2
tali applicazioni. Ne risultano sette elementi (i primi tre fondanti, i successivi quattro
frutto dell’esperienza evolutiva) che possono considerarsi fautori del “traghettamen-
to” di internet verso il suo nuovo stadio di evoluzione. Questi sono, in ordine di appa-
rizione temporale:
lo user contributed value , fenomeno per cui l’utente partecipa alla creazio-
ne di valore attraverso le proprie azioni;
la long tail , fenomeno che, applicato al mercato on-line, permette alla som-
ma di tanti prodotti a bassa richiesta o con ridotti volumi di vendita di occupa-
re collettivamente una quota di mercato equivalente o superiore a quella dei
pochi bestseller o blockbuster (grazie ai costi di distribuzione bassi);
il network effect , l’effetto moltiplicativo dei legami, e del relativo valore glo-
bale, che si verifica nelle reti;
la decentralization , l’allocazione delle scelte presso gli utenti;
la co-creation , la creazione di prodotti (e di valore) in cooperazione tra per-
sone (che siano solo utenti individuali o anche aziende/istituzioni);
la remixability , il costante processo di smembramento dei prodotti/servizi e
del loro riassemblamento in nuove forme;
gli emergent system , ovvero sistemi formati da singoli che operano in un
ambiente e che danno vita a comportamenti più complessi in quanto colletti-
vità.
L’emergenza, fattore apparso come ultimo in termini temporali, merita un breve ap-
profondimento, in quanto sembra rappresentare l’ulteriore evoluzione del fenomeno
che si presenta con il termine “web 2.0”. Cosa sono i sistemi emergenti, innanzitut-
to? «L'emergenza è un principio che descrive il comportamento dei sistemi com-
plessi. Un fenomeno, per essere definito emergente, deve essere inaspettato e im-
prevedibile da un livello di osservazione più basso. [
…] La proprietà
[dell’emergenza] non è predicibile, non ha precedenti e rappresenta un nuovo livello
di evoluzione del sistema
2
». In pratica si tratta di un sistema formato da tante indivi-
dualità che operano come collettività ed il cui comportamento è intrinsecamente ina-
spettato e imprevedibile. Sembrerebbe che, ad oggi, col termine “web 2.0” si possa
intendere un’evoluzione di Internet verso, e attraverso, strutture autogestite, formate
da singoli individui ma la cui forza collettiva è sempre maggiore e le cui mosse sono
1
E’ possibile consultare l’articolo all’indirizzo
http://www.adaptivepath.com/images/publications/essays/What_puts_the_2_in_Web_20.pdf
2
Dalla voce italiana di Wikipedia, consultabile all’indirizzo http://it.wikipedia.org/wiki/Emergenza
3
sempre più imprevedibili e non controllabili esogenamente. L’obiettivo di questa ri-
cerca vuole essere quello di analizzare la conversazione che anima tali sistemi, che
nasce all’interno della Rete e ne è essa stessa un’importante determinante, e valuta-
re quale sia la sua influenza sulle decisioni (e azioni) degli utenti/interlocutori che vi
partecipano.
1.2 Il social software: tentativi di definizione
Col termine “social software” si ricomprendono tutte le applicazioni che supportano
le comunicazioni tra gruppi, consentendo l’interazione e la condivisione delle infor-
mazioni: dal semplice CC (“copia carbone”) delle e-mail ai sofisticati mondi virtuali
3d come Second Life. Al suo interno si ricomprendono strumenti molto eterogenei
che hanno in comune la capacità di collegare persone e, di conseguenza, valorizza-
re il loro apporto di valore. Anche su questo termine non vi è totale accordo: Tom
Coates (2005) afferma «Social Software can be loosely defined as software which
supports, extends, or derives added value from human social behaviour - message-
boards, musical tastesharing, photo-sharing, instant messaging, mailing lists, social
networking.». E anche in questo caso alcuni critici sostengono che si tratti di un ter-
mine puramente pubblicitario, utilizzato per estrapolare un fenomeno da qualcosa di
già esistente: “social software” sarebbe solo un modo nuovo di dire “groupware”,
“computer-mediated communication”, “social computing”, “social media”. Effettuare
una classificazione delle applicazioni appartenenti al social software non è semplice,
in quanto non vi è accordo su quali siano i precisi criteri di inclusione nella categoria.
Una possibile catalogazione è proposta da Boulos & Wheeler (2007) i quali indicano
come appartenenti al social software:
i Wiki (wikipedia, wikimap, wikitravel);
i Blog (Pannasmontata, Blog di Beppe Grillo, MukkaMu
3
);
i Servizi di social networking (Facebook, MySpace, LinkedIn, MeetUp, Xing);
i Servizi di podcasting e di streaming video (YouTube, Podscope);
il Social bookmarking, il tagging collaborativo (folksonomie) e le tag clouds
(delicious, Furl);
i Motori di ricerca social (Technorati, Feedster, BlogPulse);
i Feed RSS, aggregatori di informazioni (NewsGator, Feedster) e mash up
(Google map, SongZa);
3
I primi 3 blog italiani ad inizio novembre 2008, secondo BlogItalia.it
http://www.blogitalia.it/classifica_technorati.asp
4
i Sistemi di gestione della reputazione (ePutation, Slashdot), di valutazioni
basate su peer rating e sul voto della community (Digg);
l’Instant messaging e i meeting virtuali (Msn Messenger, Google Talk,
Skype);
gli Online social gaming (Second Life, MMOGs – giochi di ruolo multi utente
on line).
Una classificazione che, nonostante ricomprenda numerosissime applicazioni tra di
loro eterogenee, non risulta esaustiva in quanto esistono ancora molti tipi di applica-
zioni con caratteristiche di social software che facilitano le connessioni umane e la
collaborazione in specifici contesti (come il project management e l’e-learning). Pos-
siamo limitare la nostra attenzione e la nostra analisi ad un sottogruppo rilevante di
tali applicazioni: i Consumer Generated Media, piattaforme sulle quali si raccolgono
le informazioni, generate dai consumatori, su prodotti e servizi, di maggiore interes-
se per quanto riguarda l’obiettivo della presente ricerca.
1.3 I Consumer Generated Media: tassonomia ragionata
I media generati dai consumato-
ri, Consumer Generated Media
(da adesso in poi CGM), com-
prendono tutti quei mezzi in cui
i contenuti veicolati sono
prodotti in prima persona da-
gli utenti stessi. Sono spazi in
cui i consumatori si scambiano
opinioni e commenti che hanno
spesso a tema prodotti e ser-
vizi di cui fanno esperienza.
Inizialmente basati su produzio-
ni testuali, I CGM sono ora ani-
mati anche dallo scambio e dal-
la condivisione di produzioni
audio e video. Le forme che es-
si assumono sono varie e cam-
biano nel tempo: al momento possono
Fig 2 L’evoluzione dei format dei CGM –
206 NlsnBuzMrcs
5
farsi rientrare in tale categoria blog, forum, newsgroup, wiki e social network, non
dimenticando anche altre forme di espressione, come i commenti lasciati su siti terzi
e il contatto diretto dell’azienda, che non hanno un proprio format indipendente ma
spesso fanno parte del “paniere di azioni” dell’utenza attiva. La tendenza comune a
tutte queste forme di comunicazione è l’istaurarsi di una conversazione tra utenti che
si sentono parte integrante di una comunità. «Con il tempo tra i membri si viene a
rinsaldare una fiducia e una conoscenza che indirizza non solo verso la socialità, ma
anche verso rapporti economici, facilitati dalla frequentazione di uno stesso spazio. Il
virtuale diviene così premessa del reale e dimostra come Internet sia diventata an-
cora una volta parte complementare dell’esperienza quotidiana» (Digital PR, 2007)
4
.
Pete Blacksaw (2005)
5
, direttore marketing di Intelliseek e ideatore della locuzione
Consumer Generated Media, li definisce come media, creati dai consumatori, ispi-
rati da rilevanti esperienze con prodotti o servizi . Esperienze e opinioni che si vo-
gliono condividere on-line con gli altri partecipanti al “circolo di fiducia” creatosi in
Rete. Media creati dai consumatori, poco influenzati e influenzabili dal marketing,
con una forte componente fiduciaria che può impattare fortemente sulle opinioni e
sulle decisioni di chi li usa: per questo motivo focalizziamo maggiormente
l’attenzione della presente ricerca su tale sotto-categoria del social software, presen-
tandone di seguito una tassonomia ragionata:
- I newsgroup si identificano come gruppi di discussione, simili a bacheche elettroni-
che, in cui i messaggi vengono ordinati per argomento. E’ una comunicazione di tipo
molti a molti e asincrona, come per blog e forum, poiché ogni utente si collega e ri-
sponde ai messaggi che legge in qualsiasi momento.
- I forum di discussione permettono agli utenti di creare “argomenti” o “temi” di di-
scussione invitando altre persone a rispondere e discutere su di essi. Gli utenti pos-
4
L’intera ricerca è rinvenibile all’indirizzo
http://editoria.let.uniroma1.it/multimediale/upload/Rapporto_com_web_digital_PR_2007.pdf
5
Pete Blacksaw afferma: «[CGM] presents long-lasting sources of influence. Unlike paid media, CGM is created
by consumers. It's often inspired by relevant product or service experiences and is frequently archived online for
readers convenience and other consumers or key marketplace influencers. Examples of CGM include blog
entries, consumer email feedback, message board posts, forum comments, personal Web sites, and personal
email. My company [intelliseek] estimates over 1.4 billion CGM comments are archived on the Web today. That
number is growing 30 percent annually. None of this is terribly surprising when you consider the Pew Internet &
American Life Project estimates 44 percent of online consumers have created online "content." CGM can be
influenced, but not controlled, by marketers. CGM delivers high-impact, targeted ad impressions well outside the
scope of conversation among "familiars," a big reason it bears an important distinction from word of mouth.
Search in particular magnifies CGM reach and effect by matching those who create it ("speakers") with curious,
information-hungry preshoppers ("seekers").» da http://www.clickz.com/showPage.html?page=3515576
6
sono scrivere le loro opinioni, le quali vengono inserite in sequenza, collegate al te-
ma oggetto del dibattito. I forum possono contenere molti argomenti di discussione,
ordinati secondo una gerarchia di categorie e sotto categorie tematiche. Recente-
mente tale tipo di servizi sono stati integrati con le caratteristiche dei newsgroup e
delle mailing list
6
per produrre degli ibridi come Yahoo! Groups o Google groups.
Questi CGM presentano, come evidenziato in Fig.2, una bassa penetrazione
sull’audience ed appartengono al primo stadio di evoluzione di internet; ad oggi le
forme di CGM più diffuse sono i blog, seguiti da social network.
- I Blog
7
sono letteralmente un “diario di bordo on-line”: traggono il loro nome dalla
contrazione dei termini web e log, che stanno per “traccia sul web”. Il Merriam-
Webster li definisce come: «sito Web contenente un diario personale on-line, con ri-
flessioni, commenti e, spesso, collegamenti ipertestuali.»
8
Grazie a piattaforme facili
da gestire, gli utenti scrivono opinioni e pensieri, pubblicati e visualizzabili in ordine
dal più recente al più remoto. Un’altra definizione simile e altrettanto sintetica adotta-
ta dall’Economist nel “Survey: New media” del 2006
9
è «a personal on-line journal».
Una definizione che lo stesso articolista reputa buona ma non interamente corretta,
per due motivi: il primo è l’ordine degli articoli, per un giornale ordinati cronologica-
mente, per i blog in ordine cronologico inverso, e il secondo, più rilevante, è il fatto
che i giornali hanno una struttura chiusa e privata, mentre i blog sono «social by na-
ture, whether they are open to the public as a whole or only to a small select
group»
10
. Questi strumenti di comunicazione interpersonale, asincrona, uno a molti,
fanno registrare un salto di qualità nelle modalità di relazione tra gli individui in Rete.
Mentre newsgroup e forum rappresentano degli spazi di discussione neutrali per gli
individui, il cui ruolo all’interno della comunità è determinato per lo più dal livello di
competenza rispetto a uno specifico argomento, per quanto concerne i blog è la
persona, la sua impronta identitaria, il fattore di maggiore distinzione. I blog sono
6
Le mailing list raccolgono una serie di utenti, i quali, una volta iscritti, partecipano ad una discussione via e-
mail. Gli argomenti che sono oggetto di questi dialoghi scritti possono variare e vengono inviati agli utenti per in-
formarli di quali temi si stia parlando. Si tratta di una tipologia di comunicazione che normalmente viene utilizzata
dalle comunità più piccole, coese e chiuse.
7
Le definizioni di blog sono molteplici. Riportiamo qui anche quella del Report 2008 di Technorati: «A Blog (a
contraction of the term "Web log") is a Web site, usually maintained by an individual with regular entries of com-
mentary, descriptions of events, or other material such as graphics or video. Entries are commonly displayed in
reverse-chronological order.», http://www.technorati.com/blogging/state-of-the-blogosphere/
8
In originale: «a Web site that contains an on-line personal journal with reflections, comments, and often hyper-
links provided by the writer», http://www.merriam-webster.com/dictionary/blog
9
E’ possibile leggere gli articoli all’indirizzo
http://www.economist.com/surveys/displaystory.cfm?story_id=6794172
10
ibid
7
prima di ogni altra cosa «connettori di persone» (Guadagni, De Tommaso, 2007 p.
21): il modello comunicazionale tra lettore e autore è orizzontale, mentre la rete di
relazioni che si viene a creare è rappresentata dai link ad altri blog. Infatti tre sono le
caratteristiche tecniche dei blog che ne rappresentano la quintessenza sociale: i
permalink (ovvero l’indirizzo web associato ad ogni singolo post
11
), il blogroll («ovve-
ro la collezione di link tramite cui un blog rimanda ad altri blog» (Tapscott, Williams,
2007, p.45), il trackback (ovvero lo strumento che notifica ogni nuovo link in entrata
a quel dato blog). E, cosa ancora più importante, «un blog è un elemento della piat-
taforma che registra informazioni e nel contempo le condivide con altri elementi della
piattaforma; non è un sito “chiuso” in stile Web 1.0, bensì una struttura atomica della
rete globale dei contenuti: la blogosfera.¨ (Quintarelli, 2007) Ai blog prettamente te-
stuali si stanno aggiungendo, guadagnando notevoli consensi, i mobile blog (mo-
blogs), i video blog (vlogs) che si integrano con i siti di video e photo sharing, con il
social tagging ed il podcasting.
- I wiki, a prima vista, sono quasi indistinguibili dai blog. Ciò che li differenzia da
questi ultimi è la loro caratteristica intrinseca di essere pagine costruite e modificate
da più autori/utenti. La differenza è quindi molto labile: i blog nascono come diari
personali (anche se si stanno evolvendo, in alcuni casi, verso forme multi-utente), i
wiki invece sono insiemi di pagine web, sviluppati e continuamente modificati da più
persone. Se sono aperti al contributo di tutti gli utenti diventano dei veri e propri siti
scritti in collaborazione (Wikipedia ne è uno dei massimi esempi), per collaborare
con altre persone, conosciute o meno. Caratteristica imprescindibile di un wiki è,
quindi, la possibilità costante di modifica e la condivisione dei contenuti, a differenza
dei blog i quali non sempre danno questa possibilità (in alcuni casi questi ultimi non
consentono alcune modifica né alcun commento, assumendo l’identità di siti web
“1.0”).
- I social network sono comunità virtuali, dove, per entrare a farvi parte, occorre co-
struire un profilo personale (a partire dal proprio indirizzo e-mail fino agli interessi,
alle passioni individuali, le esperienze di lavoro passate) spesso in una forma multi-
mediale (pubblicazione di foto, video, ecc). I social network permettono di invitare i
propri amici a far parte della rete e questi, a loro volta, possono fare lo stesso, co-
11
«Un post è un messaggio testuale, con funzione di opinione o commento, inviato ad uno spazio comune su
Internet per essere pubblicato.» da Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Post
8
sicché è possibile allargare la cerchia di contatti in maniera esponenziale, idealmen-
te fino a comprendere tutta la popolazione del globo
12
. I social network sono comuni-
tà tematiche che si basano sulle passioni o sulle aree di business degli utenti, che
forniscono uno spazio di aggregazione al loro interno e permettono di stringere con-
tatti di amicizia o di affari: una nuova forma di comunicazione che supporta lo svi-
luppo delle moderne "tribù", in cui i membri, uniti da esperienze, interessi e passioni
comuni, si incontrano per conseguire riconoscimento, contatto e socializzazione.
Rientrano nei CGM in quanto permettono di condividere contenuti e opinioni grazie
alla presenza di bacheche elettroniche e al caricamento di file video, foto e audio in
spazi accessibili a tutta la rete di contatti.
- Il direct company feedback: sono i contatti diretti che gli utenti hanno con l’azienda
a seguito dell’esperienza d’uso del prodotto. Non sono dei CGM con un proprio
format, come i precedenti, ma vale la pena citarli in quanto attivano un contatto diret-
to con le aziende. Inoltre gli utenti che usano questo canale di comunicazione ten-
dono a condividere le proprie opinioni su diverse piattaforme. Ricerche di Intelliseek
dimostrano che «nearly 70 percent of consumers who provide feedback through
company/brand Web sites are active across other CGM venues, including boards
and blogs.» Ciò che differenzia tale canale dagli altri CGM è il fatto che esso sia
maggiormente controllabile da parte delle aziende.
- I commenti su siti terzi: anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un CGM sen-
za un proprio format in quanto si tratta di commenti e valutazioni rilasciati dagli utenti
negli spazi appositamente dedicati ad essi all’interno di siti terzi. Tale canale di co-
municazione è molto importante in quanto è assolutamente prossimo alla fonte di in-
formazione ricercata dall’utente. Sempre più piattaforme di e-commerce, ad esem-
pio, consentono ai propri utenti di rilasciare commenti in corrispondenza del prodotto
acquistato (vedi, ad esempio, l’Amazon’s marketplace o le pagine dei prodotti di E-
bay), avviandosi, così, verso l’evoluzione dell’e-commerce in Social Commerce
13
.
12
La dinamica di queste connessioni si basa sulla teoria sociologica sviluppata nel 1967 da Stanley Milgram.
13
«Il Social Commerce è l'evoluzione in senso web 2.0 del commercio on-line (e-commerce), che consente una
maggiore interattività e partecipazione da parte dei clienti, attraverso blog, sistemi wiki e la condivisione di articoli
scritti dai membri delle community.» da Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Social_commerce
9
1.4 Il social software e l’essenza dell’evoluzione
Nelle parole di Danah Boyd (2007) della Berkeley School of Information « social
software” is about a movement, not simply a category of technologies. It’s about
recognizing that the era of e-commerce-centered business models is over; we’ve
moved on to web software that is all about letting people interact with people and
data in a fluid way. It’s about recognizing that the web can be more than a broadcast
channel; collections of user-generated content can have value. No matter what, it is
indeed about the new but the new has nothing to do with technology; it has to do
with attitude.» La ricercatrice statunitense parla di social software come un “movi-
mento” e non semplicemente una categorizzazione di tecnologie, format, piattafor-
me. Il social software è un insieme di strumenti che rendono possibile la partecipa-
zione e la gestione della stessa. L’anima dell’evoluzione che ha portato internet alla
sua versione “2.0” non è basata sulla novità delle tecnologie apportate ma su tre or-
dini di cambiamenti indotti:
un cambiamento nelle metodologie di progettazione delle tecnologie: i siste-
mi non vengono più creati, testati e poi distribuiti, ma vengono composti par-
tendo da pezzi di codice condivisi, a loro volta spezzettati e mescolati con al-
tri frammenti e applicazioni. Questi sistemi sono costantemente delle “beta
version”, versioni test, in quanto vengono continuamente modificati ed adat-
tati alle esigenze e agli utilizzi che i propri utenti ne fanno, i quali forniscono,
consapevolmente e inconsapevolmente, feedback;
un cambiamento nella diffusione dei contenuti, che si diffondo in maniera
organica, attraverso i nodi della partecipazione, con il valore che si costrui-
sce all’interno del social software e viene diffuso tramite le reti di persone
che lo utilizzano;
un cambiamento nel comportamento: il comportamento dipende dal contesto
ed il contesto, nel social software, nasce attorno alle persone. Il social sof-
tware è un mezzo per collegare le persone attorno ad un argomento ma, a
differenza del passato, in questo caso vengono al primo posto gli individui e
le loro relazioni: si costruiscono comunità nelle stesse reti sociali sulle quali
avviene la crescita organica del sistema. Mentre le prime tecnologie “sociali”
avevano l’obiettivo di trovare persone con interessi simili, la tendenza ultima
è connettere le persone e vedere poi interessi condivisi emergere attraverso
queste relazioni. E’ questo il motivo per cui il contesto creato dal social sof-
10
tware è così differente dal passato: invece che essere definito per argomenti,
è definito da ego-centrici insiemi di persone.
E’ quest’ultimo aspetto, le modificazioni nel comportamento che il social software
può apportare, l’oggetto della presente ricerca. Aspetto che è strettamente collegato
alla crescita di questi sistemi e alla “monetizzazione” del loro valore. Abbiamo visto
come la grande forza di attrazione che il social software esercita nel creare legami
tra persone sia un processo che non può essere condizionato facilmente dalle tradi-
zionali leve di marketing. Obiettivo di questa ricerca vuole essere quello di capire
quanto questo processo influenzi ed orienti le scelte degli utenti, quali siano le “stra-
de” che percorre e quanto esso sia o possa essere guidato dalla presenza di nodi
influenti nella rete, quali “attori” (blogger, influentials) o “editori” (aggregatori, motori
di ricerca).
1.5 I blog, format attuale della partecipazione
Oggetto d’analisi del prossimo capitolo saranno soprattutto i blogger e la blogosfera,
l’insieme organico dei blog. Ciò è dovuto alla crescente rilevanza che tale fenomeno
sta assumendo all’interno del panorama della partecipazione e creazione di conte-
nuti del web 2.0. Gli elevati numeri di questo fenomeno
14
sono un indicatore potente
della sua diffusione ma non devono trarci in inganno. Bisogna infatti tener conto che
i milioni di blog esistenti si frammentano in una miriade di nicchie che non sempre
dialogano tra di loro: sommarle tutte insieme significherebbe tentare di valutare il
proverbiale accostamento di “mele con pere”. La piattaforma “blog” rappresenta
l’ultima “veste” del fenomeno web 2.0, il format che rende possibile la pubblicazione
immediata dei contenuti. Ciò che realmente cambia rispetto al passato, però, non
sta nello strumento tecnologico che viene utilizzato ma sta nelle straordinarie spinte
motivazionali alla partecipazione, nell’influenza che la conversazione, alimentata
dalla presenza di tanti utenti attivi sulla Rete, ha sulle decisioni e sulle azioni di tali
persone, con diversa intensità a seconda della fonte da cui proviene l’informazione. I
blog sono l’approdo più semplice e naturale per tutti i materiali destinati alla condivi-
sione e alla pubblicazione (oltre al testo, le immagini, i filmati e il sonoro che, pro-
gressivamente, saranno sempre più diffusi) e interagiscono con facilità con altri
14
I numeri del Report di Technorati “State of blogosphere 2008 ” parlano di 133 milioni di blog esistenti (tracciati
da Tecnhorati dal 2002), mentre Universal McCann (marzo 2008) parla di 184 milioni di utenti che hanno avviato
un blog e del 77% degli utenti attivi di internet che li legge, per un totale di circa 346 milioni di utenti nel mondo.
Secondo ComScore Media Metrix, negli Stati Uniti i lettori di blog battono in numero sia gli utenti di Facebook
che quelli di Myspace.
11
strumenti della nostra vita quotidiana odierna come i telefoni cellulari e le macchine
fotografiche digitali. La novità che i blog hanno portato è stata quella di trasformare
Internet da rete di contenuti a «infrastruttura di discussione» (Granieri, 2005) E’ pro-
babile che, nel futuro, i blog evolveranno ancora in qualcosa di diverso e, al momen-
to, non prevedibile. Ma il punto è proprio questo: non ci interessa la tecnologia in sé,
perché essa rappresenta solo la forma, il format, che al momento viene adottato per
esprimere la più profonda spinta alla partecipazione e alla condivisione. Parleremo
dei blog, e dei CGM in generale, perché sono questi lo spazio condiviso su cui si ve-
rifica il fenomeno che vogliamo indagare: l’influenza che la conversazione nella Rete
esercita nella raccolta delle informazioni per le decisioni d’acquisto dei giovani adulti.
Nel prossimo capitolo analizzeremo quella che è la “struttura” della conversazione in
Rete, mettendone in evidenza gli attori/interlocutori (i blogger), il mezzo che la sup-
porta (le relazioni on-line create attraverso i blog e la blogosfera) e gli “editori” (i mo-
tori di ricerca, generici e specifici, e gli aggregatori) che ne consentono la sopravvi-
venza e la crescita.