50
2.3 La seconda età del podcasting
Il podcasting attraversa una nuova fase della sua evoluzione, a partire dal 2012, con la
nascita di un nuovo mercato. Non è più una pratica complementare alla radio ma
rappresenta un'alternativa alla radio stessa, con il lancio dei primi modelli di business in
grado di sostenere la produzione e il consumo di contenuti sonori distribuiti sottoforma
di podcast. Questa fase è stata definita da Bonini (2015) come «la seconda età del
podcasting», caratterizzata dalla trasformazione del podcasting in una pratica produttiva
commerciale e in un nuovo mass media.
La «seconda età» del podcasting inizia negli Stati Uniti nel 2012, quando i produttori di
alcuni podcast più famosi della radio pubblica americana decidono di diventare
indipendenti dal suo finanziamento e di finanziarsi esclusivamente attraverso le donazioni
dei loro ascoltatori, tramite nuove piattaforme di crowdfunding come Kickstarter. Come
nel caso di «99% Invisible», un podcast che parla di design e architettura, prodotto da
Roman Mars per la radio pubblica KALW di San Francisco, che raccoglie 170mila dollari
donati da più di cinquemila sostenitori nell'agosto del 2012, fino ad arrivare attorno ai
375mila dollari nell'anno successivo. Sempre nel 2012, Daniel Alarcón e Carolina
Guerrero, due autori e scrittori sudamericani, raccolgono 46mila dollari attraverso
Kickstarter per produrre «Radio Ambulante», un reportage sottoforma di podcast
sull'America Latina. Nel 2014, ancora una volta attraverso Kickstarter, il programma
documentaristico «Radio Diaries» raccoglie 61mila dollari mentre Roman Mars lancia il
progetto «Radiotopia», una piattaforma che raccoglie podcast narrativi, a cui vengono
donati circa 620mila dollari. Nel solo mese di marzo 2015, sulla piattaforma di
crowdfunding Kickstarter si possono trovare, dunque, trentacinque progetti di podcast da
poter sostenere. Ma, in quel periodo, Kickstarter non è l'unica piattaforma di
crowdfunding dove è possibile trovare campagne per finanziare podcast radiofonici, né
gli Stati Uniti sono l'unico paese in cui queste campagne hanno successo. Questa pratica
diviene popolare anche in altri paesi europei, come l'Italia e la Spagna, dove molti ex
personaggi delle radio nazionali abbandonano la radio scegliendo l’autofinanziamento dei
propri programmi attraverso queste piattaforme (Bonini, 2015).
Dal 2012, con il vantaggio di rivolgersi a un pubblico che già conosce i programmi e gli
stessi personaggi radiofonici, un numero crescente di produttori abbandona la
distribuzione radiofonica tradizionale e sceglie di abbracciare il podcasting per distribuire
51
il proprio lavoro. In alcuni casi, come «99% Invisible», «Radio Ambulante» e «Radio
Diaries», i programmi continuano a essere distribuiti e venduti a emittenti radiofoniche,
mentre per altri, come diversi podcast presenti su «Radiotopia», il podcasting diventa
l’unico canale di distribuzione. Un numero crescente di nuovi produttori di podcast
emerge da questo nucleo iniziale di persone provenienti dalla radio pubblica americana.
Il caso più popolare è rappresentato da «Serial», un podcast di dodici episodi condotto da
Sarah Koenig, ex produttrice del programma radiofonico di successo «This American
Life». «Serial» è stata lanciata, per la prima volta, durante «This American Life» dal
conduttore Ira Glass e, da quel momento, è diventata estremamente popolare. Distribuita
esclusivamente come podcast nel 2014, la serie è stata scaricata più di 100 milioni di volte
in un solo anno (Bonini, 2015).
La radio pubblica, almeno negli Stati Uniti, ha svolto un ruolo fondamentale nella
creazione di un ecosistema all'interno del quale il podcasting ha iniziato a fiorire.
Come riporta Bonini (2015), «Serial» non è solo uno dei più grandi successi del genere
radiofonico narrativo ma rappresenta il punto di svolta per il secondo periodo del
podcasting, in quanto è il programma che ha reso mainstream questa tecnologia
trasformandola in un mass media.
La radio pubblica americana, nei suoi formati nazionali e locali, ha prodotto programmi
di narrazione attirando ascoltatori di nicchia per decenni. In seguito, grazie al podcasting
e all'uso diffuso di smartphone e social network, questi programmi sono riusciti a superare
i confini geografici raggiungendo milioni di persone in tutto il mondo. In pochi anni, i
download di podcast sono cresciuti in modo esponenziale nel mondo anglofono.
Attraverso nuove tecnologie per la distribuzione e l'ascolto di podcast, come gli
smartphone, e piattaforme musicali di streaming (ad esempio Soundcloud, Mixcloud,
Spreaker) e crowdfunding (tra cui Kickstarter e Indie Go Go), sono state gettate le basi
per creare un mercato indipendente per il podcasting. Nuovi modelli di business, basati
su una combinazione di donazioni, sponsor e pubblicità, hanno iniziato a emergere in
questo nuovo mercato (Bonini, 2015).
In Italia, i podcast sono stati per lungo tempo marginali, ignorati dai media tradizionali,
ma soprattutto dagli editori. I primi podcast arrivano, infatti, verso la fine del 2010,
mentre quelli originali solo nel 2015. Inizialmente, i podcast sono esclusivamente
contenuti audio on-demand delle repliche di alcuni programmi radiofonici. Come in altri
Paesi, la radio pubblica, quindi la Rai, e le emittenti commerciali come Radio Deejay,
52
Radio 105, Radio 24 e Radio Popolare, iniziano a proporre le repliche delle loro
trasmissioni principali in versione on-demand. Nel 2015, è Spotify a introdurre i primi
podcast all'interno del suo servizio di streaming musicale e, nel 2016, arriva Audible
anche in Italia. Solo nel 2017 con il lancio di «Veleno» di Pablo Trincia, una serie true
crime rilasciata da Repubblica, anche nella penisola italiana inizia a diffondersi la cultura
del podcast come produzione originale in grado di raggiungere un vasto pubblico (Rai
Ufficio Studi, 2022: p. 87).
L'elemento cruciale che decreta il successo di «Veleno» è la serialità del prodotto che si
ispira direttamente al format e al genere di «Serial». Gli episodi di «Veleno» sono
concatenati l'uno all'altro, ognuno dei quali ha una fine che lascia in sospeso, come i
capitoli di un libro che, in questo caso, è arricchito dall'esperienza del suono che riempie
la storia grazie a voci e suoni montati all'interno della narrazione (Crognali, 2020: p. 38).
In questo contesto nascono le prime realtà nazionali indipendenti come DigitalMDE
(2016), Piano P (2016), Storielibere.fm (2018), VOIS (2018) e «Gli Ascoltabili» di Cast
Edutainment (2018). Tra i podcast più popolari ci sono «Lezioni e Conferenze di Storia»
di Alessandro Barbero, la rassegna giornaliera «In 4 minuti» di The Vision, «La Bomba
in Testa» di Nicolò Porcelluzzi, un podcast di Storytel sul terrorismo italiano degli anni
Settanta e «Da Costa a Costa», prodotto da Piano P, ispirato all'omonima newsletter del
vicedirettore del Post Francesco Costa (Rai Ufficio Studi, 2022: p. 87).
Ma il vero salto del podcast nella cultura mediale italiana avviene nel 2020, durante il
lockdown in seguito alla pandemia di Covid-19. In quel periodo, il cambio delle abitudini
di vita incrementa il consumo di tutti i media non lineari svincolati dall'orologio sociale
su cui erano invece sincronizzati i principali media broadcast, come radio e televisione
(Bonini e Perrotta, 2023: p. 12).
2.3.1 Il fenomeno «Serial»
L'ascolto del podcasting riprende quota nel 2014 per una serie di fattori che fanno del
podcast una forma di comunicazione mainstream. Nonostante la diffusione degli
smartphone, dal 2012 al 2014 il podcasting vive una fase di stallo. Poi, il contenuto in
grado di catturare l’interesse degli ascoltatori e dei media tradizionali arriva nell'ottobre
del 2014. In questo anno, un'ex autrice di programmi per la radio pubblica americana,
53
Sarah Koenig, pubblica online «Serial», una serie di giornalismo investigativo basata su
una controversa storia di cronaca nera che diventa la prima serie podcast a generare
numeri di ascolto di massa soprattutto grazie alla promozione della serie da parte di Ira
Glass, il fondatore del programma «This American Life» della National Public Radio
americana. «Serial» ottiene un successo globale con più di 100 milioni di download in
poco tempo e apre la strada alla produzione di altre serie ispirate a questo modello (Bonini
e Perrotta, 2023: p. 11). In «Serial» ci sono tutti gli elementi che servono a un prodotto
editoriale per vivere di audio online: una storia, la serialità, un argomento specifico e un
sound design appropriato.
«Serial» racconta la storia dell'omicidio della liceale Hae Min Lee, avvenuto nel 1999 a
Baltimora, e della conseguente condanna del suo ex fidanzato Adnan Syed. Le prove a
carico di quest'ultimo sono poche e la vicenda stessa presenta punti oscuri, prestandosi
così a indagini più approfondite. Da qui parte Sarah Koenig, ex producer di «This
American Life», che ripercorre il caso suddividendolo in un lungo racconto sonoro in cui
porta avanti un'investigazione autonoma che solleva diversi dubbi sulla vicenda e sul
processo. Pur essendo uno spin-off di «This American Life», che solitamente raccoglie
storie brevi che si esauriscono nell'arco di una puntata, Sarah Koening espande il suo
racconto in dodici episodi, di durata variabile, che vengono pubblicati senza una cadenza
prestabilita. Ciascun episodio è strutturato intorno a un tema che permette all'autrice di
aggregare le testimonianze, raccolte da varie persone collegate all'omicidio, alternando a
queste le sue conversazioni telefoniche con Syed, detenuto in carcere, alcune registrazioni
del processo e varie voci di esperti esterni. Il vero punto di innovazione e di innesco
globale di «Serial» è il racconto dal punto di vista soggettivo della giornalista alle prese
con l'indagine. Una delle ragioni per cui il podcasting si è imposto nel sistema dei media
globali, con un prodotto di giornalismo investigativo come «Serial», è attraverso la
popolarità del genere true crime e del suo incontro con la narrazione sonora on-demand.
Infatti, i reportage, le inchieste e i documentari hanno da sempre popolato le frequenze
della radio in qualità di sottogeneri dell'informazione che più si distinguono per l'efficacia
con cui trattano argomenti complessi. Gli stessi, però, sono prodotti costosi che
richiedono ricerche, tempo e investimenti da parte degli editori, diventando, quindi,
appannaggio dei soli servizi pubblici e di alcune emittenti private appartenenti a grandi
gruppi editoriali (Bonini e Perrotta, 2023: p. 66).
54
L’efficacia di «Serial» risiede nel fatto di essere un prodotto che fa vivere in prima
persona il percorso investigativo e i dilemmi etici della presentatrice, proponendosi come
genere che risponde all'ascesa della cultura partecipativa nell'ecosistema digitale. Infatti,
«Serial» ha offerto al pubblico l'opportunità di partecipare alle indagini, di approfondire
la conoscenza di dettagli del caso e di empatizzare con la giornalista. «Serial» ha dato il
via alla produzione di una serie di podcast in grado di smuovere l'opinione pubblica e di
creare discussioni online (Boling, 2019: pp. 161-78).
«Serial» rappresenta uno dei casi più interessanti del fenomeno delle culture partecipative
del web per la sua risonanza in alcune piattaforme social come Reddit e Tumblr. Tumblr,
ad esempio, è stato per i produttori di «Serial» uno spazio per interagire online con gli
ascoltatori che, anche grazie all'anonimato che il social consente, hanno dato prova di un
coinvolgimento molto intenso che è stato utile per avere una percezione realistica di ciò
che interessava alle persone. L'esperienza di ascolto, dunque, si arricchisce di una
componente proattiva che fa viaggiare contenuti, testi e interpretazioni attraverso i social
media, dando vita a un'esperienza partecipata e condivisa (Jenkins, Ford e Green, 2013).
Come evidenziato da Bonini e Perrotta (2023), questo podcast ha dato anche uno scossone
al giornalismo investigativo promuovendo una ricerca di giustizia e verità, la
responsabilità verso le vittime e l’esigenza di creare una storia avvincente.
Oltre alle conseguenze nel contesto giornalistico, che Spinelli e Dann (2021, p. 329)
definiscono come «la nascita di un nuovo giornalismo umano», «Serial» ha lasciato
un'impronta importante come fenomeno culturale, portando la produzione di storytelling
sonoro da una dimensione radiocentrica a una dimensione focalizzata sull'ascolto seriale
e on-demand, resa possibile dal podcast grazie alla sua distribuzione, svincolata da una
programmazione periodica, e alla sua libertà espressiva (Bonini e Perrotta, 2023: p. 68).
A «Serial» si deve il tentativo più ambizioso e compiuto di definire cosa sia un podcast
narrativo. Ad averne certificato il valore non sono solo la struttura, la serialità e
l'argomento:
Sebbene la presenza di un omicidio, un'indagine, un processo, un detenuto e persino del
razzismo suscitino un immediato interesse verso la prima stagione, la verità su «Serial»
è che viene raccontata un'altra storia. È una storia molto più complessa, con risvolti
sociali molto più ampi e una rilevanza molto più profonda per la cultura mediale: è la
55
storia di Koenig che a fatica cerca di negoziare un nuovo insieme di regole per il
giornalismo su podcast; è una storia che racconta come il giornalismo sia influenzato
dall'emergere di una nuova etica ed estetica del podcasting ed è una storia su come un
lavoro giornalistico veniva realizzato all'epoca degli eventi e su come dovrebbe essere
fatto oggi. (Spinelli e Dann, 2021: p. 361).
«Serial» funziona perché Sarah Koenig è trasparente, si interroga continuamente e rende
partecipe l'ascoltatore della sua ricerca, condividendo entusiasmi e frustrazioni. La
narrazione funziona perché l'ascoltatore si immedesima e perché vengono sfruttati gli
espedienti perfetti per creare tensione e rendere un podcast appassionante: il cliffhanger
(il finale sospeso), il colpo di scena, il climax e il rovesciamento. Funziona perché ha un
efficace sound design che non sovrasta la parola, ma che la accompagna, rendendo
piacevole l’ascolto (Iovane, 2022: p. 168).
Di seguito, la trascrizione di un estratto del primo episodio di «Serial» (serialpodcast.org,
2014):
Sarah Koening (in studio): da This American Life e WBEZ Chicago nasce Serial, una
storia raccontata settimana per settimana. Io sono Sarah Koenig. Nell'ultimo anno ho
passato ogni giorno di lavoro cercando di capire dove fosse stato un ragazzo delle
superiori per un'ora dopo la scuola in un giorno del 1999. A essere più precisi, e io
evidentemente lo sono, dove fosse stato un ragazzo del liceo per ventuno minuti dopo
la scuola in un giorno del 1999. Questa ricerca a volte è stata invadente da parte mia.
Ho dovuto chiedere informazioni sulla vita sessuale degli adolescenti, dove, quanto
spesso, con chi, sugli appunti che si passavano in classe, sul loro rapporto con la droga,
sui rapporti con i genitori. Io non sono una detective o un investigatore privato. Non
sono nemmeno una giornalista di cronaca nera. Ma ogni giorno di quest'anno ho cercato
di capire l'alibi di un ragazzo di diciassette anni. Prima di spiegare il motivo per cui l'ho
fatto, voglio solo sottolineare qualcosa a cui non avevo mai pensato prima di iniziare a
lavorare su questa storia. E cioè: è davvero difficile rendere conto di come hai trascorso
il tempo in modo dettagliato. Come sei arrivato al lavoro mercoledì scorso, per esempio?
In macchina? A piedi? In bicicletta? Stava piovendo? Sei sicuro? Sei andato in qualche
negozio quel giorno? Se sì, cosa hai comprato? Con chi hai parlato? Elenca le persone
con cui hai parlato nel corso della giornata. È difficile. Ora immagina di dover
56
ricostruire quello che è successo un giorno di sei settimane fa. Perché questa è la
situazione di questa storia: un gruppo di adolescenti ha dovuto ricordare cosa ha fatto
in un giorno di sei settimane prima. Ed era il 1999, quindi ciascuno ha dovuto farlo
senza il beneficio di testi o Facebook o Instagram. Solo per gioco, ho chiesto ad alcuni
adolescenti di rispondere a qualche domanda.
Sarah Koenig: ricordi cosa hai fatto quel venerdì?
Tyler: no, per niente, non ricordo niente.
Sarah Koenig: aspetta, niente?
Tyler: no, non ricordo niente di così lontano. Sono abbastanza sicuro di essere stato a
scuola. Credo...
Sarah Koenig (in studio): quello che ha parlato è Tyler. Ha diciotto anni. Ho chiesto a
mio nipote Sam. Anche lui ha diciotto anni.
Sam: non ne ho idea. A scuola, probabilmente ero a scuola. In realtà, penso di aver
lavorato quel giorno. Sì, ho lavorato quel giorno. E sono andato a scuola. Questo è tutto.
In realtà, ripensandoci... Non credo di essere andato a scuola quel giorno.
Sarah Koenig: non pensi di essere andato.
Sam: sì, no, non sono andato. Sicuramente non sono andato.
Sarah Koenig (in studio): ora chiedo all'amico di Sam, Elliot. Sembra avere un ricordo
migliore.
Bellot: in realtà, potrei essere andato al cinema quella sera.
Sarah Koenig: ti ricordi cosa hai visto?
Elliot: ora che ci penso… Sì, credo di aver visto «22 Jump Street».
Sarah Koenig: ok. E sei andato con gli amici?
Elliot: sì. Sono andato con Sam, Sean, Carter e un gruppo di persone.
Sarah Koenig: aspetta, Sam, mio nipote Sam?
Elliot: sì, sì.
57
Sarah Koenig: oh, ok. Sam dice che era al lavoro.
Elliot: oh, allora non era quella notte.
Un altro elemento fondamentale che ha decretato il successo di «Serial» è il sound design
che accompagna la narrazione e rende piacevole l’ascolto della serie. Il sound design si
riferisce a tutto ciò che riguarda il suono, escluse le voci, quindi musica, suoni, rumori,
effetti sonori e anche il silenzio. La sonorizzazione è un elemento fondamentale nel
podcast narrativo, in quanto serve per sottolineare le diverse atmosfere durante il
racconto. Se nel cinema la musica serve a sottolineare la rappresentazione proiettata sullo
schermo, nel prodotto audio la musica ha il compito di drammatizzare e assecondare il
discorso narrativo, espresso unicamente dalla voce. I primi venti secondi di «Serial» sono
contraddistinti da tre accordi in re minore, suonati ritmicamente in modo staccato, che
rappresentano il tema della serie. Il tema si ripete fino a quando la presentatrice annuncia
la serie e i credits: «Da This American Life e WBEZ Chicago nasce Serial, una storia
raccontata settimana per settimana. Io sono Sarah Koenig»; seguono poi tre secondi di
silenzio. Quindi la musica riprende, con l'aggiunta di altri strumenti per altri trenta
secondi nei quali Sarah Koenig riassume la sua attività investigativa. In seguito, la musica
scompare e la voce della giornalista procede senza base. Questo podcast rappresenta un
ottimo esempio di integrazione tra voce e suoni, perché la musica si limita a sorreggere
la narrazione senza mai invaderne il campo e il tema ricorrente è una progressione sospesa
funzionale all'atmosfera enigmatica della storia (Iovane, 2022: pp. 160-161).
È con il successo di «Serial», che dopo il 2014, inizia dunque la «seconda età» del
podcasting caratterizzata dall’arrivo di introiti pubblicitari e la nascita di professionisti
che riescono a mantenersi come autori e produttori di podcast, nuovi editori e produttori
«nativi» del mezzo (Bonini e Perrotta, 2023: p. 11).
2.4 La piattaformizzazione del podcast
Differenti fattori hanno aperto la strada alla costruzione di un'industria intorno al
podcasting, come la crescita dell'interesse del pubblico verso i podcast, favorita dalla
58
svolta impressa al medium dal caso globale di «Serial», la maggiore disponibilità di nuovi
prodotti audio originali e lo sviluppo di nuove metriche per la valutazione dell'ascolto.
Ma, come sottolineato da Bonini e Perrotta (2023), il decollo vero e proprio di questo
nuovo mercato mediale, con una propria industria pubblicitaria e creativa, è stato favorito
da un altro fattore determinante: l'ingresso delle piattaforme digitali di streaming nel
mercato del podcast. La prima piattaforma digitale è stata ovviamente Apple, che aveva
già fortemente centralizzato l'ecosistema del podcasting con iTunes Store, nonostante
fosse ancora una forma primitiva di aggregatore di podcast incentrata sulla tecnologia
RSS. Il primo grande passo verso la centralità delle piattaforme è stato compiuto, invece,
da Audible, l'azienda di proprietà di Amazon conosciuta per la vendita di audiolibri
online, quando nel maggio 2015 crea al suo interno una sezione dedicata ai podcast
originali.
Nella seconda età del podcasting, prima negli Stati Uniti e poi altrove, nascono nuovi
network di podcast, quasi tutti rapidamente acquisiti da gruppi editoriali attivi nel
broadcasting radiotelevisivo e nel giornalismo. Gli editori tradizionali iniziano ad
accorgersi che esiste, ormai, un nuovo campo di gioco dove contendersi l'attenzione del
pubblico. II New York Times, ad esempio, a partire dal 2016 rivede la sua strategia
editoriale e torna a investire nella creazione di podcast originali, nella realizzazione di
una nuova piattaforma tecnologica e nella formazione di una redazione ampliata di
producer e podcaster. È a questo nuovo ciclo di investimenti che si deve il successo
globale di «The Daily», il podcast di notizie quotidiane costituito da puntate di venti
minuti. Anche in Europa, i giornali iniziano a cogliere le potenzialità del podcasting per
allargare i propri bacini di acquirenti (Bonini e Perrotta, 2023: pp. 42-44).
Infatti, verso la fine del primo decennio di vita del podcasting, in corrispondenza con il
successo globale di «Serial», iniziano ad affermarsi le prime realtà editoriali native che si
focalizzano sul podcast, come Gimlet Media e Radiotopia, e altre aziende che iniziano a
fornire strumenti di monetizzazione dei contenuti e servizi di assistenza nella produzione
degli stessi. Parallelamente, si forma così un mercato legato a soggetti globali,
piattaforme e aggregatori, come Apple e Spotify, che investono sulle infrastrutture
tecnologiche, sui contenuti e sulla dimensione intermediale, dando il via a quel processo
che John L. Sullivan (2019) definisce come «platformization of podcasting». Questo
processo permette di esplorare varie forme e modelli di business per il podcasting, dalla
pubblicità al crowdfunding, fino a donazioni, eventi e abbonamenti. Dopo quasi un
59
ventennio dalla sua invenzione, la «piattaformizzazione del podcasting» segna la
trasformazione del podcast da medium amatoriale e di nicchia, a medium commerciale di
massa, i cui contenuti vengono sempre più racchiusi entro i confini di piattaforme
commerciali digitali (Bonini e Perrotta, 2023: p. 23).
2.5 Host, piattaforme, business
Quella del podcaster è una professione che non esiste al di fuori dell'ambito del digitale:
prima di internet non esiste e per la sua affermazione si deve aspettare fino all'arrivo degli
smartphone. La professione del podcaster è qualcosa che si sta costruendo in questi anni
in cui si sta creando un ecosistema di investimenti miliardari nel digitale da parte di grandi
aziende che si affacciano a questo settore con approcci e modelli di business differenti
(Crognali, 2020: p. 21).
Per pubblicare un podcast è necessario l'utilizzo di una piattaforma di hosting, e di una o
più di distribuzione. Le piattaforme di hosting forniscono uno spazio server su cui caricare
i file audio dei singoli episodi che poi devono essere distribuiti tramite un feed RSS che
contiene le informazioni del contenuto. Non è possibile, infatti, caricare direttamente il
file audio sulla piattaforma di distribuzione, ma solo il feed RSS. Ogni volta che viene
caricato un nuovo contributo, il feed relativo viene aggiornato automaticamente, così
come la lista degli episodi sulla piattaforma di ascolto.
Tra le principali piattaforme di hosting ci sono: Spreaker (di Voxnest), Anchor (di
Spotify), Buzzsprout, Podbean, Simplecast, Soundcloud, Megaphone, Captivate e Acast.
Molte di queste piattaforme si occupano anche della distribuzione e quasi tutte offrono
strumenti di marketing e di monetizzazione. Le piattaforme di distribuzione sono, invece,
degli aggregatori di feed su cui è possibile ascoltare i programmi audio e gestire le liste
dei singoli episodi. Tra le principali piattaforme rientrano Apple Podcast/iTunes, Google
Podcasts, Spotify, Amazon Music, Audible (di Amazon), Deezer, Spreaker, iHeartRadio,
TuneIN e Storytel (Rai Ufficio Studi, 2022: p. 94).
In Italia il servizio di hosting più noto è Spreaker, ideato da un'azienda italiana con ufficio
centrale negli Stati Uniti, ed è attivo in tutto il mondo. Spreaker è l'unico host in Italia che
gestisce la raccolta pubblicitaria e permette di guadagnare semplicemente pubblicando
contenuti podcast. Il principale concorrente di Spreaker, e degli altri hosting nel mondo,