eventi ha cercato di raccontarli. O, spesso, anche di nasconderli.
Per compiere questo viaggio nella storia italiana raccontata non da
storici, ma da giornalisti, è stato indispensabile e quasi obbligatorio
avvalersi non solo di libri teorici ma leggere gli eventi dalle stesse
parole di chi li ha raccontati. Un articolo di Andrea Purgatori sulla
strage di Ustica o le parole con cui Giuseppe Fava descrive la mafia
sulle pagine de “I Siciliani” permettono di cogliere sfaccettature
della realtà che si intende analizzare che altrimenti andrebbero
perse.
Per tentare di confermare, o meglio di confutare i luoghi comuni
prima descritti la tesi è stata strutturata in due parti.
La prima parte ha come obiettivo quella di proporre, attraverso le
analisi di esperti in materia, una definizione concreta e chiara del
giornalismo investigativo. Ciò verrà affrontato nel Capitolo 1
denominato Fenomenologia del giornalismo investigativo in cui,
oltre alle definizioni tecniche, ci si soffermerà sui rischi che i
giornalisti investigativi corrono nel fare il proprio lavoro e sul
rapporto, spesso sovrapponibile ma anche conflittuale, tra le
investigazioni dei giornalisti e della magistratura.
Dopo aver discusso teoricamente del giornalismo investigativo nel
Capitolo 2, intitolato Controinformazione e giornalismo
investigativo in Italia, sarà proposta la storia della
controinformazione e del giornalismo investigativo in Italia a
partire dagli anni '50, quando Tommaso Besozzi, giornalista de
“L'Europeo”, inaugura un nuovo modo di fare giornalismo con
l'inchiesta sulla morte del bandito siciliano Salvatore Giuliano.
5
Controinformazione e giornalismo investigativo non indicano lo
stesso concetto, ma le storie di questi due modi di “informare” si
intrecciano e spesso sovrappongono. La storia italiana è ricca di
misteri, molti dei quali tuttora ancora irrisolti. Nel capitolo verranno
esaminate le maggiori inchieste della storia d'Italia, dalla Strage di
Piazza Fontana a Ustica, dallo scandalo Lockheed al tentato colpo
di stato tentato con il piano Solo.
Sarà fornita una panoramica dei giornali che hanno contribuito alla
crescita del giornalismo d'inchiesta italiano e dopo aver
sommariamente paragonato il giornalismo investigativo italiano con
quello degli altri paesi l'indagine toccherà la società odierna
cercando di rispondere alle domande di chi afferma che in Italia si
fanno poche inchieste e analizzando le nuove forme che essa ha
assunto.
La seconda parte della tesi è incentrata sull'informazione antimafia,
che, per la sua stessa natura, è investigativa.
Il Capitolo 3 intitolato Il giornalismo investigativo antimafia è
diviso, a sua volta, in due parti.
Nei primi paragrafi verrà fornita una definizione del problema
mafia, prima in ambito teorico e infine analizzando lo sviluppo
delle varie organizzazioni criminali di stampo mafioso presenti in
Italia: Cosa Nostra, Camorra, 'ndrangheta e Sacra Corona Unita.
Nella seconda parte del capitolo l'analisi si concentrerà sul ruolo e
sull'importanza di una corretta e completa informazione antimafia
indispensabile per combattere e cercare di debellare questa piaga
italiana.
6
L'attenzione si focalizzerà sulla differenza tra i giornali che
raccontano poco, o che addirittura sono organi dei clan, e quelli che
hanno fatto la storia dell'informazione antimafia: “L'Ora” , “I
Siciliani”, “Narcomafie” ecc. Il confronto tra queste due opposte
concezioni di fare informazioni permetterà di trarre le prime
considerazioni sulla scarsa presenza nei mezzi di informazioni
odierni dell'argomento mafia.
Gli ultimi paragrafi, invece,saranno incentrati sui nuovi mezzi a
disposizione dell'informazione e sull'antimafia al tempo di Internet.
Il Capitolo 4, che conclude questo viaggio tra verità scomode da
raccontare e misteri irrisolti, raccoglierà le storie dei nove
giornalisti uccisi dalla mafia in Sicilia e in Campania ed è per
questo intitolato Vittime della verità.
Vittime della verità non sono, però, solo i cronisti uccisi ma anche
coloro che, solo per aver fatto e voler continuare a fare onestamente
il loro lavoro, sono costretti a subire intimidazioni, minacce e vivere
sotto scorta. Sono raccontate, come esempio, le storie di Pino
Maniàci, direttore della tv antimafia Telejato e di Roberto Saviano,
giornalista e autore del libro sulla camorra Gomorra, che dal 2006 è
costretto a vivere sotto scorta e che dal 2008 ha deciso di lasciare
l'Italia per motivi di sicurezza.
Nell'Appendice, infine, sono raccolte alcune tra le interviste
rilasciate al Festival Internazionale del Giornalismo 2009 da
7
giornalisti, come Sandro Provvisionato, Peter Gomez e Lirio
Abbate. E' anche a loro, e a tutti i giornalisti che credono nel potere
della verità che questo viaggio è dedicato.
Parte 1
“Giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole
che si sappia, il resto è propaganda.”
Horacio Verbitsky
1.Fenomenologia del giornalismo investigativo.
1.1 Cosa è il giornalismo investigativo?
Il giornalismo investigativo, secondo una definizione tecnica
proposta da Giovanni Maria Bellu1, è “quello che scopre notizie
originali, le verifica, le approfondisce”2. Per Francesco Sidoti,
invece, è un genere a sé stante, che non deve essere confuso con la
“cronaca giudiziaria o con la cronaca nera, con il giornalismo
d'opposizione o di denuncia, con lo scoop o la punditry, con il
chequebook journalism o la controinformazione”3
E' un lavoro di gruppo, che richiede un team, un project editor e
una conoscenza specializzata in vari settori e campi. Questo genere
1 Giornalista di Repubblica autore di numerose inchieste, tra cui quella sui centri di prima
accoglienza
2 BELLU Giovanni Maria, Le frustrazioni del giornalismo investigativo in Giornalismo
investigativo a cura di Francesco Sidoti,Koinè Nuove Edizioni,2003 pag 94
3 SIDOTI Francesco, Definizioni e problemi del giornalismo investigativo,in Giornalismo
Investigativo” cit. pag. 24
8
di giornalismo richiede più tempo perché non si basa solo sul
raccontare un fatto, ma cerca di scoprire cosa si nasconde dietro.
Qualsiasi tematica può essere oggetto del giornalismo investigativo.
L'immagine del Watchdog, il cane da guardia dell'interesse
pubblico, riesce ben a definire il modello del giornalismo
investigativo, che si configura come una critica del potere.
E' difficile trovare un confine che divida il giornalismo dal
giornalismo investigativo, perché il “buon giornalismo è sempre, in
una certa misura, investigativo”.4
Un giornalista che non fa un minimo di investigazione non è un
giornalista, perché investigare significa porsi delle domande. Il
compito del giornalista non deve essere quello di semplice cronista
o mediatore di notizie, ma in qualche modo bisogna assumere il
ruolo di “detective”. Il giornalismo investigativo tenta di scoprire e
ricostruire i fatti, non limitandosi ad una narrazione superficiale.
Tenta di “scoprire meccanismi causali, protagonisti nascosti,
sconosciute successioni temporali e motivazionali”.5
Richiede la cultura dell'investigazione e della legalità, del dettaglio
e del riscontro, dell'indizio e della prova. Tutto questo andando
oltre le apparenze e non fermando alle prime dichiarazioni e alla
prima “verità”, ma indagando a fondo.
4 BELLU Giovanni Maria, Le frustrazioni del giornalismo investigativo in Giornalismo
investigativo cit. pag. 94
5 SIDOTI Francesco, Definizioni e problemi del giornalismo investigativo, in Giornalismo
Investigativo cit. pag 25
9
Necessità, quindi, del giornalismo investigativo è il tempo. Una
buona inchiesta ha bisogno di tempi ampi per essere condotta,
analizzata e pubblicata. Ciò collima, però, con le caratteristiche
dell'informazione odierna. Con lo sviluppo dell'informazione on-
line e con la diffusione dei nuovi mezzi di comunicazione
l'elemento principale è diventato la velocità. Internet, ma anche la
televisione, consentono ad una notizia di essere pubblicata in modo
rapido. Ma mentre per le notizie di cronaca, spettacolo, sport la
velocità non fa altro che migliorare l'informazione, per le inchieste
il risultato è tutt'altro che positivo. I giornalisti non hanno più la
possibilità di lavorare per giorni e giorni su di un caso, e la notizia
che forniscono non è quindi approfondita, ma solo superficiale.
Il giornalismo investigativo ha anche costi elevati. Un'inchiesta non
dovrebbe essere un lavoro individuale, ma di un team. Il problema
dei costi, legato alla durata delle indagini, rappresentano alcuni dei
motivi della scarsa attitudine dell'informazione, soprattutto quella
italiana, a fare giornalismo investigativo.
Ritornando alle definizioni proprie del giornalismo investigativo,
secondo Massimo Russo6 :
se per un cronista la notizia è il fatto in sé, per il giornalista investigativo la stessa
notizia è ciò che sta dietro al fatto o comunque oltre il fatto;scava in profondità oltre
la superficie dei fatti, senza alcuna deferenza o riguardo nei confronti di nessuno e
meno che mai del potere e dei suoi interpreti; non adempirebbe alla sua funzione se si
limitasse ad una fredda e piatta ripetizione delle verità ufficiali e formali.7
6 Massimo Russo è stato un magistrato della Procura di Palermo. Attualmente ricopre il ruolo
di Assessore alla Sanità nella giunta di centro-destra guidata da Raffaele Lombardo, in
Sicilia.
7 RUSSO Massimo, L'investigazione giornalistica e l'investigazione penale, in Giornalismo
investigativo cit. pag. 106
10
La differenza tra cronista e giornalista investigativo è che il primo
riporta “in modo corretto la notizia del giorno” mentre il secondo
“si occupa di portare sotto le luci dei riflettori fatti ignoti ai più e
soprattutto fatti che qualcuno vuole occultare”8.
Il compito ultimo del giornalismo investigativo è dunque quello di
svelare le dinamiche nascoste e le reali motivazioni di vicende che
interessano e che potrebbero modificare la realtà sociale.
I valori del giornalismo investigativo rispecchiano gli stessi valori
del giornalismo nel suo aspetto più ampio: imparzialità,
indipendenza economica, preparazione professionale, attenzione
rivolta al cambiamento dell'opinione pubblica,notizie separate dalle
opinioni, editoriali distinti dai servizi, eccetera. In più rispetto al
modello classico del giornalismo c'è il rischio, che può essere
analizzato sotto vari aspetti.
Un rischio enorme e molto ricorrente nel giornalismo investigativo
è l'utilizzo delle inchieste per rivalse private o su commissione.
Questo significa screditare, ad esempio, un impresa rivale
dell'editore che ha commissionato l'inchiesta.
Ma il rischio è anche una componente importante che i giornalisti
devono tener conto quando si accingono ad iniziare un'indagine.
Francesco Sidoti ha affermato che il “vero giornalismo
investigativo quasi inevitabilmente finisce(o comincia) col dare
fastidio a qualcuno.”9
Esso non è né di destra, né di sinistra. Nel corso degli anni
soprattutto il giornalismo investigativo di sinistra è stato accusato di
8
Ivi, pag. 107
9 SIDOTI Francesco,Definizioni e problemi del giornalismo investigativo, in Giornalismo
Investigativo cit. pag. 51
11
pubblicare denunce inascoltate. Nel corso degli anni Novanta,
invece, è stato il giornalismo investigativo di destra ad essere più
attivo. Fare giornalismo investigativo, secondo Sidoti, è un “eroico
coraggio civile”. “ Buona parte dell'investigazione sulla mafia è
stata condotta da persone che svolgevano la funzione di denuncia o
indagine senza avere neanche la patente di giornalista”10
Peppino Impastato e Mauro Rostagno in Sicilia, Giancarlo Siani a
Napoli ancora non erano giornalisti, ma avevano deciso di indagare
e denunciare la criminalità organizzata. Per questo motivo sono stati
uccisi, perché scomodi.
E' questo il rischio maggiore del giornalismo investigativo: la
sicurezza del giornalista.
1.2 La sicurezza del giornalismo investigativo.
Il rapporto tra sicurezza e giornalismo investigativo può essere
suddiviso e analizzato in tre aree.
La prima riguarda la sicurezza del prodotto: il giornalista deve saper
proteggere il suo lavoro fino alla pubblicazione per evitare di essere
saccheggiati.
Alla sicurezza del prodotto si accompagna quella dello stesso
giornalista. Sia che l'inchiesta venga condotta in zone di guerra, sia
che riguardi la criminalità, il terrorismo, la corruzione, il potere il
10
Ivi, pag. 52
12
giornalista è sottoposto ad una notevole esposizione al rischio.
Numerosi, infatti, sono i giornalisti che hanno perso la vita al
fronte,Ilaria Alpi,Milan Hrovatin ed Enzo Baldoni ad esempio o che
sono stati fatti tacere dalla mafia o dai terroristi.
La terza area riguarda il processo investigativo vero e proprio,
ovvero “la decisione di investigare,l'oggetto dell'indagine, la
strategia investigativa, le fonti, le comunicazioni, l'informazione
grezza, gli archivi, i luoghi, gli incontri, i movimenti.”11
Nell'analizzare questa terza area del rapporto tra sicurezza e
giornalismo investigativo bisogna distinguere inizialmente tra
inchiesta e investigazione. “L'inchiesta si fa tra persone ed
organizzazioni, mentre l'investigazione si fa contro entità che in
qualche modo si proteggono”.12
Le differenze principali tra inchiesta e investigazione riguardano,
dunque, le modalità, i tempi, la pianificazione e il livello di rischio.
Mentre per l'inchiesta il rischio maggiore è incappare in problemi
legali, come la diffamazione, per l'investigazione il rischio può
addirittura minacciare la sicurezza personale.
Il primo passo da fare, secondo Giovanni Manunta, è garantire la
sicurezza personale del giornalista. Questa riguarda il domicilio, il
lavoro, la famiglia, le comunicazioni, l'agenda, il computer, i
movimenti e gli incontri. Esemplare ma anche estremo è il caso del
giornalista Pepe Rodriguez
che quando si accinse ad investigare la setta Moon, che voleva infiltrare,si premunì di
mutare aspetto, indirizzo, vestiario; di farsi abbandonare platealmente da amici e
famiglia. Fece preparare dal notaio un documento nel quale si faceva dichiarare
incapace di intendere e di volere; concordò codici, tempi e metodologie d'incontro
11 MANUNTA Giovanni, La sicurezza del giornalista investigativo,in “Giornalismo
investigativo cit. pag 130-131-132
12
Ibidem
13