11
Secondo Rino Cammilleri sono tre le ragioni di tanto successo: l‟utilizzo
della lingua inglese, il mercato americano che rappresenta il miglior
trampolino di lancio per qualunque scrittore, il pubblico statunitense
sempre in visibilio per la letteratura apocalittica che coinvolge il Vaticano.2
E, in effetti, Dan Brown è partito avvantaggiato rispetto a tanti scrittori di
periferia, che scrivono ottimi racconti ma non possono godere della luce
dei riflettori offerta dal mercato americano, incline a catastrofismi ed
effetti speciali che garantiscono la conquista rapida di una fetta di
pubblico abbastanza consistente da farli entrare nella classifica dei best
seller.
La forza di Dan Brown è stata quella di mescolare l‟accattivante idea di
una conoscenza segreta nelle mani di pochi a dettagli verosimili – quindi
credibili – e a dettagli esclusivamente fantastici: tutto ciò senza smettere
mai di conferire alla pagina uno stile gradevole, tipico di una lettura non
impegnativa e lontana dalla pretesa di insegnare o divulgare. Nessun
lettore al corrente del significato di qualcuno dei simboli menzionati o di
storie già raccontate fino alla nausea crederebbe alle ipotesi snocciolate da
Dan Brown per bocca dei suoi personaggi, (che sono degli esperti); ma
l‟altra fetta di pubblico si appassiona così tanto a questa versione della
storia così alternativa e convincente, diversa da quella sui libri di scuola,
che non distingue più gli errori clamorosi, neanche quelli colossali.
Ad offuscare la mente contribuisce poi la forma narrativa: i dialoghi sono
abbondanti e ricalcano quelli dei copioni televisivi, in cui la
caratterizzazione dei personaggi coincide esclusivamente con la
sottolineatura delle loro emozioni e in cui gli eventi cruciali sono tali
perché resi sensazionali all‟estremo.
I finti misteri, inoltre, attraggono particolarmente in una società che non è
più in grado di distinguerne l‟artificialità, essendo sostanzialmente
ignorante – nel senso letterale del termine - sui misteri che hanno davvero
coinvolto gli studiosi di tutti i tempi. Nel caso dei misteri religiosi il
discorso vale doppiamente perché si tratta di un terreno ignoto al grande
2
Cammilleri Rino, Solo un romanzo pieno di copiature. In www.escrivà.it, 14 dicembre 2004.
12
pubblico: quanti saprebbero confutare le tesi di Brown, Bibbia alla mano?
Eppure basterebbe spesso solo il ricordo di qualche lezione di
catechismo…
Le convinzioni di Dan Brown non sono comunque frutto di sue idee
personali e di teorie che ha elaborato grazie alla sua esperienza in campo
religioso. È infatti possibile rintracciare i libri e gli autori che gli hanno
aperto la strada, attorno ai quali il dibattito si è acceso ma è scemato
relativamente in fretta. Il motivo è semplice: si tratta di saggi. Qual è la
differenza? Un saggio può affermare verità contestabili, contiene le
particolari conclusioni del suo autore, si presenta come uno dei punti di
vista possibili in relazione ad un certo argomento; può giungere a
deduzioni errate ovviamente, ma questo è incluso nella forma per mezzo
della quale veicola il suo contenuto. Per un romanzo il discorso cambia.
Soprattutto se, come nel caso del Codice da Vinci, viene specificata
l‟assoluta aderenza alla verità nell‟esporre i fatti storici ed i riferimenti ai
personaggi esistiti citati. Ma di questo parleremo più avanti.
Per quanto riguarda le fonti di Dan Brown, iniziamo con un elenco: The
Gostic Gnospels di Elaine Pagels, The Templar Revelation: Secret Guardians
of the True Identity of Christ di Lynn Picknett e Clive Prince, The Goddess
in the Gospels: Reclaiming the Sacred Feminine e The Woman with the
Alabaster Jar: Woman’s Encyclopedia of Myths and Secrets di Barbara G.
Walker, Turin Shroud, in Whose Image? di Lynn Picknett e Clive Prince. 3
E, soprattutto, Holy Blood, Holy Grail di Michael Baigent, Richard Leigh e
Henry Lincoln, che nel 1979 ha aperto la strada alle successive
pubblicazioni relative ad una presunta discendenza di Gesù.
Il punto debole del lavoro dei tre autori era l‟inattendibilità delle loro fonti:
tutti sapevano che i documenti conosciuti come Dossiers Secrets fossero
un falso. La soluzione fu una sorta di bonifica, che condusse poi a The
Messianic Legacy, in cui si affermava che i precedenti documenti fossero
falsi, ma si proclamava l‟esistenza di altri documenti – veri – che avrebbero
3
The Templar Revelation: Secret Guardians of the True Identity of Christ, The Woman with the Alabaster
Jar: Woman’s Encyclopedia of Myths and Secrets e The Goddess in the Gospels: Reclaiming the Sacred
Feminine sono citati nello stesso Codice da Vinci (pag. 296).
13
testimoniato a favore della teoria sul matrimonio tra Gesù e la Maddalena,
da cui avrebbe avuto origine la stirpe del “Sang Réal”, protetta da un
Priorato di Sion differente da quello di Plantard riconosciuto come messa
in scena su tutti i fronti. 4
Parleremo ancora di questa storia, ciò che conta adesso è che gli stessi
autori di Holy Blood, Holy Grail avrebbero dovuto ammettere che il proprio
libro è frutto di fantasia per sperare di avere la meglio su Dan Brown,
citato per plagio nell‟ottobre 2004. Secondo la legge inglese, non sarebbe
stato infatti possibile per Brown riprendere elementi di un‟altra opera di
fiction, mentre non esiste una legge che vieti di ispirarsi ad elementi di
saggi o pubblicazioni che rivendicano la qualità di “storico”. I tre autori
avrebbero così dovuto abbassarsi al rango di romanzieri per sperare di
vincere la causa 5, che è stata dunque vinta da Dan Brown per un cavillo
tecnico e chiusa definitivamente il 28 marzo 2007. In alcune ristampe de Il
Santo Graal la fascetta sulla copertina recita comunque che si tratta del
“libro che ha ispirato Il codice da Vinci”, a segnalare il legame tra i due libri;
e qualsiasi lettore, nonostante la sentenza, si accorgerebbe dell‟identica
storia che narrano.
A livello di curiosità, uno dei protagonisti del Codice ha un singolare
legame con i tre autori citati: il nome di Sir Leigh Teabing rimanda
evidentemente a Leigh ma anche a Baigent, visto che “Teabing” ne è un
anagramma.
Al di là delle fonti, ciò che ha decretato il successo planetario del Codice
da Vinci è la stessa soluzione che per molti è un “minestrone” di elementi
sistemati alla rinfusa in un intreccio pseudo-realistico: leggende, miti,
distorsioni, colpi di scena martellanti, intrighi da filmografia americana,
particolari verosimili e anche dettagli storicamente dimostrati. A fare da
collante, una tesi di fondo: tutte le religioni sono basate su qualche
falsificazione, è la fede che – coprendole – mostra soltanto i lati positivi ed
i vantaggi dei culti, descrivendo con metafore i concetti più complicati e
4
Introvigne Massimo, Il codice da Vinci: FAQ. www.cesnur.org
5
Sentenza della Corte di Giustizia di Londra, 7 aprile 2006. Da www.totuustuus.biz.
14
relegando le masse dei fedeli ad un ruolo subordinato, quello di chi
accetta praticamente tutto. E, se consideriamo che oggi si tende a credere
senza appartenere, Il codice da Vinci è perfetto per le masse di cattolici non
praticanti: parla del divino ma sparla della Chiesa, parla di vicende
antiche ma con un‟aura di modernità che le riporta alla ribalta. Ecco la
chiave del successo.
1.1.1 Il Codice da Vinci e La profezia di Celestino: trame gemelle?
Se diamo un‟occhiata alla trama del Codice da Vinci e alla combinazione di
elementi storici e fantastici, ci accorgiamo che esiste un precedente nella
letteratura americana, un precedente che ha fatto scalpore anche se non è
oggi ricordato immediatamente dagli esperti data l‟evidenza dei richiami al
lavoro di Baigent, Leigh e Lincoln. Si tratta di The Celestine Prophecy di
James Redfield, uscito negli Stati Uniti nel 1993 e tradotto in italiano – in
maniera un po‟ grossolana – con il titolo La profezia di Celestino: nel
romanzo non esiste affatto un protagonista che porta il nome di Celestino
e l‟autore aveva utilizzato l‟aggettivo “celestine” con la valenza di
“celestiale”… 6
La trama ripercorre il viaggio di un americano che si reca in Perù per
scoprire cosa ci sia di vero nel racconto di un‟amica, il quale parla di un
manoscritto che conterrebbe un messaggio vitale per l‟umanità che le
autorità del mondo – dalla Chiesa ai governi – continuano ad occultare. La
ricerca del manoscritto si rivela una corsa ad ostacoli, tra incontri con
personaggi bizzarri e giochi del destino, che nel complesso è un grande
esame verso la conquista di un livello si spiritualità fondato sulla
conoscenza. 7
L‟autore non si è limitato a presentare il suo libro come un‟opera di
fantasia, un romanzo; ha deciso di renderlo una vera e propria guida per
6
La profezia di Celestino. 11 dicembre 2000, www.cicap.org
7
www.cesnur.org
15
l‟anima, i cui insegnamenti si snodano attraverso Illuminazioni, ognuna
delle quali si propone come una rivelazione sull‟Universo, sull‟umanità,
sul futuro. Non è stato quindi il pubblico ad innalzare il libro a fonte di
insegnamento ma lo stesso autore, che scrive poi una Guida per aiutare il
lettore a percorrere il sentiero spirituale indicato nel romanzo. 8
La tesi centrale coincide con la visione di un mondo in trasformazione, ma
la vera trasformazione – una sorta di rivoluzione – si potrà avere solo
quando l‟umanità raggiungerà la consapevolezza: un processo che le
istituzioni non ammettono ed ostacolano.
La profezia di Celestino non è un semplice romanzo, questo è certo.
Redfield ha sostenuto sempre l‟importanza delle Illuminazioni per
migliorare il corso della vita, ma non ha mai fondato un movimento
religioso. Nonostante questo, sono nati in tutto il mondo centri che ne
diffondono il messaggio, come il CELESTINian Center di Milano, che
pubblica la rivista Alba Magica. 9
Diamo adesso un‟occhiata – senza svelare troppi dettagli – alla trama del
Codice da Vinci. Non è difficile rendersi conto che si tratta di una serie di
prove da superare, una sorta di grande Gioco dell‟oca per certi versi,
davvero molto simile alla sequenza narrata da James Redfield: non è un
caso di plagio ma un espediente narrativo comunissimo che priva Dan
Brown dell‟Oscar per la trama più originale...
Jacques Saunière, l‟anziano curatore del Louvre, è assassinato all'interno
del museo più famoso del mondo ma, poco prima di morire, lascia una
serie di indizi sotto forma di enigmi in codice da decifrare, a partire dalla
posizione che è riuscito ad assumere nell'agonia, quella del celebre Uomo
vitruviano di Leonardo da Vinci. La polizia indaga e giunge a sospettare
uno studioso di simbologia americano, Robert Langdon, che avrebbe
dovuto incontrare Saunière, ma una criptologa che lavora per la polizia di
Parigi - Sophie Neveu, nipote di Saunière - crede nella sua innocenza e lo
aiuta a fuggire.
8
La profezia di Celestino. 11 dicembre 2000, www.cicap.org
9
www.cesnur.org
16
Il racconto si snoda attraverso una notte di omicidi ed inseguimenti
rocamboleschi, da Parigi a Londra dove sarà scoperta la verità sul Maestro
e su un vescovo dell'Opus Dei, Manuel Aringarosa, uno dei burattinai
dietro al complotto. Altri personaggi chiave sono il sanguinario monaco
albino Silas e Sir Leigh Teabing, lo studioso che apparentemente tenta di
aiutare Langdon e Sophie e che invece si rivelerà il principale antagonista.
Scoprire il motivo dell‟uccisione di Saunière diventa la caccia a qualcosa di
molto più vitale per la storia: il Santo Graal, di cui il Priorato di Sion – a
cui Saunière apparteneva – è custode.
L'opposizione agli ultimi eredi del Priorato è guidata dall'Opus Dei nella
persona del vescovo Manuel Aringarosa, che ingaggia un ex killer
convertito, Silas appunto, affinché
recuperi dai capi del Priorato di Sion un
cryptex - un piccolo cilindro di pietra
con una combinazione segreta - che
contiene il segreto cruciale quello su
Gesù e Maria Maddalena. La vicenda si
ingarbuglia a causa di omicidi imprevisti ad opera di Silas, la cui missione
è proprio quella di eliminare gli ultimi quattro depositari del segreto. Ma il
segreto verrà a galla e coinvolgerà direttamente la stessa Sophie. Il Santo
Graal non è una coppa ma una verità troppo scomoda per la Chiesa che,
attraverso il suo braccio destro – l‟Opus Dei – vuole continuare a celarla:
Maria Maddalena, il suo legame con Gesù e la loro discendenza sono il
Santo Graal e Sophie Neveu appartiene a questa stirpe reale. E la tomba
della Maddalena, luogo tanto cercato in cui venerare il Graal, non sarà
molto lontana dal punto in cui Saunière è stato ritrovato…
Già letto, già visto, già sentito. Ma, a quanto pare, è piaciuto a migliaia
lettori in tutto il mondo. I numeri non si possono certo contestare.
17
1.1.2 La pagina scomparsa
Un mistero nel mistero. O forse no.
Il dibattito che ruota da tempo attorno al Codice da Vinci coinvolge anche
una pagina, considerata da molti esperti10 come il fulcro della questione.
In questa pagina, la pag.9 dell‟edizione italiana11, Dan Brown afferma che
tutto ciò che racconta trae spunto da fatti veri, dichiarazione che lo
espone alle critiche più feroci: se il suo romanzo pretende di non essere
una semplice opera di fantasia, allora può essere giudicato come ciò che
proclama di essere, vale a dire un‟opera che rivendica presunta valenza
storica.
Leggiamo dunque la famigerata pagina.
Il Priorato di Sion - società segreta fondata nel 1099 – è una setta
realmente esistente. Nel 1975, presso la Bibliothèque Nationale di
Parigi, sono state scoperte alcune pergamene, note come Les
Dossiers Secrets, in cui si forniva l’identità di numerosi membri del
Priorato, compresi Isaac Newton, Botticelli, Victor Hugo e Leonardo
da Vinci.
La prelatura del Vaticano nota come Opus Dei è un’associazione
cattolica la cui profonda devozione è stata oggetto di interesse dei
media dopo i rapporti di lavaggio del cervello, di coercizione e di
una pericolosa pratica chiamata “mortificazione corporale”. L’Opus
Dei ha recentemente terminato la costruzione di una sua sede
centrale nazionale, del costo di quarantasette milioni di dollari,
situata al numero 243 di Lexington Avenue, a New York City.
Tutte le descrizioni di opere d’arte e architettoniche, di documenti e
rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà.
10
Ad esempio Massimo Introvigne, dal cui articolo Codice da Vinci: ma la storia è un’altra cosa, apparso sul
sito www.cesnur.org, si trae qui spunto.
11
Brown Dan, Il codice da Vinci. Arnoldo Mondadori editore, Milano 2003.
18
Singolarmente, nel retrofrontespizio, si legge una dichiarazione
contraddittoria:
Questo libro è un’opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono
invenzioni dell’autore e hanno lo scopo di conferire veridicità alla
narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o
defunte, è assolutamente casuale.
Quale delle due versioni dobbiamo considerare, dunque, prima di iniziare
a leggere il romanzo? Siamo di fronte ad un romanzo storico o a quella che
– in inglese – viene comunemente definita “fiction”?
Di sicuro, l‟unico con le idee davvero chiare è sempre stato Dan Brown, il
quale pubblica una pagina sul suo sito www.danbrown.com intitolata
Bizarre True Facts from “The da Vinci Code”, come a spiegare che la
singolarità dei fatti che racconta non deve assolutamente indurre ad
omologarsi alla verità tradizionale che ci hanno propinato per secoli. 12
Per quanto riguarda la pagina 9, ecco l‟enigma. Compare nella prima
edizione, poi scompare misteriosamente e viene sostituita da una pagina
bianca dalla VI ristampa. Nell‟edizione inglese, naturalmente, questo
mistero non sussiste, dato che la pagina non è mai stata eliminata.
Qualunque sia stata la sorte di quelle righe, il dibattito si è intensificato ed
ha coinvolto giudizi drastici sui nemici del Codice, la Chiesa insomma. In
particolare, sembra proprio che, non essendoci una soluzione
ufficialmente comunicata, l‟idea prevalente sia stata questa: i nemici
sanno che Il codice da Vinci è una mossa astuta per ottenere profitti facili,
sanno che non è un capolavoro letterario, ma sanno anche che se ne parla
ovunque e che ai botteghini l‟incasso della versione cinematografica è
stato stratosferico. Date queste premesse, non è possibile non temere che
le ipotesi di Dan Brown prendano campo. Meglio boicottare dunque,
magari non apertamente, ma con un‟attività cauta di riaffermazione della
12
www.danbrown.com/secrets/bizarre_facts/davinci_code.html
19
propria immagine e delle proprie verità, che in fondo sono quelle
storicamente prevalenti: un‟attività lenta, sperando che la scia del Codice
sfumi lentamente…
1.2 Il papà del Codice
È ad Exeter, New Hampshire, che Connie dà alla luce suo figlio Dan.
Suo marito, Richard Brown, è un insegnante di matematica alla Philips
Exeter Academy, mentre lei è una musicista. Il piccolo Dan Brown riceve
un‟educazione cristiana, frequenta la Philips Exeter Academy e poi
l‟Amherst College, diventando membro di una confraternita, la Psi Upsilon
e laureandosi nel 1986.
Prova a sfondare ad Hollywood, dove si trasferisce per tentare la carriera
di cantautore e pianista: restano di quest‟impresa quattro album. Il passo
successivo è il trasferimento in Spagna, a Siviglia, presso la cui università
studia storia dell‟arte e si appassiona alla figura e al lavoro di Leonardo da
Vinci.
Tornato nel New Hampshire nel 1993, inizia ad insegnare inglese alla
Philips Exeter Academy e alla Lincoln Akerman School.
L‟anno seguente legge un romanzo di
Sidney Sheldon e si convince di poter
fare di meglio: nel 1995 scrive insieme
alla moglie un romanzo a quattro mani
dal titolo 187 Men to Avoid: A Guide for
the Romantically Frustrated Woman. Nel
1996 prende la decisione di lasciare il
suo lavoro e di dedicarsi completamente alla scrittura, assecondando la
sua curiosità per gli anagrammi, i codici e la crittografia, come dimostrano
le sue storie.
20
Attualmente vive a Rye, nel New Hampshire con sua moglie Blythe, storica
dell'arte e pittrice, che peraltro lo aiuta nelle sue ricerche.
Inutile dirlo, il successo di Dan Brown arriva solo con Il codice da Vinci,
che è il suo quarto libro apparso sugli scaffali. Sulla scia di un successo
simile anche i primi tre libri vengono riproposti, comparendo
contemporaneamente nel 2004 nella lista del New York Times nella stessa
settimana e vantando traduzioni in più di quaranta lingue. Anche Dan
Brown guadagna una popolarità crescente, tanto che nel 2005 entra
nell‟elenco dei Time magazine's 100 most influential people of the year.
Digital Fortress (1998), Deception Point-Meteor (2001), e Angels and Demons
(2000) – tradotti in italiano rispettivamente come Crypto, La verità del
ghiaccio e Angeli e Demoni – sono oggi simbolo della letteratura americana
degli ultimi anni e Dan Brown non smette di trarne beneficio, nonostante
le critiche che accusano le sue trame di banalità, superficialità e
grossolaneria, mentre The Solomon Key, ancora prima dell‟uscita, vanta
pubblicazioni analitiche che l‟hanno anticipato e – involontariamente? –
pubblicizzato. 13
1.3 Inizia il dibattito: in viaggio tra fiction, leggende, storia e
mistero
Ripercorrendo a grandi linee la trama del Codice da Vinci, ci si imbatte in
una serie fittissima di riferimenti a luoghi, circostanze e personaggi che
meritano un approfondimento maggiore, volto a confrontare le
affermazioni contenute nel romanzo con altre che talvolta smentiscono
Dan Brown, talvolta confermano i suoi resoconti dettagliati, talvolta
presentano semplicemente versioni dei fatti alternative.
La confutazione delle tesi sostenute nel Codice è stata la molla che ha
fatto scattare il dibattito, al punto da scomodare persino la Chiesa: tutto è
13
Fonti: www.wikipedia.it, www.danbrown.com.
21
iniziato dalla denuncia degli errori e delle imprecisioni nel romanzo,
seguita da un inasprimento dei toni e della condanna definitiva di Dan
Brown, se non in tribunale almeno da parte dei media.
Bisogna comunque prendere atto della capacità dell‟autore di raccontare
anche i fatti più bizzarri in maniera tanto convincente da renderli
verosimili, alla pari di quelli che compaiono sui libri di storia e che sono
ampiamente documentati da fonti certe.
Dopo questo paragrafo sarà semplice capire perché Il codice da Vinci è
stato “messo all‟indice” dai critici, nonostante non sia bastata l‟avversione
dell‟opinione pubblica internazionale a frenarne il successo sul mercato
editoriale. Quella che segue sarà una breve carrellata che permette, a suo
modo, di conoscere qualcosa di complementare o di diverso rispetto alle
pagine del Codice, una carrellata che non pretende di rivelare verità
assolute o inconfutabili, ma che ripercorre i passi effettuati al momento
della lettura del romanzo di Brown, gli stessi passi che – secondo molti
esperti – dovrebbe compiere il lettore medio senza lasciarsi trasportare
dall‟intreccio e dai colpi di scena e, soprattutto, senza cadere nella
trappola a dir loro progettata da Brown: raccontare una storia
appassionante per veicolare teorie alternative o scomode, facendole
emergere dalla loro nicchia e convincendo il grande pubblico della loro
attendibilità. In questa sede non si cerca di scoprire tuttavia quale sia la
Verità, vale a dire se Dan Brown sostenga ipotesi plausibili: l‟obiettivo
principale è invece quello di fare chiarezza su ciò a cui si fa riferimento
nelle righe del Codice per bocca dei suoi personaggi, aprendo una finestra
sulle fonti di Brown, sulla loro valenza storica e sul loro ruolo all‟interno di
una trama che non sarà certo un capolavoro ma ha attratto e coinvolto
milioni di lettori.
Tutto ebbe origine, dunque, all‟interno del Louvre, teatro dell‟omicidio di
Jacques Saunière, il vecchio curatore. Si tratta del museo più grande del
mondo, non solo per la quantità di opere che espone, ma anche per la
vastità della sua superficie. Il suo maggior rivale è situato proprio di fronte
a lui sull‟altra sponda della Senna ed è oggi conosciuto come Musée
22
d‟Orsay, trattandosi un tempo di una stazione ferroviaria chiusa nel 1939
e poi dichiarata monumento, quindi adibita a museo nel 1986 e dedicata
agli Impressionisti. 14 Dal canto suo, il Louvre non è mai stato una
stazione ferroviaria né può vantare una vita precedente, ma può
certamente fare concorrenza ad una residenza reale, sia per la sua
maestosità che per la sua estensione. Le sue origini risalgono al XII secolo,
quando Filippo II costruì il suo castello del Louvre come fortezza difensiva
per proteggersi dai Vichinghi. Negli anni, la vecchia roccaforte fu demolita
per lasciare spazio a quello che ancora oggi rappresenta il cuore del
museo, nonostante i cambiamenti apportati da tutti i monarchi successivi.
Nel 1606 fu completata proprio la Grande Galerie, la galleria principale
scelta da Dan Brown come location dell‟omicidio che apre il suo romanzo.
L‟anziano curatore del Louvre viene infatti ritrovato morto sul lucidissimo
pavimento della sontuosa galleria, lunga quasi 400 metri e larga 30,
costruita lungo la banchina della Senna e divenuta immediatamente il più
grande edificio del mondo. 15
Nelle prime battute del
romanzo, Robert Langdon -
esperto di simboli - segue il
capitano Bezu Fache fino al
luogo in cui si è consumato il
delitto. All‟ingresso del Louvre,
di fronte all‟enorme piramide di vetro, Fache – che non apprezza l‟opera –
chiede un commento a Langdon, il quale finge di apprezzare ma in cuor
suo conosce una verità più profonda sull‟origine di quella piramide:
Si domandò se Fache sapesse che la piramide, per esplicita
richiesta del presidente Mitterrand, era costituita di
14
Dvd: Da Vinci: Tracking the Code. Diretto da Liam Dale. Delta Entertainment Corporation, Los Angeles
2006.
15
Ibidem.