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Introduzione
Nelle attuali società alfabetizzate leggere e scrivere sono diventate
competenze irrinunciabili nella vita di ogni giorno di ciascun individuo ed
eventuali carenze in tali ambiti causano notevoli difficoltà sia a livello
individuale che a livello socio culturale. Si parla di soggetto alfabetizzato
quando questi sia in grado di decifrare, comprendere ed utilizzare le
informazioni presenti in testi stampati per raggiungere i propri obiettivi e
sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità (Gallina, 2000). Oggi,
tuttavia, sembra essersi più che altro diffusa la condizione opposta, ovvero
il cosiddetto analfabetismo funzionale, che caratterizza bambini,
adolescenti e adulti che, pur avendo acquisito in ambito scolastico le
competenze di lettura e scrittura, non ne hanno una padronanza adeguata.
Il progetto ALL (Adult Literacy and Life skills), che ha analizzato le
competenze alfabetiche e matematiche della popolazione italiana tra i 16 e
i 65 anni, ha dato risultati sconcertanti, evidenziando che la gran parte
degli italiani rientra nella categoria dell’analfabetismo funzionale. Sembra
quindi che si possa parlare di nuovi analfabeti in riferimento a tali
individui, che presentano difficoltà nella lettura e nella scrittura (Ferraris,
Rusticelli, 2007).
Poiché questo lavoro intende occuparsi principalmente della
lettura, è importante sottolineare che i bambini e gli adolescenti di oggi
A ogni lettura presiede, per quanto inibito, il piacere di leggere; e
per la sua stessa natura – questa gioia da alchimista – il piacere di
leggere non ha nulla da temere dall’immagine, anche televisiva, e
anche sotto forma di massicce dosi quotidiane. Se però il piacere di
leggere è andato perduto (se, come diciamo: mio figlio, mia figlia, i
giovani non amano leggere) non si è perduto molto lontano. Appena
smarrito. Facile da ritrovare.
Ma bisogna sapere lungo quali sentieri cercarlo, e, per fare questo,
avere presenti alcune verità senza rapporto con gli effetti della
modernità sui giovani. Alcune verità che riguardano solo noi…Noi
che affermiamo di “amare leggere”, e che sosteniamo di voler far
condividere questo amore.
Daniel Pennac
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sono da considerarsi, fin troppo spesso, dei “cattivi lettori”, non soltanto
perché in molti rischiano di rientrare nella categoria dei nuovi analfabeti,
ma anche e soprattutto perché mancano della capacità di leggere un testo
per passione, perché non hanno consapevolezza di quanto la lettura possa
offrire loro. Del resto leggere allarga gli orizzonti, mette in contatto con
opinioni, pensieri e punti di vista anche diversi dai propri, stimola il
pensiero, il ragionamento e la fantasia e, infine, permette di provare delle
emozioni anche molto intense. Tuttavia, la situazione attuale potrebbe
essere destinata a peggiorare: i giovani sono sempre meno interessati alla
lettura e prediligono ai libri le loro versioni cinematografiche - triste
surrogato di ciò che potrebbero apprezzare in prima persona - che
“immaginano” al posto dello spettatore utilizzando scenografici effetti
speciali che si sostituiscono alla fantasia.
Leggere è indubbiamente un’attività complessa, che necessita di
più competenze: decifrazione del testo, comprensione del suo significato e
interpretazione e valutazione del lettore sono le operazioni che un lettore
deve compiere approcciando il testo. La lunga tradizione di ricerca di
ambito cognitivo relativa a questo tema ha, in effetti, messo in luce
soltanto i meccanismi che rendono possibile la lettura di un testo
(decifrazione e comprensione), trascurando per molto tempo, in relazione
alla lettura della narrativa, un campo di indagine fondamentale cui la
ricerca è attualmente più interessata, ovvero la dimensione della
soggettività, uno dei principali fattori che influenzano la fruizione del testo
narrativo (Levorato, 2007); come le emozioni si sviluppano nel corso della
lettura e quanto concorrono nel rendere piacevole tale attività sono
diventati i principali interrogativi dei ricercatori.
Attualmente si ritiene che cognizione ed emozione contribuiscano
in egual misura a rendere la lettura un’esperienza pregnante, al punto tale
da poter rintracciare la cognizione in esperienze emotive e l’emozione in
operazioni cognitive. Del resto si parla di emozioni della mente in
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riferimento alle emozioni che si sviluppano nella lettura grazie alla ricerca
e alla scoperta di informazioni nuove, mentre è possibile sviluppare
un’empatia caratterizzata da elementi cognitivi laddove il lettore, oltre a
sperimentare gli stati emotivi del personaggio, ne riesca a comprendere
perfettamente la condizione esistenziale.
Decifrazione, comprensione e valutazione sono i tre processi
fondanti la lettura che saranno analizzati all’interno di questo lavoro: il
primo riguarda specificamente il “saper leggere”, la capacità di decifrare
stringhe di lettere, che generalmente si acquisisce nella prima infanzia e
che permette di cogliere il significato della lingua scritta che, senza l’uso
di alcuna tecnica, non sarebbe altro che un insieme di simboli
incomprensibili; il secondo è il processo mediante il quale il lettore
costruisce il significato globale del testo, cioè vi rintraccia le informazioni
nuove e più salienti a seconda di quale sia lo scopo con cui approccia il
testo e di quali conoscenze lo guidino nella lettura; infine, il terzo
processo, la valutazione, permette al lettore di dare al testo un significato
ulteriore, più profondo e personale, che non dipende esclusivamente da
quanto il testo “letteralmente” descrive, ma da quanto di se stesso il lettore
proietta nella lettura, sia per quanto riguarda le proprie conoscenze
pregresse sia per quanto riguarda le concezioni del mondo e del Sé che
possiede. Mediante questo ultimo processo, cioè, il lettore dà senso al testo
arricchendolo con la propria personale interpretazione, proiettandovi le
proprie emozioni e le proprie conoscenze del mondo esterno.
La lettura può considerarsi, dunque, un’attività che coinvolge e
promuove l’intelligenza cognitiva quanto quella emotiva (Goleman, 1995),
in quanto, oltre a stimolare la produzione di conoscenze, permette di
sperimentare stati emozionali al punto da favorire lo sviluppo di una
maggiore consapevolezza delle proprie emozioni, nonché di una maggiore
capacità di riconoscerle e comprenderle in se stessi e negli altri. Inutile
sottolineare quanto entrambe le facoltà, intelligenza cognitiva ed emotiva,
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siano necessarie per la vita quotidiana di ciascun essere umano; in
particolare, tuttavia, credo sia importante evidenziare quanto attualmente
si parli nelle scuole di “progetti di alfabetizzazione emozionale” per
contrastare i fenomeni di aggressività incontrollata che fin troppo spesso
coinvolgono i giovanissimi: si tratta di laboratori di apprendimento delle
emozioni, per imparare a riconoscerle e ad esserne consapevoli; se,
dunque, la lettura favorisce lo sviluppo di tale facoltà, non è forse vero che
questa pratica potrebbe rappresentare un seppur minimo sostegno per i
bambini e gli adolescenti di oggi nell’imparare a gestire le relazioni
interpersonali?
In questo lavoro intendo, dunque, esaminare l’attività della lettura
in tutti i suoi diversi e peculiari aspetti - come si svolge, quali sono i
meccanismi che la permettono, come il soggetto partecipa alla costruzione
del significato globale del testo con la propria interpretazione - poiché
ritengo che la lettura sia un’attività fondamentale nel processo di crescita
dell’essere umano non solo dal punto di vista socio culturale, ma anche dal
punto di vista personale. Del resto l’interesse che ho sviluppato per tale
argomento è legato a due motivi entrambi di ordine personale: il primo
riguarda la mia esperienza di appassionata lettrice, infatti, da quando da
bambina ho imparato a leggere coltivo una grande passione per i libri e la
pratica costante di quest’attività mi ha portato a ritenere che essa sia
fondamentale per la crescita individuale; il secondo motivo, invece,
riguarda la mia esperienza come responsabile di una biblioteca sita a
Scampia, quartiere in cui vivo. Qui, infatti, ho avuto modo di sperimentare
coinvolgenti laboratori di lettura rivolti ai bambini, laboratori creati allo
scopo di avvicinare i piccoli al magico mondo della lettura affinché
diventasse per loro un’opportunità di sviluppo culturale e un’occasione per
migliorare la loro competenza nella decifrazione e comprensione del testo,
ma soprattutto per imparare a leggere non esclusivamente in virtù di un
obbligo scolastico, ma perché la lettura è un’attività piacevole ed
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emozionante immancabile nel percorso di crescita. E’ stata, in particolare,
quest’attività a rendermi consapevole di quanto i bambini abbiano bisogno
di leggere e di appassionarsi ai libri perché la lettura non sia più soltanto
una tecnica da imparare per svolgere i compiti scolastici, ma un’esperienza
da vivere.
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Capitolo 1
“Imparare a leggere: teorie e modelli”
1. Premessa
Il percorso attraverso il quale il bambino diviene lettore può essere
considerato a tutti gli effetti un processo di acculturazione che porta il
bambino ad acquisire la competenza del saper leggere attraverso un doppio
movimento: da un lato, mediante un processo di esteriorizzazione, il
piccolo entra nel mondo della lettura imparando a conoscere la lingua
scritta, dall’altro, mediante un processo di interiorizzazione, egli tenta di
far proprio tale mondo, attribuendovi una dimensione psichica che permea
la tecnica di soggettività, trasformando l’atto di leggere in comportamenti,
modi di pensare e disposizioni riflessive personali (Chauveau, 2000).
Indubbiamente il processo che porta all’apprendimento della lettura
può essere ricco di ostacoli, ma è necessario che l’individuo (in genere il
bambino - al quale ci si riferirà da questo punto in poi - ma lo stesso vale
anche per l’adulto non alfabetizzato che inizia tale percorso), raggiunga
pienamente l’obiettivo onde evitare deficit successivi, che potrebbero
influenzare notevolmente tutti gli ambiti della sua vita. Tale
apprendimento è particolarmente gravoso poiché passa attraverso
l’acquisizione di competenze specifiche, che dipendono sia dalle
conoscenze che il bambino ottiene nel corso del periodo prescolastico,
attraverso l’apprendimento della lingua parlata, sia dall’acquisizione di
meccanismi che presuppongono nuove e diverse modalità di accedere alle
conoscenze linguistiche e di rappresentare le parole. La lingua scritta,
infatti, non è altro che una immagine, culturalmente condivisa, del
linguaggio orale, pertanto alla base dell’approccio al linguaggio scritto si
pone la lingua parlata: essa si sviluppa in modo molto naturale, attraverso
le interazioni della vita quotidiana, grazie all’attivazione di due
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meccanismi cognitivi, uno di processing del suono che porta rapidamente
all’elaborazione fonetica e al riconoscimento semplice ed automatico delle
parole, l’altro di accesso alle memorie lessicali che, attivandosi anche in
presenza di informazioni parziali, permette di riconoscere il vocabolo sin
dall’ascolto delle prime sillabe. Il processo che porta all’acquisizione della
lettura, invece, è reso complesso da un ulteriore passaggio, in quanto esige
anche la conoscenza dei grafemi che compongono la lingua scritta.
Le stringhe di lettere fungono da mediatori nel collegare la
percezione visiva al lessico, affinché il vocabolo possa essere riconosciuto
e collegato al suo significato e il soggetto, segmentando e decifrando le
stringhe, possa imparare a leggere e “pensare” le parole (Pontecorvo,
1999).
A differenza del linguaggio orale, dunque, quello scritto necessita
di un adeguato insegnamento formale attraverso il quale il soggetto impara
a decifrare le stringhe di lettere e collegarle al rispettivo significato (Job,
1984).
Se pensiamo a quanto è importante uno sviluppo adeguato del
linguaggio orale per lo sviluppo della capacità di leggere e comprendere
un testo, potremmo anche affermare che per imparare a leggere è
necessario innanzitutto saper ascoltare l’altro e quanto comunica con le
sue parole: la conoscenza e la comprensione, da parte del bambino, del
linguaggio parlato sono ottimi facilitatori nell’apprendimento della lettura,
dunque è importante che egli riesca a familiarizzare quanto più possibile e
con il maggior numero di parole che l’adulto utilizza nel rivolgersi a lui.
Inoltre esiste un’ulteriore, sostanziale differenza tra linguaggio
scritto e parlato; infatti se nella lingua parlata il periodo è costruito con
poca riflessione, con la certezza che la comprensione sarà facilitata anche
da altri fattori (ad esempio, la comunicazione non verbale: tono della voce,
gestualità, mimica facciale), nella lingua scritta il pensiero va costruito con
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notevole accuratezza poiché si presuppone che l’intento comunicativo
dell’autore, non presente, debba essere ricreato dalla mente di chi legge.
Questa differenza diventa fondamentale se pensiamo che si può
considerare la lettura sia in termini di decodifica sia in termini di
comprensione.
La prima definisce la lettura in quanto tecnica che permette di
associare una stringa di lettere ad una parola in modo corretto e veloce; la
seconda, invece, fa riferimento alla capacità di rappresentarsi il contenuto
simbolico di quanto si sta leggendo e acquisirne il significato attraverso
l’utilizzo di conoscenze già possedute, creando ragionamenti e immagini
(Chauveau, 2000).
Tale differenza spiega come è possibile ritrovarsi davanti bambini
che, pur sapendo leggere, non riescono a cogliere il senso del testo, cioè
non riescono a raggiungere il livello della comprensione, o ancora bambini
che mostrano notevoli difficoltà nella lettura ad alta voce, ma riescono a
comprendere perfettamente quanto scritto se letto “in mente”. Se dunque è
possibile assistere a deficit nell’uno o nell’altro ambito, la chiarezza e la
coerenza da parte di chi produce il testo diventano caratteristiche
fondamentali per rendere accessibile il significato dei testi e per rendere
davvero possibile la ri-creazione dell’intento comunicativo di chi scrive
nella mente di chi legge.
La distinzione tra lettura come decodifica e lettura come
comprensione ha fatto sì, inoltre, che si sviluppassero teorie e studi
differenti per entrambi i campi di indagine: nel primo caso la ricerca ha
analizzato principalmente i processi cognitivi che sottendono
l’apprendimento della lettura e le varie fasi attraverso cui il soggetto
acquisisce correttamente tale competenza; nel secondo caso, invece, sono
stati indagati i meccanismi cognitivi che permettono all’individuo di fruire
di un testo, ovvero di comprenderne il senso così da poterlo sintetizzare e
inserire nel proprio bagaglio di conoscenze.