2
alimentare, garanzie per il consumatore, sono requisiti sempre più
richiesti.
Com‟è noto la qualità della pasta è, valutata sulla base della
tenuta alla cottura, per questo le migliori sono quelle “sempre al
dente” dopo 10 minuti di cottura. Questa proprietà è correlata
positivamente alla quantità di proteine della materia prima in quanto i
costituenti del reticolo inglobano i granuli d‟amido nella fase
d‟impasto. Non bisogna dimenticare, però, che grazie all‟innovazione
tecnologica riguardo alla fase dell‟essiccazione con l‟impiego di
nuovi impianti e delle alte temperature, si è giunti ad ottenere un
prodotto in tempi molto inferiori rispetto al passato migliorando la
qualità di cottura della pasta.
Di là dei singoli punti di vista rimane una costante: per tutti, la
pasta ricopre oggi il suo ruolo di leader dell‟alimentazione nazionale
e non solo, proprio perché ha saputo accompagnare, adeguandosi ma
mai rinunciando alla sua identità, la storia del nostro Paese.
3
CAPITOLO I
IL PRODOTTO PASTA
§ 1.1 BREVE STORIA DELLA PASTA
La storia della pasta ha inizio circa 7000 anni fa. L'uomo iniziò
ad abbandonare la vita nomade e diventò agricoltore, imparò a
seminare e a raccogliere. E' in quel tempo che la storia dell'uomo si
sposa e si incrocia con quella del grano e con il grano ha inizio la
storia della pasta. (1).
I progenitori dei maccheroni erano realizzati in maniera artigianale,
da un impasto di acqua e farina, com‟è prodotta attualmente la "pasta
fresca".
Le paste alimentari erano certamente conosciute fin dall'antichità.
I cinesi e gli egiziani la tiravano in lunghi e sottili tubi, mentre i
Romani la tagliavano a forma di lasagne, cosiddette lagana. La più
antica testimonianza della produzione della pasta in Italia proviene
dalla scoperta di una tomba etrusca di Riveli a Cerneteli (a 30 km a
nord-ovest di Roma, Italia) che testimonia, attraverso sculture
raffiguranti i "ferri del mestiere": la tavola spianatoia, il matterello, il
mestolino per l'acqua, il coltello per tagliare la sfoglia e la rotella, che
un particolare tipo di pasta era già consumato dai primi del 600 d.C.
Ancora, a Genova, in un testamento datato 1279 fu lasciato in eredità
un cesto di calcaroni.
La produzione della pasta nella sua forma originaria era un sistema
molto semplice, perfezionato dall‟artigiano o “pastaio”.
La prima produzione della pasta, ottenuta con un impasto d‟acqua e
farina, ha subito nel corso dei secoli notevoli evoluzioni da, quando si
scoprì che la massa poteva prendere una forma simile ad uno gnocco
4
e che poteva infine essere essiccata al sole. La pasta essiccata poteva
essere direttamente trasportata priva d‟imballaggio.
La produzione della pasta ebbe il suo maggior apice di sviluppo
durante la Rivoluzione Industriale.
Secondo Magnesio le presse di legno per estrusione furono introdotte
nei primi dell„700 fino agli inizi del diciannovesimo secolo. Con
l‟arrivo del nuovo secolo, furono costruiti nuovi macchinari:
miscelatori, impastatrici o gramolatici, presse per estrusione idraulica,
e impianti d‟essiccazione per migliorare l‟efficacia e la capacità
produttiva.
La produzione di pasta era un processo naturalmente laborioso e con
una produttività limitata, che solo pochi potevano permettersi. Inoltre,
la pasta prodotta non aveva la consistenza del prodotto che mangiamo
oggi.
Il processo industriale fu rivoluzionato intorno al 1930 con lo
sviluppo della pressa continua.
Grazie ad Augusto Fava, inventore dell‟essiccatore continuo, alla
pressa faceva seguito la fase di essiccazione continua.
La prima linea di produzione automatica continua che trasformava la
semolina in spaghetti secchi o maccaroni pronti per l‟imballaggio, fu
designata e costruita da un‟industria Svizzera nel 1946.
Ovviamente da questo possiamo trarre che, la pasta era già cara agli
Italiani prima di questa data.
Oggi, l‟Italia è nominata la patria della pasta, e ciò è sicuramente
confermato dall‟enorme successo che riscuote tutti i giorni sulle
nostre tavole, nei ristoranti e nei luoghi istituzionali.
5
§ 1.2 MATERIE PRIME IMPIEGATE NELLA
LAVORAZIONE
In Italia la pasta secca è tradizionalmente, ed ora anche per
legge confezionata con il prodotto della macinazione del grano duro
(Triticum durum), appunto la semola. Questo perché la semola di
grano duro contiene quel glutine che permette alla pasta secca di
tenere la cottura e di restare al dente.
Mentre, l'altra importante specie di frumento,
cioè il grano tenero (Triticum vulgare) è
usato per la farina, quindi per la confezione
casalinga della pasta all'uovo, del pane ecc.
Morfologicamente i due tipi di grano non
presentano differenze clamorose: il chicco di
grano duro è leggermente più oblungo e
d'aspetto quasi traslucido, mentre il chicco di
grano tenero è opaco e tondeggiante e l‟endosperma ha quantità
superiori di pigmento (xantofilla) che conferisce alla pasta di semola
il caratteristico colore giallo, assai più marcato rispetto a quella
prodotta con farina di grano tenero. Inoltre la qualità culinaria della
pasta di semola è superiore, essendo meno collosa e lasciando meno
residui nell‟acqua di cottura. Il primo, cresce nei terreni assolati e rudi
del sud dell‟Italia, quello tenero preferisce il clima più umido e
tranquillo della Pianura Padana. Ecco quindi, l'origine della
differenza dei consumi tra pasta secca al sud e pasta all'uovo al nord.
6
§ 1.2.1 DAL GRANO ALLA PASTA
Non esiste forse un cibo più naturale e semplice della pasta.
Semola di grano duro e acqua. Nella pasta non è presente nessun
conservante perché è l'essiccazione del prodotto estruso che permette
un'indefinita conservabilità, nessun colorante, nessun additivo
chimico e sale. Per capire come nulla, o ben poco si disperda durante
i vari passaggi del processo produttivo, ho ritenuto opportuno fare
una breve analisi.
Sezionando longitudinalmente un chicco di grano questo
appare formato da tre zone distinte. La parte periferica rappresenta
circa il 12-18%, la zona centrale, da cui si ricava in fase di
macinazione la semola, costituisce l'80-85% ed infine, nella parte
apicale, il prezioso germe che è l'organo riproduttivo del grano, ed è
quindi la vita stessa del chicco.
Ritroviamo la composizione sommaria del chicco pressoché intatta
nella semola, come appare nella tabella n.1:
Tabella n.1 – Valori e principi nutritivi del grano e della semola
Le sostanze proteiche si trovano per la maggior parte concentrate nel
germe pertanto la loro presenza nelle semole e negli sfarinati è in
funzione dei vari tipi di macinazione ai quali il grano è stato
sottoposto. Maggiormente presenti nella semola di grano duro, la cui
macinazione avviene in cilindri rotanti che colpiscono il chicco,
permettendo così la separazione del germe, normalmente prelevato e
lavorato a parte e riunito alla semola. Mentre, la macinazione del
grano tenero avviene "dorso contro dorso" in pratica il chicco, si
GRANO SEMOLA
Acqua 13% 12%
Proteine 11,4% 11%
Grassi 1,8% 1,9%
7
frantuma per sfregamento ed il germe, irrecuperabile, finisce per
essere eliminato con la crusca.
La composizione del chicco non è ovviamente uniforme dalla
periferia al nucleo, ma varia man mano che si procede verso il centro,
con una diminuzione graduale del contenuto di lipidi, sali minerali,
vitamine, enzimi e cellulosa, e conseguente aumento di glucidi.
Poiché, le semole sono ricavate dalla parte centrale del chicco, si
potrebbe pensare che la pasta integrale, vale a dire quella prodotta
anche con la crusca, possegga un più alto potere nutritivo.
Ciò è vero, ma la crusca è sempre stata eliminata dagli sfarinati
perché una farina integrale (e perciò una pasta integrale) è più ricca di
proteine, ma è anche vero che è di gran lunga più elevato il contenuto
di fibra grezza che, non assorbita, viene eliminata dall'organismo con
conseguente scarso utilizzo di queste.
8
§ 1.2.2 LE ATTITUDINI DEL GRANO PER LA
PASTIFICAZIONE
I cereali vengono coltivati per la commestibilità dei loro semi
(cariossidi) che)rappresentano un‟importante fonte di carboidrati
complessi (amido).
Generalmente, l‟endosperma, particolarmente ricco in amido, è la
parte preferita per l‟alimentazione, mentre vengono scartati gli altri
componenti della cariosside.
Nella cariosside di frumento si possono osservare varie strutture la cui
importanza, risiede nel fatto che alcune di esse vengono perse durante
il processo di produzione degli sfarinati..
La perdita di queste strutture implica la perdita di importanti
componenti alimentari e quindi la diminuzione del valore nutrizionale
del prodotto finale.
Per questa ragione, insieme ad una rapida descrizione delle varie
strutture, darò anche la loro composizione chimica evidenziando le
parti che normalmente vengono perse durante la lavorazione.
Struttura e composizione della cariosside
Forma ovoidale
Lunga da 6 a 8 mm
Larga 3-4 mm
Peso medio:
• 30-40 mg frumento TENERO
• 30-55 mg frumento DURO
Faccia dorsale convessa
Faccia ventrale attraversata da un solco longitudinale
STRATO ALEURONICO
ENDOCARPO
GERME
CIUFFO
PERICARPO
9
LA CARIOSSIDE
La cariosside è formata da uno strato di rivestimento esterno che
rappresenta la crusca.
L‟involucro esterno della cariosside è il pericarpo (la parete del
frutto) che si sviluppa dalla parete dell‟ovario.
Il pericarpo si differenzia in due o più distinti strati:
• lo strato più esterno chiamato esocarpo o epicarpo;
• lo strato intermedio chiamato mesocarpo;
• lo strato più interno chiamato endocarpo;
Seguono poi lo spermoderma e il perisperma. .
L‟insieme di questi tre tessuti, ricchi in cellulosa e minerali,
rappresenta la cosiddetta crusca.
Questa parte del seme è generalmente eliminata durante la produzione
degli sfarinati e quindi i prodotti risultano poveri in minerali e fibre
alimentari (cellulosa).
L‟endosperma anche noto come mandorla farinosa o albume, è un
tessuto triploide (tre serie di cromosomi) che serve a fornire
nutrimento all‟embrione in fase di germinazione. Esso è formato
principalmente da cellule contenenti granuli di amido immersi in una
matrice proteica e costituisce l‟80-85% della cariosside. .
L‟importanza alimentare dell‟endosperma risiede nel suo alto
contenuto in amido e quindi nel suo notevole apporto di energia.
La matrice proteica che circonda l‟amido è formato da due tipi di
proteine, gliadine e glutenine, di grande importanza tecnologica.
Queste due proteine, quando la farina di frumento è sospesa in acqua,
portano alla formazione di un complesso macromolecolare, il glutine,
che conferisce all‟impasto una notevole coesione ed elasticità.
L‟endosperma è circondato da un epitelio cilindrico monostratificato
che è noto come strato aleuronico. Esso è ricco in proteine, minerali
10
e vitamine. Anche questa parte del seme è generalmente eliminata
durante la produzione degli sfarinati e quindi i prodotti risultano
sopratutto poveri in minerali e vitamine.
L’embrione o germe, deriva dall‟unione dei due gameti, da cui si
svilupperà la nuova pianta. Esso è separato dall‟endosperma dallo
scutello nelle cui cellule si depositano, durante la maturazione, le
sostanze nutritive necessarie alla germinazione.
L‟embrione è particolarmente ricco in lipidi, vitamina E e minerali.