6
quanto avviene in Ungheria. Ma se consideriamo la rivoluzione anche promotrice di una
nuova idea di societ , quanto avvenuto nel 1989, an che in Romania, Ł piø una contro-
rivoluzione . Secondo Fran ois Furet si dovrebbe, i nfatti, parlare di rivoluzione
contro-rivoluzionaria 1, dato che si tratta del rovesciamento di un sistema nato dalla
rivoluzione di Ottobre e che si mette in atto una restaurazione volta a ripristinare o
introdurre un tipo di ordinamento politico gi noto e consolidato altrove, il cui obiettivo
prioritario Ł la negazione del regime precedente. Ralf Dahrendorf condivide una simile
impostazione, riconoscendo che il crollo del sistema comunista Ł stato il rifiuto di una
realt intollerabile e la riaffermazione di vecch ie idee piuttosto che lo sviluppo di
nuove, ma ritiene anche che ci sia l elemento rivoluzionario, dato dall esistenza di un
periodo di sospensione della politica ordinaria a favore della politica costituzionale
in cui i cittadini dell Europa centro-orientale hanno dovuto scegliere tra un sistema
chiuso o una societ aperta , optando in favore di quest ultima2. Timothy Garton Ash,
testimone diretto degli eventi, considera quanto accaduto in Polonia e Ungheria una
refolution :
Even in Poland and Hungary, what was happening cou ld still hardly be described as
revolution. It was in fact, a mixture of reform and revolution. At the time, I called it
refolution. There was a strong essential element of change from above, led by an enlightened
minority in the still ruling communist parties. But there was also a vital element of popular
pressure from below. The story was that of an interaction between the two. The interaction
was, however, largely mediated by negotiations between ruling and opposition elites. 3
Garton Ash, per quanto concerne Praga, Berlino e Bucarest, invece, usa il termine
rivoluzione perchØ in questi casi, contrariamente agli altri due paesi, non c Ł stata una
1
Ora il fatto unico che Ł successo nell ultimo anno, a due secoli esatti dal 1989, con la benedizione
d una ironica provvidenza, Ł di assistere a rivoluzioni che sono anche delle controrivoluzioni, a
insurrezioni popolari avvenute in nome della restaurazione (o dell instaurazione) della democrazia
liberale; insomma alla fine dell idea rivoluzionaria che da due secoli rappresentava l orizzonte della
sinistra, al di l degli stessi ranghi strettamente marxisti-leninisti. Anzi uno dei risultati piø assurdi della
tirannia comunista Ł di aver trasformato la societ dei consumi occidentali in qualcosa che somiglia a una
nuova utopia sociale. . Da Fran ois Furet, La rivoluzione comincia, 4 gennaio 1990, in Gli occhi della
storia, Oscar Mondatori, Milano, 2001, p. 129.
2
I paesi dell Europa Centro-Orientale non si sono sbarazzati del loro sistema comunista per abbracciare
il sistema capitalista (qualunque esso sia); si sono sbarazzati di un sistema chiuso per creare una societ
aperta, la societ aperta per essere esatti, perchØ mentre ci possono essere molti sistemi c Ł soltanto una
societ aperta. ( ) Ci che Ł morto nelle vie di Pr aga e di Berlino e di Bucarest, nelle riunioni
interminabili di Budapest, nella vostra Tavola Rotonda e adesso nel vostro parlamento, non Ł solo il
comunismo, ma la fede in un mondo chiuso retto da un monopolio della «verit ». . Da Dahrendorf Ralf,
1989. Riflessioni sulla rivoluzione in Europa, Laterza, Bari, 1991, p. 34.
3
Garton Ash, Timothy, The magic lantern : the revolution of 89 witnessed in Warsaw, Budapest, Berlin,
and Prague, New York, Random House, 1990, p. 14.
7
risposta riformatrice da parte del partito e della nomenklatura alla spinta rivoluzionaria
degli oppositori. Il filosofo e presidente dell Alleanza dei Liberi Democratici (ALD)
Janos Kis, protagonista del negoziato ungherese, ha invece preferito per quanto
avvenuto nel suo paese la definizione di regime ch ange :
Reform is an institutional change that leaves both legality and the continuity of
legitimacy uninterrupted. Revolution is a change of institutions that interrupts the continuity
of both legality and legitimacy. Regime change is related to both, but to each only partially. It
interrupts the continuity of legitimacy, but does not affect the continuity of legality: every
substantive change is founded on higher order rules of legal and constitutional amendment,
duly made earlier and not repealed up the moment of the regime change. 4
Kis inoltre non considera rivoluzionarie, ma contro-rivoluzionarie le transizioni del
1989 che, prive di un’ideologia dominante, sono volte alla restaurazione di sistemi
precedenti:
Instead of a modern capitalist class, it intends t o create a clientelist class of property
owners linked to the state; instead of constitutional democracy, it favours authoritarianism;
instead of a separation of church and state, it proposes a new linkage; and instead of fostering
minority rights and regional integration, it tends toward readjustment of state borders and
ethnic frontiers 5
Shmuel Noah Eisenstadt infine ritiene che la peculiarit delle rivoluzioni del 1989
(definibili tali, ma in un accezione differente da quella classica), sia che avvengono in
totale assenza di una dottrina rivoluzionaria formulata e coerente. I fautori del
sovvertimento del sistema politico sono scettici verso ogni forma di ideologia dopo che
per decenni la vita dei rispettivi paesi Ł stata dominata da quella comunista e le loro
rivendicazioni politiche, economiche e sociali derivano da considerazioni piø
pragmatiche che ideologiche6.
Come vedremo nel corso della trattazione, nei due casi studiati l elemento ideologico
Ł secondario, prevale invece la delusione e la crescente avversione per un sistema che
ha tradito e sta tradendo le aspettative di benessere sociale, che, dimostratosi
4
Da Janos Kis, Between reform and revolution: three hypotheses about the nature of the regime change,
in Kiraly BØla K, Bozoki AndrÆs (a cura di), Lawful revolution in Hungary, 1989-94, Columbia
University Press, New York, 1995, p. 42.
5
Ibidem p. 35.
6
Cfr. Eisensdtadt Shmuel Noah, The Breakdown of communist regimes, in Tismaneanu Vladimir (a cura
di), The revolutions of 1989, Routledge, Londra, 1999.
8
irriformabile, non riesce a modificare lo stato dell economia nazionale e che esaspera
ogni aspetto dell esistenza dei cittadini con una crescente burocratizzazione. I
movimenti di opposizione si concentrano in Ungheria sulla fine del sistema esistente e
in Romania sull allontanamento del dittatore, partendo dal semplice assunto che il
sistema comunista ha fallito. In tutto il blocco sovietico si registra una crisi economica
che, resa evidente dalla disparit con l Occidente, continua a richiedere sacrifici alle
popolazioni non piø giustificabili nØ dal punto di vista ideologico (l idea che il
socialismo sia superiore al capitalismo e destinato a sostituirlo Ł negata dalla realt ) nØ
dal perseguimento della superiorit scientifico-tec nologica (appare, infatti, ormai
evidente il ritardo dell URSS rispetto agli Stati Uniti). Lo scontento diffuso si traduce
cos nella rivendicazione dell introduzione del modello politico ed economico
occidentale, considerato portatore di libert e ben essere sociale.
La fine delle democrazie popolari europee non pu e ssere spiegata solamente con
l analisi delle dinamiche interne a ciascuno stato, queste hanno condizionato le modalit
delle transizioni, ma non ne spiegano la contemporaneit . Come nel secondo
dopoguerra sono state principalmente cause esterne ad instaurare i regimi comunisti,
cos alla fine degli anni Ottanta Ł l azione dell URSS guidata da Michail Sergeevič
Gorbačºv a contribuire in maniera decisiva al crollo del blocco sovietico, come il
sistema comunista Ł stato imposto, cos la maggiore libert concessa da Mosca provoca
la rapida implosione dei regimi7. Il nuovo segretario del PCUS modifica radicalmente la
politica estera della superpotenza abbandonando la dottrina Bre nev in favore di quella
che sar definita dal portavoce del ministro degli Esteri, Gennadij Gerasimov, dottrina
Sinatra. Gorbačºv cerca di imprimere una svolta ai rapporti con i paesi satelliti gi
durante il congresso del 1986 specificando che l u nit del blocco non Ł sinonimo di
conformit e, in seguito, dopo aver invitato i le ader alleati a riconquistare legittimit
interna e riformare i rispettivi governi, durante una visita a Praga nel 1987 ribadisce
che, all interno del blocco, tutti i paesi hanno eguali diritti e responsabilit e il diritto
imprescindibile di decidere sulle questioni relative al proprio sviluppo. La novit nelle
relazioni tra i paesi comunisti Ł esplicitata pochi giorni dopo dal vice-segretario
conservatore Egor Ligačºv:
7
Un protagonista della transizione ungherese, KÆroly Gr sz, descrive cos il peso dell URSS nel crollo
del blocco sovietico: It is not the collapse of th e East European regimes that led to collapse of the USSR,
as you seem to believe. It is the opposite which took place. It is because, in its essence, the soviet regime
had already collapsed that the east European regimes fell. Citato in LØvesque, Jacques, The enigma of
1989: the URSS and the liberation of Eastern Europe, Berkeley; University of California Press, Los
Angeles, 1997, p. 137.
9
Every country looks for solutions independently, n ot as in the past. It is not true that
Moscow s conductor s baton, or Moscow s hand is in everything ( ) every nation has a right
to its own way. 8
Questa maggiore libert da una parte suscita entusi asmo nelle popolazioni di molti
paesi che sperano nell introduzione delle riforme lanciate dalla perestrojka e nelle
maggiori libert promesse dalla glasnost, dall altra consente alle dirigenze conservatrici,
come quelle della Repubblica Democratica Tedesca e della Cecoslovacchia, di ignorare
gli inviti ad intraprendere il processo di democratizzazione9. La nuova politica estera di
Gorbačºv, basata sull autonomia dei paesi alleati, sulla promozione della coesistenza
pacifica e del superamento della divisione in blocchi contrapposti del mondo e, in
particolare, dell Europa ( di cui parla in termini di casa comune europea rilanciando
l idea gollista di Europa dall Atlantico agli Urali ), si manifesta nella decisione
comunicata all assemblea generale delle Nazioni Unite del 7 dicembre 1988 di ridurre
unilateralmente gli armamenti sovietici in Europa centro-orientale. L annuncio della
riduzione del potenziale militare sovietico in Europa e le esplicite e implicite
dichiarazioni di indisponibilit ad intervenire nel la politica interna delle democrazie
popolari, anche in caso di abbandono del sistema comunista, alimentano le speranze e la
determinazione dei movimenti interni di opposizione, costringono alla resa l ala dura
del blocco guidata da RDT e Cecoslovacchia e favoriscono i dirigenti riformatori di
Polonia e Ungheria. La Romania, invece, che aveva gi dichiarato la propria
indipendenza da Mosca, prosegue nella sua atipici t . Il nuovo corso intrapreso da
Gorbačºv impedisce quindi all URSS sia di ostacolare la d efinitiva apertura della
frontiera ungherese con l Austria l 11 settembre de l 1989, la prima vera breccia nella
cortina di ferro, sia di imporre a Nicolae Ceauşescu di intraprendere il processo di
democratizzazione interna. Questa nuova politica del PCUS, che mira ad una sorta di
8
Citato in Garthoff Raymond L., The great transition: american-soviet relations and the end of the cold
war, The Brooking Institution, Washington, 1994, p. 574.
9
Il ministro degli Esteri dell URSS Shevardnadze ricorda: La maggior parte dei leader di questi Paesi
non voleva i cambiamenti, e li avrebbe contrastati. ( ) Si cre una situazione complessa: avendo
rinunciato all esportazione delle idee , alle inte rferenze negli affari interni di vicini e alleati, non
potevamo piø attivamente, col ricorso ai vecchi metodi, indurli ad attuare le riforme. Ma al tempo stesso
ci rendevamo chiaramente conto che, in quasi tutti i paesi dell Europa Orientale, la leadership politica
perdeva rapidamente il controllo della situazione, non trovava risposte adeguate alle esigenze dei
sostenitori di una svolta democratica. ( ) Parlando coi suoi colleghi dell Europa Orientale, Gorbačºv
formulava con tatto e cautela le sue raccomandazioni. Nell illustrare l esperienza del nostro Paese,
lasciava intendere che, a non intraprendere dei passi in direzione delle riforme democratiche, ci si sarebbe
inevitabilmente imbattuti in problemi insormontabili. Gli interlocutori ( ) erano tranquilli ben
consapevoli che questo leader dell Unione Sovietica non avrebbe mosso i carri armati per il trionfo della
democrazia, come li avevano mossi i suoi predecessori per schiacciarla. . Da Shevardnadze Eduard
Amvrosievich, Il futuro Ł nella libert , Milano, Rizzoli, 1991, p. 163-165.
10
finlandizzazione degli stati dell Europa centro-orientale, rende impossibile e, ormai,
inimmaginabile discussioni del Patto di Varsavia come quelle occorse solo pochi anni
prima, quando la nascita di Solidarność stava mettendo in pericolo la compattezza del
blocco. Il segretario della SED Eric Honecker, sostenitore in quella circostanza
dell invio delle truppe alleate per sedare la rivolta polacca, nel 1989 non trova piø nel
Cremlino un interlocutore disposto ad intervenire per frenare il processo riformatore in
atto nella stessa Polonia e in Ungheria. Con il non-interventismo di Mosca ogni
democrazia popolare intraprende autonomamente un processo di transizione
condizionato dalla propria storia politica e sociale e dalle capacit delle rispettive elite.
Partendo dunque dall assunto che se le cause strutturali e internazionali del crollo del
comunismo sono simili per tutti i paesi dell Europa centro-orientale, le dinamiche, i
tempi e le direzioni intraprese da ciascuno di questi differiscono tra loro e dipendono in
gran parte dalle politiche economiche e sociali adottate negli ultimi decenni e dalle loro
conseguenze. Per questa ragione nell analisi degli eventi che si sono susseguiti nei due
paesi danubiani, pur tenendo ben presente l importanza dell influenza della grande
potenza, si Ł posta maggiore attenzione su alcuni aspetti precisi: la tipologia di regime
comunista instaurato e le modalit in cui ne Ł avvenuta la caduta, il ruolo svolto dai
gruppi di opposizione e dai dirigenti del partito-stato prima, durante e dopo il 1989, e le
riforme istituzionali ed economiche intraprese.
PerchØ a Budapest si Ł svolto un pacifico negoziato tra le forze dell opposizione e i
riformatori del partito e a Bucarest, invece, ci sono stati scontri violenti la cui vera
natura non Ł mai stata chiarita? In che modo quanto avvenuto nel 1989 ha condizionato
le successive riforme istituzionali ed economiche e in che modo queste hanno influito
sul ritorno in Europa di questi paesi? Da questi due quesiti generali parte l esame degli
avvenimenti che si sono susseguiti tra la met degl i anni Ottanta e la met degli anni
Novanta in Ungheria e Romania, cercando di dare un interpretazione di quanto
avvenuto, con la consapevolezza delle difficolt co nnesse alla contemporaneit dei fatti.
Il lavoro termina con gli avvenimenti del 1996 perchØ Ł in quell anno che i due paesi
raggiungono l accordo sullo status delle rispettive minoranze etniche, accordo che,
ponendo fine ad ogni polemica sulle frontiere e quindi ad ogni tentativo secessionista
annessionista, permette di accelerare i rispettivi processi d integrazione nelle istituzioni
occidentali, e perchØ Ł nel 1996 che in Romania, con la vittoria della Convenzione
Democratica, si ha il primo pacifico cambiamento di governo e di presidente della
repubblica, nel rispetto delle regole democratiche, della storia romena.
11
PARTE PRIMA
IL CROLLO DEL SISTEMA
(1985-1990)
For bad government whose survival depends on a for eign protector,
the most dangerous time is when their protector has begun to retreat
Charles Gaty
12
Capitolo 1
Ungheria, una transizione pacifica
1.1 Il gulyÆskommunizmus
La transizione del 1989 non pu essere compresa sen za aver considerato gli
avvenimenti che hanno segnato direttamente e indirettamente la storia dell Ungheria
comunista, in particolar modo, dal 1956, quando JÆnos KÆdÆr, posto alla guida del paese
in seguito alla rivolta guidata da Imre Nagy e all intervento dei carri armati sovietici,
adotta una linea di governo centrista volta a raggiungere rapidamente la
normalizzazione delle relazioni politiche, econom iche e sociali interne e delle
relazioni con l Unione Sovietica1 e i paesi occidentali2. La prima manifestazione di
questo orientamento si ha nel testo della risoluzione assunta il 5 dicembre 19563 dal
comitato centrale provvisorio del Partito Operaio Socialista Ungherese - POSU
(MSZMP Magyar Szocialista MunkÆspÆrt) che condanna sia gli errori dei
dogmatici , gli stalinisti RÆkosi e Gerı (che saranno espulsi dal partito nell estate del
1962), sia i revisionisti della contro-rivoluzion e, Nagy e Losonczy4. Nei rapporti con
la popolazione, il nuovo segretario si pone obiettivi mirati alla ricerca di un
compromesso tra l ideale e ci che Ł realizzabile, nella consapevolezza di poter ottenere
migliori risultati con la persuasione piuttosto che con la coercizione5. Gli effetti di
quest approccio riformatore della nuova leadershi p ungherese, definito da Nikita
Sergeevič Chru čºv gulyÆskommunizmus, si manifestano in tutti gli ambiti,
nell economia (principalmente), nella vita politica e nella cultura.
La politica economica perseguita da KÆdÆr Ł la manifestazione piø evidente del suo
tentativo di trovare una sorta di terza via tra c apitalismo e socialismo. L economia
1
Il 27 maggio 1957 Ł stipulato il trattato che riconosce la legalit delle truppe sovietiche stanziate in
Ungheria.
2
Il 27 febbraio 1957 i rapporti diplomatici con gli Usa si interrompono con la partenza dell ambasciatore
designato Edward T. Wailes che, giunto a Budapest il 2 novembre 56 per presentare le credenziali a
Nagy, si rifiuta di presentarle a KÆdÆr.
3
Il Comitato Centrale individua quattro responsabili della contro-rivoluzione d ottobre: la politica
settaria, dogmatica, autoritaria e lontana dai principi del marxismo-leninismo di RÆkosi e Gerı;
l opposizione interna al partito guidata da Nagy e Losonczy; le forze fasciste-horthyste e capitaliste-
latifondiste presenti clandestinamente in patria e l imperialismo internazionale. Cfr. Risoluzione del
Comitato Centrale provvisorio del Posu 5 dicembre 1956, in KÆdÆr, J. Socialismo e democrazia in
Ungheria. Discorsi, articoli, interviste 1957-1982, Budapest, Corvina, 1984, p. 285.
4
Il 15 giugno 1958 Imre Nagy Ł condannato a morte.
5
KÆdÆr: The enlightening explanations cannot ever be substituted with commands. Words of command
may result in less resistance, but commands do not ever evolve into real power. In Felkay, Andrew,
Hungary and the USSR, 1956-1988 : KÆdÆr’s political leadership, New York, Greenwood, 1989
13
ungherese, come quelle degli altri paesi del blocco sovietico, era caratterizzata dalla
pianificazione centralizzata che si articolava nell attuazione dei Piani quinquennali (o in
alcuni casi triennali). La pianificazione era funzionale al coordinamento delle attivit
economiche attraverso la definizione degli obiettivi da raggiungere e delle relazioni tra i
diversi settori dell economia. La razionalit del s istema di piano non si basava sul
raggiungimento della massimizzazione dei profitti, ma su una priorit di scopi
centralmente stabilita, i criteri e le libert econ omiche erano subordinati alla volont del
centro politico.
A met degli anni Sessanta Ł chiara alla dirigenza del partito la necessit di un
riordino complessivo del sistema di amministrazione dello stato6. Il Nuovo Meccanismo
Economico - NME ( j Gazdasagi Mechanizmus) elaborat o da BØla Csik s-Nagy,
AndrÆs Hegedős, Lajos Feher e Rezsı Nyers e presentato nella sua versione definitiva
al Comitato Centrale riunito il 25-27 maggio 1966, entra in vigore il 1 gennaio 1968.
Questa riforma segna l avvio di un economia di merc ato socialista che, preservando i
capisaldi del sistema come la propriet statale dei mezzi di produzione e il ruolo
centrale della pianificazione nazionale nella distribuzione delle risorse, introduce
importanti innovazioni: abolisce la direzione centralizzata della produzione, prevede
una discreta libert dell impresa nella definizione dei prezzi e nella determinazione dei
salari in base ai profitti (pur rimanendo soggetti al controllo amministrativo centrale),
consente la partecipazione dei lavoratori alla presa di decisioni interne sugli obiettivi di
fabbricazione e sugli investimenti, autorizza gli scambi tra imprese e da maggiore
libert alle cooperative agricole. Innovazione tra le piø importanti Ł che, pur restando
predominante il settore socializzato, Ł ammesso quello privato (artigianato e commercio
al dettaglio)7. Gli obiettivi generali della nuova politica economica sono: sviluppo e
crescita bilanciata, l aumento degli scambi per riequilibrare la bilancia commerciale, il
miglioramento delle condizioni di vita della classe lavoratrice e l incremento delle
relazioni con l Occidente per favorire l acquisizio ne di attrezzature tecnologiche che
possano potenziare la produzione. Nonostante le difficolt iniziali dovute alla mancanza
di capitali ed alla definizione delle competenze, il NME ha effetti positivi in particolare
in agricoltura anche se centinaia di migliaia di contadini continuano ad emigrare verso
le aree industriali. Nel 1969 il tasso di crescita del reddito nazionale, che prima era
6
Cfr. Direttive iniziali del Comitato Centrale del POSU per la riforma del sistema di gestione
economica, in Socialismo e democrazia in Ungheria. Discorsi, articoli, interviste 1957-1982, op. cit. p.
339-342.
7
Nel 1985 il 12% dei negozi e il 40% dei ristoranti sar gestito da privati.
14
sempre in declino, aumenta passando dal 4,5% del 1968 al 6% del 1969, il volume del
commercio estero aumenta del 14% e la bilancia commerciale e dei pagamenti tornano
in equilibrio. Al partito, che vede diminuire il proprio potere diretto sulla gestione delle
attivit economiche a favore di economisti, tecnici e ideatori della riforma, rimangono
le funzioni di coordinamento e controllo garantite dall apparato che continua a occupare
gli incarichi dirigenziali. Questa graduale differenziazione delle funzioni Ł un primo
passo verso la separazione di partito e stato che si attuer solamente alla fine degli anni
Ottanta.
A met anni Settanta il processo riformatore rallen ta. A novembre del 1972, per
ragioni diverse (permanere delle difficolt economi che, opposizione dei sindacati e dei
dirigenti dell industria pesante, opposizione dell ala conservatrice del partito, pressioni
internazionali esercitate da Mosca, Repubblica Democratica Tedesca, Cecoslovacchia e
Bulgaria), si conclude la prima stagione del NME. Il 27 marzo 1974 il Comitato
Centrale rimuove dall incarico il segretario per gl i affari economici Rezsı Nyers, padre
della riforma economica, e il segretario alla cultura e l ideologia Gy rgy AczØl (rieletto
l anno successivo nel Politburo), e costringe alle dimissioni l esperto di questioni
agricole e vice-primo ministro Lajos FehØr. Questi provvedimenti contro chi era
considerato parte fondamentale dell ala liberale del partito, sono percepiti come la
definitiva presa di distanza dalla politica economica e dal clima culturale che avevano
caratterizzato gli ultimi anni di storia ungherese. Sono messe inoltre in atto misure
restrittive nei confronti di intellettuali legati alla Scuola di Budapest, sostenitori della
necessit di democratizzare in parte la societ 8, di garantire l indipendenza dell arte,
della religione e della filosofia e dell introduzione di nuove forme di regolazione sociale
e di economica mista.
La politica economica di questi anni, di cui si fa interprete KÆroly NØmeth,
successore di Nyers, mira a cercare un equilibrio tra la necessit di non allontanarsi
troppo dalla fedelt a Mosca, da cui dipende la mag gior parte delle importazioni di
materie prime9, e il bisogno, per sostenere l economia, degli scambi commerciali con i
paesi industrializzati del blocco occidentale. Il 28 giugno 1973 Ł costituito un nuovo
8
Esponente di rilievo della Scuola di Marxismo di Budapest Ł il filosofo Gy rgy LukÆs, sostenitore dela
Primavera di Praga, di una Nuova Sinistra in tutta l Europa e critico del regime, colpevole di aver
riprodotto l alienazione capitalista della classe lavoratrice.
9
Nel 1959 il Comecon aveva offerto all Ungheria un accordo economico che prevedeva il rifornimento di
materie prime a prezzi politici e l acquisto di prodotti non competitivi sul mercato mondiale (come gli
autobus Ikarusz, la cui produzione in altre circostanze risulterebbe anti-economica). Due terzi del
commercio estero ungherese Ł rivolto ai partner del Comecon, di cui solo l Unione Sovietica assorbe il
36,1 % dell esportazioni magiare e fornisce il 95% di ferro, il 68% di petrolio, il 51% di acciaio, il 78 %
di legno e il 56% di carta.
15
Comitato per la pianificazione di stato guidato dal futuro ministro del Lavoro Gy rgy
LÆzÆr. Le nuove misure adottate sono l aumento dei costi dei beni di consumo (tranne
quelli di prima necessit ), degli affitti e dei tra sporti pubblici compensati
dall incremento dei salari e dalla riduzione dei prezzi nel commercio al dettaglio su
prodotti mirati per tentare di tenere alto il morale della popolazione disillusa.
Nei primi anni del decennio, la gestione flessibile della struttura pianificata e la
libera iniziativa delle aziende avevano consentito uno sviluppo generale dell economia
ungherese molto positivo se paragonato allo stato degli altri paesi dell Europa centro-
orientale. La sospensione del NME e l inizio della crisi economica mondiale, che
provoca il generale aumento dei prezzi (in particolare delle fonti energetiche e delle
materie prime10), hanno contribuito al crollo della produzione nazionale e ad un forte
deficit della bilancia dei pagamenti dovuto all indebitamento estero, necessario a
sostenere i livelli di vita della popolazione nella fase economica recessiva. Alla fine
degli anni Settanta l Ungheria Ł costretta ad aprire ulteriormente il proprio mercato ad
Occidente11 e a dover riprendere e migliorare i processi riformatori messi in atto nel
1968 con il NME (che potremmo identificare come prima fase introduttiva ).
Nell estate del 1981 BØla Csik s-Nagy, presidente dell Ufficio Materiali e Prezzi,
scrive su il Figyel :
It is abundantly clear from the debates so far tha t is not a matter of how to apply the
principles expressed in the economic reform of 1968 but how to develop its concept
further. 12
Inizia anche all interno del Comitato Centrale del partito un dibattito su la riforma
delle riforme (seconda fase del NME) ed Ł palese la necessit di accompagnare i
provvedimenti di natura economica con altri di ordine sociale e politico, R. Nyers
sottolinea nell autunno del 1981 la necessit di an dare oltre, di pensare nuove azioni
che coinvolgano l intera societ . KÆdÆr, pur avendo rilevato l impossibilit di
introdurre provvedimenti che, per quanto necessari, allontanerebbero l Ungheria dal
10
Tra il 1974 e il 1975 l Unione Sovietica aumenta, seppur gradualmente, i prezzi dell energia e delle
materie prime rendendoli pari a quelli del mercato mondiale; questo adeguamento provoca per l Ungheria
un incremento del prezzo dell energia del 56% con riflessi sull agricoltura, i generi alimentari e i servizi.
11
KÆdÆr: For us to exist, we must import ( ) a tremendous amount ( ) of raw materials, energy
carriers, semi-finished goods, equipment etc. What we cannot buy from the Soviet Union, we buy from
the socialist countries, and what we cannot get there, we must buy from the west. In Tokes, Rudolf L. ,
Hungary’s negotiated revolution : economic reform, social change, and political succession : 1957-1990,
Cambridge, Cambridge University Press, 1996, p. 111.
12
Berend, Ivan, The Hungarian economic reforms, 1953-1988, Cambridge, Cambridge University Press,
1990, p. 245.
16
sistema socialista13, aveva gi sottolineato la necessit di modificare l organizzazione
economica del paese:
Una delle conquiste del nostro sistema Ł la piena occupazione. ( ) Nello stesso tempo Ł
inevitabile una ristrutturazione razionale della forza-lavoro. L ampliamento della produzione
economica, il suo sviluppo, la riduzione delle attivit anti-economiche e, infine, la loro
soppressione esigono la ristrutturazione adeguata della forza-lavoro. ( ) Dove Ł necessario
ridurre, restringere e fare sforzi indicibili perchØ la produzione da anti-economica diventi
economica, dove bisogna procedere a licenziamenti e trasferire lavoratori altrove, sar piø dura
per l organizzazione del partito e per il segretario. Ma bisogna fare anche questo. 14
Malgrado queste indicazioni del primo segretario, il mito della piena occupazione ha
reso impossibile ogni ipotesi di disoccupazione transitoria (anche nei settori
improduttivi) che sarebbe stata necessaria per avviare la risoluzione dei problemi
strutturali dell Ungheria (sviluppo intensivo dell economia e ammodernamento e
razionalizzazione delle strutture produttive).
Nel 1982 il debito estero ammonta a 9 miliardi di dollari e solo l ingresso nel Fondo
Monetario Internazionale, il 6 maggio 1982, e nella Banca Mondiale, il 7 luglio, aiuta
l economia ungherese ad ottenere altri prestiti in poco tempo. La crisi del debito impone
al governo di assumere misure volte ad attenuarne la portata: riduzione degli
investimenti, aumento dei prezzi e restrizioni alle importazioni15. Tra il 1982 e il 1984
sono messe in atto una serie di riforme volte ad implementare un nuovo meccanismo
finanziario e di mercato riconoscendo alle imprese maggiore libert decisionale ed
estendendo il controllo indiretto sull iniziativa privata. Queste misure porteranno nel
1985, come ammetter lo stesso KÆdÆr durante il tredicesimo congresso del partito, ad
un generale abbassamento degli standard di vita della popolazione, del valore reale delle
pensioni e dei sussidi.
Sul fronte piø propriamente politico sono importanti diversi provvedimenti adottati
nei primi anni Settanta. Le riforme elettorali del 1966 e del 1970 introducono la
possibilit di candidature multiple (due), i comita ti locali, composti anche di non iscritti
al partito, possono avanzare candidature per le elezioni amministrative e politiche. Se
13
We have heard opinions expressed that we should n ow reform the reform as well. ( ) Our task in this
respect is to follow the experiences with attention and if the institutions and methods need adjusting and
developing as well we shall do so. But we will not replace this system of management by anything
radically different. In The Hungarian economic reforms, 1953-1988, op. cit., p. 249.
14
In Discorso alla riunione dell attivo di Budapest , settembre 1979, Socialismo e democrazia in
Ungheria. Discorsi, articoli, interviste 1957-1982, op. cit. p. 234.
15
Cfr. Relazione del Comitato Centrale al XVII Congresso del POSU, marzo 1980. In Socialismo e
democrazia in Ungheria. Discorsi, articoli, interviste 1957-1982, op. cit. p. 238.
17
inizialmente questa riforma non porta a cambiamenti strutturali, ma d solo la
possibilit di scegliere tra esponenti di partito i n lotta tra loro, alle elezioni politiche di
giugno 1985 (anche in virtø dell obbligatoriet del le candidature multiple in ogni
distretto introdotta nel 1983), gli eletti indipendenti saranno circa il 12%. KÆdÆr nel
1980 sottolineer che la condizione unica perchØ si possa essere eletti non Ł
l appartenenza al partito, ma l impegno a servire fedelmente il nostro popolo, il
socialismo . 16 Nel 1971 Ł regolamentato il diritto alla propriet di un immobile (una
sorta di riconoscimento di una situazione di fatto) e la possibilit , previa autorizzazione,
del ricorso a capitali stranieri in misura non maggiore del 49% per le imprese miste. La
modifica, nel 1972, della Costituzione riconosce il diritto alla propriet (art. 11), purchØ
non leda gli interessi della collettivit , e la lib ert dell attivit creativa, scientifica e
artistica (art. 60).
La politica riformatrice di KÆdÆr si manifesta anche nella vita sociale e culturale del
paese con la gestione illuminata degli affari culturali da parte del ministro G. AczØl: non
esiste una vera e propria censura quanto piuttosto il controllo dello stato e del partito sui
mass media, sulla cultura e sulla societ secondo i l principio delle tre T , tÆmogatÆs
(sostegno), tőrØs (tolleranza) e tiltÆs (proibizione). Il governo tollera, piø che reprimere
totalmente, i punti di vista differenti (purchØ non siano ostili al regime o ai paesi alleati),
perfino l espressione religiosa, dopo una serie di trattative con il Vaticano concluse
dalla stipula di un documento nel settembre 1964, Ł consentita17(la maggioranza degli
ungheresi Ł di religione cattolica, ma esiste una forte componente calvinista e
luterana)18, e i visti per i viaggi all estero, persino nel blocco occidentale, sono spesso
rilasciati anche se non sempre garantiti19. Nel 1980, anche ai congressi dei sindacati dei
16
Cfr. Discorso al grande comizio elettorale del Fronte Popolare Patriottico a Budapest, maggio 1980,
in Socialismo e democrazia in Ungheria. Discorsi, articoli, interviste 1957-1982, op. cit. p. 87.
17
KÆdÆr: Per quanto riguarda le differenze ideologiche esistenti fra credenti e non credenti, la nostra
opinione Ł che nelle questioni ideologiche si pu vincere solo con argomenti. Nella lotta politica, invece,
ci Ł assolutamente indifferente stabilire chi Ł credente e chi no, o a quale confessione appartenga una data
persona. Se avanza con noi Ł un nostro alleato, se Ł contro di noi non possiamo essere tolleranti. Noi
rispettiamo la sensibilit religiosa dei credenti, non la offendiamo, non ne abbiamo alcun bisogno. Nello
stesso tempo, proclamiamo e diffondiamo la nostra ideologia e non la lasciamo offendere e attaccare. In
Discorso all attivo di Ny regyhÆza, marzo 1974, in Socialismo e democrazia in Ungheria. Discorsi,
articoli, interviste 1957-1982, op. cit. p.194.
18
I cattolici sono circa 6,5 milioni, il 65% della popolazione, i calvinisti 2 milioni e i luterani 450.000; ci
sono anche comunit religiose piø piccole, come bat tisti, uniati e metodisti che rappresentano solo una
piccola parte della popolazione, il 3% Ł di fede cristiano-ortodossa e infine Ł stimata la presenza di circa
80.000 ebrei (il 90% residente a Budapest).
19
Let the Hungarian see for themselves the so-calle d Paradise of the West and to be happy once they
get back here. KÆdÆr (1980) citato in Gati, Charles, Hungary and the Soviet bloc, Durham, Duke
University Press, 1986, p. 163. Nel 1986 6 milioni di ungheresi hanno viaggiato all estero, 708.000 in
paesi non socialisti e 16 milioni di turisti stranieri hanno visitato il paese, 4 milioni provenienti da paesi
non socialisti.
18
singoli settori industriali, Ł considerata la possibilit che i lavoratori siano rappresentati
in maniera diversificata, riconoscendo in questo modo una pluralit d interessi
all interno della classe lavoratrice.
I mutamenti sociali, che caratterizzano l epoca di KÆdÆr, sono dovuti piø alle
conseguenze dello sviluppo economico che alla situazione politica o al perseguimento
di un modello ideologico. Dagli anni Sessanta l Ungheria ha smesso di essere un paese
principalmente agricolo, la popolazione contadina da 2 milioni su 4 di attivi nel 1957 Ł
scesa a 1 milione su 5 all inizio degli anni 80 (a fronte rispettivamente di 1.300.000 e 2
milioni di operai e di un incremento degli impiegati nel settore dei servizi). L esodo
dalle campagne, iniziato dopo la fine della guerra verso i centri abitati di media e grande
dimensione, si trasforma negli anni Cinquanta in pendolarismo giornaliero o mensile:
nel 1970 il 50% della classe operaia vive nei villaggi. Secondo Mikl s Heged ős
l Ungheria Ł un paese sotto-urbanizzato se si considera la percentuale di abitanti delle
citt rispetto al livello di industrializzazione. Q uesta forza lavoro mobile, composta
principalmente di under 40 (il 68,2% nel 1970), da un forte impeto allo sviluppo della
seconda economia 20 trovando impiego principalmente in piccole imprese e operando
un agricoltura di piccola scala negli appezzamenti familiari. La specializzazione del
lavoro richiesta dallo sviluppo della struttura economica e la politica scolastica adottata
dal governo, volta a garantire il diritto d accesso ai piø alti gradi dell istruzione a
prescindere dalla classe d appartenenza, fanno s che nel 1980 il 29,5% dei giovani tra i
15 e i 29 anni abbia il diploma superiore e il 9,8% abbia raggiunto i piø alti livelli e sia
stato quasi del tutto debellato l analfabetismo21. La scolarizzazione di massa e il livello
di specializzazione di una parte della classe lavoratrice permettono, negli anni 70, la
formazione di una nuova classe media istruita beneficiaria della mobilit sociale
intergenerazionale22. Tuttavia nonostante questi cambiamenti nella struttura sociale
20
La definizione di seconda economia Ł stata a lun go dibattuta da economisti e sociologi: secondo I.
GÆbor e P. Galasi Ł incombe-creating activity outside the sale of labour to the socialist sector ; La ki
invece adotta la distinzione piø convenzionale tra attivit legali e illegali; consenso generale c Ł sul fatto
che sia un attivit che ha a che fare con il settor e non-socialsta dell economia. Cfr. Swain, Nigel,
Hungary : the rise and fall of feasible socialism, Verso, Londra, 1992, p.137-138. Hankiss basandosi
sulle definizione date da GÆbor individua dieci caratteristiche principali, in Hankiss, ElemØr, East
European Alternatives, Oxford University press, New York, 1990, p.84-85.
21
Parallelo al sistema di istruzione statale nasce e si sviluppano le scuole del partito in cui Ł formata parte
dei quadri dirigenti; nel 1985 il 45% degli iscritti ne ha frequentata una.
22
Alla fine degli anni sessanta, due terzi della classe dirigente proviene da famiglie di lavoratori manuali,
e met della popolazione non contadina ha origini c ontadine. Ovviamente KÆdÆr nØ trae motivo di
orgoglio per il sistema socialista: Nel passato se una persona camminava per strada, si poteva dire con
precisione qual era il suo mestiere, la sua posizione sociale e la sua situazione materiale. ( ) Dicen do che
da noi oggi vige l ordine socialista, noi affermiamo che abbiamo seppellito una volta per sempre il
passato capitalista. Il vecchio mondo Ł passato. Oggi non si pu piø dire in base al vestito cosa fann o le