2
Nel primo capitolo ho descritto i principali meccanismi di sviluppo
dell’identità e come essi possano subire alterazioni nel caso di una
bambina disabile. Partendo dall’idea che il senso del Sé venga
costruito ed arricchito sulla base sia dello sviluppo psicomotorio che
della dimensione relazionale, ho evidenziato come un deficit nella sfera
della motricità possa influire in entrambi questi ambiti.
La mia attenzione si è inoltre rivolta alle modalità di svolgimento
dell’attività ludica, alle relazioni che si instaurano tra la bambina ed i
coetanei ed a quali possano essere le percezioni del deficit e
dell’emarginazione nell’età prepubere.
Nel secondo capitolo, ho affrontato alcuni aspetti legati all’età
adolescenziale.
Gli argomenti trattati riguardano in primo luogo il rapporto conflittuale
tra la giovane ed il proprio corpo, in relazione agli stereotipi che la
società associa non solo all’handicap, ma anche alla femminilità.
Accanto a queste, ho approfondito alcune delle problematiche che una
ragazza disabile può incontrare nel rapporto con la famiglia, i mass
media, i coetanei, i partner e la sfera sessuale, la dimensione della
solitudine, il matrimonio e la maternità.
Ho cercato infine di indicare alcune possibili soluzioni per riuscire a far
si che ogni persona disabile possa affermare un’identità voluta, invece
di adeguarsi passivamente a quei ruoli che la società vorrebbe
assegnarle fin dalla nascita.
Ho lasciato dunque spazio alla “voce” di quelle donne che sono riuscite
a “diventare carne”; indicando inoltre come sia un dovere della società
tutta quello di costruire una cultura realmente rispettosa della diverse
abilità che ogni persona, disabile e non, porta in sé.
3
Capitolo Primo
ESSERE UNA BAMBINA DISABILE
1.1 Concetto di Sé ed Identità
Il Sé rappresenta la persona nella sua totalità. Esso può essere definito
come risultato di un’integrazione tra le istanze psichiche freudiane: Es,
Io, Super Io e Ideale dell’Io (la psiche) ed il corpo (Sé somatico)
1
.
Il Sé è una dimensione dinamica, tendente a modificarsi
continuamente nel corso dell’esistenza umana, dal momento che sia il
corpo, sia le funzioni dell’Io, sono soggette a molteplici cambiamenti.
Un corpo cresce, si ammala, invecchia; da corpo di bambino diventa
corpo di adolescente, di adulto, di anziano. Contemporaneamente a
questi cambiamenti, nell’individuo si osserva un progressivo sviluppo
cognitivo ed emotivo, un processo continuo di adattamento alle diverse
situazioni ambientali; ed è proprio in relazione ad esso che si ha una
dinamica e costante ristrutturazione del Sé.
“Il concetto di Sé è il punto di riferimento tramite il quale l’individuo
confronta e valuta gli oggetti che riconosce nel campo della sua
rappresentazione della realtà. Può essere definito come un processo di
attività interpretativa permanente, il fluire soggettivo della
consapevolezza delle persone. Costituisce inoltre l’origine fenomenica
delle forze psicologiche che il soggetto, ad un dato momento, avverte e
riconosce disponibili per raggiungere una meta determinata. Il concetto
di Sè guida le azioni di ogni individuo e procura un sentimento di
1
Cfr. Baldaro Verde J.,Govigli G., Valmigimigli C., La sessualità dell’handicappato, Il pensiero
scientifico Editore, Roma, 1987.
4
continuità, agendo come un’ancora concettuale per la sua esistenza
altrimenti caotica”
2
.
L’individuo sviluppa il concetto di Sé nel corso del processo di
socializzazione. Possiamo affermare che l’immagine di Sé non è
concepibile indipendentemente dall’immagine degli altri.
Come osserva Carlo Fratini, “il Sé rappresenta il punto di intersezione
del personale (autocoscienza della propria soggettività) e
dell’impersonale (modalità di interazione, aspettative, rappresentazioni,
immagini e valori del proprio background culturale)”
3
.
Questo significa che, all’interno di una dimensione di interscambio tra
individuo ed ambiente, il concetto di Sé subisce l’influenza delle
aspettative, delle immagini e dei valori di un dato background culturale,
nutrendosi delle rappresentazioni che provengono dalle relazioni
interiorizzate. In altre parole, le rappresentazioni legate ai ruoli
sessuali, sociali, di razza e di cultura, insieme a quelle legate agli stati
affettivi, si fondono e si integrano alle sensazioni provenienti dal corpo
nell’organizzazione del Sè.
Nel modello cibernetico elaborato da Jole Baldaro Verde, possiamo
individuare quattro dimensioni coinvolte nella strutturazione del Sé: il
mondo esterno, il mondo interno, il Sé somatico ed il Sé psichico
4
.
In altre parole, alla formazione e continua ristrutturazione del Sé non
concorrono solo gli input provenienti dall’ambiente e le pulsioni
appartenenti al mondo interno, ma anche un Sé somatico che filtra gli
2
Giovannini D., Speltini G., La rappresentazione di Sé e l’identità sociale nel bambino handicappato
mentale, in Gente A., Salvini A. (a cura di), Lo sviluppo difficile: processi cognitivi ed interattivi
nell'handicap mentale e nel disadattamento, Giuffrè, Milano, 1988, pp. 21-22.
3
Fratini C., Handicap e marginalità sociale, in Ulivieri S. (a cura di), L’educazione e i marginali, La
Nuova Italia, Scandicci (FI), 1997, p. 125.
4
Cfr. Baldaro Verde J., Donna, Maschere e Ombre. Ontogenesi dell’identità femminile, Raffaello
Cortina Editore, Milano, 1987.
5
stimoli e rielabora a livello neuroendocrino le emozioni ed un Sé
psichico che, attraverso un sistema cognitivo, opera un esame della
realtà confrontando le immagini interne con il mondo esterno.
L’identità può essere definita come “quel sentimento di continuità del
Sé che il soggetto prova pur passando attraverso mutamenti continui;
essa implica l’accettazione delle trasformazioni fisiche e dei bisogni
sessuali, nonché la fiducia che la propria continuità interiore trovi
conferma nelle valutazioni e nei giudizi di altri significativi sino a trovare
una giusta collocazione sociale”
5
.
La sommatoria coerente ed integrata delle diverse immagini e
rappresentazioni che il soggetto ha di se stesso, in stretto rapporto con
le rappresentazioni che gli altri hanno di lui, costituisce il sentimento
dell’identità (nel duplice aspetto di identità personale e sociale)
6
.
Tale sentimento è elaborato fondamentalmente nel corso dello
sviluppo nei rapporti tra l’individuo ed il suo ambiente: il momento
dell’interazione sociale ha dunque, come è già stato sottolineato, un
peso fondamentale, poiché è dal confronto con gli altri che il soggetto
ricava elementi di informazione circa la propria rilevanza sociale, la
propria somiglianza e la propria diversità dagli altri.
“Queste informazioni provengono, in particolare:
a) dai comportamenti adottati e dagli effetti che si percepisce di
aver prodotto sugli altri e su se stessi. La modalità con cui un
individuo percepisce i propri comportamenti gioca un ruolo
importante sull’immagine che ci si costruisce di se stessi;
5
Giovannini D., Speltini G., La rappresentazione di Sé e l’identità sociale nel bambino handicappato
mentale, in Gente A., Salvini A. (a cura di), Lo sviluppo difficile: processi cognitivi ed interattivi
nell'handicap mentale e nel disadattamento, op. cit., p. 22.
6
Ibidem
6
b) dall’inserimento del soggetto nel mondo sociale, e in modo
particolare dalla sua appartenenza a collettività, gruppi o
categorie sociali. Gioca a questo riguardo un ruolo importante
l’identificazione introiettiva, attraverso la quale l’individuo si
attribuisce caratteristiche che egli attribuisce ad altre persone o a
gruppi;
c) da feed-backs che l’individuo riceve su di Sé dal proprio
entourage: le immagini sociali di un individuo (cioè le
rappresentazioni che gli altri si fanno di quella persona) e le
percezioni che questi ne ricava giocano un ruolo fondamentale
nell’immagine che egli si fa di se stesso. Le immagini sociali di
una persona si costruiscono a partire dalla percezione che gli
altri hanno circa i comportamenti di questa persona e le sue
appartenenze a gruppi o a categorie”
7
.
Tuttavia, non è sufficiente per nessuno avere un sentimento personale
della propria identità. Il bisogno che essa venga riconosciuta
socialmente è sentito da ciascun individuo, anche se è inevitabile uno
scarto tra il sentimento che un individuo ha della propria identità e la
modalità con la quale pensa che essa sia percepita dagli altri
8
.
7
Ibidem., p. 23.
8
Ibidem.
7
1.2 La genesi del senso del Sé
La formazione originaria del Sé si realizza attraverso una strettissima
interazione tra la mente ed il corpo
9
. Lo sviluppo della mente appare
fortemente influenzato da quello del corpo, in accordo con la tesi di
fondo della psicoanalisi secondo cui la direzione dello sviluppo,
assumendo una forma circolare, procede dal corpo alla mente per poi
ritornare dalla mente al corpo
10
.
Nei primissimi stadi di vita, la psiche è presente come potenzialità in
quanto ne sono presenti le premesse neurologiche, sono presenti
alcuni schemi relazionali congenitamente ereditati per evoluzione
biogenetica ed è presente la molla motivazionale alla realizzazione del
rapporto psichico
11
.
Nella sua esistenza immanente, però, il bambino piccolo è bambino
fisico, legato cioè alla sopravvivenza fisica ed alla presa di contatto
corporeo con una realtà al momento inesplorata. Entrare a far parte
della realtà significa ambientare in essa il proprio corpo nella
padronanza delle proprie sensorialità e specularmente delle qualità
percettive del reale; governare la propria motilità fino a condurla alla
capacità di imprimere modifiche direzionate e controllabili al reale
stesso
12
.
“Su questa base esperienziale concreta si pongono le basi dello
psichismo, cioè del bisogno di dare connessione e significato alle
esperienze per farne scaturire una finalizzazione che concili i due
9
Cfr. Fratini C., Handicap e marginalità sociale, in Ulivieri S. (a cura di), L’educazione e i marginali,
op. cit.
10
Ibidem
11
Cfr. Minoja Zani L., La minorazione fisica. Implicanze psicologiche e relazionali, Pubblicazioni
dell’Università Cattolica del S. Cuore, Milano, 1976.
12
Ibidem
8
parametri dialettici su cui si articola la psiche: l’individualità e
l’universalità”
13
.
Una volta costituitosi, lo psichismo cosciente si riflette di nuovo su ciò
da cui ha tratto origine, cioè il corpo, per manipolarlo e perfezionarlo al
fine di una utilizzazione sempre più affinata, facendone lo strumento
del rapporto cosciente, organizzato e finalizzato con gli oggetti e con gli
altri.
Il corpo assume quindi, fin dalla nascita, una posizione centrale nel
determinare l’unità e l’integrità psichica del Sé all’interno di una doppia
configurazione: sensoriale da un lato e mentale dall’altro. Alla nascita,
il bambino si trova a vivere in uno stato di sensazioni ed impressioni
inizialmente indifferenziate,che Gendlin chiama experiencing
14
, le quali
si articolano progressivamente in immagini più concrete.
Le prime immagini di Sé costituiscono in definitiva i primi contenuti
della coscienza del bambino e derivano dalle percezioni che esso ha
del suo corpo (immagine corporea, Sé somatico) e progressivamente
da tutto un insieme di altri elementi percettivi che contribuiscono
all’elaborazione di un certo senso d’identità.
Stern sostiene che il primo nucleo intorno al quale viene organizzata
l’esperienza soggettiva del bambino è legato al corpo. Ad esso
corrisponde il senso di un Sé nucleare, in via di formazione tra i due
ed i sei mesi
15
. Il senso di un Sé nucleare è il “senso di fare esperienza
degli eventi”
16
; ciò significa che il bambino già in questa fase comincia
13
Ibidem, p. 24.
14
Cfr. Giovannini D., Speltini G., La rappresentazione di Sé e l’identità sociale nel bambino
handicappato mentale, in Gente A., Salvini A. (a cura di), Lo sviluppo difficile: processi cognitivi ed
interattivi nell'handicap mentale e nel disadattamento, op. cit.
15
Cfr. Trisciuzzi L., Fratini C., Galanti M. A., Dimenticare Freud? L’educazione nella società
complessa, La Nuova Italia, Scandicci (FI), 2001.
16
Ibidem., p. 138.
9
a padroneggiare la capacità di riconoscere gli attributi costanti della
realtà e quindi di distinguere il Sé dall’altro come unità distinte e corpi
separati.
In modo più specifico, l’esperienza nucleare consta di quattro
componenti: Sé agente, Sé dotato di coesione, Sé affettivo e Sé
storico.
“L’esperienza di un Sé agente consiste nel senso sperimentato dal
bambino di essere l’autore delle proprie azioni e di cogliere gli eventi
che sono effetto delle sue azioni e quelli che sono effetto delle azioni
altrui.
Possedere un Sé dotato di coesione permette al bambino di
riconoscere precocemente gli oggetti nonostante i cambiamenti della
loro forma e di collegare tra loro stimoli che hanno stessa intensità e
struttura temporale.
Il senso di un Sé affettivo è riferito al fatto che i propri affetti, più di altre
caratteristiche, sono esperiti dal bambino come delle costanti,
espressione diretta del Sé, e non vengono confusi con quelli della
madre o di altri agenti di cure. Il senso di un Sé storico, infine, è il
senso di sperimentare una continuità dell’esperienza vissuta ed è reso
possibile da tutti i sistemi di memoria tra loro integrati”
17
.
Nel periodo compreso tra il settimo ed il nono mese, la maturazione
biologica, lo sviluppo cognitivo e l’evoluzione dei rapporti affettivi,
aprono la strada a nuovi cambiamenti. Si ha il passaggio da un Sé
somatico ad un Sé psichico, soggettivo. Il bambino diviene cioè capace
di mettere in compartecipazione attenzione, intenzioni e stati affettivi.
17
Ibidem
10
La costruzione della coscienza si realizza gradualmente sia attraverso
lo sviluppo fisico (i cambiamenti fisiologici, sensoriali e motori), sia
attraverso le modificazioni ambientali ed il modo in cui gli altri vedono,
considerano e manipolano il corpo del bambino. Attraverso le relazioni
interpersonali, che lo aiutano a dare un significato alle sue esperienze,
si può individuare un passaggio da una iniziale coscienza dell’altro ai
successivi primi elementi di stabilizzazione della coscienza di Sé
18
.
A partire dalla metà del secondo anno, si forma infine un Sé verbale,
accompagnato dall’emergere del linguaggio. Il bambino diviene capace
di esprimersi attraverso pronomi e progressivamente di sperimentare il
gioco simbolico. Il Sé diviene categoria oggettiva, oltre che esperienza
soggettiva
19
.
Il senso del Sé del bambino a questa età è rappresentato da un
insieme di diverse immagini giustapposte, nelle quali egli si riconosce
poco a poco. Egli percepisce ed identifica se stesso attraverso le cose
possedute (i giocattoli, ecc…), le persone significative, i valori percepiti
con le proprie attività o imposti dalle varie situazioni.
Queste immagini, legate esclusivamente ai contenuti primitivi della
coscienza in fieri, conservano anche più tardi (cioè più o meno fino agli
otto anni) un carattere di isolamento, di giustapposizione delle une
rispetto alle altre. Sono dunque assai poco legate tra loro e potremmo
definirle delle percezioni che il bambino ha di se stesso, ma di cui
controlla in scarsa misura le interrelazioni.
18
Cfr. Giovannini D., Speltini G., La rappresentazione di Sé e l’identità sociale nel bambino
handicappato mentale, in Gente A., Salvini A. (a cura di), Lo sviluppo difficile: processi cognitivi ed
interattivi nell'handicap mentale e nel disadattamento, op. cit.
19
Ibidem
11
Da questa fase che potremmo chiamare “dalla coscienza di Sé
all’immagine di Sé” si passa a quella successiva di “rappresentazione
di Sé e del concetto di Sé”
20
.
In questa nuova fase, i contenuti della coscienza, le immagini o
percezioni di Sé si legano progressivamente le une alle altre,
organizzandosi in un tutto più globale e più coerente dal quale deriva
un sentimento di identità un po’ più profondo rispetto alla fase
precedente.
È la rappresentazione di Sé che emerge progressivamente e che può
essere definita come la somma o la combinazione delle caratteristiche
personali che il soggetto si attribuisce
21
.
Man mano che queste prime rappresentazioni più globali di Sé si
organizzano e si strutturano, si stabiliscono dei legami più stretti, più
completi e profondi tra le differenti percezioni, immagini e
rappresentazioni di Sé. Tutto questo fa emergere un profondo
sentimento di unità, di coerenza, di stabilità, di permanenza nel tempo
e consente all’ individuo di riconoscersi nei confronti sia di se stesso
sia degli altri
22
.
Nonostante il processo di sviluppo del concetto di Sé abbia inizio nella
prima infanzia, esso può essere paragonato ad un mosaico che si
modifica con l’aggiunta di tasselli sempre nuovi e diversi all’interno di
una dimensione dinamica che accompagna tutta l’esistenza umana.
20
Ibidem, pp. 22-23.
21
Ibidem
22
Ibidem.
12
1.3 Il contributo teorico di H. Kohut e D. Winnicot alle teorie del Sé
Come hanno osservato i teorici delle relazioni oggettuali, nello sviluppo
del senso del Sé assume un’importanza enorme il contesto ambientale
all’interno del quale il bambino cresce e la qualità delle sue relazioni
con le figure di riferimento.
Secondo H. Kohut, considerato il capostipite della “Psicologia del Sé”,
la formazione del Sé è fondata sulla relazione interpersonale del
bambino con gli Oggetti-Sé (rappresentati in un primo tempo dai
genitori, in seguito da altre figure di riferimento come coetanei
insegnanti, ecc…)
23
.
Gli Oggetti-Sé svolgono numerose funzioni, di cui le più importanti
sono la sintonizzazione, il contenimento e la regolazione affettiva, la
capacità di tranquillizzare e di infondere calma e fiducia, il
riconoscimento del potenziale creativo ed il rafforzamento del livello
personale di autostima
24
.
Il tipo rapporto che si stabilisce tra bambino ed Oggetti-Sé, attraverso i
meccanismi della conferma e/o rispecchiamento, idealizzazione e
gemellarità, determina la qualità dei sentimenti che saranno alla base
di tutte le successive relazioni sociali
25
.
Nella relazione con gli Oggetti-Sé, appare inoltre di fondamentale
importanza il bisogno di antagonismo, che permette al bambino di
23
Cfr. Fratini C., Handicap e marginalità sociale, in Ulivieri S. (a cura di), L’educazione e i
marginali, op. cit.
24
Cfr. Trisciuzzi L., Fratini C., Galanti M. A., Dimenticare Freud?L’educazione nella società
complessa, op. cit.
25
Cfr. Fratini C., Handicap e marginalità sociale, in Ulivieri S. (a cura di), L’educazione e i
marginali, op. cit.
13
definire la propria individualità rispetto all’altro
26
. Come osserva Carlo
Fratini: “Ambedue i tipi di bisogno (identificazione/differenziazione e
somiglianza/diversità), insieme a quelli fondamentali di
rispecchiamento/idealizzazione, concorrono all’integrazione e allo
sviluppo del Sé nell’ambito delle relazioni indispensabili con gli
Oggetti-Sé”
27
.
Nel tentativo di affermare la propria specificità, il bambino sarà
costretto ad affrontare un certo grado di frustrazione e margini più o
meno ampi di insuccesso e fallimento. Secondo Kohut, tuttavia, è
proprio da queste frustrazioni ottimali che si origina quella spinta
necessaria alla crescita e alla maturazione della propria individualità.
Solo un fallimento nel rapporto con gli Oggetti-Sé rende la frustrazione
traumatica e danneggia uno sviluppo integrato del Sé
28
.
La teoria di Kohut spiega come la fiducia costante che il bambino trova
nell’ambiente che lo accudisce sia alla base dei sentimenti successivi
di autostima ed amor proprio e come la continuità dell’amore e la
stabilità degli atteggiamenti dei genitori nei suoi confronti costituiscano
in lui il senso della propria identità.
Viceversa, una carenza di empatia nell’ambiente familiare ed il
fallimento della funzione di Oggetti-Sé costituisce il presupposto di un
deficit evolutivo più o meno grave nello sviluppo del Sé
29
.
Alla luce delle teorie di Kohut, la salute psichica e l’equilibrio affettivo
appaiono inscindibilmente legati alla modulazione dell’autostima, la
26
Come osserva Carlo Fratini nel libro ivi citato, quest’ultimo bisogno è stato aggiunto agli altri
teorizzati da Kohut solo negli ultimi tempi dagli psicologi del Sé.
27
Fratini C., Handicap e marginalità sociale, in Ulivieri S. (a cura di), L’educazione e i marginali, op.
cit., p. 115.
28
Ibidem
29
Cfr. Trisciuzzi L., Fratini C., Galanti M. A., Dimenticare Freud?L’educazione nella società
complessa, op. cit.
14
quale a sua volta dipende da un duplice rapporto con gli Oggetti-Sé:
quelli interiorizzati in forma stabile e integrata (Sé coeso) e quelli
incarnati da figure esterne significative (genitori,insegnanti, ecc…)
30
.
La dipendenza dagli Oggetti-Sé, di cui abbiamo quotidianamente
bisogno per ricevere un indispensabile supporto affettivo, continua per
tutta la vita, mentre la maturazione psichica può essere pienamente
colta nelle trasformazioni qualitative che avvengono a livello di scambi
con gli Oggetti-Sé; trasformazioni che tra l’altro determinano il
passaggio da uno stato di dipendenza infantile a uno di dipendenza
matura.
La qualità delle relazioni interiorizzate, comunque, condiziona lo
sviluppo della personalità oltre che le modalità di rapporto
interpersonale in età adulta.
D. Winnicot ha arricchito l’ambito delle teorizzazioni sulla genesi e lo
sviluppo del Sé introducendo i concetti di vero e falso Sé ed
attribuendo alla madre un’importanza fondamentale nella costruzione
dell’Io del bambino.
Il vero Sé rappresenta il polo dell’espressione soggettiva, del saper
cogliere ciò di cui si ha bisogno e desiderio, del saper prendere
dall’altro.
Il falso Sé rappresenta invece il polo dell’adattamento, del rispondere
alle richieste che provengono dall’ambiente
31
.
Lo strutturarsi di un vero Sé e di un falso Sé e soprattutto l’esito del
rapporto di forza che si gioca tra queste due istanze dipende dalla
qualità della madre: ella può valorizzare, interpretandoli e
30
Ibidem
31
Cfr. Winnicot D. W., Sviluppo affettivo ed ambiente, Armando Editore, Roma, 1970.
15
significandoli, i gesti spontanei del figlio; oppure può inibirli imponendo
quelli desiderati e previsti, negando quindi la sua individualità
32
.
Una madre è “sufficientemente buona” quando assume un
atteggiamento empatico nei confronti del figlio e si rende disponibile a
sostenerlo nei suoi bisogni. In tal modo, essa permette al bambino un
rafforzamento del suo fragile e precario Io ed incoraggia la sua
crescita. In un certo senso, la madre è colei che deve fungere da Io
ausiliario nei primi mesi di vita del figlio, svolgendo una funzione
mediatrice tra le sensazioni interne ed esterne che esso percepisce
attraverso il proprio corpo, contenendolo, maneggiandolo con
sicurezza e proteggendolo dalle sensazioni troppo forti. La sua
disponibilità, totale subito dopo la nascita, deve secondo Winnicot
modularsi e graduarsi man mano che il figlio cresce e sviluppa una
propria immagine del mondo e di se stesso
33
. Viceversa, quando le
cure materne non sono sufficientemente buone, l’Io del bambino non
può iniziare a maturare ed ad affermarsi con la sua specifica identità.
32
Cfr. Trisciuzzi L., Fratini C., Galanti M. A., Dimenticare Freud?L’educazione nella società
complessa, op. cit.
33
Ibidem