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Introduzione
Si discute molto in questo periodo sul futuro dei settori
giovanili sportivi. Tutte le discipline sportive sembrano
piombate in un abisso da cui non si riesce ad uscire. Non
si riesce a cambiare, a modificare la gestione e
l’organizzazione del sistema sportivo. Mille perplessità
attanagliano gli addetti ai lavori, in quanto pare evidente
che se non si trovano nuove strategie può divenire molto
difficile trovare interesse ad investire sui giovani. Ad onor
del vero però questa situazione Ø stata anche
conseguenza della mancanza di lungimiranza da parte
delle istituzioni italiane. Non vi Ø stata, come spesso
capita, da parte degli addetti ai lavori la capacità di
prevedere gli effetti di una legge che già da anni era
nell’aria. Solo la miopia di chi ha gestito lo sport italiano
nell’ultimo decennio non ha permesso che le nostre
società potessero prepararsi ad un cambiamento, ad una
modernizzazione.
Dobbiamo ora capire che non si può piø sbagliare. E’
giunto il momento di comprendere che se prima
potevamo gettare alle ortiche anche qualche talento, che
tanto la nostra terra era talmente fertile da proporcene
con una generosità smisurata tanti altri, ora questo lusso
non possiamo piø permettercelo.
La riflessione deve essere profonda, soprattutto in
merito a quelli che sono i cambiamenti da mettere in atto
al fine di poter permettere, ad un numero sempre piø
cospicuo di soggetti, di estrinsecare quelle doti naturali
che, solo attraverso un ambiente conforme, a delle
strutture adeguate e ad un’educazione corrispondente,
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permettono al talento di realizzarsi e divenire uno
sportivo di alto livello. Quali potrebbero essere le
soluzioni che permetterebbero una rinascita o
quantomeno uno risveglio dello sport italiano? Questa è
l’idea di fondo della tesi che si concentra sulla crisi che
sta caratterizzando, in particolar modo, il mondo del
calcio. Come? Cercando innanzi tutto di delineare, nella
prima parte dell’elaborato, il contesto del calcio
professionistico. In prima istanza commentando i dati del
Professional Players Football Observatory, fonte
inesauribile di dati ed informazioni e strumento
fondamentale per il processo decisionale per un ampio
spettro di soggetti interessati al calcio. In seconda
battuta, invece, lavorando sulla creazione di una matrice
e in cui sono stati catalogati 297 calciatori italiani della
serie A e specificate le loro caratteristiche fisiche e non.
Questo considerando, in una prima analisi, le squadre
della serie A; in un secondo momento facendo
riferimento alle Nazionali maggiori, e piø precisamente ai
convocati da Marcello Lippi al mondiale in Sudafrica e le
ultime convocazioni di Cesare Prandelli per l’ultima
amichevole giocata dalla “nuova” gestione. Coglierne le
differenze, soprattutto per quanto riguarda l’età media
per ruolo, ci aiuta a capire il nuovo percorso intrapreso
dal nuovo commissario tecnico in termini di giovani.
L’obiettivo è quello di riuscire a rappresentare un
supporto redazionale per i selezionatori di talenti che
agiscono nel mondo del calcio, offrendo loro un’analisi
statistica della realtà calcistica professionistica italiana.
La seconda parte, che si potrebbe definire storica,
riguarda l’evoluzione del settore giovanile e scolastico
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italiano: dalle origini dell’attività calcistica giovanile in
Italia, passando per l’affiancamento del termine
scolastico alla definizione di giovanile e proseguendo con
la nomina, risalente ai giorni nostri, dei nuovi volti del
settore Sacchi, Rivera e Baggio. Uno sguardo è stato
diretto alla normativa sportiva italiana dal ‘99 ad oggi.
Dopo la storia, nella terza parte dell’elaborato, ci si è
soffermati sulla struttura del sistema giovanile e
scolastico italiano e sulle iniziative che vengono
intraprese, in termini di scuola e giovani, dai
rappresentanti del settore.
Nella parte successiva, la quarta, piø tecnica, si da
spazio alla definizione di talento e dei fattori che lo
predicono, soffermandosi sull’iter che permette
l’individuazione del talento, la sua selezione attraverso
l’attività di scouting, il suo successivo sviluppo e la sua
conservazione attraverso la fase di tutoring in cui prende
sempre piø importanza la figura dell’allenatore/educatore.
Bisogna, infatti, accompagnare il bambino/talento dalle
prime esperienze fino alla piena maturazione con la
collaborazione di persone altamente qualificate da
affiancare ai tecnici.
Si è concentrata, poi, l’attenzione sulla situazione dei
vivai calcistici italiani ed europei. Per quanto riguarda i
vivai nostrani si è dato spazio al settore giovanile della
società sportiva AS Roma con l’intervista al Segretario
Marco Robino, che ha illustrato le strategie intraprese dal
settore ed i futuri movimenti nel tentativo di gestire e
valorizzare piø giovani possibili. L’AS Roma punta sulle
affiliazioni di altre società distribuite sul territorio per
“pescare” e selezionare i giovani talenti.
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Proseguendo, lo sguardo si è soffermato sulla
situazione odierna dei vivai calcistici europei dando
spazio all’inchiesta di Marca sui settori giovanili spagnoli
e all’inchiesta della Gazzetta dello sport che ha preso in
esame i “giovani fatti in casa” delle società calcistiche dei
5 campionati piø importanti d’Europa. Anche in questo
caso, così come è stato fatto con il settore giovanile
dell’AS Roma, si è preso ad esempio il settore giovanile
della società spagnola dell’UD Salamanca. Un’intervista
al direttore del settore giovanile, con la collaborazione del
responsabile marketing e comunicazione Filippo Arduini,
ci ha permesso di scoprire i movimenti gestionali di
questa realtà spagnola e di carpire quali sono gli intrecci,
che rappresentano la particolarità di questa società, che
ha con la società inglese dell’Arsenal.
L’ultima parte è dedicata ai vivai piø prolifici d’Europa.
Si è dato spazio al vivaio delle due maggiori squadre
spagnole Barcellona e Real Madrid. Ci si è soffermati sul
famosissimo vivaio dell’Ajax e su alcune realtà meno
famose ma molto efficienti, in termini di valorizzazione dei
giovani calciatori, come il Nantes, società francese, e
l’Espanyol, società spagnola. Senza dimenticare le belle
realtà italiane come l’Atalanta e l’Empoli.
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CAPITOLO 1
IL CONTESTO DEL CALCIO PROFESSIONISTICO
1.1 Analisi generale della serie A 2009/2010: Dati del
“Professional Football Players Observatory”
1.2 Costruzione della “matrice calciatori serie A”
1.3 La nazionale di Lippi e quella di Prandelli
1.4 Qualche curiosità
IL CONTESTO DEL CALCIO PROFESSIONISTICO
Analisi generale della serie A 2009/2010: Dati del
Players Observatory”
Costruzione della “matrice calciatori serie A”
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CAPITOLO 1
IL CONTESTO DEL CALCIO PROFESSIONISTICO
1.1 Analisi generale della serie A 2009/2010: Dati del
“Professional Football Players Observatory”
L’Osservatorio sui calciatori professionisti (Professional
Football Players Observatory) è un gruppo di ricerca
creato nel 2005 che fa capo al Centro internazionale di
studio dello sport (CIES) dell’Università di Neuchàtel, in
Svizzera, e al Centro di studio e di ricerca sullo sport
dell’Università Franche – Comtè, in Francia e l'Istituto di
Scienza dello Sport (ISSUL) dell'Università di Losanna.
Il PFPO genera indicatori statistici perfettamente
comparabili in materia di demografia, la formazione, il
reclutamento e la mobilità internazionale dei calciatori. I
dati elaborati sono una fonte essenziale di informazioni e
uno strumento fondamentale per il processo decisionale
per un ampio spettro di soggetti interessati al calcio: i
club, le federazioni, gli agenti, i media, ecc.
Il PFPO ha progressivamente ampliato l’area di ricerca
del “big five”
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campionati europei ad un campione che
ora comprende 36 campionati di massimo livello
nazionale nei paesi membri della UEFA. L’approccio
metodologico si è dimostrato adatto a molteplici attività di
ricerca e consente numerose applicazioni concrete nel
settore del calcio e ben oltre.
Ogni anno vengono pubblicate due relazioni. A
gennaio, lo studio demografico dei calciatori in Europa
con i cataloghi delle principali caratteristiche di oltre
12.500 calciatori in circa 525 clubs e 36 campionati di
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massima divisione dei paesi europei. Nel mese di agosto,
la revisione annuale dei giocatori di calcio europeo con
l’analisi di mercato in dettaglio delle tendenze tra gli attori
del 'big five' campionati europei in termini di formazione,
reclutamento e mobilità internazionale giocatore.
Nell’ultima relazione annuale fatta sul campionato
italiano “Serie A” 2010/2011, l’Osservatorio ha
tristemente sentenziato che la Serie A è il campionato piø
vecchio d’Europa tra quelli che contano. Con la media di
27 anni e 44 giorni si piazza dietro solo al torneo di Cipro
(media 28 anni e un giorno). E c’è anche un dato che
preoccupa: è l’unica lega, tra le grandi d’Europa, ad aver
aumentato il numero degli stranieri. Meno giovani e boom
di stranieri: così è se vi pare, la serie A formato 2009 -
2010.
Nelle rose dei club di serie A i giovani sono quasi
scomparsi: confermato il trand, già negativo, della scorsa
stagione. “In serie A si preferiscono giocatori piø esperti e
acquistati all’estero – spiega Raffaele Poli, responsabile
dell’Osservatorio con il collega Loic Ravenel. Abbiamo
visto che i giocatori cresciuti nelle giovanili vengono
ceduti in prestito”. Diciannove club di A (su venti) hanno
un'età media superiore a quella europea (25 anni e 84
giorni). Il Milan (29 anni e 28 giorni) ha la rosa piø
vecchia, poi il Bologna (29 anni e 16 giorni) e l’Inter (28
anni e 97 giorni). Solo l’Udinese crede ai giovani, media
di 25 anni e 22 mesi. Sono quasi tutti stranieri.
Questo significa che l’Italia è inchiodata alle proprie
responsabilità in materia di politiche di lancio di giovani in
prima squadra: nell’ultima stagione,i giovani tirati su nei
vivai sono stati solo il 12,8% del totale dei calciatori
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impiegati nelle gare di serie A. Un dato che fa dell’Italia il
fanalino di coda rispetto al resto dell’Europa benestante
della pelota.
Tabella 1 - Classifica: dal campionato cipriota, il piø vecchio, a quello
lettone, il piø giovane
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Dalla tabella sopra riportata si può notare come l’età
media dei calciatori italiani sul totale dei calciatori
impiegati nelle gare di serie A sia di 27 anni e 44 giorni.
Un’età media alta se si da uno sguardo agli altri
campionati europei. Ciò significa che nel Bel Paese non
si fa affidamento alle giovani leve. Le società calcistiche
investono pochissimo per la formazione e la crescita dei
giovani talenti. Negli altri tornei le società formano i
giovani e li fanno scendere in campo a costo magari di
poche vittorie immediate ma con una politica finanziaria
di alto spessore che ne garantisce la sostenibilità nel
futuro.
Tabella 2 - I club italiani: da chi ha la rosa piø vecchia alla piø giovane