3
La terza proprietà riguarda la logica a rete di qualsiasi sistema o insieme di
relazioni che fanno uso delle nuove tecnologie dell’informazione».
2
La network society è così caratterizzata dalla centralità del sapere che, a
differenza dalle società precedenti, diviene sia oggetto che soggetto dei processi
produttivi, in questo modo si aprono nuove prospettive, nuove fasi di
civilizzazione. Secondo Pierre Lévy siamo di fronte ad un nuovo spazio
antropologico, un nuovo umanesimo, dove l’intelligenza dell’umanità viene
valorizzata grazie alle nuove tecnologie che permettono la comunicazione e la
circolazione del sapere anche tra persone molto distanti tra loro, sia
geograficamente che culturalmente, dando vita a processi sinergici di
collaborazione e co-creazione: l’intelligenza collettiva. Il cyberspace è il luogo
ideale per la formazione dei collettivi intelligenti, in quanto rende possibile una
comunicazione deterritorializzata del tipo tutti/tutti, dove ogni persona è sia
trasmittente che ricevente, realizzando così un’interazione realmente
democratica, ossia rispettosa delle alterità e che valorizzi le diversità.
Internet, in sintonia con la mutabilità propria della network society, cambierà
radicalmente nel prossimo futuro, «non sarà più l'Internet che noi conosciamo:
sarà come una crisalide che si trasforma in farfalla o acqua che, riscaldata, dallo
stato liquido diventa vapore. Sarà un altro spazio, qualcosa di completamente
diverso».
3
E’ difficile fare previsioni sul futuro di un medium tanto variabile e
imprevedibile, tuttavia, osservando la crescita impetuosa e la popolarità raggiunta
dal peer-to-peer, è possibile dire che i network p2p saranno i protagonisti dei
cambiamenti che avverranno nel cyberspace. La loro capacità di aggirare il
modello di connessione client/server tipico del Web, permette la valorizzazione
delle infinite risorse ospitate dai PC, ossia rende accessibile a tutti quella dark
matter della galassia Internet attuando una comunicazione diretta tra gli utenti,
senza intermediari. Viene così a cadere la divisione tra server (cittadini a pieno
2
M.Castells, La nascita della società in rete, Università Bocconi Editore, Milano, 2002
3
J.De Rosnay, C’è una vita dopo Internet?, in www.mediamente.rai.it, 1997
4
titolo) e client (rilegati ad un ruolo secondario nei flussi comunicativi della Rete)
caratteristica del Web, stabilendo una comunicazione tra “pari”: Internet, il
medium democratico per eccellenza si è democratizzato.
Il p2p rappresenta, quindi, un medium che da una parte accentua le dinamiche di
cambiamento socio-culturale che sono in atto in questa fase di passaggio dalla
società industriale alla società informazionale, dall’altra amplia gli orizzonti del
cyberspace fornendo un ruolo attivo a quei milioni di PC rilegati alla periferia di
Internet.
Questa prospettiva di osservazione adottata non implica una visione basata né sul
determinismo tecnologico, per il quale la tecnologia determina la società, né sulla
tecnologia determinata, per la quale è la società a determinare l’innovazione. La
relazione che intercorre tra agenti sociali e forme tecnologiche è un’interazione
dialettica, «in quanto la tecnologia è la società, e non è possibile comprendere o
rappresentare la società senza i suoi strumenti tecnologici».
4
Il peer-to-peer è,
quindi, sia un artefatto materiale che un prodotto sociale, e quando si utilizzano
generalizzazioni in cui un medium è il soggetto di un’azione, si intende con essa
riferirsi alle persone e istituzioni sociali, politiche ed economiche che creano ed
usano quel medium.
4
M.Castells, La nascita della società in rete, in P.Himanem L’etica hacker e lo spirito dell’informazionlaismo,
Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, 2001
5
1. Il Peer-to-Peer
1.1 Il Contesto
«L'apparire di una crisi può essere letto non come un semplice rumore nel
sistema ma come il segnale dell'emergere di un nuovo livello di ordine
5
». Il
cambiamento sociale che ne deriva è un processo continuo alle cui basi possiamo
riconoscere fattori compositi, appartenenti di volta in volta alla dimensione
tecnologica, economica, culturale e politica. Un approccio su questi periodi di
transizione che non perda di vista questa matrice multidimensionale deve tuttavia
tener conto delle dinamiche peculiari della tecnologia. Il rapporto, infatti, tra la
tecnologia che si sviluppa in una determinata società e la società stessa è di tipo
dialettico: la prima si inserisce e interagisce con i tratti della seconda, che ne è
modellata nella struttura fondamentale. «Ma è importante sottolineare che la
comparsa e la diffusione delle tecnologie intellettuali non determinano
automaticamente una certa forma di conoscenza e di organizzazione sociale. […]
Le tecniche non determinano, condizionano […] si potrebbe dire che la tecnica
propone e l’uomo dispone»
6
.
5
W.I.Thompson, History as cultural perception, understanding 1984/Pour comprendre 1984, in Occasional
Paper 48, ottawa, Canadian commission for Unesco, 1984.
6
P.Lévy, Il virtuale, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1997
6
Il processo di influenza della tecnologia sulla società è continuo, ma subisce una
accelerazione quando il sistema tecnologico raggiunge un picco, quando
raggiunge un punto di massimo oltre il quale ci può essere solo il «cambiamento
qualitativo: una rivoluzione tecnologica che introduce un nuovo paradigma
tecnologico
7
»
8
. Il più importante fattore tecnologico di cambiamento della nostra
epoca è stata l'elettricità, in quanto da essa è scaturita una velocità sconosciuta
prima. Tecnologie quali l'alfabeto, la stampa, il telegrafo, il cinema, il telefono, la
radio e la televisione hanno sempre causato un'accelerazione nella cultura
esistente, provocandone la crisi e favorendo l'emergere di una nuova. La velocità
insita nei computer influenza non solo la società e la sua cultura, ma coinvolge
anche le altre tecnologie (che presentando al loro interno microchip si sono
trasformate in computer in una dinamica di progressiva convergenza). Questa
velocità coinvolge i tradizionali modelli culturali in un processo in cui prima
vengono sezionati, dissipati, messi in crisi, e poi sono ricomposti facendone
elementi di una nuova cultura.
«La crisi è il momento del cambiamento, della metamorfosi: possiamo
immaginare che un bruco sia in crisi profonda nel momento in cui si trasforma in
una farfalla. […] si pensa che la parola crisi significhi qualcosa di terribile, ma
non è così. […] Crisi deriva dal greco krino, che vuol dire “valutare, giudicare o
decidere. Una crisi è il tempo del giudizio e l'oggetto del giudizio»
9
.
7
M.Castells, L’informazionalismo e la network society, op. cit.
8
Il filosofo della scienza T.Kuhn ha introdotto il concetto di paradigma, da intendere come un sistema più o meno
strutturato e omogeneo di teorie e di assunti metafisici, per comprendere la diversità dell’attività scientifica nei
periodi di “scienza normale” e in quelli di rivoluzione. Nei primi gli scienziati e i teorici tendono principalmente a
non mettere in discussione i paradigmi vigenti, seguendone gli assunti, ampliandone e approfondendone il campo
di applicazione. Si giunge ai momenti di rivoluzione quando le assunzioni del paradigma riescono sempre meno a
spiegare e a coprire le incongruenze e le anomalie provenienti sia dall’attività scientifica sia da quella concettuale.
Gli scienziati, allora, operano un processo di critica e di revisione dei principi per giungere alla definizione di un
nuovo sistema di assunti che rappresenterà un nuovo paradigma inaugurante un periodo di scienza normale. Il
paradigma è una struttura concettuale che delinea un insieme di scoperte che si coagulano intorno ad un nucleo
che ne accresce le potenzialità e fa sì che intrattengono tra di loro dei rapporti reciproci in sinergia, tale che il
valore aggiunto del sistema nella sua totalità è sempre maggiore della somma del valore aggiunto delle sue parti.
9
D. de Kerckhove, La pelle della cultura, Costa&Nolan, Milano, 1996
7
La tecnologia occupa un ruolo primario nel cambiamento sociale, non nella sola
dimensione tecnologica o comunicativa, ma ad un livello più profondo, nel livello
più intimo della persona e della sua società: il suo corpo. «I nuovi media, le
nuove tecnologie con cui amplifichiamo ed estendiamo noi stessi costituiscono
una sorta di enorme operazione chirurgica collettiva eseguita sul corpo sociale
[…] Quello che cambia è l'intero sistema»
10
. «Ogni estensione tecnologica cui
facciamo posto si comporta come una sorta di arto fantasma, mai del tutto
integrato nelle funzioni fisiologiche o mentali, ma neanche completamente
estraneo alla nostra formazione psicologica»
11
. È proprio agendo sui processi
psicosensoriali, inserendosi e modificando gli schemi mentali dell'individuo, e di
conseguenza a livello macroscopico mutando la sua società, che la tecnologia
plasma la visione della realtà. Con l'emergere di una ogni volta nuova tecnologia
si presenta un succedersi di realtà: da quella plasmata dall'alfabeto, poi dalla
stampa, dal telegrafo, dal cinema, dal telefono, dalla radio, dalla televisione ed
ora dalle reti informatiche. Ogni visione della realtà è mantenuta dal suo
peculiare paradigma sociale, da quello culturale, da quello economico e politico,
ma non solo: essa è caratterizzata e basata anche sul suo fondamentale medium di
comunicazione. Così ogni esistente visione della realtà viene accelerata e messa
in crisi dalla nuova tecnologia - dal nuovo medium emergente - fino a quando
non ne scaturisce una realtà riplasmata da quel nuovo medium.
10
M.McLuhan, Gli strumenti del comunicare, Arnoldo Mondatori Editore, Milano, 1990
11
D. de Kerckhove, op. cit.
8
1.1.1 La network society
Oggi stiamo vivendo l'emergere di un periodo di transizione causato dalla
comparsa di un nuovo paradigma tecnologico centrato sul computer. L'attuale
società basata sulla televisione generalista come principale medium di
comunicazione si trova in una fase di transizione: è infatti oggetto di una
dinamica di accelerazione causata dall'affermarsi di un nuovo medium
rappresentato dalle reti informatiche, le quali producono una contrazione dei
tempi, fino a relativizzarli, e dello spazio, causando una “globalizzazione” della
visione del mondo che si è estesa dalla «storia del mondo occidentale alla storia
della terra
12
».
L'industrialismo, il paradigma tecnologico che sta tramontando, è nato con la
rivoluzione nella tecnologia energetica, che ha avuto luogo nell'Ottocento per
merito dell'energia a vapore la quale si è sviluppata fino ad avere un balzo
evolutivo con la diffusione dell'elettricità. Queste due forme di energia hanno
costituito in tempi e contesti diversi i due fulcri intorno cui si sono addensate
altrettante rivoluzioni, derivate e/o influenzate dal vapore prima e dall'elettricità
poi, in campi differenti quali nei trasporti, nella meccanica, nella chimica, nella
biologia, nella medicina, nella metallurgia... Queste rivoluzioni in campi settoriali
sono venute a costituire le parti in sinergia dell'infrastruttura tecnologica
dell'industrialismo. Dall'affermazione di questo nuovo paradigma tecnologico ha
avuto luogo la società industriale, «le cui caratteristiche fondamentali sono state
la fabbrica, la grande azienda, la razionalizzazione della burocrazia, la graduale
diminuzione del lavoro agricolo, il processo di urbanizzazione su larga scala, la
formazione di sistemi centralizzati per la diffusione di servizi pubblici,
l'affermarsi della comunicazione attraverso i mass media, la costruzione di un
12
D. de Kerckhove, op. cit.
9
sistema di trasporti nazionale e internazionale e lo sviluppo di armi di distruzione
di massa»
13
.
La società industriale si è sviluppata in una eterogeneità di forme peculiari
determinate dal particolare contesto culturale, sociale, politico-economico in cui
si innestava, venendo così a costituire una molteplicità di varianti di società
industriali storiche: Giappone, Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Italia.
L'epoca di transizione in cui viviamo vede l'industrialismo sempre più
rimpiazzato dal nuovo paradigma tecnologico dell’informazionalismo. «Poiché
l’informazionalismo è fondato sulla tecnologia della conoscenza e
dell’informazione, nel modo di sviluppo informazionale esiste un legame molto
stretto tra cultura e forze produttive, tra spirito e materia. Ne consegue che
dovremmo aspettarci la nascita di forme storicamente nuove di interazione
sociale, controllo sociale e mutamento sociale».
14
Non sarà un passaggio né facile
né di breve durata in quanto le esistenti forme sociali verranno assorbite da quelle
emergenti in un processo tanto lungo quanto lo richiederà la loro elevata
complessità ed eterogeneità. Inoltre l’industrialismo continuerà ad essere
presente, coesisterà con il nuovo paradigma dominante.
Parallelamente una nuova struttura sociale si viene a delineare: la "network
society": «come tendenza storica, le funzioni e i processi dominanti nell’Età
dell’informazione sono sempre più organizzati intorno a reti. Le reti costituiscono
la nuova morfologia sociale delle nostre società e la diffusione della logica di rete
modifica in modo sostanziale l’operare e i risultati dei processi di produzione,
esperienza , potere e cultura. Benché la forma di organizzazione sociale a rete sia
esistita in altri tempi e in altri spazi, il nuovo paradigma della tecnologia
dell’informazione fornisce la base materiale per la sua espansione pervasiva
attraverso l’intera struttura sociale».
15
L'informazionalismo è la ragion d'essere
13
M.Castells, L’informazionalismo e la network society, op.cit.
14
M.Cstells, La nascita della società in Rete, Università Bocconi Editore, Milano, 2002
15
M.Castells, La nascita della società in rete, op.cit
10
del nuovo paradigma sociale in quanto ha permesso, permette, permetterà la
mutazione dell'organizzazione sociale e delle istituzioni congiuntamente ad un
più vasto schema di cambiamento sociale.
Ciò che caratterizza l'informazionalismo come nuovo paradigma tecnologico non
è il ruolo centrale dell'informazione e della conoscenza (le quali sono state
fondamentali, se non in tutte, in molte società storiche), nella creazione e nella
gestione del potere e della ricchezza, «ciò che vi è di nuovo è la tecnologia
dell’elaborazione dell’informazione e il suo impatto sulla generazione e
l’applicazione della conoscenza».
16
La rivoluzione dell'informazionalismo è
determinata dalle peculiarità delle nuove tecnologie dell'IT che occupano una
importanza storica di primo piano nel panorama delle scoperte tecnologiche,
poiché presentano la capacità di percorrere simultaneamente tre distinte
dimensioni: la capacità di espandersi autonomamente nel volume, nella
complessità, nella velocità di elaborazione (basti pensare all'evoluzione dei
microchip); i processi di ricombinazione dell'informazione, che producono essi
stessi una spirale di innovazione (l'ipertesto, Internet); la flessibilità nella
distribuzione di elaborazione dei dati, la quale sarebbe onnipresente
presupponendo l'infrastruttura e le competenze (Internet mobile, telefoni
cellulari).
L’industrialismo con molte delle sue forme non scomparirà né verrà rimpiazzato
ma verrà assimilato dall’informazionalismo, «[…] si ricordi che anche se la
nostra network society differisce in modo significativo dalla precedente, la
società industriale, la new economy non implica una rottura totale con il
capitalismo descritto da Weber: si tratta soltanto di un nuovo tipo di
16
M.Castells, L’informazionalismo e la network society, op.cit.,. L’autore si pone in contrasto con le consuete
definizioni di economia della conoscenza e di società dell’informazione sottolineando la funzione determinante
del nuovo paradigma tecnologico costituito dall’informazionalismo capace di, e fondato sulla moltiplicazione
delle potenzialità umane di trattare dati e informazioni grazie alle innovazioni nei campi della microelettronica e
dell’ingegneria genetica.
11
capitalismo».
17
I meccanismi dell’etica protestante che hanno retto l’età
industriale che sono stati fondati intorno al principio base del lavoro,
continueranno non solo ad essere presenti, ma a sostenere la network society, «il
lavoro è il nucleo della vita delle persone, e lo sarà anche nel prossimo futuro»
18
.
La transizione ad una nuova éra culturale è prodotta sia dall’avvento di un nuovo
medium, sia da un cambiamento nell’utilizzare o nell’interagire con uno
esistente, perché questo altera non solo le dinamiche psicosensoriali intime
all’artefatto, ma avviene un riposizionamento di tutti i sensi, dell’intera
percezione corporale. L’introduzione dello schermo, ad esempio, ha
rappresentato un arto fantasma che è venuto ad affiancare la mente nel
trattamento dei dati, siano essi informazioni o immagini; ogni diverso tipo di
rapporto stabilito con lo schermo ha accompagnato una nuova cultura: il rapporto
frontale con la televisione ha introdotto il volume della cultura di massa; il
rapporto interattivo con il PC ha immesso la velocità; la multimedialità ha
introdotto la profondità. «Ogni volta che muta l’approccio a un determinato
medium, tutta la cultura si modifica»
19
. L’elettricità ha costituito la più
importante innovazione del XX secolo e soprattutto ha portato alla crisi di una éra
nata con l’avvento dell’alfabeto, e alla fondazione di una nuova, la società
elettrica, caratterizzata dalla velocità: l’elettricità comporta un’accelerazione
sempre maggiore, mai riscontrata nelle innovazioni precedenti. Questa
accelerazione provoca una contrazione sempre maggiore dello spazio e del
tempo. All’ora divisa e ripartita dall’orologio, strumento chiave dell’éra
alfabetica nel parcellizzare il continuum temporale con l’obiettivo di determinare
il ritmo del lavoro e della intera vita, si sostituisce un tempo contratto dalla
velocità dell’elettricità fino a relativizzarsi in un tempo individuale, basato sulle
necessità e sui bisogni del singolo che decide quale ritmo seguire, e non più a
17
P.Himanem, op.cit.
18
M.Castells, La nascita della società in rete, op.cit
19
D. de Kerckhove, op. cit.
12
subirlo. La stessa dinamica ha riguardato lo spazio: il mondo si è ristretto; il
mondo vitale è passato ad essere rappresentato prima da una nazione, poi da un
continente, ancora da un occidente/oriente, ora è la terra nella sua interezza,
secondo i meccanismi della globalizzazione. L’icona di questo processo è un
globo solcato da fili elettrici: ogni spazio è coperto, collegato a tutti gli altri,
istantaneamente. «L’istantaneità, una funzione della globalizzazione, impone
un’accelerazione a tutte le società umane. Gli effetti principali dell’istantaneità
sono due: uno è l’istantaneità nella portata e nell’effetto di feedback; l’altro è
l’eliminazione di un periodo di adattamento. Il primo ci trasforma in nomadi
elettronici: ci mette in contatto con qualsiasi punto nel mondo e da qualsiasi
punto del mondo recupera informazioni immediate».
20
Il secondo comporta la
non-capacità di produrre una reazione in tempi accettabili alle rivoluzioni sociali,
economiche, culturali e politiche prodotte dalle innovazioni tecnologiche, con il
rischio di subirle passivamente. «La gestione della crisi è particolarmente
preziosa in tempi di transizione»
21
, in quanto è grazie ad un atteggiamento
improntato sul senso critico e sulla capacità d’osservazione che è possibile
abbandonare il ruolo di vittime della tecnologia per diventarne i navigatori, o
meglio i cybernauti (cyber = timonieri). È da evitare un atteggiamento ingenuo
che consideri come positivo o negativo il valore di una tecnologia, poiché essa è
dipendente dal suo contesto storico e culturale, da come la società la utilizza e
come essa ne viene influenzata. Infatti tutte le tecnologie devono essere concepite
culturalmente, anche, e forse a maggior ragione, quelle più esplosive, quelle che
determinano una crisi in un esistente paradigma tecnologico e della relativa
struttura sociale e poi costituiscono le basi per l’emergerne di nuovi; il vettore
delle innovazioni tecnologiche è rappresentato quindi dai mutamenti culturali.
Riprendendo, in modo tematico, da Weber la relazione tra etica protestante e
spirito del capitalismo, si può affermare che una nuova cultura, che è nata da e ha
20
D.de kerckhove, op.cit.
21
D.de kerckhove, op.cit.
13
plasmato Internet, ha contribuito a concepire e ha modellato l’informazionalismo
secondo i suoi principi di apertura, scambio delle informazioni e condivisione
delle competenze e risorse. Per capire l’informazionalismo e la relativa network
society, è importante tener presente questa cultura di apertura, questa etica
hacker, e il ruolo che ha ricoperto nella nascita del nuovo paradigma, di quello
che ricopre oggi e tentare di fare previsioni sul suo futuro.
La genesi della network society può essere sintetizzata da tre distinti eventi che
hanno caratterizzato il XX secolo e il cui incontro/combinazione reciproca li
hanno fatti entrare in risonanza: l’avvento dell’IT e la rivoluzione che ha subito
negli anni ’70 (Internet, i protocolli TCP/IP, i PC); la rivoluzione nella
organizzazione sociale ed economica da una parte del capitalismo, che integrando
le innovazioni tecnologiche, organizzative e cognitive delle reti informatiche è
riuscito a rinnovarsi, dall’altra del comunismo, che essendone incapace è invece
collassato; i movimenti giovanili libertari, portatori di una nuova cultura
alternativa a quella paternalista-maschilista-capitalista dominante, che hanno
ricercato nuove modalità di relazione sociale. Le diversità nei tempi, nei modi e
nella profondità di incidere sul sociale che questi tre fenomeni hanno avuto nelle
varie società e paesi, ha determinato, insieme alle particolarità storiche, culturali,
economiche e sociali di queste, le peculiari forme di sviluppo della network
society. Come l’industrialismo non ha avuto presa sulla totalità delle comunità
umane, sarebbe falso affermare l’universalità della network society, anche se «la
logica networking della strumentalità ha già collegato segmenti dominanti delle
società in vaste zone del mondo»
22
«Sulle fondamenta dell’informazionalismo emerge la network society e si
espande attraverso tutto il pianeta come forma dominante di organizzazione
sociale della nostra epoca. Si tratta di una struttura sociale composta di network
informazionali alimentati dalle tecnologie dell’informazione caratteristiche del
22
M.Castells, L’informazionalismo e la network society, op.cit..
14
paradigma informazionalista. Per struttura sociale intendo dispositivi
organizzativi di esseri umani in rapporto con la produzione, il consumo,
l’esperienza e il potere, così come vengono espressi in un’interazione
significativa nel contesto di una cultura. Un network è una serie di nodi
interconnessi. Un nodo è il punto in cui la curva taglia se stessa. I network sociali
sono vecchi quanto l’umanità. Ma con l’informazionalismo hanno acquisito una
nuova vita, perché le recenti tecnologie aumentano la flessibilità inerente al
network e allo stesso tempo risolvono i problemi di coordinamento e guida che
hanno ostacolato i network nel corso della storia, nella loro competizione con le
organizzazioni gerarchiche. L’operatività dei network viene condivisa attraverso
un processo decisionale che ha luogo lungo i nodi secondo uno schema
interattivo. Per definizione un network non ha centro, soltanto nodi. Anche se i
nodi possono essere di dimensioni diverse, e quindi di importanza variabile, essi
sono comunque tutti necessari al network. […]L’importanza relativa di un nodo
non deriva dalle sue caratteristiche specifiche, ma dalla capacità di contribuire al
network con informazioni di valore»
23
. La necessità di organizzarsi in network
sociali, capaci per mezzo della loro elasticità di valorizzare la creatività e
l’ingegnosità dei singoli e di attuare dinamiche di risposta rapida, deriva dalla
competitività che l’attuale ambiente richiede. La continua accelerazione nel ritmo
di innovazione tecnologica e organizzativa impone che l’individuo da una parte
sviluppi le capacità di comunicare, organizzare e adattare continuamente le
proprie competenze in quanto singolo, dall’altra di abbandonare la mentalità
gerarchica per una basata sulla cooperazione e sulla co-creazione di gruppo.
L’emergere di un medium di comunicazione basato sulle reti informatiche
«sembra essere la realizzazione di un progetto più o meno preciso, quello della
costituzione deliberata di nuove forme di intelligenza collettiva, più flessibili e
23
M.Castells, L’informazionalismo e la network society, op.cit..
15
democratiche, fondate sulla reciprocità e il rispetto delle particolarità»
24
. Si tratta
di una transizione molto profonda che introduce un nuovo “spazio
antropologico
25
” basato sulla conoscenza, vero motore della network society.
«Oggi l’homo sapiens deve affrontare un cambiamento rapido del proprio
ambiente, una trasformazione di cui è l’agente collettivo involontario. […]O
riusciamo a superare una nuova soglia, una nuova tappa dell’ominazione
inventando un attributo dell’umano altrettanto essenziale del linguaggio, ma di
grado superiore, l’intelligenza collettiva
26
, oppure si continua a “comunicare”
attraverso i media e a pensare all’interno di istituzioni separate le une dalle altre
e che per di più provocano il soffocamento e la divisione delle intelligenze»
27
.
24
P.Lévy, op.cit.
25
Secondo la concezione di P.Lévy, uno spazio antropologico è «un sistema di prossimità (spazio) proprio del
mondo umano (antropologico) e dunque dipendente dalle tecniche, dai significati, dal linguaggio, dalla cultura,
dalle convenzioni, dalle rappresentazioni e dalle emozioni umane».
26
L’intelligenza collettiva è « un’intelligenza distribuita ovunque, continuamente valorizzata, coordinata in tempo
reale, che porta a una mobilitazione effettiva delle competenze, […] nessuno sa tutto, ognuno sa qualcosa, la
totalità del sapere risiede nell’umanità». P.Lévy L’intelligenza collettiva.
27
P.Lévy, op. cit (corsivo mio)
16
1.1.2 L’intelligenza collettiva
Di fronte alla sempre maggiore complessità e istantaneità delle questioni che
emergono nella nostra società, la via dell’intelligenza collettiva permetterebbe di
sviluppare in sinergia le intelligenze e le competenze finora tenute divise a causa
dei meccanismi dell’economia capitalistica di stampo “protestante”. Un mondo
sociale caratterizzato da una sempre maggiore velocità di mutazione può
spaventare e provocare scetticismo a causa della perdita di una parte di identità
che ciò richiederebbe, ma ci si adeguerebbe progressivamente ai suoi processi. In
cambio verrebbero meno i meccanismi di controllo e di governo caratteristici
delle nostre attuali organizzazioni gerarchiche, le dinamiche tese a soffocare i
conflitti in virtù del conformismo necessario a queste, e di conseguenza il sapere
supererebbe le barriere protezionistiche erette dagli organi sociali per proteggere i
propri interessi particolari per poi diffondersi in maniera universale.
Tuttavia cosa sia realmente l’intelligenza collettiva, quali siano in realtà i suoi
meccanismi e le sue peculiarità non è possibile saperlo, stiamo ancora compiendo
i primi passi in un territorio sconosciuto. La sola certezza è che questo territorio è
ben diverso da come abbiamo immaginato in passato; un importante passo è
acquisire la consapevolezza di essere degli stranieri che ignorano cosa li circonda
e li attende, ma è grazie al giudizio critico e alla capacità di osservazione che è
possibile passare dal ruolo di sperduti a quello di cybernauti.
Le competenze e risorse del singolo sono rese disponibili alla comunità non
secondo meccanismi determinati e fissi, quasi a voler inseguire la logica
dell’alveare, ma alla luce del senso di responsabilità e della coscienza
dell’individuo, poiché sono le sue attività mentali con quelle degli altri membri
della comunità a formare, alimentare e mutare l’intelligenza collettiva. L’identità
della persona è mutata, ma non svanisce in un anonimo numero come potrebbe
essere in un formicaio; neppure si aliena in un ruolo immutabile stabilito da una
17
gerarchia basata sulle caste; le persone che partecipano all’intelligenza collettiva
preservano la propria individualità arricchendola grazie ai continui contatti e
scambi stabiliti con la comunità, che permettono un processo di apprendimento
continuo, per cui l’individuo è in una costante metamorfosi.
Ma d’altra parte nell’intelligenza collettiva non vige l’anarchia, poiché i membri
si confrontano costantemente sugli obiettivi da perseguire, sul linguaggio, sui
valori, sull’organizzazione, sulla propria storia. «Questo progetto comporta un
nuovo umanesimo che include e amplia il “conosci te stesso” in direzione di
“impariamo a conoscerci per pensare insieme” […], si passa dal cogito cartesiano
al cogitamus»
28
. Si costituirebbe un’agorà fondata sullo scambio di informazioni
e competenze, per aiutare a gestirsi nel flusso di saperi diversi, sulla discussione
collettiva di attività, informazioni, avvenimenti, per la costruzione sociale del
senso.
28
P.Lévy, op.cit.