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INTRODUZIONE
Dall’umano al postumano
La tradizionale nozione di umano è stata radicalmente messa in discussione sia
dall’incredibile sviluppo delle biotecnologie emergenti sia dalla comprensione del
significato e dell’impatto della nostra specie sul pianeta Terra. Pertanto, secondo
alcuni studiosi, l’epoca attuale potrebbe essere definita postumana
1
. Lo sviluppo
dell’ingegneria genetica e di discipline quali la robotica, l’intelligenza artificiale, le
scienze cognitive, la medicina rigenerativa, la cibernetica, ha radicalmente messo in
discussione la nostra stessa comprensione di cosa significhi essere umani e
l’immagine che l’umanità ha costruito di sé nel corso dei secoli:
quell’anthropos puro, che fa di tutto per distinguersi dal resto del mondo
organico-animale, ergendosi imperiosamente su di esso, viene sostituito,
nell’immaginario letterario, filosofico e scientifico, da strane creature, che
vogliono contaminarsi col macchinico e con le altre specie, che vogliono
distruggere gli angusti confini della propria corporeità, aprendosi ad ogni sorta
di ibridazione fisica e psichica
2
.
L’essere umano non può più essere considerato in separazione dalla sua collocazione
planetaria e occorre quindi riconsiderare la posizione occupata dalla nostra specie nel
cosmo e il nostro rapporto con la natura nel suo insieme, con gli ecosistemi, la
biodiversità e le alterità non umane. Quando Copernico e Galileo mostrarono che la
Terra è solo uno dei tanti oggetti celesti e non occupa alcuna posizione speciale
nell’Universo, i sistemi concettuali fino ad allora universalmente accettati furono
completamente stravolti e gli uomini dovettero modificare la propria visione del
mondo. Questo è il più classico esempio di come la scienza sia riuscita a ribaltare
l’immagine che abbiamo di noi stessi, rivoluzionando la nostra visione delle cose. Lo
stesso accadde nel 1859, quando Charles Darwin pubblicò l’opera L’origine delle
specie in cui espose la sua teoria della selezione naturale. Finito alla periferia
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F. Ferrando, Leveling the Posthuman Playing Field, in “Journal Theology and Science”, vol. 18, n.
1, 2020, pp. 1-6, qui p. 1 ((1) Leveling the Posthuman Playing Field | Francesca Ferrando -
Academia.edu).
2
C. Incoronato, Homo Artificialis: dall’umanesimo della purezza ai neoumanesimi dell’ibridazione,
Giannini Editore, Napoli 2016, p. 45.
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dell’Universo in seguito alla rivoluzione copernicana, l’uomo ora scopre di essere il
risultato di un lungo processo di selezione naturale al pari di tutti gli altri organismi
viventi e non una speciale creazione di Dio fatta a sua immagine e somiglianza,
ragion per cui non occupa affatto una posizione privilegiata. Grazie al darwinismo gli
esseri umani si scoprono prodotti emersi dal caso, privi di un’infusione divina,
trasformati da enti principali della metafisica a una delle tante forme di vita di cui è
composto il pianeta. Tuttavia, nonostante i duri colpi inferti dal copernicanesimo e
dal darwinismo i paradigmi umanistici antropocentrici hanno resistito nel tempo e di
queste importanti trasformazioni si misurano ancora pochi effetti per quanto riguarda
l’immagine metafisica che abbiamo di Homo Sapiens. Per lungo tempo è prevalsa
dunque una visione autoreferenziale ed essenzialistica dell’essere umano, inteso
come essenza pura ed incontaminata, e questo ha contribuito ad intensificare la
separazione fra natura e uomo, umano e non umano.
Nel corso degli ultimi decenni però il pensiero Posthuman ha attirato l’attenzione di
molti studiosi, sia nel panorama globale che in quello italiano, dal momento che il
postumano è diventato un concetto fondamentale in grado di far fronte all’urgenza di
una completa ridefinizione dei confini dell’umano proprio in seguito alle possibilità
implicate dagli sviluppi scientifici, biotecnologici, sociali, culturali ed ecologici del
XX e del XXI secolo
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. Il Novecento rappresenta senza dubbio un secolo di
transizione nella cultura occidentale caratterizzato da nuove sfide e nuove
opportunità ma al tempo stesso anche dalla fine delle certezze e da un senso di
precarietà e instabilità, cosicché molti studiosi hanno deciso di confrontarsi con i
nuovi scenari etici e teoretici dischiusi dallo straordinario sviluppo delle
biotecnologie emergenti e anche dall’imporsi di un nuovo modo di tracciare i confini
tra umano, animale e artificiale. La teoria del postumano, nei suoi quattro decenni di
vita, ha subito innumerevoli evoluzioni e trasformazioni in quanto non indica un
campo teorico unitario e omogeneo ma è caratterizzata piuttosto da molteplici filoni
differenti accumunati però dalla convinzione secondo cui l’umanesimo tradizionale
sia ormai giunto al termine. Quindi, da un lato, si collocano tutti quei pensatori che
intendono superare l’umanesimo tradizionale basato sull’assunto della purezza e
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F. Ferrando, Il Postumanesimo filosofico e le sue alterità, ETS, Pisa 2016, p. 15.
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autarchia ontologica dell’umano e, dall’altro, quelli che invece intendono
potenziarlo. Come evidenzia Francesca Ferrando
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, il termine “postumano” è spesso
utilizzato in modo generico per indicare posizioni spesso anche in forte contrasto tra
loro e che non possono essere omologate, questo ha prodotto confusione e
fraintendimenti. Prima di procedere è opportuno, pertanto, chiarire alcuni aspetti
preliminari così da evitare possibili equivoci. In primo luogo, il termine “postumano”
viene utilizzato per indicare diverse scuole di pensiero, in particolare: il
Postumanesimo e il Transumanesimo. Questi due principali movimenti, sebbene ce
ne siano anche altri da elencare
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, sono composti a loro volta da una pluralità di voci
al loro interno e non vanno affatto considerati come sinonimi. Tuttavia, molti
studiosi utilizzano in modo intercambiabile i due termini generando in tal modo non
pochi errori e fraintendimenti. Si cercherà quindi di chiarire quali sono le rispettive
peculiarità e differenze presenti fra queste tendenze e al tempo stesso di capire se sia
possibile rintracciare uno sfondo comune. Entrambi i movimenti si sviluppano tra la
fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, tuttavia, pur condividendo una
comune percezione della condizione umana come condizione mutevole e non statica,
essi non condividono le stesse radici e prospettive.
Questo lavoro di tesi si articolerà dunque in tre capitoli. La prima parte dell’elaborato
sarà dedicata ad una ricostruzione storico-genealogica del postumano a partire dal
momento in cui il termine “postumanesimo” è stato usato per la prima volta, cioè nel
saggio del 1977 intitolato Prometheus as Performer: Toward a Posthumanist
Culture? dello scrittore e critico letterario Ihab Habib Hassan. Successivamente si
prenderanno in esame le differenti accezioni assunte dal termine e verranno
presentate nel dettaglio le proposte transumaniste e postumaniste facendo riferimento
in particolare alle proposte di Nick Bostrom, uno dei massimi esponenti mondiali del
transumanesimo, e di Roberto Marchesini, uno tra i più noti filosofi postumanisti
italiani fortemente critico nei confronti delle istanze transumaniste.
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Ibidem.
5
Per un’analisi più approfondita delle altre differenti scuole di pensiero comprese all’interno del
panorama postumano, quali l’Antiumanesimo, il Metaumanesimo e il Nuovo Materialismo si veda: F.
Ferrando, Posthumanism, Transhumanism, Antihumanism, Metahumanism, and New Materialisms:
Differences and Relations, in “Existenz”, vol. 8, n. 2, 2013, pp. 26-32 ((1) POSTHUMANISM,
TRANSHUMANISM, ANTIHUMANISM, METAHUMANISM, AND NEW MATERIALISMS:
DIFFERENCES AND RELATIONS | Francesca Ferrando - Academia.edu).
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Dopo aver analizzato le differenze e le relazioni tra questi due principali movimenti,
nella seconda parte dell’elaborato si prenderanno in considerazione i limiti e i confini
del pensiero Posthuman. Inizialmente si prenderanno in esame le incredibili
trasformazioni introdotte dalla rivoluzione biotecnologica del XX secolo e
successivamente si mostrerà che il dibattito bioetico sul progresso biotecnologico e
sulla questione dello human enhancement si è sviluppato attraverso una vera e
propria polarizzazione tra coloro che considerano lo sviluppo tecnologico come una
minaccia per il futuro dell’umanità e si oppongono all’uso della tecnologia al fine di
modificare ed espandere le capacità umane – i bioconservatori – e coloro che invece
difendono il progresso tecnologico esprimendosi a favore delle human enhancement
technologies – i bioprogressisti (o bioliberali) e i transumanisti in particolare. Nel
secondo paragrafo, si prenderanno quindi in esame le principali argomentazioni
sostenute dai bioconservatori e dai transumanisti e si affronteranno le questioni
morali relative al potenziamento delle capacità umane. Si mostrerà in seguito che
questa dicotomia, pro/contro enhancement, necessita di essere oltrepassata in quanto
non permette di comprendere adeguatamente il potenziale insito nelle scienze coeve
e ostacola la costruzione di un paradigma antropologico in grado di cogliere le
incredibili trasformazioni introdotte dalla rivoluzione biotecnologica del XX e del
XXI secolo. Successivamente, si cercherà di mettere in evidenza il legame presente
tra il concetto di enhancement e quello di apertura di possibilità d’essere al fine di
mostrare che tale concetto non può essere ridotto ad una logica meramente
quantitativa ma può rappresentare, invece, un elemento fondamentale in grado di
fornire utili informazioni circa lo statuto dell’essere umano nell’attuale era biotech.
Nell’ultimo paragrafo del secondo capitolo, verrà analizzato il principale limite
speculativo che caratterizza il pensiero posthuman e che accomuna sia la riflessione
transumanista che quella postumanista, ossia il fatto di considerare la tradizione
umanistica come un blocco unitario in cui la visione filosofica dell’uomo sarebbe
rimasta per lo più invariata, a partire dalla filosofia greca fino a giungere
all’antropologia filosofica novecentesca.
Infine, nell’ultima parte dell’elaborato si cercherà di far emergere la cifra distintiva
del discorso postumano e di comprendere cosa è attuale, oggi, nella questione del
postumano, quali filoni sono passati in primo piano e quali invece si sono esauriti
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progressivamente. In questo modo sarà possibile proporre narrazioni alternative e
nuovi punti di riferimento per far fronte al senso di spaesamento dovuto alle
incredibili trasformazioni tecno-scientifiche presenti e future e, allo stesso tempo,
elaborare modelli etici adeguati e utili a comprendere come agire in modo più
responsabile. La svolta postumana evidenzia che, come società, non possiamo più
pensare all'umanità separandola dalla tecnologia e dall'ecologia e che il
riconoscimento della diversità umana non dovrebbe basarsi sulla supremazia umana.
Abbiamo urgenza di una nuova educazione sentimentale che definisca la dignità
umana non più come empito verticale e ascensionale, bensì come moto
orizzontale verso il mondo. Occorre ritrovare la dignità umana nella capacità di
accoglienza e non nel bisogno ossessivo di disgiunzione, nel coraggio d’aprire
le braccia e prendersi cura di ciò che ci circonda, perché non c’è nulla di più
umano della propensione ospitale, dell’aver cura nel favorire la fioritura delle
diversità, del lasciarsi permeare dalla bellezza del mondo, dell’essere per la
vita
6
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6
R. Marchesini, Prefazione, in “ReWriters Magazine”, n. 25, 2022, pp. 10-11, qui p. 11.