VI
ricchezza di cui la Comunità dispone, rappresentata dalle
risorse umane e, tra queste, dai giovani, i quali costituiscono il
futuro dell’Europa. I giovani saranno chiamati ad affrontare
molteplici sfide, rese ancora più difficili dal repentino processo
di cambiamento che le nostre società stanno sperimentando in
tutti i settori. Ciò richiede flessibilità, capacità di adattamento,
informazione sempre più capillare sulle opportunità offerte
dall’Unione e, soprattutto, consapevolezza riguardo alla
necessità di divenire attori dello sviluppo della futura Europa.
Non possiamo, inoltre, dimenticare che all’orizzonte si profila
sempre più vicino l’allargamento dell’Unione a paesi di
culture e tradizioni diverse. La tenuta del tessuto sociale
dell’Europa “allargata” dipenderà prevalentemente dalla
misura in cui certi valori fondamentali come democrazia,
tolleranza, coesione, saranno trasmessi alle nuove generazioni.
Quanto affermato fino qui rappresenta il presupposto per
l’esercizio di quella che viene definita cittadinanza attiva la
quale significa, oltre che complesso di diritti, partecipazione,
capacità di decidere in autonomia e assunzione di
VII
responsabilità. Questi sono i motivi che rendono necessaria
l’elaborazione di politiche giovanili efficaci, sia da parte degli
Stati membri che da parte dell’Unione.
Tra i diversi programmi rivolti in modo diverso ai giovani di
cui l'Unione Europea dispone abbiamo deciso di prendere in
esame "Gioventù per l'Europa", intervento fortemente
innovativo dal punto di vista metodologico poiché mirato al
sostegno di attività che si svolgono in un contesto
exstrascolastico e al di fuori di quello della formazione
professionale. L'ambito di operatività si inscrive, infatti,
all'interno di quel sistema identificato come "long life
learning", vale a dire educazione permanente. I cardini su cui
poggia sono mobilità, sia fisica che virtuale, flessibilità e
partecipazione attiva da parte dei giovani beneficiari.
Tenteremo di capire come il programma in questione riesca a
valorizzare questi elementi, grazie alla promozione degli
scambi giovanili transnazionali. Come vedremo, questi sono
considerati lo strumento ideale per l’approfondimento delle
conoscenze tra partecipanti provenienti da paesi diversi.
VIII
Considerato che i progetti realizzabili in base a “Gioventù per
l’Europa” devono avere uno scopo educativo, gli scambi
diventano un’occasione per confrontare quelle che sono le
diverse soluzioni prospettate dai partecipanti a problematiche
di interesse comune, che costituiscono il tema dello scambio
internazionale.
A questo punto ci preme evidenziare la metodologia
utilizzata per la realizzazione di questo lavoro.
Data la scarsità di letteratura su questo programma, abbiamo
trovato difficoltà nel reperimento del materiale. Si è fatto
prevalentemente riferimento a fonti e documenti ufficiali, ed in
alcuni casi siamo ricorsi a testimonianze dirette di alcuni
importanti protagonisti. Le diverse sedi in cui è stato reperito il
materiale sono: l’Istituto Universitario Europeo di Firenze, il
Dipartimento per gli Affari Sociali presso la Presidenza del
Consiglio dei Ministri ed il Ministero degli Esteri. Una parte
della documentazione ufficiale ci è direttamente pervenuta dal
Consiglio dell’Unione.
IX
Per comodità di analisi abbiamo suddiviso il lavoro in due
parti.
Nella prima parte viene fornito il contesto politico-
istituzionale in cui si inserisce il soggetto delle politiche
giovanili. Dopo aver proceduto all'identificazione dei soggetti
che in Europa operano nel contesto delle politiche giovanili,
trattiamo più direttamente dell'istituzione comunitaria
attraverso le tappe fondamentali in cui si sono sviluppati i suoi
interventi nel settore giovanile, fino all'elaborazione del
programma Gioventù per l'Europa.
La seconda parte è dedicata alla terza fase del programma
ultradecennale, realizzata tra il 1995 ed il 1999: "Gioventù per
l'Europa" III. In questa fase il programma si presenta nella sua
forma più compiuta e dimostra appieno l'alto grado di
flessibilità a cui si è giunti dopo ben sette anni di
"sperimentazione". Dopo aver introdotto il contesto
strettamente giuridico in cui si colloca la sua adozione,
prendiamo in considerazione quella che è stata l'articolazione
del programma nelle sue cinque azioni. Successivamente
X
tentiamo di tracciare un primo bilancio della partecipazione
italiana al programma. Ciò mediante l'analisi quantitativa e
attraverso considerazioni sull'aspetto qualitativo dei progetti di
scambio transnazionali presentati/realizzati da parte dell'Italia
durante la terza fase (Azione A.I).
1
Capitolo 1
Le politiche giovanili "europee"
Per comprendere un soggetto complesso come quello delle
"youth european policies" si ritiene necessario procedere per
fasi. Dopo averne chiarito sinteticamente il contenuto
occorrerà identificarne i soggetti protagonisti. A tale proposito
l'analisi muoverà dal contesto istituzionale nazionale degli
Stati europei, a quello propriamente "europeo" e, comunque,
internazionale. Riteniamo, infatti, che l'aggettivo "europee"
affiancato all'espressione "politiche giovanili" possa
qualificare, sia il contesto istituzionale europeo (Unione
Europea, ecc.), sia quello degli Stati appartenenti all'Unione, i
quali sono e rimangono responsabili quanto a contenuti ed
organizzazione degli interventi a favore delle generazioni
giovanili.
2
§ 1.1 Le politiche giovanili: contenuto
Innanzitutto è corretto parlare di politiche al plurale in
quanto l'intervento a favore delle giovani generazioni può
intendersi come complesso di azioni integrate riguardanti temi
diversi e complementari tra loro quali: istruzione, formazione
professionale, educazione permanente (long life learning) da
alternare al proprio percorso lavorativo, tempo libero,
associazionismo e rappresentanza giovanile in campo politico,
sociale ecc. Fare "politiche giovanili" significa dare risposte
all'individualità dei bisogni dei giovani interessati sviluppando
un approccio globale ed integrato, vale a dire, trasversale a più
ambiti settoriali.
Questa concezione delle politiche a favore delle giovani
generazioni poggia sull'evoluzione della nozione di gioventù e
della condizione giovanile. In un documento elaborato dal
CENSIS nel 1997 si legge che solo a partire dagli anni
Sessanta si comincia a pensare al target giovanile come
insieme di soggetti destinatari di servizi dedicati, in grado di
rispondere "a tutto campo" alle loro esigenze grazie ad un
3
intervento multisettoriale. Manifestazione di questo è data
dalla nascita dei primi servizi di informazione per i giovani in
Francia e Belgio (Centres d'Information et de Documentation
des Jeunes). In precedenza la concezione prevalente tendeva a
demandare il compito di affrontare i fenomeni di "disagio" e
"devianza" giovanile a scuola e famiglia, le agenzie educative
tradizionali. Da allora si giunge lentamente (e non
contemporaneamente in tutti i paesi), alla consapevolezza
generalizzata che ci si trovi di fronte ad una vera e propria
categoria sociale, composta da soggetti manifestanti l'esigenza
legittima di una propria rappresentanza nei processi decisionali
che li riguardino
1
. A questo proposito citiamo la definizione
fornita dal Forum Europeo della Gioventù, un'organizzazione
internazionale di cui parleremo in seguito, poiché ci sembra
meglio riassumere quanto affermato fino ad ora: "La politica
giovanile è una politica integrata e trasversale destinata ai
giovani, elaborata con i giovani, e basata sui bisogni dei
giovani. La politica giovanile è per definizione una politica
1
Maurizio Sorcioni, Rappresentanza Sociale, CENSIS, 1997.
4
orizzontale coordinata da diversi settori del mondo politico e
amministrativo grazie ad un'azione integrata. La politica
giovanile comprende l'istruzione, la formazione, l'occupazione,
la solidarietà, la salute, l'informazione, l'ambiente, ecc."
2
.
2
Forum Jeunesse, La politique de la jeunesse, Comitato esecutivo, 3-5 Aprile 1998, Vilnius, Lituania. Traduzione
dal francese, p.1.
5
§ 1.2 Le politiche giovanili negli Stati membri dell'Unione
Europea.
Per comodità di analisi ci limiteremo ad evidenziare le linee
di convergenza rispetto a quelle che sono le strutture che si
occupano di politiche giovanili dei paesi europei, così come
tracciate in uno studio comparativo promosso dalla
Commissione Europea e realizzato per conto della Direzione
Generale XXII "Istruzione, Formazione Gioventù"
3
. Tale
rapporto rappresenta "il primo documento di riferimento in
materia" e si basa su studi compiuti tra il 1992 e il 1993, in un
momento di vivo dibattito che coinvolgeva le istituzioni
comunitarie, preoccupate di promuovere e sviluppare nuove
forme di cooperazione e di azione nel settore della gioventù
4
.
Gli interventi nel settore giovanile si differenziano molto da
paese a paese, così come diverse sono le forme di
organizzazione culturali.
3
C.G. Lazos, Les politiques de la jeunesse dans l'Union Européenne: structures et formation, Commission
Europèenne, 1995. Dal 1999 la Direzione Generale XXII ha cambiato nome in "Direzione Generale per l'Istruzione
e la Cultura".
4
Nella risoluzione del Consiglio dei Ministri del 26/06/1991 su Azioni prioritarie nel settore della gioventù (GUCE
n° C208, p.1, 09/08/1991) si legge che l’obiettivo principale è quello di “attuare una più intensa cooperazione nel
settore della gioventù al fine di rafforzare nei giovani la coscienza della loro appartenenza all’Europa.
6
Basti pensare che, se in paesi come la Spagna o il Portogallo
l'organismo di rappresentanza giovanile risale rispettivamente
al 1983 e al 1988, in Italia, come vedremo brevemente prima
di passare all'analisi del contesto europeo, ad oggi non
esistono, né un vero e proprio organo istituzionale di
rappresentanza dei giovani, né una legge quadro in materia.
Solo nel 1997 si è definito l'organismo competente a livello
centrale.
Sebbene non sia possibile configurare una tendenza unitaria
nell'organizzazione e nell'attuazione delle politiche giovanili, il
rapporto della Commissione riesce, comunque, a tratteggiare
due modelli dominanti intorno ai quali si concentrano tali
politiche nei paesi europei
5
. Le due tipologie vengono distinte
partendo dalla constatazione che, mentre per alcuni Stati le
politiche giovanili rivestono una connotazione
prevalentemente sociale e, pertanto, competono all'iniziativa
privata del movimento associazionistico, (il ruolo dello Stato è
limitato), per altri paesi lo Stato e le amministrazioni
5
Nel rapporto si sottolinea più volte come tali modelli debbano intendersi semplicemente classificatori e descrittivi.
7
pubbliche svolgono una funzione preponderante, sebbene
l'apporto del mondo delle associazioni venga ritenuto
essenziale. Nel primo caso (in cui rientrano, per esempio, la
Germania, l'Irlanda e la Danimarca), la struttura
amministrativa centrale è un Dipartimento o una Direzione
dipendente da un Ministero che non si interessa direttamente di
politiche giovanili. A livello centrale ci si limita a fissare il
quadro normativo in modo da organizzare il sostegno
finanziario e le infrastrutture sociali per consentire alle agenzie
private di operare a livello regionale e locale. Nel secondo
caso ( si possono ricordare paesi come la Spagna, la Grecia o
la Francia), l'amministrazione competente è un Ministero che
cura principalmente le politiche giovanili, oppure un Istituto
che, pur sotto il patrocinio ministeriale, mantiene una notevole
autonomia. La politica messa in atto è volta al superamento del
concetto di interventi "settoriali" e mira a promuovere un
approccio globale ed integrato.
La seconda parte del rapporto della Commissione presenta i
risultati dell'analisi comparativa delle politiche giovanili messe
8
in atto dalle istanze regionali e locali dei vari paesi. Anche in
questo caso si giunge ad una semplificazione descrittiva che
vede una duplice ripartizione in gruppi dei paesi europei, in
base ad una variabile "geografica". Nel Nord Europa la
responsabilità nello sviluppo delle politiche locali e regionali
compete alle organizzazioni giovanili non governative (ONG),
per cui l'intervento dei poteri pubblici è legittimo solo qualora
le organizzazioni non siano in grado di rispondere in maniera
adeguata alle esigenze della comunità locale. Nel Sud Europa,
al contrario, le istanze pubbliche sono legittimate a prendere
iniziative e a mettere in atto dei servizi, così come sono
egualmente chiamate alla promozione delle stesse associazioni
giovanili
6
.
Nelle considerazioni conclusive si sottolinea come il livello
locale e regionale sia il terreno su cui le politiche giovanili
possano assumere coerenza, efficacia e acquisire una chiarezza
di prospettiva, in quanto esse vanno ad intervenire in un
contesto la cui composizione geografica e amministrativa
6
C.G. Lazos, op. cit., p. 110.
9
deriva da particolarità storiche, economiche, culturali e, in casi
come il Belgio, ad esempio, anche linguistiche
7
. Perché si
possa manifestare appieno la portata di tali politiche, in
particolare la loro capacità di produrre "effetti moltiplicatori",
occorre che si situino in un processo globale di sviluppo e di
ristrutturazione del tessuto sociale locale e regionale.
Nonostante la estrema diversità e ricchezza che tale contesto
conferisce alle politiche giovanili, lo studio conclude che
queste definiscono un margine estremamente ampio di
cooperazione comunitaria, permettendo "ai giovani di giocare
un ruolo attivo nella costruzione dell'Europa del domani".
Vengono indicati temi di convergenza oggettivi che, si dice, si
sviluppano attorno a tre assi principali, intendendo favorire: la
partecipazione attiva dei giovani a livello sociale, economico e
politico, la creatività, e l'inserimento sociale di tutti i giovani
senza discriminazione. Si tende, dunque, ad incoraggiare la
responsabilità dei giovani nei vari aspetti che caratterizzano la
propria attività, grazie ad un sostegno informativo ed
7
In questo stato, in ognuna delle comunità di lingua francese, tedesca e fiamminga, è presente un piano-giovani.
10
orientativo tramite strutture preposte. Inoltre, li si incoraggia a
"conoscere i propri vicini", al fine di comprendere il valore
della diversità delle tradizioni e delle pratiche culturali. Questi,
come vedremo, sono gli stessi principi su cui si fondano tutte
le iniziative e i programmi d'azione messi in atto a livello
comunitario.
A questo punto ci sembra opportuno parlare dell'Italia,
poiché alcune delle affermazioni che verranno fatte di seguito,
risulteranno utili per capire quello che è stato il funzionamento
dell'Agenzia Nazionale Italiana, responsabile per l'Italia del
programma comunitario per la promozione degli scambi
giovanili "Gioventù per l'Europa". Rispetto alla situazione
descritta nel rapporto europeo sono intervenute delle
modifiche a livello di gestione centrale. In Italia non esiste un
"Ministero per gli affari giovanili" e, fino al 1995, le
competenze in materia erano distribuite tra vari Ministeri, tra
cui il Ministero degli Affari Esteri, presso il quale era situato
l'Ufficio degli scambi giovanili che dipendeva dalla Direzione
11
generale delle Relazioni Culturali
8
. Il d.p.c.m. del 31 marzo
1996 ha delegato le competenze in materia giovanile al
Ministro della Solidarietà Sociale (Livia Turco). Conseguenza
di ciò è stata la creazione dell'Ufficio per il coordinamento dei
progetti comunitari presso il Dipartimento Affari Sociali
(DAS), della Presidenza del Consiglio dei Ministri
9
. Come
vedremo, il trasferimento è avvenuto proprio alla metà della
terza fase di "Gioventù per l'Europa (1995/1999). A livello
logistico e per ciò che attiene le risorse umane, si sono
manifestati vari problemi, poiché, se una parte del personale si
è potuta trasferire, i dipendenti del Ministero degli Esteri che
fino a quel momento avevano fatto parte dell'Ufficio scambi
giovanili, non hanno potuto seguire i colleghi presso il DAS
10
.
8
M. Sorcioni, op. cit., p. 6. In realtà nel 1972 ha avuto brevissima durata l'esperienza di un Ministero della
Gioventù, affidato all'Onorevole Caiati nel Governo Andreotti-Malagodi.
9
Cfr. Capitolo 3. L'ufficio svolge le funzioni di "Agenzia Nazionale" per "Gioventù per l'Europa".
10
Tali informazioni sono state reperite grazie ad un colloquio diretto con la Dottoressa Maria Grazia Macciocchi,
Direzione Generale P. C. Ufficio III, Ministero degli Esteri. Assieme alla collega, la Dott.ssa Paola Trifoni, si è
occupata fino al 1995 del coordinamento del programma Gioventù per l'Europa.