del patrimonio architettonico, art. 1.
3
Ibidem, art. 3.
4
Ibidem, art. 2.
5
Cfr G. Palmerio, Il progetto di restauro, cit. p. 537.
6
Carta Europea del patrimonio architettonico, art. 2.
7
Ibidem, art. 6.
8
Ibidem, art. 7.
6
Il restauro dell’opera architettonica, infatti, oltre a
comportare il recupero della sua consistenza fisica e della
sua duplice polarità estetica e storica - come indicato da
Cesare Brandi
9
- laddove possibile dovrebbe contribuire a
restituire all’edificio un certo margine di funzionalità,
la quale, allontanando il già citato pericolo
dell’abbandono e dell’incuria e comportando la necessità di
una continuativa attenzione, rappresenta la speranza di
mantenere viva nella comunità la conoscenza e la memoria
dell’edificio e della sua storia
10
; in sostanza, si tratta
di assicurare all’opera quello che ancora una volta Brandi
ha indicato come indispensabile presupposto di ogni
operazione di restauro, ossia il “riconoscimento dell’opera
d’arte in vista della sua trasmissione futura”
11
.
Ferme restando le valenze che si possono individuare
nell’opera d’arte architettonica, il restauro comporta il
disvelamento di valori non solo storico-artistici e
culturali, ma anche di altri che possono essere di volta in
volta religiosi, politici, sociali, economici,
antropologici, in una parola i valori della civiltà la cui
coscienza garantisce la persistenza della memoria storica e
dell’identità di un gruppo sociale o di una comunità.
9
C. Brandi, Teoria del restauro, Roma 1963, Torino 1977, p.6.
10
Cfr. R. Bonelli, Architettura e restauro, Venezia 1959, p 13.; G. Carbonara, I problemi del restauro e
della valorizzazione, Introduzione a I recenti restauri della Cattedrale di Bari e della trulla, E.
Pellegrino, Bari 1996 p. 27.
11
C. Brandi, Teoria del restauro, cit. p. 6.
7
Al contrario l’abbandono, l’oblio - con conseguente degrado
e distruzione delle testimonianze del passato - ma anche
l’isolamento e il congelamento delle testimonianze stesse
sottratte alla conoscenza, alla frequentazione e alla vita
concorrono a cancellare questa coscienza.
Questa trattazione si propone di dimostrare come l’attività
di restauro volta al recupero di opere architettoniche
abbandonate e in stato di degrado, unita al successivo
riuso delle strutture così ritrovate, sia non solo l’arma
più efficace in difesa dell’identità e della memoria
storiche, ma rappresenti anche l’occasione per una comunità
di arricchire sé stessa sia spiritualmente che
materialmente.
Per procedere alla dimostrazione di questa tesi si prenderà
in esame il caso particolare di un edificio religioso della
città di Foggia, la Chiesa di Santa Maria della
Misericordia, detta ‘Chiesa dei Morti’, ripercorrendo la
sua storia dalle origini fino al progetto e ai lavori di
restauro che sono attualmente in corso.
8
CAPITOLO 1
1.1
Esigenze di tutela e valorizzazione
nel centro storico di Foggia
La nascita e lo sviluppo della città di Foggia nei primi
secoli del secondo millennio sono stati favoriti, com’è
noto, dalla strategica posizione geografica: situata al
centro del Tavoliere delle Puglie, la pianura più ampia
dell’Italia meridionale e posta a metà strada “tra la
dorsale appenninica e il mare, tra nord e sud, tra oriente
e occidente”
12
, essa si trovò a sorgere in una posizione di
crocevia tra importanti snodi viari.
Già nell’antichità la zona aveva visto il fiorente sviluppo
di Arpi, fondata dal mitico Diomede secondo quanto
riferisce Virgilio nell’XI libro dell’Eneide
13
, considerata
una delle più grandi città pre-romane e la principale della
Daunia (poi scomparsa nel VI secolo dopo Cristo ad opera
del re ostrogoto Totila
14
); zona che fin da allora vedeva
l’intersecarsi di strade secondarie romane che univano i
12
F. Ciccarelli, La costruzione della città fra XVII e XIX secolo, in Storia di Foggia in età moderna, a
cura di S. Russo, Foggia 1992, p, 234.
13
Cfr A. Petti, Guida di Foggia e provincia, Foggia 1931, p. 3.
14
Vedasi S. Melillo, Foggia: un’antica capitale. Storia del capoluogo di Capitanata dalle origini ai
giorni nostri, Foggia 2002, p.20,
9
centri della Daunia meridionale al resto della penisola
15
e
di una via che collegava l’interno alla costa.
Dopo l’abbandono di Arpi, lo spostamento di questa via poco
più a sud, proprio nei pressi dell’area in cui sarebbe
sorta Foggia, ebbe per conseguenza l’incrociarsi con
un’altra strada proveniente da nord e che, passando per
Civitate, proseguiva nel sud della Capitanata.
La cosiddetta via francigena, che univa Troia al centro
costiero di Siponto passando per la zona di Foggia,
costituiva un percorso fondamentale non solo per gli scambi
commerciali tra l’entroterra ed il mare, ma anche dal punto
di vista religioso, in quanto era la strada percorsa da
coloro che si recavano in pellegrinaggio verso il santuario
dell’Arcangelo Michele a Monte Sant’Angelo
16
.
Le funzioni di centro agricolo e soprattutto di zona di
passaggio per il fenomeno della transumanza, grazie al
confluire dei percorsi e dei tratturi provenienti
dall’Abruzzo e dal Molise, hanno accresciuto notevolmente
l’importanza di Foggia nei secoli seguenti ed hanno
costituito le indispensabili premesse economiche della sua
sopravvivenza e crescita.
La sua è, dunque, una storia millenaria; ciononostante, le
testimonianze di essa sono rarefatte, mutile o in molti
15
U. Jarussi, Foggia: genesi urbanistica,vicende storiche e carattere della città, Bari 1975, p. 28.
16
C. De Leo, Foggia: origine e sviluppo urbano, Foggia 1991, p. 20.
10
casi addirittura scomparse, anche a causa dell’incuria
17
e
delle vicissitudini conservative che ne hanno
caratterizzato la storia.
A cancellare buona parte delle tracce medievali della città
è stato il terremoto del 20 marzo 1731, divenuto una data
fondamentale nella storia urbanistica ed architettonica
della città in quanto la ricostruzione seguita al sisma ne
modificò profondamente l’aspetto medioevale. La città, fino
a quel momento circondata da mura, non fu ricostruita nel
suo precedente assetto perchè ormai insufficiente a far
fronte alla continua crescita della popolazione, ma
cominciò ad espandersi verso il territorio circostante
18
.
Il 1731 fu dunque una sorta di ‘anno zero’, quello a
partire dal quale Foggia avvierà un’imponente crescita sia
demografica che urbanistica
19
.
L’altra grande cesura che caratterizzerà la storia urbana
di Foggia è costituita dalla Seconda Guerra Mondiale, in
particolare la serie di ingenti bombardamenti che
interessarono la città nell’estate del 1943, dovuti, ancora
una volta, alla sua importante posizione geografica, in
particolare per la presenza di uno snodo ferroviario, di
campi di aviazione e di strutture militari
20
. Oltre a
costare la vita a migliaia di cittadini, queste incursioni
17
Su questo argomento vedasi U. Jarussi, Foggia: genesi urbanistica,vicende storiche e carattere della
città, cit. pp.11-22; V. Salvato, Centri storici e loro tutela: il caso di Foggia.
18
Cfr A. Amato, Architettura religiosa a Foggia tra 600 e 700, Bari 1993, p 34.
19
C. De Leo, Foggia: origine e sviluppo urbano,cit. p. 95.
20
Cfr A. Guerrieri, La città spezzata: Foggia, quei giorni del ’43, Bari 1996, p. 10.
11
aeree sostanzialmente rasero al suolo il centro urbano:
secondo il Genio Civile, infatti, al 1° Gennaio 1947
risultarono distrutti o inutilizzabili il 75% degli edifici
preesistenti
21
.
L’espansione edilizia foggiana a partire dal dopoguerra in
poi, dunque, ha fatto sì che l’aspetto della città fosse
prettamente moderno.
Infatti, a causa di queste vicissitudini storiche, il suo
passato si conserva in tracce
22
e le potenzialità
archeologiche ed artistiche della città si perdono nella
storia più recente, a differenza di numerose città italiane
che hanno radicato nel patrimonio storico-culturale la loro
vocazione turistica
23
.
Gran parte di tali testimonianze è concentrata nel centro
storico (TAV. 1); in particolare, nella zona del Duomo con
gli edifici, le piazze e le strade che convergono e si
irraggiano soprattutto a partire dall’arteria principale,
Via Arpi, lungo la quale in origine i pellegrini ed i
viaggiatori potevano trovare luoghi di sosta, di preghiera
e di ristoro. Attorno a questo asse viario, infatti, si è
coagulato il centro storico, gradualmente accresciuto con
la forma “a lisca di pesce”, la scacchiera irregolare
tipica dei borghi medievali
24
.
21
Cfr Comune di Foggia, 1943-1953, Foggia nelle sue distruzioni e nelle sue necessità, Foggia 1953.
22
F. Ciccarelli, La costruzione della città fra XVII e XIX secolo, cit. p. 230.
23
S. Melillo, Foggia: un’antica capitale. Storia del capoluogo di Capitanata dalle origini ai giorni
nostri,cit. p. 108.
24
C. De Leo, Foggia: origine e sviluppo urbano,cit. pp. 31, 36.
12
La zona è caratterizzata dalla presenza di numerose chiese,
palazzi signorili, vecchi plessi ospedalieri e conventuali,
importanti edifici quali il Teatro Umberto Giordano, il
Palazzo Dogana, il Museo Civico, e monumenti, tra cui
l’Arco dello scomparso Palazzo di Federico II e
l’Epitaffio.
Fino a circa quindici anni fa, l’intera zona era
contraddistinta da una condizione di generale degrado
edilizio ed ambientale: carenza di attrezzature e servizi
pubblici, fenomeni di spopolamento e di emarginazione
sociale, sostanziale disinteresse nei riguardi del valore
storico-artistico della città
25
.
In questo contesto si è avuta un’inversione di tendenza
solo a partire dalla metà degli anni ’90, quando Foggia è
stata inserita nell’ambito del Programma di Iniziativa
Comunitaria URBAN che, tramite lo stanziamento da parte
della Commissione Europea di circa 1.700 miliardi di lire,
insieme a finanziamenti sia pubblici sia privati nazionali
e locali, prevedeva la realizzazione di una serie di
interventi di recupero economico, sociale, ambientale,
oltre che edilizio e architettonico, a favore di quartieri
o aree urbane svantaggiate in centoventi città dell’Unione.
In particolare, in Italia gli interventi del Programma
URBAN hanno interessato i quartieri più poveri e
25
Sul declino del centro storico cfr G. Piomelli, Le ragioni del sud: Foggia, sviluppo e arretratezza dal
dopoguerra od oggi, Foggia 1984, pp. 77-78, 101-103; G. Fazia, Riconversione di una chiesa e di un
mercato a Foggia: ricadute economiche e sociali.
13
socialmente degradati di sedici città, tra le quali appunto
Foggia
26
.
Tramite i fondi URBAN e Piani Operativi Regionali (P.O.R.)
per il risanamento, a cominciare dal periodo tra il 1994 e
il 1999, la zona del centro storico ha iniziato
gradualmente a mostrare segni di ripresa grazie a vari
interventi strutturali, incentivi in favore degli esercizi
commerciali e azioni di informazione e formazione
27
.
Da allora il centro storico di Foggia è maggiormente
frequentato, in particolare dai giovani che lo hanno
trasformato in spazio di intrattenimento grazie alla
presenza dei numerosi locali e di esercizi commerciali,
procurando una positiva ricaduta economica per la città.
Nel contempo, inoltre, si sono avuti una serie di
interventi di riqualificazione che hanno interessato chiese
ed altri immobili di valore storico e culturale, tra i
quali si ricordano: la sistemazione di Piazza Mercato, sede
del più antico mercato della città e che oggi ospita anche
iniziative culturali, ludiche e di intrattenimento; il
restauro della Chiesa di Santa Chiara e dell’annesso ex
monastero delle Clarisse, risalenti al XVI secolo.
Abbandonata e fortemente degradata, dopo il restauro è
stata convertita in auditorium, dove hanno luogo convegni,
26
Cfr Cos’è Urban.
27
In riferimento a Urban-Foggia vedasi G. Fazia, Riconversione di una chiesa e di un mercato a Foggia:
ricadute economiche e sociali.
14
mostre, concerti, incontri culturali e attività
dell’Università di Foggia
28
.
L’Università stessa si è inserita in quest’area della città
occupando il vecchio ospedale civile Umberto I e l’ex
convento dei Benedettini e facendo di Via Arpi la ‘via
della cultura’ della città, vista la presenza in quest’area
di numerosi poli culturali e di chiese ed edifici storici.
Infine, tra gli interventi di restauro più recenti, si
segnalano quello avviato nel 2005 sulla Cattedrale, che ha
interessato in particolare le pareti esterne, la facciata
ed il tetto
29
, quello, conclusosi nel 2007, su Porta
Arpana, principale via d’accesso al centro storico
30
,
quello sull’Epitaffio, comprendente lavori di
riqualificazione della piazza circostante il monumento in
Via Manzoni
31
.
Possiamo dire che si tratta di una evoluzione
essenzialmente positiva che ha determinato una graduale
crescita sia economica sia culturale dell’area del centro
storico. Tuttavia rimane ancora molto da fare nella
direzione del recupero delle infrastrutture, dei complessi
monumentali, del potenziamento dei servizi sociali e della
28
Cfr G. Fazia, Riconversione di una chiesa e di un mercato a Foggia: ricadute economiche e sociali.
29
Per informazioni storiche sulla Cattedrale vedasi M. Di Gioia, Foggia sacra ieri e oggi, cit.
30
Per informazioni storiche su Porta Arpana vedasi G. Marciello, Foggia millenaria: ricordi e ricerche,
pp. 294-295, Foggia 1996. Sul restauro di Porta Arpana vedasi Foggia, restaurata porta grande.
31
Per informazioni storiche sull’Epitaffio vedasi G. Marciello, Foggia millenaria: ricordi e ricerche, cit.
pp. 403-406.
Sul restauro dell’Epitaffio vedasi PIS n° 12 Itinerario turistico - culturale Normanno Svevo Angioino” –
misura 4.16 del POR Puglia 2000/2006.
15
riqualificazione degli spazi pubblici in vista di un
miglioramento della qualità della vita degli abitanti
32
.
In questo quadro, si auspica un potenziamento delle
attività di conservazione e valorizzazione nel centro
storico di Foggia non solo tramite interventi diretti come
il restauro, ma anche incentivando l’interesse dei
cittadini verso le proprie memorie storiche e favorendo la
loro conoscenza e riscoperta, che sono i presupposti
essenziali nel processo di formazione di un senso di
appartenenza che alimenta l’attitudine alla tutela.
32
Cfr S. Melillo, Foggia: un’antica capitale. Storia del capoluogo di Capitanata dalle origini ai giorni
nostri,cit. p 141-144.