5
Tali approcci più che essere alternativi possono definirsi interattivi.
L’approccio normativo si esplicita nel processo di certificazione
finalizzato al raggiungimento e al mantenimento di determinati livelli
di qualità, di prodotto, servizio e di sistema organizzativo stabiliti
attraverso le normative nazionali, sovranazionali, comunitarie e
internazionali.
Quest’approccio si sviluppa lungo quella che è definita la “dimensione
orizzontale” della qualità.
La qualità può essere anche utilizzata come strategia non price-
competition per il perseguimento di un vantaggio competitivo sul
mercato; sostanziali vantaggi competitivi non si ritagliano, però, solo
mantenendo costante un livello qualitativo sancito da normative ma
piuttosto attraverso l’adozione di politiche fondate sul miglioramento
e sulla massima soddisfazione del cliente. E’ in tal senso che si
innestano gli approcci “globali” alla qualità (total quality, company
quality control, etc…).
In questa sede, cercheremo di affrontare in modo integrato il concetto
di qualità, ciò ci permetterà di “far incontrare” le due dimensioni della
qualità, dal punto di vista pratico ci consentirà di evidenziare come le
tecniche della qualità totale si possono adeguare al sistema banca in
modo coerente con la normativa UNI EN 29004/2 che prenderemo
6
come efficace punto di riferimento, in quanto costituisce un insieme di
normative completo, flessibile e già sperimentato come norme ISO
9000 in tutto il mondo, ed in particolare in Europa.
Nella seconda parte del lavoro, invece, cercheremo di cogliere gli
aspetti salienti del “sistema-qualità” quando questo sia introdotto in
una tipologia particolare di banche che hanno come “vocazione
naturale” molti degli elementi caratterizzanti i sistemi di qualità
totale: stiamo parlando delle Banche di Credito Cooperativo.
L’evidenziazione dei punti di contatto tra queste due culture: quella
del mondo del Credito Cooperativo e quella della Qualità Totale, ci
consentirà di formulare un modello per l’introduzione di un Sistema
di Qualità nella BCC.
7
CAPITOLO PRIMO.
ORIENTAMENTO ALLA QUALITA’.
Sommario: 1.1 I fattori di cambiamento.- 1.2. Il market oriented e la customer
satisfaction.- 1.3. Dalla qualità alla Qualità Totale. – 1.4. I cardini della Qualità
Totale.-1.5. L’approccio orizzontale alla Q. T. nell’impresa bancaria: la norma
UNI EN 29004/2.
1.1.I fattori di cambiamento.
Il mercato bancario ha assistito negli ultimi due decenni ad una e vera
e propria rivoluzione di metodi, tecnologie e politiche di “fare banca”.
Le cause scatenanti del mutato contesto ambientale sono diverse.
Prima tra tutte la ventata di deregulation che ha caratterizzato le
ultime disposizioni normative bancarie, in particolare il progressivo
allentamento dei controlli amministrativi della Banca d’Italia che è
andato continuando e ha trovato compimento solo nell’emanazione del
Testo Unico in materia bancaria, chiamato a sostituire la vecchia
legge del 1936 e che ha avuto il compito di conformare la
legislazione italiana alla flessibilità e alla despecializzazione degli
istituti di credito previste dalle normative europee.
Gli effetti pratici del nuovo assetto normativo sono molteplici.
8
Le ripercussioni hanno interessato la struttura del mercato facendolo
progredire dall’oligopolio alla concorrenza e modificandone le
dimensioni da nazionale ad europeo. Gli effetti più importanti si sono
verificati all’interno delle imprese bancarie: ne sono mutate le forme
giuridiche (da pluralistiche a dualistiche)
3
, l’ambito operativo (dalla
specializzazione alla despecializzazione operativa) e soprattutto la
natura gestionale. Infatti, le banche hanno progressivamente
abbandonato la veste di banca-istituzione, con funzione prevalente di
trasmissione degli impulsi di politica monetaria, per assumere la
nuova di banca-impresa calata in un contesto di accresciuta
competitività del sistema.
I cambiamenti, però, non sono stati determinati solo dai nuovi assetti
normativi, ma anche dalle esigenze sempre più sofisticate e complesse
dei clienti nonché dall’introduzione di nuove tecnologie informatiche.
4
L’introduzione delle nuove tecnologie non ha avuto solo l’effetto di
modificare il modus operandi di processi consolidati, snellendone la
gestione delle informazioni ma è arrivata a modificare il locus del
3
Il nuovo Testo Unico consente di esercitare l’attività bancaria solo alle imprese
che assumano la forma giuridica di S.p.a. o di Società Cooperativa a
Responsabilità Limitata.
4
Cfr. BELLI C., Il cambiamento socio organizzativo nella banca italiana,
“L’impresa Banca”, n.1 del 1987.
9
lavoro proiettandolo virtualmente nei paperless office, nell’home
banking e negli automatic teller (ATM).
Non poteva essere diversamente, con le vecchie strutture, politiche e
metodi di gestione la banca non avrebbe potuto far fronte alla nuova
competitività non solo interna ma anche esterna, determinata dalla
presenza su segmenti anche tradizionali (quali le famiglie e le piccole
e medie imprese) di operatori di intermediazione non bancari.
Elementi congiunturali hanno aggravato il quadro generale degli anni
’70 e ‘80: l’incorporazione da parte dei titoli di Stato delle elevate
attese inflazionistiche con la conseguente lievitazione dei tassi offerti,
hanno prodotto un duplice effetto, da un lato le famiglie hanno
cominciato a destinare porzioni sempre più cospicue dei loro risparmi
alla copertura del Debito Pubblico attraverso BOT, CCT e altri titoli di
Stato ad alto rendimento, dall’altro le imprese hanno cercato di ridurre
le esposizioni (che a causa degli elevati tassi cominciavano ad avere
un impatto patologico sul conto economico) verso il sistema bancario
ricorrendo al credito di fornitura o agli euromercati.
Ad appesantire ulteriormente il quadro contribuiva la lievitazione
progressiva del costo del personale.
Le rendite di posizione conquistate in lunghi anni sono andate
riducendosi, così come i profitti, nel giro di una manciata di anni.
10
Diventare “impresa” diviene conditio sine qua non per la permanenza
sul mercato, su un mercato non più del venditore ma del compratore:
il cliente diviene il fulcro di questo nuovo sistema.
E’ il debutto nel sistema bancario di una nuova politica gestionale: il
Market oriented.
La globalizzazione di mercati a livello mondiale, l’unificazione dei
mercati a livello europeo, consente al cliente di scegliere il proprio
fornitore su larga scala, sulla base della capacità dello stesso di
rispondere non solo alle sue esigenze esplicite e contrattuali ma anche
a quelle implicite.
Un cliente sempre più esigente, attento non più soltanto al prezzo di
un prodotto ma più che altro al binomio prezzo-qualità. Ciò comporta
per le imprese lo spostamento del baricentro delle politiche gestionali
da price-competition a quelle incentrate sulla qualità e sulla
soddisfazione del cliente.
11
1.2. Il market oriented e la customer satisfaction.
Il nuovo ambiente di mercato originatosi in seguito ai fattori sopra
menzionati, ha indotto le banche ad abbandonare l’immobilismo per
avviarsi verso strategie più coerenti con le esigenze congiunturali.
Le nuove strategie cercano di privilegiare il rapporto con il cliente,
dunque a valorizzarne i bisogni e a monitorarne le aspettative.
5
Si impone dunque una maggiore conoscenza del cliente e dei suoi
comportamenti.
Può risultare utile non solo conoscere le abitudini finanziarie del
cliente e le motivazioni che sottintendono alla scelta tra diverse forme
di risparmio
6
, ma anche la reattività delle stesse al mutare delle
variabili del mercato finanziario.
E’ fondamentale tenere sotto controllo l’indice di gradimento dei
servizi, e più in generale il giudizio che il cliente ha della banca,
perché questa riesca a godere fiducia e sia preferita ad altre.
7
5
Cfr. RIZZO V., La qualità nei servizi finanziari: un approfondimento
metodologico, “Banche e Banchieri”, n. 5 del 1989.
6
Le variabili chiamate in discussione nella scelta tra le diverse forme di risparmio
sono molteplici. Ogni tipologia di servizio offerto incorpora diversi gradi di
soddisfacimento delle diverse esigenze di investimento, finanziamento,
trasferimento, assistenza, sicurezza.
7
Cfr. BELLANDI G. in “Organizzare la qualità totale in banca” ISEDI UTET
1995 Torino.
12
Gli indicatori che tra gli altri possono essere utilizzati per monitorare
la customer satisfaction sono
8
:
- volumi e redditività per segmenti di clientela,
- indici di rotazione dei conti/clienti,
- rilevazioni sistematiche dei livelli di servizio rilevanti per la
clientela,
- indici di utilizzo dei vari prodotti,
- indicatori del livello dei reclami.
L’orientamento al mercato è dunque la strategia che ogni banca deve
perseguire al pari di ogni impresa di servizi.
Orientamento al mercato non vuol dire perseguire il soddisfacimento
dei bisogni di un meta-consumatore, vale a dire di un cliente astratto,
le cui caratteristiche siano desunte da valori modali o mediani di
campioni generici di clienti ma, piuttosto, la soddisfazione di un
cliente rappresentativo di un segmento particolare di mercato
9
.
Per segmento vogliamo intendere una nicchia di mercato composto da
clienti omogenei tra loro per caratteristiche demografiche, economiche
o psicologiche, prese a base della segmentazione.
Attraverso la segmentazione è possibile agire con un adattamento
offerta-domanda finalizzata ad ogni submercato.
8
Cfr. BOMBONATO C., Customer satisfaction in banca oltre le mode,
“L’Impresa” n. 3 del 1992.
9
Cfr. PIRAS S., Dalla parte del cliente, “Sviluppo e Organizzazione” n. 120 del
1990.
13
Parleremo d’ora in poi di micromarketing per indicare questa politica
particolare di marketing.
I segmenti serviti dall’impresa banca sono diversi: dalle famiglie alle
piccole imprese di natura artigianale, dagli enti non-profit alla
pubblica amministrazione, dalle imprese commerciali alle industrie di
più grandi dimensioni.
Per ciascuno di questi segmenti si può optare per livelli successivi di
analisi del segmento per giungere a stratificazioni informative sempre
più complete e significative.
Successivamente riportiamo l’esempio di una possibile segmentazione
limitata alla figura del cliente-famiglia (fig. 1).
Per poter efficacemente distribuire la clientela all’interno delle classi
di appartenenza occorre avere ben chiare la “chiave” qualificante del
gruppo, cioè l’elemento discriminante che determina l’appartenenza
all’uno o all’altro gruppo.
Occorre prestare attenzione nella scelta del fattore discriminante per
cogliere realmente le peculiarità che legano gli appartenenti allo
14
stesso gruppo.
10
SEGMENTO CHIAVE
Risparmiatore classico
Risparmiatore che privilegia forme tradizionali sia di
pagamento sia di investimento (contanti, assegni, titoli
di Stato e certificati di deposito).
Risparmiatore arcaico Risparmiatore legato al deposito di risparmio
Consumatore evoluto
Cliente attratto da ogni novità: utilizzatore di carte di
credito e debito, home banking etc…
Investitore dinamico
Cliente aggiornato ed esigente, disposto a investire
nelle forme più moderne: pac, fondi, etc…
Giovani
Fascia caratterizzata dalla frequenza
scolastica/universitaria.
Indebitato
Cliente incapace di rientrare dall’esposizione anche
nel medio termine.
Consumatore medio
Cliente che si reca in banca almeno una volta la
settimana, con giacenze medie nei depositi
Marginale
Cliente che si reca in banca molto saltuariamente e
comunque con modeste giacenze nei depositi.
Inattivo
Cliente non più attivo.
Le iniziative volte a conoscere i clienti e a segmentarli in zone
omogenee rappresenta la prima fase del marketing finalizzato alla
customer satisfaction.
10
Sarebbe, per esempio, fuori luogo voler classificare il segmento “imprese” in
subsegmenti, dove la chiave scelta fosse la dimensione aziendale. Come
dimostrano delle ricerche di settore
10
le PMI non possono essere considerate un
unico segmento bensì tre segmenti distinti:
a) PMI sensibili alla localizzazione, alla disponibilità del personale non direttivo,
all’immagine e alla gentilezza;
b) PMI che tendono a privilegiare la consulenza economica.
c) PMI che privilegiano la personalizzazione banca e impresa.
Figura 1.Es. di possibile segmentazione della clientela-famiglie
15
E’ importante per ogni banca riuscire a creare un “data base clienti”, i
cui contenuti possano essere continuamente arricchiti ed integrati,
attraverso ricerche di mercato, interviste, indagini postali, ricerche su
clienti potenziali, al fine di ottenere un “data base marketing”
11
.
Il contenuto informativo di tale fase, come si sarà percepito, non è fine
a se stesso, ma deve essere utilizzato per far seguire alla percezione
dei bisogni del cliente una produzione di servizi/prodotti capaci di
soddisfare i singoli segmenti.
12
Ma quali sono i bisogni che devono essere soddisfatti?
La letteratura ci offre diverse classificazioni.
Una prima classificazione distingue i bisogni secondo la loro natura
in: bisogni impliciti, espliciti e latenti.
I bisogni impliciti sono quei bisogni che non sono manifestati dal
cliente, il loro appagamento non determina un incremento della
soddisfazione perché questa è considerata “implicita” all’erogazione
del servizio. D’altra parte, però, la loro mancata soddisfazione
determina rapidi incrementi di non soddisfazione.
11
Cfr. CARLUCCIO E., Il problema della qualità per il marketing della banca,
“L’Impresa Banca”, n. 3 del 1987.
12
L’attenzione verso il cliente si manifesta anche attraverso l’utilizzo di un
linguaggio “su misura” per ogni segmento, da utilizzare nelle molteplici forme di
comunicazione. Per un approfondimento del tema Cfr. PERI L., Non sempre
banche e utenti parlano la stessa lingua, “Bancaria”, n.4 del 1987.
16
I bisogni espliciti vengono, invece, manifestati, il livello di qualità
percepita dal cliente è funzione pressoché proporzionale al loro
soddisfacimento.
La categoria più interessante, a nostro avviso, è quella dei bisogni
latenti. Questi non sono manifestati dal cliente, che spesso ne ignora
l’esistenza, ma una volta soddisfatti determinano un elevato grado di
soddisfazione, di fidelizzazione e consolidamento.
La fig.2 ci illustra gli effetti sul grado di soddisfazione del cliente
quando se ne vadano a soddisfare i bisogni impliciti, espliciti e
latenti.
13
Figura 2
Una seconda classificazione distingue i bisogni secondo i contenuti,
cioè delle aspettative da soddisfare.
13
Cfr. NEGRO G., Organizzare la qualità nei servizi. Il Sole 24 Ore Libri,1992.
Qualità
Qualità
esplicita
Qualità
latente
Qualità
implicita
Livello di soddisfazione
del cliente
insoddisfazione
indifferenza
entusiasta
Figura 2
17
Da un lato abbiamo delle aspettative che possiamo definire generali,
nel senso che sono indipendenti dal prodotto offerto ed erogato, sono
costituite essenzialmente dal desiderio di appartenenza ad un istituto
ed avere con esso un rapporto di reciproca stima.
Accanto a queste aspettative generali abbiamo delle aspettative
specifiche che sono strettamente collegate a particolari prodotti o
servizi offerti, che variano qualitativamente o per il peso loro
attribuito secondo l’appartenenza ad un segmento o all’altro.
La risposta a tali aspettative è sicuramente un miglioramento della
qualità.
Nel caso delle aspettative generali, la richiesta di qualità si dirige su
due livelli
14
:
- qualità dell’istituto, inteso come immagine dello stesso e capacità
informativa;
- qualità del front-office, non solo del personale di sportello, ma
anche delle strutture logistiche, delle interfacce, dell’ambiente in
generale.
Diverse ricerche hanno dimostrato come un cliente fedele genera negli
anni una redditività superiore a quella derivante da una clientela
14
Cfr. VIGORELLI-GASPARINI, “Quality Management in banca” in Bancaria
1993.
18
caratterizzata da alti tassi di turnover.
L’attenzione dell’istituto di credito deve incentrarsi, quindi, non solo
all’allargamento della base della clientela ma soprattutto al
consolidamento dei clienti attuali
15
attraverso un’offerta sempre più
ampia di servizi a loro destinati, e stimolando un loro maggiore
utilizzo dei servizi già esistenti.
16
Tutte le azioni dirette ad aumentare la fidelizzazione del cliente
attraverso la soddisfazione delle sue attese in misura maggiore della
concorrenza possono definirsi di customer retention.
E’ importante, infine, saper porre in essere efficaci azioni di customer
redemption, cioè di riscatto verso il cliente che abbia subito
disservizi o comunque insoddisfatto.
17
Queste nozioni di carattere introduttivo saranno riprese ed
approfondite via via nel corso del lavoro, in particolare quando ci
occuperemo del marketing e della gestione delle non-conformità.
15
Cfr. CATANI A., Clienti ad alta fedeltà, “Il Giornale della Banca”, n. 25 del
1991.
16
I risultati di questo approccio sono diversi, ne ricordiamo per esempio due:
- un cliente che utilizza molti servizi, nell’ipotesi del verificarsi di un motivo di
attrito, ha più difficoltà nel troncare il rapporto con la banca;
- un cliente soddisfatto fa pubblicità gratuita e ha un effetto di trascinamento di
nuovi clienti.
17
Cfr., NEGRO G., Organizzare la qualità nei servizi, Il Sole 24 Ore Libri, 1992,
Milano.