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Introduzione
La volontà di questo lavoro è quella di analizzare lo sviluppo locale di un territorio in chiave turistica.
In particolare, si ripercorreranno le tappe dello sviluppo locale di uno tra i borghi più belli d’Italia: Santo
Stefano di Sessanio. Il comune, situato nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, è il caso emblematico
di un’azione di valorizzazione e recupero legata ad una di impianto imprenditoriale, a totale
inedificabilità: la strategia di ospitalità diffusa.
Il motivo di questa scelta è consequenziale ad un’esperienza trascorsa nel piccolo centro minore in
provincia de l’Aquila, durante la quale si è avuto modo di “toccare con mano” gli effetti di un valido
progetto sostenibile di sviluppo locale.
La trattazione è stata suddivisa in quattro sezioni:
Nel primo capitolo sono state approfondite diverse tematiche quali il concetto di sviluppo locale –
soprattutto in relazione alla globalizzazione - e quello di sistema turistico locale: argomenti strettamente
legati al marketing territoriale, materia di Tesi.
Dalla bibliografia consultata, è emerso che lo sviluppo locale non è solo il processo di crescita di un
settore produttivo o di un'aggregazione locale di imprese; ma anche un processo di sviluppo territoriale,
basato sulla valorizzazione sostenibile delle risorse materiali e immateriali presenti in un certo territorio,
che coinvolge la sfera sociale e culturale e la capacità di auto organizzazione dei soggetti. Nel corso
dell’elaborato, è stato usato il termine “sviluppo territoriale”, come sinonimo di sviluppo locale non solo
perché è un processo di sviluppo localizzato, ma anche e soprattutto perché è specifico di un certo luogo, è
ancorato al suo interno e quindi unico nella sua fattispecie. Un sistema locale territoriale è, infatti, una
rete locale di soggetti che, in funzione degli specifici rapporti che intrattengono fra loro e con le specificità
territoriali del milieu locale in cui operano e agiscono; in certe circostanze si comportano come un soggetto
collettivo. E’ necessario quindi che il territorio generi al suo interno una visione attraverso la quale siano
innanzitutto stabiliti obiettivi di sviluppo percepiti e condivisi da una pluralità di soggetti e che siano
immaginate le direttrici da seguire per raggiungerli.
I Sistemi Turistici Locali, disciplinati dalla legge introdotta nel 2001, sono nuove figure di
organizzazione turistica, i cui elementi fondanti sono il territorio, la comunità locale e il progetto di
sviluppo. Essi sono nati con l’obiettivo di migliorare l’offerta turistica locale e per progettare e realizzare
un nuovo modello di crescita socio-economica del territorio.
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Scopo del secondo capitolo, è quello di descrivere come il recupero funzionale del centro storico urbano,
spopolato ed abbandonato, con opportune scelte economiche condivise; possa essere leva per lo sviluppo
locale in chiave turistica. Il centro storico è stato considerato a lungo un problema a sé stante rispetto alla
dinamica complessiva della città, una questione tipicamente culturale in cui la tutela dell’antico era affidata
solo ad argomenti letterari e a scontri tra modernisti e conservatori
1
. Si dovettero aspettare gli anni ’60 e
’70 perché si iniziasse a diffondere il concetto di “centro storico” e dell’importanza culturale ed economica
della sua tutela: ciò, in particolare, da quando, nel 1961, fu stipulata la Carta di Gubbio. Da questo
momento, si iniziò a sentire la necessità di redigere dei piani di risanamento conservativo dei centri storici,
come elementi facenti parte del contesto cittadino. In relazione a ciò, si vedrà inoltre, come il capitale sociale
e quello culturale, siano strettamente legati allo sviluppo locale di un centro minore.
Nel terzo capitolo si è cercato di ripercorrere le tappe storiche del borgo medioevale di S. Stefano di
Sessanio fino ad arrivare alla sua rinascita, avvenuta grazie all’applicazione sul territorio di un modello
di ospitalità nuovo ma, nonostante questo, oggi molto diffuso in tutta Italia: l’Albergo Diffuso. La
trattazione, si concluderà con la descrizione di questa forma di accoglienza turistica e delle normative
nazionali che la regolano.
Il quarto ed ultimo capitolo è frutto delle mie ricerche sull’Albergo Diffuso Sextantio e di un’intervista
da me condotta all’etnologa Nunzia Taraschi - uno tra gli attori principali del progetto di sviluppo locale
- al fine di raccogliere testimonianze e dati sul caso.
Quello dell’Albergo Diffuso Sextantio, è stato un caso scelto per la virtuosità dell’intervento e per i
peculiari aspetti organizzativi e gestionali. Si è trattata, infatti, di un’azione programmata che ha
raggiunto efficacemente gli obiettivi prefigurati in partenza con un utilizzo ottimale delle risorse; ma
soprattutto un’azione che nel tempo ha raggiunto una sostenibilità economica autonoma e che ha realizzato
un sistema economico competitivo, generando ricadute positive sul territorio, rispettandolo nella sua
complessità ambientale, sociale ed antropologica.
La mia analisi ha segnalato forme molto forti di dipendenza reciproca tra l’albergo diffuso e il territorio
di appartenenza: l’uno, infatti, è risorsa critica dell’altro ed insieme sono parte di una comune
progettualità.
1
Istituto Abruzzese di Ricerca e Sviluppo, Centri storici e politiche di recupero, Marino Solfanelli
Editore, Chieti, 1990, p. 23
9
Capitolo uno. Sviluppo locale e Sistemi turistici locali
1.1 Sviluppo locale
Un sistema locale è un aggregato locale di soggetti in interazione reciproca i quali, in
funzione degli specifici rapporti che intrattengono con un certo ambiente o milieu (dal
francese “contesto”) locale, si comportano come un soggetto collettivo.
Nella relazione tra componenti oggettive e soggettive, c’è la definizione dei sistemi
locali, individuabili proprio dal rapporto che intercorre tra le due polarità ossia le
caratteristiche specifiche del milieu locale e l’insieme delle relazioni a rete che connettono
fra loro i soggetti della rete locale e gli stessi con il milieu. Tali legami di territorialità, in
questa relazione, sono delle vere e proprie risorse aggiuntive dei processi di sviluppo: un
valore aggiunto territoriale che deriva dall’azione comune dei soggetti locali, dalla messa
in valore delle specifiche componenti del milieu locale e dalle interazioni e sinergie che si
instaurano tra questi due aspetti
2
. Per sviluppo locale s'intende, non solo un processo di
crescita di un settore produttivo o di un'aggregazione locale di imprese, ma anche un
processo di sviluppo territoriale, basato sulla valorizzazione sostenibile delle risorse
materiali e immateriali presenti in un certo territorio, che coinvolge anche la sfera sociale
e culturale e la capacità di auto organizzazione dei soggetti. I recenti contributi su questa
materia di studio, provengono da riflessioni di diversi ambiti disciplinari: dalla geografia,
all'economia, fino alla sociologia. Essi convergono su due filoni di ricerca principali: il
primo si interroga sul significato dell'espressione “sviluppo locale”; mentre il secondo si
concentra sulle caratteristiche dei luoghi in cui si attua lo sviluppo locale. Dal primo filone
è emerso che lo sviluppo locale non è più declinato in relazione alle caratteristiche
dell'economia distrettuale ma si configura come analisi dei modelli locali di sviluppo:
interpretazione del locale e degli specifici legami di territorialità che si attuano al suo
interno
3
. Nel secondo filone, invece, il luogo è inteso come insieme di relazioni sociali
territorializzate e il sistema locale è considerato come unità di analisi e classificazione di
fenomeni economici e sociali. Esso inoltre è visto come entità bifronte con radici nel
passato che devono però, contemporaneamente, ancorare al territorio i processi di
2
E. MINARDI, N. BORTOLETTO, Ricercazione, innovazione sociale, sviluppo locale, Franco Angeli,
Milano, 2015, pp. 22-23
3
G. DEMA TTEIS, F. GOVERNA, Territorialità, sviluppo locale, sostenibilità: il modello SLoT, Franco
Angeli, Milano, 2005, p.24
10
sviluppo e agganciare le dinamiche del mercato attuale
4
. Nel complesso, dunque, lo
sviluppo locale può essere considerato sinonimo di sviluppo territoriale, non solo perché
è un processo di sviluppo localizzato, ma anche e soprattutto perché è specifico di un
certo luogo, è ancorato al suo interno. I percorsi di sviluppo che possiamo immaginare
per un certo luogo, non possono infatti essere trasferiti ad un altro, perché specifici sia dei
luoghi da valorizzare sia dei soggetti che agiscono in quel territorio.
1.1.1 Gli effetti della globalizzazione sulle possibilità di sviluppo locale
Negli ultimi trent'anni, cambiamenti profondi hanno interessato l'ordine geo-
economico della società industrializzata e i modelli produttivi che ne hanno permesso lo
sviluppo secondo un'impostazione tipicamente “keynesiana” e “fordista” - dove si
tendeva a separare l’economia dalla società e dove la gerarchia delle grandi imprese
verticalmente integrate, sostituiva quella del mercato. In particolare, questi cambiamenti
sono stati influenzati da un nuovo modo di intendere il progresso economico, oltre che
da una diversa sensibilità culturale orientata verso la valorizzazione della matrice locale
dello sviluppo. È, appunto, negli ultimi trent’anni del secolo scorso, con la crisi del
modello fordista-keynesiano, che l’autonomia del territorio nei percorsi di sviluppo è
tornata a crescere. Inizialmente sono state soprattutto le imprese piccole a cogliere le
nuove opportunità ma, ben presto, anche le grandi imprese hanno seguito la strada della
ricerca di maggiore flessibilità e qualità, ristrutturandosi in seguito, dando autonomia alle
unità produttive decentrate, modificando l’organizzazione del lavoro e soprattutto si sono
aperte alla collaborazione con le piccole e medie imprese esterne. Oggi, tutti sono
d'accordo nel dire che la crescente internazionalizzazione dell'economia, l'abbattimento
di barriere che prima limitavano l'estensione geografica dei circuiti, l'intensificarsi delle
interazioni di lunga distanza e delle interdipendenze tra i luoghi, la pervasività della
competizione e delle ideologie connesse; ha dato origine a un diverso modo di considerare
il territorio, con la crescente attenzione verso il livello locale, dando un’immagine di
economia sempre più sradicata dai singoli luoghi
5
. Curiosamente, a questa immagine di
economia sradicata dai luoghi, se ne è affiancata una che si muove in direzione opposta:
lo sviluppo locale. Il rapporto che quest’ultimo ha con la globalizzazione, afferma Trigilia,
4
Ibidem
5
G. DEMA TTEIS, F. GOVERNA, Territorialità, sviluppo locale, sostenibilità: il modello SLoT, Franco
Angeli, Milano, 2005, p.16
11
non è né difensivo, né passivo. Lo sviluppo locale, si fonda piuttosto sulle capacità di
cooperazione e di strategia dei soggetti locali per gestire i vincoli posti dalla
globalizzazione e per coglierne le opportunità
6
. Qui l’attenzione va allo sviluppo di
territori, città, regioni, che mostrano segni di particolare dinamismo. È infatti il legame
con un determinato territorio e con il suo contesto sociale e istituzionale, che suscita
l’interesse non solo degli studiosi ma anche di amministratori e politici locali, di dirigenti
di organizzazioni economiche o sociali e culturali
7
. La novità in questo è che i percorsi di
sviluppo non sono tanto frutto di scelte che vengono dal centro – da politiche nazionali
dello Stato, per esempio - bensì dai soggetti istituzionali locali, che sviluppano esperienze
di cooperazione innovativa attraverso accordi più o meno formalizzati tra loro, che
mobilitano risorse e competenze locali. Non si può, quindi, parlare di un comportamento
di chiusura nei confronti della globalizzazione ma, al contrario, il protagonismo dei
soggetti locali, favorisce lo sviluppo di un territorio quando riesce ad attrarre in modo
intelligente risorse esterne. Usare le risorse esterne e valorizzare le risorse interne è quindi
la caratteristica dello sviluppo locale. Secondo Trigilia, un effetto della globalizzazione è
stato proprio l’indebolimento della capacità regolativa dello Stato nazionale
rivoluzionando il modello dello stato sociale keynesiano caratterizzato dal ricorso a
politiche di sostegno della domanda e l’uso della spesa pubblica come strumento di
allargamento del consenso. Inoltre, per il sociologo italiano, la globalizzazione ha
stimolato un ruolo regolativo più rilevante dei governi locali e regionali. In ultimo, essa ha
trasformato l’organizzazione produttiva: le maggiori opportunità di mobilità delle imprese
e il miglioramento dei mezzi di trasporto e di comunicazione, hanno favorito i processi di
delocalizzazione e hanno reso le imprese meno legate a singoli territori. Il risultato però
non è stata una de-territorializzazione dei processi produttivi, anzi: i fenomeni di crescita
produttiva si concentrano dove sono più favorevoli le economie esterne di
specializzazione.
In sintesi, la globalizzazione, mentre accresce la mobilità di imprese, contribuisce a
creare nuove opportunità per lo sviluppo locale. Indebolendo la capacità regolativa degli
Stati nazionali e aumentando la concorrenza tra territori, spinge i governi locali e regionali
a mobilitarsi per svolgere un ruolo più attivo nei percorsi di sviluppo
8
.
6
Crf. C. TRIGILIA, Sviluppo locale. Un progetto per l’Italia, Editori Laterza, Bari, 2005
7
C. TRIGILIA, Sviluppo locale. Un progetto per l’Italia, Editori Laterza, Lecce, 2005, p. 4
8
Ivi, p. 26