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Introduzione
Le nozioni di gotico, classico, barocco, manierismo, non devono essere
considerate come categorie statiche e universalmente condivise.
La loro caratterizzazione deve essere accuratamente precisata secondo il
tempo e lo spazio e costantemente riesaminata secondo il progresso degli
studi. Nel caso del termine gotico, l’analisi risulta particolarmente
complessa in quanto il termine implica una serie di fenomeni oltre ad
abbracciare un tempo storico molto vasto.
Esso implica una periodizzazione diversa a secondo del differente
significato che si intende attribuire al termine. Chiedersi quando ha inizio e
quando ha fine una specifica produzione artistica rischia di apparire
illegittimo in quanto il problema dello storico non è quello di definire dei
caratteri permanenti e immutabili, ma delle continuità collegate e
riconosciute. Con il termine gotico si indica l’attività artistica prodotta
all’incirca dal XII al XV secolo, dunque il vocabolo implica la costruzione
della Cattedrale di Notre Dame, il Duomo di Milano, le abbazie cistercensi
in Spagna, ecc. Si tratta di opere d’arte che comprendono fattori di natura
differenziata e coinvolgono territori molto vasti.
Previtali nel saggio su La periodizzazione della storia dell’arte italiana
asserisce che le cattedrali toscane di Siena, Orvieto e Firenze si
contrappongono alle cattedrali gotiche tedesche e francesi(1). Sono chiese
gotiche si, ma di un gotico sui generis, lontanissimo dallo spirito francese.
Ecco dunque sorgere il problema: come si può periodizzare, definire con
una “etichetta” la molteplice produzione artistica di una determinata epoca.
______________________
(1): G. Previtali, La periodizzazione della storia dell’arte italiana, in storia dell’arte italiana, I,
Questioni e Metodi, Einaudi, Torino, 1979. pag 15.
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Questo lavoro cerca di chiarire, in primo luogo, come sia nata nella
storiografia l’espressione di gotico. Esso appare per la prima volta nel
trattato sulla Pittura di L. B. Alberti nel 1436, tuttavia la parola non è
utilizzata perché è proprio l’autore che in una successiva edizione la
traduce come “rusticano”.
Nel medesimo tempo nascono le prime polemiche circa l’origine di questa
forma artistica, e se sia necessario adottare tale espressione. Biografi e
artisti prediligono i canoni normativi classici perché rispecchiano la
conformità della natura, delle regole, mentre la maniera “moderna” è
considerata sregolata, informe, che non rappresenta i canoni tradizionali.
Il primo passo verso lo studio della maniera “moderna” avviene in Manetti,
biografo di Brunelleschi, che si pronuncia a proposito il tempo dei
Longobardi e data l’origine di questa architettura a molti secoli addietro. A
creare l’opinione secondo il quale la categoria di gotico derivi dai goti è la
famosa lettera di Raffaello e Castiglione indirizzata a papa Leone X.
Essa è ripresa da Vasari che conferisce alla forma il significato universale
di barbara manifestazione artistica. Egli utilizza sinonimi quali “maniera
tedesca”, “dei Gotti”, “barbara”.
Si delinea così una connotazione prettamente negativa, che indica le
popolazioni nordiche considerate selvagge, incolte, assumendo pertanto un
significato geografico.
Bisogna attendere le prime ricognizioni scientifiche, sviluppatesi nel corso
del XVIII secolo, per esaminare l’origine di questa maniera tanto discussa.
Si cerca di distinguere tra la produzione artistica generata al tempo dei Goti
e quella del XII-XIII secolo, ed emerge una sostanziale differenza stilistica.
Alcuni studiosi si rendono conto che in realtà il gotico non ha nulla a che
vedere con il tempo dei goti, ma la sua origine è dovuta ad altre influenze,
contaminazioni, in particolar modo il gusto arabo.
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Mi riferisco a J. F. Blondel (1751) che realizza un’accurata indagine della
forma architettonica sia del tempo dei goti sia quella del XII - XIII secolo.
Egli è il primo studioso che elabora la teoria secondo il quale il gotico
derivi dagli arabi e non dal popolo dei goti. Nel tardo XVIII secolo questa
distinzione è consueta e il termine gotico viene comunemente indicato
come saraceno, arabico, o arabesco.
Tuttavia il pregiudizio che l’architettura impropriamente detta gotica abbia
origine dal popolo dei goti è ben radicato.
Nel Settecento, inoltre, si comincia ad avere un’apertura verso tale maniera,
prende avvio il fenomeno di revival gothic, che porta ad una rivalutazione
della categoria di gotico.
E’ in Inghilterra che il rinnovamento di gusto si incontra con altre e
convergenti disposizioni espressive, faccio riferimento all’estetica del
pittoresco, del sublime, del giardino all’inglese. Il revival gothic si sviluppa
ben presto in tutta Europa e assume caratteri differenziati emergenti.
Questo lavoro, inoltre cerca di dimostrare quanto la categoria di gotico sia
utilizzata a sproposito, accomunando la produzione artistica di ogni paese,
senza tenere conto dei fattori di natura economica, politica, sociale,
territoriale. Sono appunto questi fenomeni che bisogna analizzare prima di
conferire, allo stile, una denominazione generica.
D’altronde lo stile è il carattere di un’opera d’arte, l’influenza che subisce.
La riflessione sul gotico considera altresì le Storie di L. Lanzi, S.
d’Agincourt, L. Cicognara. In questi eruditi si nota un atteggiamento
diverso nei confronti dell’espressione. Se Lanzi attribuisce al gotico il
valore di “barbaro” e “rozzo”, così non avviene in d’Agincourt dove la
categoria risulta il filo conduttore della sua Storia, motiva la sua
appassionata adesione al gotico perché si tratta della storia di Francia, del
passato medievale francese. L. Cicognara ha il merito invece di togliere
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l’appellativo di barbara manifestazione artistica. Lo studioso elabora altresì
un’interessante riflessione per cui il gotico veneziano derivi dagli arabi.
La teoria è ripresa nel 1843 da Ruskin.
Le Storie esaminate sono rilevanti perché testimoniano l’interesse verso
l’eredità medievale che si avvia proprio sul finire del Settecento.
Con la nascita del cosiddetto romanzo gotico si ha uno spostamento del
valore del termine, dal suo significato geografico ad uno culturale.
E’ lo scenario ad essere tematizzato, che svolge la funzione di rendere
comprensibile il genere, e impone in particolare il gusto di un medioevo
fantastico. Nel romanzo gotico si identifica una particolare scenografia,
ambientazione, improntata sul macabro, sul soprannaturale. Nel contesto
letterario si evidenzia quanto il termine sia inadeguato perché in esso si
identifica una vasta produzione letteraria.
Solitamente vengono definiti gotici quei romanzi che sono accumunati
anche per un solo aspetto. Questa tesi mette in evidenza come il gotico
letterario nasce dalla confluenza di diverse fonti, non tutti di matrice
strettamente letteraria e risulta difficile classificarlo.
La categoria di gotico risulta inappropriata se facciamo riferimento al
cinema e al movimento goth del XXI secolo. Anche in questo caso si tende
a identificare con la parola gotico opere cinematografiche totalmente
differenti. La scelta di analizzare due film, Blade runner ed Edward mani
di forbici, nasce dall’esigenza di mettere in luce quanto la categoria sia
fuorviante perché entrambi sono etichettati come gotici.
Blade runner è definito un film gothic punk. Questa forma artistica si
manifesta nel trucco e nell’abbigliamento del Nexus Pris, nell’atmosfera, in
una società tecnologicamente avanzata, genera una ripresa delle tematiche
romantiche. Il gothic punk assolve alla funzione di rappresentare la società
contemporanea. In questo film si è riconosciuto la visione di un futuro che
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altro non è se non la degenerazione del presente. Nel film di Tim Burton si
riscontra un gotico fantastico, surreale, caratterizzato da un castello i cui
Edward, il protagonista del film, è cresciuto. Tim Burton è considerato il
regista che meglio descrive il gotico fiabesco.
Sebbene una parte della critica ritenga la nozione di gotico non ancora
esaurientemente ben definita, in quanto il suo significato varia a secondo
dei suoi interpreti, tuttavia rimane indubbia l’eccezionale rilevanza assunta
dal fenomeno in sede sia critica che teorica.
La categoria, in un primo momento, assume un significato negativo perché
in essa si identifica un’arte rozza, e barbara. Anche la costruzione in
questa maniera non è ammessa perché considerata priva di ogni regola
estetica. Tuttavia esiste un cambiamento di gusto alla maniera del Duomo
di Milano.
Nel Seicento, l’opinione secondo cui questa forma artistica è frutto del
pessimo gusto è ancora ben radicata. Emerge il giudizio di G. Guarini, ma è
un caso isolato di fronte alla vasta produzione storiografica sia francese che
italiana volta a disapprovare la maniera moderna.
E’ una concezione forte, quella che si sviluppa nel rinascimento, che si
contrappone al recupero, nel corso del Settecento, della categoria.
Una valutazione che viene apprezzata in quanto smisurata, disarmonica, e
irrazionale. Il gotico assume così un valore positivo e si scopre che
l’espressione in architettura, come anche in letteratura, proprio per la sua
varietà delle forme, è più conforme del modello classico nel rappresentarla.
Si considera infine che nella società contemporanea, la nozione di gotico
necessiti di ulteriori approfondimenti essendo una categoria tuttora
utilizzata.
Lo studio della portata storica del fenomeno deve essere utile e
fondamentale per comprendere altresì i possibili sviluppi.
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CAPITOLO I
1. Evoluzione storica del termine gotico
Nel corso del XII secolo si verifica un profondo mutamento artistico per
opera dell‟abate Suger(2), con la creazione nella Francia settentrionale di un
nuovo sistema edificatorio denominato “opus francigenum” o “modo
francese”.
Il termine “opus” accompagna un aggettivo che ne specifica la
localizzazione. Si viene ad indicare, in questo modo, il prodotto di una
certa tecnica originaria di luoghi particolari, e fin dall‟origine “l‟opus
francigenum” appare quindi come un‟arte tipicamente francese.
“L‟opus francigenum” si produce nell‟ambito del processo di
dissolvimento della civiltà dell‟alto medioevo, in cui confluisce
l‟atteggiamento aulico della civiltà cavalleresca. La cavalleria determina il
sorgere di forme aristocratiche di vita generando una produzione artistica e
letteraria che esprime la gioia di vivere e l‟esaltazione dell‟amore(3).
Storicamente “l‟opus francigenum” coincide con la costituzione della
monarchia francese. Allo stesso tempo entro l‟ambito del regno di Luigi VI
(1081-1037), sopravvivono ducati, marchesati, contee, ossia vaste zone
territoriali affidate al governo di un “signore” che accentra in sé il potere.
Accanto a queste organizzazioni laiche, si considerano anche altre
comunità dominanti: le comunità religiose, i cui monasteri sono autentiche
___________________
(2): G. Weise, Il mondo gotico, Milano, Rizzoli, 1956, pag 10.
(3): op. cit pag 20.
7
cittadelle autosufficienti.
“L‟opus francigenum” dunque è l‟arte dei monarchi, dei “signori”, dei
monasteri, della ricca borghesia, si sviluppa ampiamente in ogni ramo, ma
soprattutto nell‟architettura che, con la grandezza delle sue costruzioni,
esprime il prestigio, la superiorità economica e intellettuale di questa
società.
Tali impulsi partecipano al risveglio di tutte le energie creative e trovano la
sua espressione più sintomatica nella nascita e nella diffusione del nuovo
sistema edificatorio. La diffusione “dell‟opus francigenum” è conseguenza
di quella circolarità della cultura, comune a tutto il medioevo dovuta agli
scambi di artisti, ai commerci, alla confluenza degli studenti verso i grandi
centri universitari, e particolare importante, alla presenza capillare in tutto
l‟occidente delle abbazie cistercensi.
I monaci partono per fondare ovunque, in Europa, altre sedi abbaziali del
loro ordine. Sono monaci francesi, legati dunque alle tendenze artistiche
del loro paese. Ma “l‟opus francigenum” che essi importano non è quello
ricco, esuberante, movimentato dell‟Ile de France, al contrario varia, dalla
Spagna all‟Inghilterra, dalla Germania all‟Italia, addirittura da regione a
regione, a seconda della tradizione locale.
I monaci si rendono conto dell‟impossibilità di operare meccanicamente il
trapianto di uno stile unico e uguale in ogni luogo.
E‟ da tenere presente che Suger, nei suoi scritti relativi la cattedrale
di Saint-Denis (1137), non mostra di essere cosciente del fatto che
sta compiendo una rivoluzione architettonica, né adopera il termine
gotico bensì “opus francigenum”.
Dante, nella Divina Commedia, composta tra il 1304 e il 1321, afferma che
Giotto aveva superato Cimabue, ma non indica come ciò sia accaduto,
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qual‟è la natura di questo progresso: “Credette Cimabue nella pittura tener
lo scampo, e ora ha Giotto il grido/ si che la fame di colui oscura”(4).
Solo pochi decenni separano l‟opera di Dante dalle prime formulazioni
petrarchesche eppure è il gusto che già con Petrarca è cambiato.
Petrarca è cosciente del contrasto tra un passato la cui grandezza risplende
dai resti della sua arte e della sua letteratura, e un presente deplorevole che
lo riempie di tristezza, indignazione e disprezzo. A suo parere la storia è
divisa in due epoche: l‟età splendente dell‟arte, rappresentata dagli antichi
greci e la cattiva arte, vale a dire il greco medievale, che si indica con il
nome di bizantino, mentre nei paesi quali Francia e Germania è detta
barbara.(5)
Petrarca interpreta il periodo dell‟avvento del cristianesimo come l‟inizio di
un‟età oscura di decadenza e il precedente periodo come un‟età di gloria e
di splendore. Nel poema Africa, scritto tra il 1337 e il 1343, afferma che:
“eppure se come l‟animo mio mi sopravviverai, forse ti attendono tempi
migliori: questo sonnolento oblio non durerà in eterno. Disperse le tenebre,
i nostri nepoti potranno tornare verso il puro splendore del passato”.(6)
Petrarca definisce l‟epoca in cui vive “sonnolento oblio”, egli muove da
una concezione prettamente classicista, guarda alla cultura classica come
una forma di rigenerazione. Quanto a Boccaccio nel Decameron, scritto tra
il 1349 e il 1351, afferma che per merito di Giotto “quella arte ritornata in
___________________
(4): D. Alighieri, Divina Commedia, (1304-1321) purgatorio, XI, ed. Mondadori, Milano, 1991,
pp 94-96.
(5): E. Panofsky, Rinascimento e rinascenze nell’arte occidentale, Feltrinelli, Milano, 1971,
pag 26.
(6): P. Frankl, The gothic, Princeton, University Press, 1962, pag 240.
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luce, che molti secoli sotto gli error d‟alcuni, che più a dilettar gli occhi
degli ignoranti che a compiacere allo „ntelletto de‟ savj dipingendo, era
stata sepulta”(7). E‟ questo un esplicito riconoscimento della lucida
coscienza di una nuova era, opposta alla pittura degli ignoranti che
affascina solo chi non si lascia guidare dalla ragione ma dal piacere della
vista.
Il primo studioso che tenta di realizzare una periodizzazione della storia
dell‟arte è Ghiberti. Nei Commentarii redatti nel 1447 distingue cinque
epoche: il periodo dell‟antichità fino al trionfo del cristianesimo, l‟età del
declino delle arti, dal 312 fino all‟anno mille, l‟età della maniera greca fino
al 1160, l‟epoca che è contrassegnata dal rinascimento greco e, infine, l‟età
nuova dalla nascita di Giotto fino all‟epoca in cui scrive.(8)
Secondo P. Frankl la divisione per epoche realizzata da Ghiberti ha
solamente uno scopo utilitaristico. Con il termine “declino” egli annovera
senza alcuna differenza l‟arte da Costantino a Carlo Magno, e con il
termine “maniera greca” indica l‟arte scultorea pittorica e architettonica
prodotta dall‟anno mille al 1160 circa(9).
Un primo passo verso l‟utilizzo del termine avviene in Leon Battista
Alberti. Egli prende in considerazione il nuovo sistema edificatorio per la
costruzione nel 1456 della chiesa di S. Maria Novella a Firenze, e nei suoi
scritti, Alberti assume una posizione inequivocabile.
A parere di Frankl nella prima edizione del libro sulla Pittura terminato nel
______________________
(7): G. Boccaccio, Il Decameron, (1349-1351)Novella V, giornata VI, ed. Hoepli, Milano, 1932,
pag 268.
(8): P. Frankl, The gothic, Princeton, University Press, 1962, pp 240-255
(9): P. Frankl, op. cit. pp 240-255
10
1436 Alberti discute sul fatto che un‟opera d‟arte deve essere analizzata
secondo il suo particolare significato iconografico: “sarebbe assurdo se la
mano di una Helena o di una Iphigenia fossero anziane e gotiche”(10),
ma nella traduzione latina pubblicata nel 1450 si legge “seniles et
rusticanae”(11). Si osserva che in origine l‟artista utilizza il termine gotico,
ma il primo significato perde valore per il fatto che lo stesso Alberti lo
traduce come “rusticano”. Gotico significa effettivamente per lui rustico,
maleducato, è un termine che in quel tempo è equivalente a bizantino.
Nel 1444, è stato Lorenzo Valla, lo scopritore della filologia, a parlare di
stile gotico a proposito della scrittura stretta e angolosa affermatasi
nell‟Europa a partire dal XII- XIII secolo e da lui contrapposta
all‟armoniosa scrittura romana.(12) Dunque il termine gotico appare per la
prima volta, in Italia, nelle opere di Alberti e di Valla, ciò nonostante
bisogna attendere molto tempo affinché il vocabolo entri nel linguaggio
comune.
Le prime controversie circa l‟origine dello stile “rusticano” sorgono intorno
agli anni sessanta del Quattrocento.
Filarete infatti nel Trattato di architettura asserisce che “lo stile dei
tramontani è stato trasportato dalla Germania e dalla Francia attraverso
l‟opera di muratori culturalmente non educati e da piccoli orefici fantasiosi
per i quali la maniera tedesca era divenuta surrogato dell‟antica arte perduta
a causa di guerre e calamità nazionali: ancora a me solevano piacere questi
_________________________
(10): P. Frankl, op. cit pp 240-255.
(11): P. Frankl, op. cit. pp 240-255.
(12): P. Frankl, op. cit. pp 240-250.
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edifici moderni, ma poi ch‟io commenciai a gustare questi antichi, mi sono
venuti in odio quelli moderni[..]. E questo huso e modo anno avuto, come ò
detto, dà tramontani, cioè da Todeschi e da francesi”(13).
In questo contesto la parola “moderna” indica soltanto qualcosa di recente,
attinente al presente. Nel trattato più volte si manifesta l‟elogio all‟antico e
l‟implicita polemica contro il gusto tedesco, contro “questa tale
praticaccia”(14). Va precisato che Filarete utilizza termini quali
“tramontani”, “tedeschi”, “francesi”. Anche l‟età di Giotto è, per quanto
concerne l‟architettura, sotto il dominio dei tedeschi, ma una nuova età, un
ritorno alla “maniera antica” inizia grazie a Brunelleschi.
Manetti, biografo di Brunelleschi, afferma che il fiorentino dà vita ad una
nuova arte mentre prima erano tutti tedeschi e diecensi moderni”(15).
Manetti mostra particolare attenzione alla fase compresa tra la caduta
dell‟impero romano e la nascita di Brunelleschi: “essendo gli ultimi
barbari, che furono longobardi, cacciati da Carlo Magno, il grande
restauratore dell‟impero impiegò architetti di Roma per la poca pratica non
molti periti ma che pure in quello muravano, perché tra quelle cose erano
nati, ma poiché la sua dinastia non durò molto a lungo e fu soppiantata da
sovrani tedeschi, lo stile degli invasori barbari fu di nuovo predominante e
durò insino al secolo nostro, al tempo di Filippo”(16).
In questo modo Manetti data la maggior parte dei monumenti a molti secoli
________________________
(13): A. A. Filarete, Trattato di architettura, a cura di A.M. Finoli e L. Grassi, ed. Polifilo,
Milano, 1972, pag 481.
(14): A. A. Filarete, op. cit. pag 481.
(15): E. Panofsky, Rinascimento e rinascenze nell’arte occidentale, Feltrinelli, Milano, 1971,
pag 37.
(16): E. Panofsky, op. cit. pag 37.
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addietro e mostra un‟acuta conoscenza dei fatti stilistici.
La prima narrazione dell‟origine dello stile tedesco avviene intorno i primi
anni del Cinquecento, ed è dovuto alla posizione che assume Roma.
Diviene meta di pellegrinaggi, d‟esplorazione, di studio delle antiche
rovine.
Documento eccezionale di questa tensione al classicismo rinascimentale è
la lettera indirizzata da Castiglione e Raffaello a papa Leone X: “[…] tre
sorti di edificij in Roma si trovano, l‟una delle quali sono antichi, et
antichissimi, li quali durarono fin‟al tempo che Roma fu ruinata, e guasta
da Gotti, e altri barbari: l‟altra tanto che Roma fu dominata dà Gotti, e
ancor cento anni dappoi: l‟altra de quello fin‟alli tempi nostri. Gli
edificij dunque moderni, de tempi nostri sono notissimi, si per esser nuovi,
come ancor per non avere la maniera così bella come quelli del tempo degli
imperatori, né così goffa come quelli del tempo dè Gotti”(17).
La lettera è di grande interesse in quanto gli autori identificano nello stile
tedesco la maniera goffa del tempo dei Goti, si delinea pertanto
l‟avversione per lo stile tedesco e contribuisce notevolmente a creare
l‟opinione secondo il quale questo stile derivi dai Goti.
E‟ certo che è stato Vasari ad impadronirsi delle argomentazioni formulate
dagli autori precedenti conferendo il significato universale di barbara
manifestazione artistica, di cui sono ancora oggi sensibili gli influssi.
E‟ probabile che il biografo sia influenzato altresì dal poema L’Italia
liberata dai Goti di G. Trissino pubblicato nel 1547.
Trissino si interessa di architettura, cura la formazione di Palladio, suo
amico, soprattutto è fautore di un classicismo integrale conforme ai principi
__________________________
(17): E. Camesasca, G. M. Piazza, Raffaello,Tutti gli scritti, lettere firme, sonetti, saggi tecnici e
teorici, biblioteca universale Rizzoli, Milano, 1994, pp. 54-55.