3
CAPITOLO I
L’organizzazione del potere nella società longobarda
4
Il re
Al momento della conquista d’Italia
1
il re longobardo era una figura
debole, vincolata sia dai duchi che dagli imperiali
2
. Ciò spiegherebbe la
morte prematura di Alboino e Clefi, entrambi vittime in complotti di corte
3
.
A sostegno di questa tesi è anche il decennale periodo di interregno
ducale, in cui i longobardi fanno a meno dell’istituzione regia
4
.
Il nerbo del potere longobardo risiedeva infatti nel gairethinx, traducibile
in “assemblea dei lancieri”, composta dai liberi guerrieri, gli arimanni
5
. Al
suo interno venivano assunte le decisioni sulla conduzione del regno,
compresa l’elezione del re, scelto tra i membri dell’aristocrazia. A sancirne
la nomina era la donazione dell’asta regia, probabilmente il contus,
considerato un’insegna regale
6
.
Minacciati dalle forze imperiali, i duchi del nord decisero, forse con
l’avvallo dei franchi, di ricompattarsi intorno a un re, eleggendo Autari,
figlio del predecessore ucciso
7
. Gli stessi duchi dotarono Autari di un
patrimonio regio, utile al sovrano per far fronte ai nascenti bisogni di
corte
8
. Si trattava presumibilmente di latifondi prelevati dalla popolazione
indigena, dato che i longobardi, parimenti alle altre popolazioni
germaniche, concepivano la ricchezza in base alla redditività della terra
9
.
1
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. II, 9-12-14-25-26-27.
2
P. Delogu, “I Longobardi: storia di un popolo e di un regno” nel catalogo della mostra “I
Longobardi. Dalla caduta dell’Impero all’alba dell’Italia” a pag. 33; S. Gasparri, “L’Italia
dei barbari.” a pag. 95.
3
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. II, 28-29-31.
4
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. II, 32.
5
C. Azzara, “Le rappresentazioni del potere regio nell’Italia longobarda” in “Cuestiones
historiográficas y rapresentaciones históricas. Europa, ayer a hoy. Actas y
comunicaciones del Istituto de Historia Antigua y Medieval”.
6
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. V, 10 e cit. VI, 55.
7
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. III, 16; L. Capo, Historia Langobardorum
comm. alle pagg. 471 e 472.
8
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. III, 16.
9
C. La Rocca, “La società longobarda tra VII e VIII secolo” nel catalogo della mostra “Il
futuro dei Longobardi. L’Italia e la costruzione dell’Europa di Carlo Magno” alle pagg.
31,32 e 33.
5
Autari muoveva le sue azioni dalla consapevolezza che i longobardi non
possedevano un efficace sistema di governo, pertanto si avvalse della
collaborazione del ceto medio-basso dei romanici, sopravvissuto alle
devastazioni della conquista
10
. Assumendo il titolo di Flavio egli
rivendicava origini classiche
11
e si poneva favorevolmente nei confronti
della popolazione assoggettata, gravandola soltanto delle imposte,
ridefinite in maniera equa tra i possessi
12
.
Alla morte di Autari viene lodata la stabilità raggiunta dal regno
13
, ma
ancora molto restava da fare per la fusione dei due popoli. I tratti
segregazionistici dei longobardi andavano però stemperandosi
14
. Autari,
come i suoi predecessori, era di fede ariana, e pare avesse vietato al suo
popolo la conversione al cattolicesimo
15
. Ricercando una collaborazione
esterna, si rivolse ai confinanti bavari, da cui proveniva Teodolinda, che
invece era cattolica
16
. L’adesione alla nuova fede significava avvicinarsi
ulteriormente ai romani, ma era soprattutto funzionale a stabilire un
tavolo di trattative con l’Impero. Politica che si sarebbe rivelata idonea ad
estendere la dominazione longobarda sul rimanente territorio della
penisola. Di questo progetto Teodolinda si fece portavoce insieme ad
Agilulfo. La regina rimase presto vedova e, secondo un costume tipico fra i
longobardi, fu lei a scegliere il successore al trono
17
.
Il prediletto Agilulfo, duca di Torino, si fece eleggere per ben due volte,
prima dall’assemblea tradizionale a Pavia e poi privatamente a Milano
18
.
Quest’ultima città divenne la sede prediletta della coppia regia, tanto che
poco distante, a Monza, i due eressero la residenza estiva e alcuni edifici
10
S. Gasparri, “Il passaggio dai Longobardi ai Carolingi” nei saggi della mostra “Il futuro
dei Longobardi. L’Italia e la costruzione dell’Europa di Carlo Magno” a pag. 26,
riprendendo un contributo di P. Delogu del 1990.
11
S. Gasparri, “La regalità longobarda” in “Alto medioevo mediterraneo” a pag. 214.
12
J. Jarnut, “Storia dei Longobardi” alle pagg. 47 e 48.
13
Ivi. a nota
7
.
14
Ivi a nota
10
.
15
W. Pohl, “La discussa identità etnica dei Longobardi” in Atti della giornata di studio
“Clusae Longobardorum, i Longobardi e le Alpi” a pag. 17.
16
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. III, 30.
17
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. III, 35.
18
Ibid. a precedente nota.
6
di culto
19
. Benché Agilulfo continuasse ad essere ariano per non
scontentare il popolo longobardo, la sua azione era chiaramente
filocattolica
20
. Alla sua corte gravitavano illustri romani
21
, come l’abate
Secondo di Non, responsabile del battesimo del figlio Adaloaldo
22
. Agilulfo
decise presto di associarselo al trono, celebrando l’evento al circo di
Milano, secondo l’usanza imperiale
23
.
Attribuita a questo re è la lamina di Valdinievole, sorta di frontale d’elmo
che lo raffigura in trono con la spada, circondato dai suoi seguaci nel
costume tipico, due personaggi che si inginocchiano al suo cospetto
recanti cartigli o cornucopie e due vittorie alate con corone votive, il tutto
racchiuso, ai lati, da due torri cittadine
24
. A quel tempo le corone non
rappresentavano ancora un segno distintivo della regalità, sconosciuta era
quindi l’incoronazione; piuttosto erano donate alle chiese quali offerte
25
.
Pare che in una perduta corona di Agilulfo fosse iscritta la frase “gratia
dei… rex totius italiae”, ampliando il precedente rex Langobardorum
26
. Un
comportamento che doveva certo indispettire gli imperiali, reali detentori
delle vestigia romane
27
.
Il sovrano concesse inoltre al monaco irlandese Colombano la costruzione
del monastero di Bobbio, decretando l’avvio dell’opera di
evangelizzazione
28
. Una copia postuma del documento di concessione
attesterebbe addirittura la presenza di una cancelleria regia
29
.
Agilulfo, sempre in campo religioso, permise il rientro di alcuni vescovi alle
rispettive diocesi e si immischiò nella diatriba conosciuta come “scisma
19
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. IV, 21-22.
20
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. IV, 9.
21
J. Jarnut, “Storia dei Longobardi” a pag. 43.
22
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. IV, 27.
23
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. IV, 30.
24
G. Sergi, “Longobardi a Torino” nel catalogo della mostra “I Longobardi. Dalla caduta
dell’Impero all’alba dell’Italia” alle pagg. 55, 56 e 57.
25
J. Arce, “Dagli imperatori ai re barbari: simboli e rappresentazione del potere” nel
catalogo della mostra “I Longobardi. Dalla caduta dell’Impero all’alba dell’Italia” alle pagg.
28, 29 e 30.
26
Ivi. a nota
23
, riprendendo un contributo di S. Gasparri del 1978.
27
Ivi. a nota
24
, riprendendo un contributo di B. Kiilerich del 1997.
28
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. IV, 41.
29
S. Gasparri, “La regalità longobarda” in “Alto medioevo mediterraneo” a pag. 215.
7
dei tre capitoli”, decretando una nuova sede del patriarcato, quella di
Aquileia, di opposta tendenza rispetto a quella che si trovava a Grado
30
.
Sia con Autari che con Agilulfo il regno si rafforzava, fissando i propri
confini
31
. I bizantini cedevano a delle paci provvisorie, mentre franchi e
avari venivano tenuti sotto controllo con il pagamento di tributi e la
ritrattazione di alleanze
32
.
Il regno passava ad Adaloaldo, reggente, almeno nei primi anni, insieme a
Teodolinda
33
. La sua fu una politica di pacificazione che irritava la nobiltà
di stirpe, fortemente ancorata alle tradizioni e al culto ariano. La
sollevazione portava al trono un’esponente di questa corrente, il torinese
Arioaldo, che regge il potere insieme a Gundeperga
34
. Torna usuale lo
schema re ariano e regina cattolica, che tanta fortuna avrà in questo
secolo, contraddistinto dalla prevalente reggenza dei membri della
cosiddetta “dinastia bavarese”
35
. I nuovi assetti portano comunque a una
generale tolleranza del partito romano-cattolico
36
.
L’ascesa della monarchia conosce una tappa importante con la reggenza di
Rotari
37
. Il re, anch’esso ariano, è ricordato per aver raccolto le antiche
consuetudini giuridiche del popolo longobardo, le orali cawarfidae,
fissandole nell’Editto scritto in latino, benché il testo sia soggetto al
criterio della “personalità della legge”, e quindi etnicamente
discriminante
38
. La natura pattizia dell’opera è un’ulteriore freno che
limita il ruolo sovrano di fons legum
39
. Il re introduce con il termine di
judex i suoi sottoposti, duchi e gastaldi, funzionari responsabili
30
Ibid. a precedente nota.
31
C. Azzara, “L’Italia dei barbari” a pag. 97.
32
J. Jarnut, “Storia dei Longobardi” alle pagg. da 36 a 44.
33
Ivi. a nota
28
.
34
S. Gasparri, “La regalità longobarda” in “Alto medioevo mediterraneo” alle pagg. 224 e
225.
35
J. Jarnut, “Storia dei Longobardi” alle pagg. da 53 a 64.
36
J. Jarnut, “Storia dei Longobardi” alle pagg. da 65 a 70.
37
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. IV, 42.
38
C. Azzara e S. Gasparri, “Le leggi dei longobardi. Storia, memoria e diritto di un popolo
germanico” introduzione alle pagg. lii e liii.
39
C. Azzara e S. Gasparri, “Le leggi dei longobardi. Storia, memoria e diritto di un popolo
germanico” introduzione alle pagg. xlii e xliii.
8
dell’amministrazione della giustizia nei rispettivi distretti di competenza
40
.
La faida, la vendetta famigliare, viene pian piano sostituita con il
guidrigildo, la somma dell’individuo offeso calcolata in rapporto al suo ceto
di appartenenza
41
. Per i reati più gravi il re fissa delle composizioni in
denaro, perlopiù corrispondenti alla cessione di beni fondiari, che vanno
così ad arricchire la corte
42
.
Questo cambio di rotta
43
permette a Rotari di riprendere l’espansione del
dominio longobardo, sebbene in misura minima
44
.
Rodoaldo, figlio di Rotari, è ancora troppo giovane per reggere e, come
avverrà in altre occasioni, viene presto destituito
45
a favore di una
personalità forte. Sale dunque al trono Ariperto I, duca d’Asti, strenuo
difensore della cristianità
46
che lascia in eredità il regno ai suoi due figli
Pertarito e Godeperto. La diarchia diventa un nuovo esperimento di
governo, destinato irrimediabilmente a entrare in crisi
47
. Godeperto,
insediato a Pavia, chiama il duca di Benevento Grimoaldo in suo soccorso,
volendo spuntarla sul fratello, ma il terzo incomodo lo tradisce, marciando
con gli eserciti meridionali riuniti
48
. L’imperatore Costante II tenta allora
di cogliere di sorpresa i longobardi a sud, ma fallisce miseramente
49
.
Grimoaldo, differentemente dai suoi predecessori, dimostra di essere
capace di legare a sé gli eserciti, tanto quelli del potere centrale, quanto
quelli delle autonomie ducali più distanti
50
. Il persistere della tradizione è
40
C. Azzara e S. Gasparri, “Le leggi dei longobardi. Storia, memoria e diritto di un popolo
germanico” nota a pag. 117.
41
Edictum Rothari cap. 74.
42
Ossia nelle curtis ducis e curtis regia.
43
A. Cavanna, “La civiltà giuridica longobarda” nel catalogo della mostra “I Longobardi e
la Lombardia” alle pagg. da 1 a 34, racchiudendo altre tematiche all’interno di questo
capitolo.
44
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. IV, 45.
45
Historia Langobardorum Codicis Gothani cit. 8.
46
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. IV, 48.
47
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. IV, 51.
48
Ibid. a precedente nota.
49
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. V, 7-8-9-10-11.
50
J. Jarnut, “Storia dei Longobardi” a pag. 59.
9
segnato dalla compilazione, allegata alle sue leggi, della saga Origo gentis
Langobardorum
51
.
Pertarito, venuto a sapere della morte di Grimoaldo, tornava presso i
longobardi, che lo accolsero a braccia aperte
52
. Sua è la pace definitiva con
i bizantini, stipulata in occasione del concilio anti-monotelita
53
. L’Impero
arretra, ma i dissidenti interni, inaspettatamente, aumentano e si fanno
minacciosi. Alahis, duca di Trento, si pone a capo della fronda
tradizionalista e ariana, conquistando, con il permesso di Pertarito, il
ducato di Brescia
54
. Ma a permettere questa manovra è il figlio del re,
Cuniperto, recentemente associato al trono
55
. Toccherà a lui sedare una
volta per tutte i ribelli
56
, decretando l’affermazione del cattolicesimo,
risolto addirittura lo scisma tricapitolino
57
. Il tremisse raffigurante il re sul
recto e San Michele sul verso è l’emblema degli eventi recenti, oltre che
della ripresa economica del regno. La coniazione di monete non era un
fatto insolito fra i longobardi, ma questa volta non si trattava più di
semplici imitazioni imperiali
58
.
Alla morte di Cuniperto il regno poteva dirsi stabilizzato, se non fosse,
ancora una volta, per lo scoppio di lotte intestine. Ansprando, duca d’Asti,
tutore e correggente del minorenne Liutperto, figlio di Cuniperto, fa valere
i diritti dinastici del predecessore
59
, coadiuvato da Rotarit, duca di
Brescia, proclamatosi anti-re
60
. Ragimperto, duca di Torino, ottiene la
meglio, ma muore subito
61
. Al suo posto diventa re il figlio Ariperto II, che
fa valere la posizione raggiunta inaugurando un periodo di stragi, una
51
C. Azzara e S. Gasparri, “Le leggi dei longobardi. Storia, memoria e diritto di un popolo
germanico” introduzione a pag. xliii.
52
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. V, 34.
53
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. VI, 4; J. Jarnut, “Storia dei Longobardi” a
pag. 68.
54
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. V, 36.
55
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. V, 35.
56
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. V, 40-41.
57
Ivi. a nota
52
.
58
E. A. Arslan, “Le monete” nel catalogo della mostra “I Longobardi” alle pagg. da 164 a
177.
59
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. VI, 17.
60
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. VI, 20.
61
Paolo Diacono, Historia Langobardorum cit. VI, 18.