4
Introduzione
Gli avvenimenti storico - politici di questi ultimi tempi stanno
profondamente condizionando il modello sociale e civile nel quale viviamo.
È sempre più importante avere la capacità di comprendere i fatti della vita di
tutti i giorni scanditi per noi, all‟orizzonte, dalle scelte delle tante istituzioni
politiche nazionali e sovranazionali le quali devono tra loro collaborare.
L‟Unione Europea “ha dovuto affrontare una gran varietà di compiti
che toccano da vicino, sia pur in modi molto diversi, le vite dei cittadini.
Ma la comunicazione dell‟Europa con i suoi cittadini non è riuscita a
stare al passo1” e nessuno ha fatto sì che tali distanze fossero ridotte e che si
potessero ricevere le info e le notizie in un mare purtroppo ormai colmo di
troppi tecnicismi giornalistici, contrastanti giochi politici e rappresentazioni
manipolate dei media.
Un tema attuale e vasto come la campagna elettorale per le elezioni del
Parlamento Europeo non è stato scelto a caso, ma con la consapevolezza di
voler portare alla luce interessi e agende politiche che spesso non
combaciano con lo spirito comunitario che avvolge questa grande istituzione
che è l‟Unione Europea.
Questa dovrebbe essere invece punto di partenza fondamentale per una
coscienza democratica che coinvolga “la società civile, le parti sociali, i
parlamenti nazionali e i partiti politici2” piuttosto che spinta ai margini del
dibattito politico nazionale.
La riflessione sull‟andamento della campagna elettorale, l‟analisi
quantitativa effettuata sul confronto delle tre più importanti testate nazionali,
quali “la Repubblica”, “Il Corriere della Sera” e “La Stampa”, la visibilità dei
leader o delle tematiche nazionali su quelle internazionali, rappresentano
1
Commissione delle Comunità Europee, Libro Bianco su una politica Europea di
comunicazione, COM(2006) 35 def.
2
Commissione delle Comunità Europee, Comunicazione della Commissione al Consiglio,
al Parlamento, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni, COM(2005)
494 def.
5
una ricerca che tenta di dimostrare come la copertura mediatica e le posizioni
giornalistiche, sul lungo periodo delle elezioni politiche, possano influenzare
l‟esclusione di alcuni temi.
Di fondamentale importanza è quindi la chiarezza e la competenza di
queste tematiche per il futuro dei cittadini dell‟Unione i quali, attraverso il
consenso elettorale concesso, forse non hanno ancora la consapevolezza di
influenzare le decisioni dei nostri politici a livello nazionale piuttosto che
internazionale.
Inoltre, la scelta di portare a termine una ricerca sperimentale
escludendo il mezzo televisivo deriva dal fatto che la dissipazione
d‟informazioni, diluita attraverso i vari canali e programmi televisivi, non ci
avrebbe permesso di concentrare tale lavoro senza rientrare in logiche di
puro marketing o ovvi meccanismi legati al mondo della televisione,
prediligendo “una comunicazione più accurata in merito alle attività
dell‟Unione Europea3”.
Per presentare l‟intero lavoro qui approfondito, i temi basilari che si
andranno a sviluppare saranno suddivisi in quattro capitoli principali:
ξ il primo capitolo vede come protagonista il Parlamento Europeo nel
suo insieme, valutando l‟excursus storico, la struttura, le funzioni, i
rapporti tra i vari organi competenti, i suoi poteri e tutti gli altri
importanti ruoli che il Parlamento Europeo svolge nella quotidianità;
ξ il secondo capitolo riguarda più da vicino i tratti peculiari dello
svolgimento delle elezioni in merito ai gruppi politici, alle principali
tematiche che andranno ad affrontare i nuovi parlamentari alla luce
della probabile entrata in vigore del Trattato di Lisbona;
ξ il terzo capitolo prende in considerazione i dati ed i risultati della
campagna elettorale e indica le modalità attraverso le quali si sono
svolti i trentasei giorni di monitoraggio; inoltre una più ampia
3
Commissione delle Comunità Europee, Comunicazione della Commissione al Consiglio,
al Parlamento, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni, COM(2005)
494 def.
6
riflessione spiega in che modo si sono scontrati i tre attori politici e le
modalità di informazione durante le elezioni;
ξ il quarto capitolo mette a confronto la campagna elettorale del 2004
con questa appena svoltasi nel 2009 per capire come, da un‟elezione
ad un‟altra, l‟Europa tutta ha risposto all‟ennesima votazione per il
Parlamento Europeo;
ξ in ultimo, un‟inevitabile riflessione sulla costruzione di un‟agenda
elettorale che, attraverso l‟uso di modelli interpretativi del consenso
elettorale, ci porti a comprendere quanto l‟esclusione di un‟elezione
europea sia una problematica fondamentale per il futuro
dell‟Unione. Nulla però risponde in maniera soddisfacente al quesito
sui motivi dell‟emarginazione dell‟Europa dal discorso politico, al
cui fondo, restano diversi limiti oggettivi: una struttura informativa
che non prevede canali informativi europei diretti ai cittadini di ogni
Stato membro, un circuito elettori – eletti, che non supera la
dimensione locale, un sistema di rappresentanza democratica
europea, che vede il voto dei cittadini europei poco influente sulle
politiche e sul governo dell‟Unione.
In conclusione, con questa ricerca non si ha la pretesa di spiegare
quanto ovvio per gli addetti ai lavori, ma solo la speranza di suscitare
un‟attenzione puntuale di chi non possiede gli strumenti per distinguere
l‟importante differenza tra:
a. un‟informazione democratica volta al dialogo e al dibattito critico
“che può prosperare solo se i cittadini sanno cosa sta succedendo e
possono parteciparvi attivamente4”;
b. un‟informazione capace di sotterrare interessi e di influenzare le
decisioni di un intero paese.
4
Commissione delle Comunità Europee, Libro Bianco su una politica Europea di
comunicazione, COM(2006) 35 def.
7
“Questo è fondamentale, perché troppo spesso le istituzioni europee
fanno da capro espiatorio per decisioni impopolari, e spesso sono percepite
come remote entità burocratiche5”.
Per questo si auspica che tale lavoro possa, in minima parte, se non
rompere, almeno incrinare questo stato di indifferenza e di
inconsapevolezza.
5
Commissione delle Comunità Europee, Comunicazione della Commissione al Consiglio,
al Parlamento, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni, COM(2005)
494 def.
8
Capitolo I
Il Parlamento Europeo
1. Nascita ed evoluzione del Parlamento
Le origini dell‟Unione Europea risalgono agli anni ‟50 quando Jean
Monnet, allora Consigliere del Ministro degli Esteri Schuman, pensò ad un
piano “per la creazione di un‟autorità Europea sovranazionale6”.
Il primo atto ufficiale col quale prese il via il processo d‟integrazione si
ebbe il 18 aprile 1951 con la firma a Parigi del Trattato che istituì la Comunità
economica del carbone e dell‟acciaio (CECA).
“Più che una confederazione di Stati ma non esattamente uno Stato
federale, l‟Unione Europea è un‟entità assolutamente inedita e storicamente
unica7”nata per “l‟esigenza di garantire un lungo periodo di pace al vecchio
continente8” e grazie ad un‟integrazione per gradi, attraverso una serie di
trattati tra gli Stati membri, ha permesso la creazione di un impianto
istituzionale composto da più organi.
Possiamo quindi dire che il Parlamento Europeo “trova le sue origini
nelle origini stesse dell‟Unione9”: nasce infatti con l‟istituzione
dell‟Assemblea Comune della CECA il 10 settembre del 1952 a Strasburgo,
voluta dai fautori dell‟integrazione Europea ufficialmente per esercitare un
controllo democratico sull‟unione.
Tale Assembla fu composta di settantotto membri indicati dai governi
degli allora sei Stati membri: Francia, Germania Federale, Italia, Belgio,
Olanda e Lussemburgo previa consultazione dei rispettivi parlamenti
nazionali.
6
M.C. Marchetti. Il processo di integrazione Europea, Roma, Ed. Stadium, 2006, pag 32.
7
P. Fontaine. L’Europa in 12 lezioni, Commissione Europea, Bruxelles, 2003, pag 6.
8
M.C. Marchetti. Il processo di integrazione Europea, op. cit., pag 15.
9
L.Bardi- P.Ignazi. Il Parlamento Europeo, Bologna, Il Mulino, 2004, pag 13.
9
Importanti furono questi anni nei quali nacquero la Comunità
Economica Europea (CEE) e la Comunità Europea per l‟Energia Atomica
(Euratom), queste ultime, assieme alla fusione con CECA, diventeranno nel
1965 la Comunità Europea (CE).
Il 19 marzo 1958, a seguito dei Trattati di Roma, nasce l‟Assemblea
Parlamentare Europea, sempre con sede a Strasburgo, che si allarga a 142
membri.
Il 30 marzo 1962, 10 anni dopo l‟Assemblea Comune, venne adottato
definitivamente il nome di Parlamento Europeo: da questo momento in poi il
Parlamento riuscì ad ottenere gradualmente l‟aumento dei suoi poteri che
fino ad ora erano stati modesti e limitati. I primi furono i poteri di controllo
sull‟esecutivo e sul bilancio comunitario anche se rimanevano tali i poteri
d‟impatto diretto sulle politiche e sul loro finanziamento.
Il 1º gennaio 1973, grazie all‟entrata di Danimarca, Regno Unito e Irlanda,
il numero dei membri salì a 198.
Il 20 settembre 1976 il Consiglio Europeo decise a Bruxelles di rendere il
Parlamento Europeo eleggibile a suffragio universale diretto: il testo entrò in
vigore il 1º luglio 1978 e le prime elezioni vennero celebrate nel giugno 1979.
Testimonianza dell‟acquisito ruolo politico e del significativo aumento
dei poteri legislativi, si ebbe il 17 febbraio del 1986 quando fu firmato, dai
ministri degli Esteri degli Stati membri, l‟Atto Unico Europeo che
rappresentò la prima vera riforma al Trattato di Roma.
“L‟Atto unico ha indubbiamente rappresentato l‟evento che ha aperto
un nuovo capitolo, certamente il più dinamico nella storia dell‟Unione e del
Parlamento Europeo”e ha gettato “le basi per l‟eliminazione di quei
pregiudizi, dei veri e propri tabù in certi casi, e di quelle lentezze che sono
sempre stati di grande ostacolo ai progressi dell‟UE10”.
Con l‟entrata in vigore, nel luglio del 1987, tale Atto introdusse la
procedura di cooperazione per l‟approvazione della legislazione
comunitaria, che permetteva di respingere le varie proposte legislative
10
L.Bardi- P.Ignazi. Il Parlamento Europeo, Bologna, op. cit., pag. 30-31
10
elaborate dal Consiglio, la procedura di parere conforme per l‟adesione agli
stati membri, l‟associazione con altri stati, gli accordi per il bilancio della
Comunità e le procedure necessarie per il completamento del Mercato Unico
Europeo e della seguente unione monetaria.
Il Mercato Unico Europeo ebbe inizio il 1º gennaio 1993, e rappresenta
tutt‟oggi la più ampia area commerciale del mondo, in cui vivono 493 milioni
di persone: un‟area senza frontiere interne in cui viene assicurato il libero
movimento di persone, servizi e capitali.
Negli anni successivi si susseguirono a distanza di pochi anni altri
trattati di grande importanza.
Il primo fu il Trattato di Maastricht nel febbraio del 1992, in occasione
del quale fu posta la firma dell‟omonimo Trattato sull‟UE, in vigore dal 1º
gennaio 1993, che allargò le competenze dell‟Unione a varie politiche come
quella estera e di sicurezza (PESC), di giustizia e affari interni (GAI) sulle
quali si basa l‟attuale istituzione Europea; venne inoltre introdotta la nozione
di cittadinanza europea.
La PESC oggi coordina le politiche estere degli Stati membri
dell‟Unione Europea e il Parlamento viene tenuto regolarmente informato
dell‟evoluzione della politica estera e di sicurezza comune dal Consiglio e
può rivolgergli interrogazioni e raccomandazioni.
Il potere legislativo del Parlamento si rafforzò adottando la procedura
di codecisione (permetteva l‟approvazione del Parlamento ad alcuni
provvedimenti insieme al Consiglio dei Ministri), e un aggiunto potere di
controllo sul bilancio in materia di esecuzione di spesa.
L‟unione monetaria appare uno dei più ambiziosi obiettivi del Trattato,
che prevede l‟introduzione della moneta unica denominata Euro a partire dal
1°gennaio del 1999 secondo quattro parametri fondamentali, ai quali i
governi nazionali fanno attualmente riferimento: tasso d‟inflazione, livello
del debito pubblico, stabilità del tasso ufficiale di cambio nei confronti delle
altre monete europee, livello del tasso d‟interesse sui titoli a lungo termine.