2
però era soprattutto l'operato della Congregazione che, influenzata dalla
Francia, desiderosa di estendere la propria influenza in Oriente, inviò in India i
primi Vicari Apostolici, appartenenti alla "Société des Missions etrangéres de
Paris".
3
Il risultato fu l'inizio del regime di doppia giurisdizione esercitata, da un lato dai
Vicari Apostolici, dall'altro dalla gerarchia del padroado, sulle stesse
popolazioni.
Quando, nel 1833, il governo liberale ruppe le relazioni diplomatiche con la
Santa Sede ed estinse, l'anno seguente, gli ordini religiosi, la crisi si fece più
evidente. Gregorio XVI agì unilateralmente ed emanò il Breve Multa Praeclare,
limitando l'esercizio del diritto di patronato all'arcivescovado di Goa ed al
vescovado di Macau, e affidando la giurisdizione degli altri territori ai Vicari
Apostolici alle dipendenze di Roma.
4
L'opposizione fu netta: per lo Stato portoghese il patronato rappresentava un
vero e proprio diritto conquistato a caro prezzo, secondo la Santa Sede invece
si trattava solo di un privilegio, che poteva essere ritirato nello stesso modo in
cui era stato concesso, se ciò avesse leso gli interessi religiosi.
La situazione era arrivata ad un punto tale da imporre una pronta soluzione;
iniziarono così le trattative tra la Santa Sede ed il Portogallo per raggiungere
un accordo .
1.1.1. I Concordati sull'Oriente
Il trattato,
5
firmato il 21 febbraio 1857, era un vero e proprio trionfo del
padroado; la Santa Sede riconosceva l'esercizio di questo diritto in India ed in
Cina, in tutte quelle diocesi in cui era stato abolito dal Multa Praeclare.
Alle prime reazioni di soddisfazione del Governo portoghese, si contrapponeva
però la delusione dei Vicari Apostolici, che vedevano addirittura riconosciuto
dalla Santa Sede ciò contro cui avevano sempre lottato. L'entusiasmo dei
fautori del patronato doveva però spegnersi molto presto. Il Concordato
dimostrò immediatamente la sua debolezza intrinseca; i dubbi ed i contrasti
relativi al testo ne impedirono la ratifica, che avvenne solo nel 1860, dopo la
pubblicazione delle cosiddette notas reversais.
6
Nelle note si stabiliva che, fino alla delimitazione definitiva delle diocesi, fosse
riconosciuta all'Arcivescovo di Goa la giurisdizione straordinaria per un periodo
di tre anni, prorogabile per altri tre o più, fino a che tutto fosse stato risolto. Era
proprio questo il difetto principale: il concordato legiferava solo per il futuro,
per il presente invece non si faceva altro che ribadire la giurisdizione dei Vicari
3
Idem, p. 175.
4
Idem, pp. 187-188.
5
Boletim do Conselho Ultramarino, legislação nova 1859, vol. III, pp. 512-520.
6
Idem, pp. 520-524.
3
Apostolici in Oriente, confermando lo status quo. Occorre poi aggiungere che
gli oneri assunti con la convenzione erano gravosi, soprattutto per un Paese
come il Portogallo, che non possedeva né il personale, né il denaro necessari
per osservarli.
7
Tutto ciò doveva convincere anche i più entusiasti sostenitori del patronato
che occorreva fare delle concessioni, era cioè necessario un nuovo
concordato, che tenesse conto della nuova realtà in Oriente.
La Convenzione del 23 giugno del 1886,
8
se da un lato lasciava intatta la
situazione in Cina, mantenendo in vigore gli articoli relativi all'accordo del
1857, dall'altro riduceva sensibilmente il patronato in India; l'art. 1, pur
riconfermando il diritto della Corona, lo condizionava alle modifiche
contenute nel documento. Il padroado venne così circoscritto alla provincia
ecclesiastica di Goa, composta dalle diocesi di Damão, creata con il trattato,
Cochim e S. Tomé de Meliapor.
L'art. 7 introdusse una nuova pratica, denominata in seguito semi-padroado,
per le diocesi di Bombaim, Mangalor, Quilon e Maduré. Per queste diocesi il Re
conservava il solo diritto di presentare un candidato alle sedi vescovili, scelto in
una rosa di tre, proposti dai vescovi della rispettiva provincia. Se il diritto non
fosse stato esercitato entro sei mesi, la scelta sarebbe tornata alla Santa Sede,
che avrebbe riacquistato l'iniziativa.
1.2. La Repubblica: i provvedimenti anticlericali
Con la Rivoluzione del 5 ottobre 1910 iniziò uno dei periodi più difficili nella
storia delle relazioni con la Santa Sede.
Preoccupata di consolidarsi in una Europa conservatrice e monarchica, la
Prima Repubblica iniziò con l'adottare provvedimenti volti a creare una
barriera psicologica tra il passato monarchico ed il presente repubblicano. La
bandiera bianca ed azzurra divenne verde e rossa, la moneta, il Real, fu
sostituita dall'Escudo e venne inaugurata la riforma ortografica, che semplificò
il linguaggio scritto in un'approssimazione fonetica.
9
Anche nei confronti della Chiesa Cattolica la Repubblica dimostrò di voler
voltare pagina; l'8 ottobre fu pubblicato un decreto che, oltre a rinnovare
l'espulsione dal Paese e dai domini dei membri della Compagnia di Gesù, in
attuazione delle leggi del 3 settembre 1759 e del 28 agosto 1767, estingueva
tutti gli ordini religiosi, dando nuovamente vigore alla legge del 28 maggio
1834.
10
7
António da Silva Rego, op. cit., p. 203.
8
Diário do Governo, 2° sem., 1886, n. 167, pp. 2002-2010.
9
A.H. de Oliveira Marques, História de Portugal, vol. III, Lisboa, Palas Editores, 1973,
p. 226.
10
Diário do Governo, 2° sem. 1910, n. 4, p. 3.
4
L'art. 8 del provvedimento prevedeva l'espropriazione dei beni mobili ed
immobili detenuti dai gesuiti, che quindi sarebbero confluiti nel patrimonio
statale.
Poco dopo, il 28 ottobre, venne aperto un credito straordinario a favore del
Ministero di Giustizia, proprio per dare esecuzione al decreto,
11
ed il 31
dicembre, con una legge dello stesso Ministero, venne confermato il possesso
statale a fini di conservazione degli stessi beni, destinati a fini di pubblica
utilità.
12
Intanto le misure anticattoliche si susseguivano; il 18 ottobre un decreto
13
vietò
il giuramento religioso per gli atti civili, sostituendolo con una formula laica, ed
il 22 ottobre venne abolito l'insegnamento della dottrina cristiana nelle scuole
primarie, sostituendolo con quello civico-morale, necessario per imprimere
negli alunni il sentimento di solidarietà sociale.
14
Il 23 ottobre la Facoltà di Teologia dell'Università di Coimbra venne
soppressa
15
e, dopo tre giorni, un'ordinanza trasformò le festività religiose in
semplici giorni lavorativi.
16
La frattura creatasi tra una Repubblica laica ed anticlericale ed un popolo
profondamente cattolico divenne più evidente quando, il 3 novembre, venne
introdotta la pratica del divorzio,
17
al quale venivano riconosciuti gli stessi
effetti della dissoluzione per morte, dando quindi la possibilità di contrarre
nuovo e legittimo matrimonio.
La lei do casamento como contrato civil
18
definì il vincolo coniugale come un
vero e proprio contratto, celebrato tra due persone al fine di costituire una
famiglia. Il matrimonio civile, dal quale era possibile recedere con il divorzio,
venne considerato come l'unico valido, disconoscendo quindi
completamente quello celebrato secondo i sacri canoni.
Questa e l'altra legge sulla protezione dei figli, denominate leis da familia,
furono pubblicate proprio il 25 dicembre, scatenando le proteste dei cattolici
e degli avversari della Repubblica che, non solo rifiutavano le misure adottate,
ma consideravano un affronto l'averle promulgate proprio in quel giorno.
11
Diário do Governo, 2° sem. 1910, n. 21, p. 38.
12
Diário do Governo, 1° sem. 1911, n. 1, pp. 208-211.
13
Diário do Governo, 2° sem. 1910, n. 12, p. 14.
14
Diário do Governo, 2° sem. 1910, n. 16, p. 21.
15
Diário do Governo, 2° sem. 1910, n. 16, p. 22.
16
Diário do Governo, 2° sem. 1910, n. 19, p. 29.
17
Diário do Governo, 2° sem. 1910, n. 26, pp. 61-66.
18
Diário do Governo, 2° sem. 1910, n. 70, pp. 185-188.
5
1.2.1. La legge della separazione dello Stato dalle Chiese
La situazione, ormai insostenibile, esplose il 20 aprile del 1911, quando sul Diário
do Governo apparve la lei da Separação do Estado das Igrejas;
19
il plurale
Igrejas doveva sottolineare proprio il carattere laico e non religioso del nuovo
regime.
Il documento nei suoi primi articoli, dopo aver riconosciuto la libertà di
coscienza a cittadini e stranieri, equiparava tutte le confessioni religiose; il
cattolicesimo cessava così di essere religione di stato.
La legge della separazione stabiliva dettagliatamente le basi dei futuri rapporti
con le confessioni religiose ed in particolare con quella cattolica. Gli artt. 4 e 5
sopprimevano qualsiasi finanziamento o aiuto dello Stato all'esercizio dei culti,
colpendo naturalmente quello cattolico in particolare.
Il capitolo IV trattava invece della proprietà dei beni, sia mobili che immobili,
destinati in passato al culto cattolico o al sostentamento dei suoi ministri. Per i
beni, compreso ogni beneficio, rendita od altro diritto su questi, veniva previsto
il passaggio alla proprietà dello Stato, il quale avrebbe provveduto, tramite
una commissione a tal uopo creata, ad inventariarli ed a dar loro opportuna
destinazione (artt. 63 e sgg.).
Tra tutti i benefici materiali, i ministri della religione cattolica conservavano solo
una pensione vitalizia annuale, corrisposta dallo Stato tenendo conto di una
serie di circostanze e condizionata al rispetto da parte degli stessi ministri
dell'art. 48 della stessa legge, che li obbligava ad astenersi dall'offendere od
attaccare pubblicamente la Repubblica (art. 113).
Questo atto unilaterale del Governo portoghese non tardò a produrre i suoi
effetti.
Dopo la rottura delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede, i vescovi
portoghesi firmarono una protesta collettiva contro il decreto, colpevole di
aver sacrificato gli interessi di una maggioranza cattolica alle esigenze di una
minoranza di intellettuali anticlericali.
20
La condanna alla lei da Separação si riassumeva in quattro parole: ingiustizia,
oppressione, spoliazione e scherno. Non solo si rinunciava al sistema
19
Diário do Governo, 1° sem. 1911, n. 92, pp. 697-708.
20
"Que contradição! Os sistemas liberais e os regimens democraticos assentam
como um dos seus principios basilares e respeito de opinião e a conformidade com o
sentir e querer das maiorias: e todavia, sendo enorme, segundo as estatisticas
oficiosas, a maioria dos portuguêses que professam o católicismo, esta maioria é
esmagada, é sacrificada às exigencias de um insignificante grupo de não católicos e
de livres pensadores", Joaquim Maria Lourenço, "Protesto coletivo dos bispos
portuguêses contra o decreto de 20 de abril de 1911", in Situação jurídica da Igreja
em Portugal, Coimbra, Coimbra Editora, 1943, p. 172.
6
concordatario senza interpellare la Santa Sede, il cui consenso era necessario
per modificare l'accordo, ma si privava la Chiesa della proprietà di tutti i suoi
beni, che passavano allo Stato secondo un principio identificato dai vescovi
firmatari come collettivismo socialista.
21
La pronuncia di Pio X fu immediata; il 24 maggio, a soli trentaquattro giorni
dalla iniqua lei, con l'Enciclica Jamdudum in Lusitania venne dichiarata la
nullità di tutte quelle disposizioni della legge considerate lesive dei diritti
inviolabili della Chiesa.
La risoluta presa di posizione del Papa e dei vescovi non cambiò però
la politica intrapresa dalla Repubblica che, il 21 agosto 1911, promulgò la
nuova Costituzione,
22
che ribadiva i principi della separazione.
Lo Stato riconosceva ancora una volta l'uguaglianza politica e civile dei culti,
garantendo la libertà di coscienza e di opinione religiosa, e manteneva in
vigore le passate disposizioni che espellevano la Compagnia di Gesù dal
territorio portoghese ed estinguevano le congregazioni religiose (art. 3). Poco
tempo dopo, il 21 gennaio 1913, un decreto respingeva in limine la
Dichiarazione Pontificia, considerata offensiva e attentatoria dei diritti dello
Stato, vietandone la circolazione.
23
Il passo successivo fu l'estinzione della Legazione portoghese presso il
Vaticano, decisa con la legge n. 30 del 10 luglio 1913.
24
1.2.2. La legge della separazione nell'Oltremare portoghese
La "battaglia" intrapresa dalla Repubblica contro la Chiesa Cattolica non
poteva certo arrestarsi alla metropoli. La legge della separazione disciplinava
in due articoli anche la situazione dell'Oltremare portoghese.
Secondo l'art. 189 la propaganda avrebbe dovuto essere esercitata
esclusivamente dal clero secolare portoghese, istruito e preparato a tal fine in
istituti controllati dallo Stato. L'art. 190 invece, creò i presupposti per una
drastica riduzione delle spese statali relative al culto, attraverso l'estinzione di
chiese e missioni straniere, senza pregiudicare però i doveri assunti a livello
internazionale dal Portogallo.
Da quest'ultima disposizione le missioni protestanti si difesero, invocando gli
obblighi internazionali derivanti dalla Conferenza di Berlino del 1885; l'art. 6
dell'Atto Finale infatti, prevedeva l'obbligo per i suoi firmatari, tra cui il
Portogallo, di proteggere i missionari di qualsiasi religione. La norma produsse i
suoi effetti solamente sulle missioni cattoliche, che spesso si avvalevano della
preziosa opera di padri stranieri.
21
Idem, p. 174.
22
Diário do Governo, 2° sem. 1911, n. 191, pp. 130-142.
23
Diário do Governo, 1° sem. 1913, n. 19, p. 40.
24
Diário do Governo, 2° sem. 1913, n. 159, p. 108.
7
Il 22 novembre 1913 apparve sul Diário do Governo il decreto n. 233,
25
che
applicava la ormai famosa legge della separazione alle missioni, creando
parallelamente missioni laiche, che avrebbero dovuto sostituire quelle religiose.
Le missões civilizadoras, create in Guinea, Angola, Mozambico e Timor,
avevano lo scopo di difendere gli interessi della Nazione, identificati con quelli
della popolazione indigena. Le missioni religiose, definite dall'art. 18 come
istituti composti da uno o più ministri di qualunque confessione religiosa ed
aventi come fine il miglioramento materiale e morale delle popolazioni
indigene, erano composte esclusivamente da portoghesi europei e potevano
essere istituite in qualsiasi provincia, previa autorizzazione del Governatore
locale, che l'avrebbe concessa in base ai programmi di istruzione ed azione
civilizzatrice (artt. 16 e 17).
Con il decreto lo Stato cessava di avere obblighi di carattere materiale nei
confronti delle missioni cattoliche, mantenendo però in vigore le passate
disposizioni, che garantivano benefici e diritti al personale missionario in servizio
all'epoca del documento;
26
le missioni cattoliche persero così la protezione
dello Stato, che venne riservata solamente a quelle laiche.
Questa disposizione, pur non essendo apertamente persecutoria, fu la causa
delle tremenda crisi che travolse le missioni.
27
L'art. 189 della lei da Separação fu applicato l'8 settembre 1917, quando il
decreto n. 3352 creò l'Instituto de Missões Coloniais.
28
Lo Stato in questo
modo controllò e subordinò ai suoi principi anche la propaganda civilizzatrice
svolta dai ministri religiosi, affidandola esclusivamente al clero secolare
portoghese formatosi in istituti statali.
Anche questo ennesimo "divorzio" dello Stato dalla Chiesa doveva presto
fallire: l'opera di civilização aveva più bisogno della motivazione religiosa di
quanto i sostenitori della Repubblica non credessero;
29
L'Instituto de Missões
25
Diário do Governo, 2° sem. 1913, n. 276, pp. 844-847.
26
"A Republica desejava na verdade os efeitos, mas queria recusar os
presuppostos. Como os efeitos sem os pressupostos eram intengiveis, viu-se forçãdo o
Governo a conceder aos missionarios um minimo de ajuda visto que não poderia
esconder as suas responsabilidade no Ultramar, nem deixar a intervenções de
eficacia duvidosa a obra de civilização alí", Eduardo dos Santos, op. cit., p. 48.
27
"...no Ultramar, os cristãos não eram tantos e tais que pudessem dar às missões o
auxílio suficiente para elas se manterem no apostolado. A perseguição à Igreja em
Portugal não permitia que aqui se organizasse qualquer movimento pro-missões.
Deste modo, entregar as missões catolicas a si mesmas e aos seus fieis, a margem de
toda a subvenção do Estado, equivalia a condená-las a morte lenta", idem, p. 54.
28
Diário do Governo, 2° sem. 1917, n. 154, pp. 238-241.
29
"Mais uma vez se demontrou, porém, que a civilização e cultura, sem Deus, são,
em ultima analise, uma utopia. É que, por mais que os homens se tenham esforçado
8
Coloniais, senza che si fosse stabilito il necessario vincolo con le colonie, fu
estinto dopo nemmeno dieci anni di attività, il 24 dicembre 1926.
1.3. Il riavvicinamento dello Stato alla Chiesa
Le misure antiecclesiastiche furono accolte con avversione dalla maggioranza
della popolazione, la quale però, costretta all'inerzia dall'analfabetismo e dal
sottosviluppo economico, rimaneva passiva. La popolazione delle città invece
approvava la politica antireligiosa della Repubblica, che essa stessa
sostentava.
Con il passare degli anni la spinta anticlericale si attenuò, lasciando il posto
alla convinzione, sempre più diffusa nell'opinione pubblica, della necessità di
migliorare le relazioni tra la Repubblica e la Santa Sede. La legge della
separazione venne messa in discussione in Parlamento, per procedere alla sua
revisione, ed i cattolici iniziarono ad organizzare la lotta contro il regime.
30
Nel 1912 nacque a Coimbra il Centro Académico de Democracia Cristã ed i
giornali cattolici si moltiplicarono. L'inizio della Prima Guerra Mondiale e
l'intervento del Portogallo nel conflitto facilitarono la rinascita dell'influenza del
clero.
Invece di mantenere la propria intransigenza, la Chiesa preferì allearsi con gli
elementi più conservatori del repubblicanesimo, senza abbandonare
comunque il tradizionale legame con la Monarchia e gli aristocratici. Sul piano
economico vennero assicurate importanti relazioni con i rappresentanti
dell'alta finanza, del commercio, dell'industria e dell'agricoltura. Il miracolo di
Fatima, nel maggio del 1917, preparò invece la rinascita della devozione
popolare, esercitando una grande influenza sulle masse.
31
La vittoria della Rivoluzione del 5 dicembre del 1917, capeggiata
dal Maggiore Sidonio Pais, diffuse negli ambienti ecclesiastici la convinzione
che presto si sarebbe posto fine alle persecuzioni religiose. Il regime sidonista,
caratterizzato dalla forte figura del suo capo e dall'opposizione conservatrice
alla vecchia Repubblica, accusata di razionalismo massonico, cercò subito di
em procurar a cultura e a civilização, sem moral, não conseguiriam ainda descortiná-
la no subcosciente humano. E atesta-o a experiência: sem Deus não há moral. Os
europeus que se dizem acatólicos e racionalistas são, atavicamente,
inconscientemente, cristãos. Os indigenas necessitam, como tudo o homen aliás, de
religião. Se lha não ministram, eles proprios se forjarão uma, a imagem e semelhança
dos seus instintos. É nisto que se baseia, afinal, a falência das missões laicas
portuguesas." António da Silva Rego, op. cit., pp. 135-136.
30
A.H. de Oliveira Marques, op. cit., p. 341.
31
Idem, p. 342.
9
rimediare alle ingiustizie de facto contenute nella legislazione della
separazione.
32
Il 9 dicembre un decreto dichiarò la nullità di ogni pena prevista dalla lei da
Separação nei confronti dei prelati deposti, che vennero così reitegrati;
33
un
secondo decreto, del 22 dicembre,
34
dichiarò prive di effetto tutte quelle
disposizioni della stessa legge che autorizzavano l'applicazione di pene, quali
l'interdizione dalla residenza ed il divieto di esercitare il culto in edifici statali,
previste nei confronti dei sacerdoti colpevoli di crimini disciplinari,
predisponendo l'archiviazione di tutti i processi.
Occorreva però porre termine anche alle ingiustizie de direito poste in essere
dalla Repubblica. Di ciò si incaricò il decreto n. 3856,
35
comunemente
chiamato Moura Pinto dal nome del Ministro che lo elaborò, pubblicato il 22
febbraio 1918.
Il decreto segnò il passaggio dall'aperta ostilità dello Stato repubblicano nei
confronti della Chiesa Cattolica, alla neutralità di questo in materia religiosa. Il
Preambolo affermava di voler modificare quelle disposizioni della legge della
separazione contrarie ai principi considerati fondamentali dalla stessa
Costituzione, senza però rinunciare alle importanti conquiste liberali della
Repubblica.
L'art. 1 autorizzò i fedeli di ogni confessione religiosa, compresa quindi anche
quella cattolica, ad associarsi liberamente, senza necessità di richiedere
alcuna autorizzazione, e riconobbe la capacità giuridica alle corporações
36
così formatesi.
La proprietà dei templi tornò alle corporações (art. 5) e scomparve la pratica
del beneplacito, già esistente ai tempi della Monarchia e ristabilita con l'art.
181 della legge della separazione, che subordinava all'approvazione del
Governo la pubblicazione di qualsiasi documento proveniente dalla Curia
Romana.
Il 9 luglio 1918, con il decreto n. 4558
37
che ristabiliva la Legazione portoghese
presso il Vaticano, vennero restaurate le relazioni diplomatiche con la Santa
Sede.
32
Eduardo dos Santos, op. cit., p. 57.
33
Decreto da Junta Revolucionária de 9 de Dezembro de 1917, Diário do
Governo, 2° sem. 1917, n. 214, p. 708.
34
Diário do Governo, 2° sem. 1917, n. 224, p. 719.
35
Diário do Governo, 1° sem. 1918, n. 34, pp. 84-88.
36
Il termine portoghese corporação non è traducibile in italiano con
"corporazione", ma piuttosto con "associazione".
37
Diário do Governo, 2° sem. 1918, n. 153, p. 51.