1
INTRODUZIONE
Non imitare mai niente e nessuno.
Un leone che imita un leone diventa una scimmia.
- Victor Hugo
L’archetipo dello studente iscritto alla facoltà di Scienze delle
Comunicazioni prevede che lo stesso sia – o, quanto meno,
dovrebbe essere - oltre che un assiduo fruitore “passivo” dei mezzi
di comunicazione e, nella specie, di quello televisivo, quanto meno
capace di riconoscerne e discernere, all’interno di tale variegato ed
eterogeneo universo, i suoi elementi costitutivi e le dinamiche che lo
coinvolgono: gli schemi, le strutture ed i protagonisti ad esso sottesi,
ovvero gli ingredienti e lo scheletro che compongono un palinsesto
televisivo. Orbene, utilizzando un metodo strettamente empirico,
questa ricerca si propone di esaminare quello che potrebbe essere
definito come l’atomo dall’attuale
produzione televisiva, ovvero “lo schema
che vuole essere l'archetipo di una serie
di programmi e non di una sola
trasmissione”
1
: il format, per l’appunto, la
cui etimologia suggerisce già in nuce la sua indubbia attinenza con
l’idea di “formato”, di “struttura” che prelude ad un programma
televisivo compiuto. Invero, nell’ambito televisivo – che continua ad
essere il media per eccellenza
2
- con il termine format si intende lo
1
SORICE M., Programmi in scatola. Il format nella Tv globale, Effatà Ed., 2005, p. 55.
2
Dati ISTAT:“L’uso dei media e del cellulare in Italia”, a cura di Adolfo Morrone, evidenzia che nel
2006 il media più utilizzato dalle persone di 11 anni e più è la televisione guardata dal 93,2 per
cento.
Il Format come
“archetipo di una
serie di programmi e
non di una sola
trasmissione”
2
schema prestabilito, l’idea di base nonché l’insieme degli elementi
che compongono e distinguono un programma, spesso di successo
che, grazie alle sue peculiarità, può essere venduto, replicato e
addirittura “trasformato” – e, come si vedrà, proprio quest’ultima
caratteristica andrà a minare la tutela autoriale - anche in altri Paesi
del mondo.
Osservando i palinsesti televisivi attuali, anche su broadcaster
concorrenti, ci si accorge di come gli stessi siano colmi di
programmi che, prima facie, ricalcano quanto meno l’idea di base di
altri: a tal uopo, è sufficiente guardarne qualcuno di intrattenimento
generalista, quale “L’Eredità” o “Chi Vuol esser Milionario”, solo per
citarne alcuni, ovvero dei talent show
3
, quali “X Factor” ovvero “The
Voice”, per carpire che hanno più di qualche elemento ovvero
un’idea di base in comune. Tuttavia, come si vedrà, non sarà facile
fornire una definizione di format e discernere le differenze tra quelli
simili, perché un conto è l’idea originale che ne è alla base, un
altro il prodotto finito, realizzato attraverso fasi successive e
trasmesso al pubblico.
Da una medesima idea possono derivare più opere, l’una diversa
dall’altra in quella che sarà la sua forma di comunicazione: il
presente studio, pertanto, muoverà, attraverso la ricerca di una
definizione paradigmatica del format, dalla circostanza per cui la
maggior parte dei programmi che sono trasmessi in televisione
3
Dal sito WIKIPEDIA.com: Il talent show ("show di talenti") è uno spettacolo televisivo il cui format
è basato sulla "scoperta di talenti", assimilato ai programmi televisivi del genere reality show.
3
attualmente, o che lo sono stati in passato, non sono altro che una
riedizione ovvero l’edizione nazionale di un programma nato in un
altro Paese: si pensi, per mero titolo esemplificativo, al Grande
Fratello, nato dal format olandese Big Brother ed esportato,
attraverso meccanismi di trasformazione e/o adattamento, praticamente
in tutto il mondo (dal Gran Hermano spagnolo al Al Raiss
mediorentale). La diffusione capillare dei format a livello mondiale,
secondo Aldo Grasso “uno dei segni distintivi della globalizzazione”
4
,
unita alla capacità degli stessi di replicarsi, trasformandosi, introduce
il problema fondamentale della tutela del diritto dei suoi autori, di
coloro i quali hanno creato l’idea di base dalla quale sono nati
questi programmi televisivi, ovvero delle emittenti che li hanno
acquisiti in esclusiva attraverso investimenti spesso ingenti: quid iuris
nell’ipotesi di plagio di tali idee? Qual è – ma, soprattutto, esiste -
il confine tra rimodulazione lecita di un’idea originaria posta alla base
di un programma televisivo e la mera riproduzione parassitaria di
quest’ultima?
Questo lavoro si propone di fornire un tentativo di risposta a tali
domande, spesso attraverso soluzioni de iure condendo più che di
diritto positivo, con una nota comune: né il legislatore né, tanto
meno, la giurisprudenza, risulta in grado di fornire una risposta
univoca, di guisa che la possibilità di tutelare l’autore di un format
dalla possibilità di plagio altrui rimane una mera quaestio facti, da
4
GRASSO ALDO, da Il Corriere della Sera, 30 novembre 2003, p. 37, RCS Quotidiani.
4
verificarsi in concreto di volta in volta, in barba al principio della
certezza del diritto.
Orbene, la particolare collocazione borderline del format nell’ambito
del diritto d'autore, tra idea non tutelata ed opera compiuta tutelata,
costituisce il tipico esempio di come tutta la normativa autoriale
necessiti di un rimodellamento o, quantomeno, di un'applicazione
meno rigida delle relative norme.
Lo studente diligente della facoltà di Scienze delle Comunicazioni
avrà, allora, l’ingrato compito di constatare un’incredibile asimmetria:
all’impatto economico e addirittura sociale dei format, in grando di
influenzare i costumi dei cittadini, pilastro di tutti i palinsesti televisivi
che permeano ormai ogni quotidianità, non corrisponde affatto
un’adeguata normazione posta a tutela della creatività degli autori.
Con una conseguenza più amara delle altre: la disincentivazione delle
idee, schiacciate dalla standardizzazione ed omologazione delle
produzioni televisive, e l’appiattimento verso il basso delle creatività
autoriale.
5
I. L’INDIVIDUAZIONE DELLA FATTISPECIE
1.1 Le diverse declinazioni del “format”
Nell’introdurre il presente lavoro, si è subito individuato un primo, ma
quanto mai preliminare, vulnus: la difficoltosa ricerca di una
definizione paradigmatica, normativa e giuridica, di portata generale
ed astratta, del “format” televisivo, che abbia contorni ben delineati
e precisi. Prima di declinare i diversi tentativi di definizione del
format, un dato comune si impone, e
cioè che la stessa può essere
individuata, grazie alla propria etimologia,
in un “formato” o “struttura”: uno
schema prestabilito che, attraverso
l’ideazione di alcune linee-guida, può ripetersi e ripresentarsi
assumendo diverse sembianze e forme, riproponendo tuttavia alcuni
elementi peculiari che lo rendono riconoscibile e ne costituiscono la
sua identità. Tale minimo denominatore comune viene, peraltro, usato
anche al di là del settore strettamente televisivo: si pensi, ad
esempio, all’ambito informatico, ove “format” sta per “formato di un
file”, cioò che “definisce la struttura del file, avvero il modo in cui
sono memorizzati i dati e come essi appaiono”
5
. Sempre nel campo
informatico, ancora più pregnante ai nostri fini risulta il termine affine
di formattazione, cioè “dare un formato, stabilire la presentazione del
5
The McGraw-Hill Education Italy, Glossario Informatica, www.informatica.mcgraw-
hill.it/glossario.asp.
La ricerca di una
definizione
paradigmatica del
format costituisce un
primo ed immediato
vulnus.
6
contenuto del file sulla base di criteri specifici”
6
, che rimanda ancor
di più al senso dello schema prestabilito proprio del format televisivo.
Senso analogo è altresì presente nella definizione di format
nell’ambito editoriale, inteso come “l'aspetto complessivo di una
pagina di libro, dalle sue dimensioni alla sua struttura”
7
.
La ridondanza di alcuni elementi specifici – una specie di impronta
capace di fungere quasi da marchio distintivo nella concorrenza tra
imprese - la si ritrova abbondantemente anche nell’ambito del
marketing e della grande distribuzione: entrare in un Mc Donald’s di
Città del Messico darà, molto probabilmente, la stessa sensazione di
varcare la soglia di quello che troviamo sotto casa a Salerno. E’ il
cd. trade dress
8
, il “vestito”, l’immagine di un’azienda che la rende
riconoscibile dovunque: così come il packaging, ossia il modo di
imballare e presentare un prodotto
9
, che contraddistingue un
determinato marchio. E, perché no, tornando al settore di elezione
della presente ricerca, si ponga attenzione al “format” nell’ambito
pubblicitario in onda sul mezzo televisivo: si assiste alla circostanza
per cui spot pubblicitari del medesimo prodotto commerciale di
massa, anche trasmessi a distanza di anni, conservano la medesima
impronta-schema di base, il format appunto, tale da ottenere un
successo costante presso l’utente finale. Esistono variati tipi di format
pubblicitari: dal format umoristico – che ha l’effetto di far ridere il
6
Dal sito www.dizionarioinformatico.com
7
SORICE M., Programmi in scatola, Il format nella TV globale, Effatà Ed., 2005, p. 6
8
YARBROUGH R.J., Protection of Trade Dress, June, 2001.
9
GRIMALDI P., PRIVITERA M, Segni e disegni V°3, Clitt, Roma 2004, pp.127-137.
7
pubblico con una storia associata al prodotto – tipico della
pluriennale campagna pubblicitaria della Wind, a quello del tipo
mnemonic device
10
, basato su un elemento visivo molto semplice e
di forte impatto emotivo, come la mela addentata di Mentadent.
Orbene, da questo breve excursus può già evincersi una prima
definizione di format televisivo: esso rappresenta l’insieme degli
elementi che distinguono un programma che, partendo da un’idea di
base, quindi da un’impronta peculiare, vengono poi sviluppati ed
elaborati, giungendo peraltro a risultati diversi, come si vedrà nei
paragrafi seguenti.
1.2 Il Bollettino SIAE n. 66 del 1994
Dalla breve digressione testé effettuata emerge, nonostante la
ricorrenza di alcuni elementi comuni
nelle declinazione del format nei
vari settori (cfr.: contenitore, idea
di base, marchio), la difficoltà di
individuare una definizione, generale
ed astratta, capace di comprendere un prodotto utlizzato in molteplici
contesti e dalle variabili riproduttive quasi infinite. Ma un tentativo
s’impone. In termini generali, si può senz’altro dire che il format è
“l'impalcatura di un programma”
11
. In particolare, il format sarebbe
10
Cfr. DE LISO G., Creatività & Pubblicita, 2002, Franco Angeli, 161.
11
LONGHINO S., PISI S., “Format o non format, questo è il dilemma…” in “Il diritto d’autore”, n.
1/2011.
Il format televisivo è simile ad
una ricetta. Il creatore – rectius:
l’autore - affitta la ricetta, dando
la possibilità al pasticciere di
personalizzarla variando
soltanto alcuni ingredienti.
8
un’opera, composta e complessa, formata da elementi essenziali per
la produzione televisiva tra cui le scene, i personaggi e lo schema
di base, che individuano i principali tratti caratteristici di una
trasmissione o di un'intera serie di trasmissioni tra loro variamente
coordinate: come, ad esempio, le cosiddette opere televisive in senso
stretto (varietà televisivi, talk show, game show, telegiornali e
programmi di informazione, quiz show etc.) o i telefilm (suddivisi in
più puntate collegate)”
12
.
Secondo l’opinione di un noto produttore televisivo, Gary Carter, il
segreto del successo del format è “to keep formats standardised”,
“as a type of recipe”. In altre parole, per Carter il format televisivo
è simile ad una ricetta. Il creatore – rectius: l’autore - affitta la
ricetta, dando la possibilità al pasticciere di personalizzarla variando
soltanto alcuni ingredienti, cosìcche si avranno vari tipi di torte fatte,
però, tutte nella stessa maniera, che avranno un sapore leggermente
diverso l’una dall’altra
13
. Parimenti, i format alternano i vari
ingredienti (personaggi, storie), all'interno della medesima torta già
di gradimento per lo spettatore: basti pensare ai vari personaggi che
si sono alternati nelle varie edizioni del “Grande Fratello” e che,
grazie alle loro caratteristiche più o meno accattivanti, hanno conferito
ad ogni produzione un risultato dal sapore diverso per il fruitore
finale. Esso può essere elaborato su misura, secondo le esigenze
12
Cfr. BERTANI, M., Tutela dei format di programmi televisivi, in AIDA, 1997, p. 697.
13
Gary Carter explains “why reality is better” dal sito www.thecallsheet.co.za: “It’s easier to think
of formats as a type of recipe. You rent the recipe. The buyer is allowed to bake the cake, with a
degree of allowance for change based on taste, but there’s a large obligation for standardization.
So the end product will come out as a chocolate cake should”.
9
particolari di un'emittente televisiva, oppure ideato e successivamente
proposto ai vari broadcaster: più il format sarà repeatable, in altre
parole, maggiori saranno le possibilità di un suo successo. E’ il cd.
fenomeno della serialità: il format ripropone in maniera seriale,
standardizzata, un insieme di elementi nei quali lo spettatore potrà
identificarsi immediatamente e così riconoscere l’emittente che lo
produce, offrendolo alla sua visione. Attraverso la ripetizione e
l’utilizzo di schemi già collaudati, riconoscibili, si ottiene così la
fidelizzazione dell’utente finale che riconoscerà tali elementi standard
quasi come un marchio commerciale capace di rassicurare le proprie
aspettative. Una volta realizzato e trasmesso, poi, il format potrà
anche essere esportato in altre nazioni, dove sarà utilizzato tout
court o rimodellato al fine di incontrare le esigenze sociali, culturali e
religiose del fruitore definitivo, attraverso il cd. fenomeno della
localizzazione
14
: ciò spiega, ad esempio, che la stessa idea di base
che contraddistingueva il programma Survivor, dopo il successo
iniziale negli USA, ebbe risultati molto scarsi in Italia, ove difetta
quella cultura di avventura estrema su cui era fondata
15
. Per Michele
Sorice, ancora, "il format è un rapporto tra pratiche produttive e
testo, gusto degli spettatori, rapporto intertestualità/autoreferenzialità,
messa in forma dell'esperienza, stile, tecnologia. E' l'idea declinata
che si traduce in un risultato raggiunto". Degno di richiamo ed
analisi risulta anche l'intervento di Paolo Taggi: “il format è un testo
14
Cfr.PERROTTA M., Il format televisivo. Caratteristiche, circolazione internazionale, usi e abusi,
2007, Quattroventi
15
Cfr. SORICE, M., cit., p. 27.
10
audiovisivo senza frontiere, trasmesso da un'emittente per più puntate,
che contiene in partenza le premesse per la declinazione seriale
dell'idea iniziale. E' un progetto in movimento e mai un insieme di
elementi casuali, in quanto segue un modello di successione
drammatica fisso; una forma narrativa rigida nella quale s'inseriscono
materiali incandescenti: moduli, storie e protagonisti differenti, ma
sempre rispettando un preciso percorso drammaturgico, rituale ed
emotivo. Si presenta quindi come un ipertesto collettivo, composto da
una pluralità di anime autonome riconducibili ad un solo titolo o
nome; un progetto comunicativo che nasce in funzione della
riproducibilità, in grado di dar vita ad una serie di multipli di una
stessa versione o a molte versioni, sempre riconducibili al telaio
virtuale di partenza”
16
. Questa definizione appare assolutamente
esaustiva, atteso che declina perfettamente le caratteristiche essenziali
del format televisivo: la serialità, ovvero la possibilità di essere
ripetuto nel tempo, con risultati costanti; la flessibilità, ovvero la
capacità di adattarsi alle diverse nazionalità, intese come usi e
costumi. E, infine, la riconoscibilità
17
, ovvero la capacità di costituire
un canovaccio identificabile in ogni caso, quindi di contenere fattori
16
TAGGI Paolo, Morfologia dei format televisivi. Come si fabbricano i programmi di successo, RAI-
ERI.
17
Cfr. PROSPERETTI, E., TOZZI, F., VISCO COMANDINI, V., I format televisivi tra acquisto di know-
how etutela della proprietà intellettuale, il Diritto dell’Informazione, 2007, p. 7, in cui viene
paragonato il format ad un marchio attraverso il meccanismo comune della riconoscibilità. Al pari
di un segno distintivo “chi acquista format di sceneggiati a puntate, soap opera o addirittura di quiz
show o talk show, acquista un bene più simile ad un marchio, ossia un insieme di elementi visivi,
drammaturgici, psicologici o procedurali (nel caso del quiz). Tali elementi, combinati in modo
originale, costituendo fattori caratteristici fissi di denotazione del format, sono costruiti per essere
riconosciuti come tali dal telespettatore, mentre storie specifiche, personaggi, ospiti o concorrenti
diversi variano o si alternano delle diverse puntate”.