1. Prologo
[…] Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da
quella americana.
Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice
solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso
qualcosa di nuovo, perché era disposto a cambiare ogni giorno,
perché sentiva la necessità di una morale diversa, perché forse era
solo una forza, un volo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio
di cambiare le cose, di cambiare la vita. […].
Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di
volare, come dei gabbiani “ipotetici”.[…].
Qualcuno era comunista
Giorgio Gaber (1991)
10-13 luglio 1967: le file di sedie nell’Auditorium Maximum della
Libera Università (Freie Universität) di Berlino ovest erano tra di
loro vicinissime. Gli studenti che non avevano trovato posto, sedevano
sul palco intorno al podio o erano in piedi sulle scale appoggiati alle
pareti e ascoltavano attentamente, in migliaia, un uomo sulla
settantina. In camicia e cravatta, con le mani appoggiate al piccolo
tavolo sul quale erano stati posizionati diversi microfoni, parlava,
rivolto agli studenti il professore Herbert Marcuse, con voce forte e
squillante, caratterizzata da un chiaro accento berlinese
1
.
Marcuse, professore di politologia presso l’Università di California in
San Diego
2
, era atterrato il 9 luglio a Berlino per partecipare come
ospite principale al congresso organizzato dalla SDS berlinese dal 10
al 13 luglio. A Berlino, sua città natale, Marcuse aveva già parlato
ventenne nel 1918 durante le riunioni dei consigli dei lavoratori e dei
1
U. Chaussy, Die drei Leben des Rudi Dutschke: Eine Biographie, Darmstadt,
Luchterhand, 1983, p. 190.
2
Rispetto a questa nota biografica vorrei far presente che ho trovato informazioni
discordanti: nel testo di T. Fichter, S. Lönnendonker, Kleine Geschichte des SDS (p.
167) gli autori scrivono che Marcuse è, nel luglio 1967, “Professor für
Sozialphilosophie an der Brandeis - Universität”. Secondo la pagina ufficiale di
Herbert Marcuse (www.Marcuse.org/herbert/index.html#biography) e il sito LeMO
(Lebendiges Museum Online, www.hdg.de/lemo/biografie/herbert - Marcuse.html),
Marcuse è professore di Scienze politiche presso l’Università di Brandeis fino al
1965, anno in cui ricevette la cattedra di politologia all’Università di San Diego in
California.
1
soldati, la cui rivoluzione in seguito fallì. Quindici anni più tardi,
nell’anno di svolta 1933, lasciò la Germania per trasferirsi prima a
Ginevra (per lavorare presso la sede distaccata dell’Istituto per la
ricerca sociale di Francoforte) e poi a New York (sede unica e
definitiva dell’Istituto)
3
. Egli aveva infatti previsto quello che gli
sarebbe potuto succedere come ebreo e uomo di sinistra
4
. Durante
l’esilio in America lavorò al servizio dell’intelligence americana
contro il nemico nazista
5
. I libri che scrisse nei 30 anni successivi
rimasero ignorati per lungo tempo e il suo nome non occupò mai titoli
da prima pagina. Fino ai sessant’anni rimase dunque in America uno
sconosciuto professore di scienze politiche di origini tedesche. Poi,
con l’intensificarsi delle proteste studentesche, gli studenti “critici”
tedeschi s’imbatterono nei suoi testi e, poche settimane dopo
l’uccisione dello studente Benno Ohnesorg, gli studenti della SDS
berlinese invitarono Marcuse a Berlino per partecipare a una iniziativa
politica
6
, e questi accettò immediatamente la proposta
7
. Per quattro
serate consecutive, Marcuse parlò davanti a migliaia di ascoltatori e
discusse con altri professori e studenti numerose problematiche
emerse dalle sue relazioni. Marcuse iniziò il suo intervento
annunciando la fine del concetto di utopia e,sostenendo l’esistenza,
3
Sull’emigrazione intellettuale tedesca negli Stati Uniti, cfr. M. Salvati, Da Berlino
a New York. Crisi della classe media e futuro della democrazia nelle scienze sociali
degli anni Trenta. Mondadori, Milano, 2000.
4
Chaussy, Die drei …, cit., p. 190.
5
Nel 1942 Marcuse iniziò a lavorare come senior analyst dell’OWI (Office of War
Information), il cui compito era quello di studiare il rapporto tra il morale privato e
la politica pubblica nella Germania nazista mediante l’analisi dei discorsi pubblici e
delle informazioni trasmesse dai media tedeschi. Per un maggior approfondimento
cfr: H. Marcuse, Analisi del “nemico” tedesco. Contributi e rapporti riservati sulla
Germania nazista e post-nazista negli anni dello “sforzo bellico” (1943 - 1950),
traduzione a cura di R. Laudani, disponibile in storicamente.org/Marcuse, consultato
il 09/08/14.
6
Marcuse era già stato invitato dalla SDS francofortese nel 1966 per tenere la relazione principale a
Francoforte a conclusione di una manifestazione contro la guerra americana in Vietnam che ebbe
luogo il 22 maggio. Marcuse partecipò al congresso “auf eigene Konsten”, cioè a proprie spese. T.
Fichter; S. Lönnendonker, Kleine Geschichte des SDS, Bundeszentrale für Politische Bildung,
Bonn, 2008, p. 146. Dato che non ci sono informazioni riguardanti il finanziamento del viaggio
intercontinentale di Marcuse e del suo pernottamento a Berlino nel luglio 1967, si possono
formulare due ipotesi: le spese per il viaggio potrebbero essere state pagate o da Marcuse o dagli
organizzatori del congresso a Londra The dialectics of liberation che durò dal 15 al 30 luglio 1967.
In questa occasione Marcuse tenne (il 28 luglio) una relazione dal titolo La liberazione dalla
società opulenta, che attirò grande attenzione. W.Kraushaar, Frankfurter Schule und
Studentenbewegung von derFlaschenpost zum Molotowcocktail 1946 - 1995, vol. 2 Chronik,
Rogner & Bernhard bei Zweitausendeins, Hamburg, 1998, pp. 265–7.
7
Chaussy, Die drei …, cit., p. 188 sg.
2
nella società tardocapitalista avanzata, delle possibilità tecniche e
storiche necessarie per rendere attuabile qualsiasi progetto di
trasformazione, affermò:
Oggi esistono tutte le forze materiali e intellettuali necessarie per
realizzare una società libera […] Possibile […] è l’eliminazione
della povertà e della miseria; possibile l’eliminazione del lavoro
estraniato; possibile l’eliminazione di ciò che io ho chiamato surplus
repression
8
.
L’utopia era servita nei secoli precedenti per indicare un obiettivo
lontano e irrealizzabile a causa della mancanza dei mezzi necessari per
l’attuazione. Caratteristica della società presente era al contrario la sua
possibilità di realizzare tanto “l’inferno”
9
che il suo opposto. I mezzi
per una “società libera” erano dunque presenti, ma era l’impiego di
quest’ultimi che determinava le conseguenze
10
. Dato che l’attuazione
di progetti di trasformazione sociale poteva essere talvolta
impraticabile solo a causa della mancanza di fattori soggettivi e
oggettivi o della presenza di ostacoli interni e controtendenze,
bisognava parlare secondo Marcuse di progetti “irrealizzabili [...] in
senso provvisorio”
11
. Un progetto di trasformazione sociale era
irrealizzabile e dunque utopico solamente quando si trovava in
contraddizione con le leggi fisiche o biologiche (come “l’antichissima
idea di un’eterna giovinezza dell’uomo”
12
). Se quindi le “forze
materiali e intellettuali necessarie per realizzare una società
libera”erano“tecnicamente presenti”, si poteva parlare ‒ malgrado le
resistenze interne ‒ di“fine dell’utopia”
13
, in quanto il dispiegamento
8
Marcuse, La fine dell’utopia, Manifestolibri, Roma, 2008, p. 23 sg.
9
Ivi, p. 21.
10
Lo stesso pensiero veniva formulato da Dutschke nel 1968 con le seguenti parole:
“Il carattere borghese ha creato un’enorme ricchezza per la soddisfazione dei
bisogni umani, ha creato una ricchezza insospettata grazie alla quale ci si è dischiusa
l’occasione storica, unica nel suo genere, di condurre una vita al di là delle necessità
materiali, di organizzare una vita in cui la parola d’ordine possa essere: “Tutti gli
uomini devono mangiare, e lavorare poco (Horkheimer)”. R. Dutschke, e altri, La
ribellione degli studenti ovvero La nuova opposizione, Feltrinelli, Milano, 1968, p.
109.
11
Marcuse, La fine …, cit., p. 23.
12
Ivi, p. 22.
13
Ivi, p. 23.
3
di queste possibilità di liberazione erano oggettivamente presenti, ma
in una certa misura frenate e oscurate. Il tema centrale da discutere era
dunque la non-disponibilità e la non-volontà della società opulenta a
risolvere problemi ‒ tecnicamente risolvibili ‒ come la fame e la
miseria nel mondo. La volontà di attuare questa trasformazione
comportava tuttavia una rottura con il passato, perché si trattava di
creare una frattura all’interno di un sistema che, influenzando a tal
punto gli individui della società opulenta con la creazione di nuovi
bisogni, rendeva gli individui stessi dipendenti da questi bisogni, che
venivano identificati come propri bisogni necessari.
Durante la prima serata passò di mano in mano il numero del
settimanale “Der Spiegel” con un’intervista a Rudi Dutschke. Qui
Dutschke rendeva pubblico ciò che era stato discusso dagli studenti a
partire dal 2 giugno,ovvero l’intenzione di superare l’isolamento degli
studenti dal resto della società mediante un’azione diretta. Durante il
dibattito, che seguì la seconda relazione di Marcuse su Obiettivi,
forme e prospettive dell’opposizione studentesca, Dutschke,
richiamandosi al concetto di organizzazione preparatoria espresso da
Marcuse, esplicitava nuovamente, davanti a 2.500 studenti, l’obiettivo
dell’opposizione studentesca berlinese, in primis dei quattro o
cinquecento compagni del fronte antiautoritario, ovvero
l’espropriazione del complesso editoriale Springer
14
, in modo tale da
“impedire la diffusione della stampa Springer mediante campagne
sistematiche […]onde raggiungere strati sempre più vasti di cittadini e
convincerli a non lasciarsi più manipolare la coscienza”
15
.
Il tema della serata successiva era il più scottante e il più attuale,
poiché da settimane questo era l’argomento su cui si discuteva
maggiormente nei locali berlinesi: Il problema della violenza
nell’opposizione. Durante questo secondo intervento, tenuto davanti a
3000 persone e interrotto frequentemente da applausi, Marcuse, oltre a
informare gli ascoltatori sull’opposizione americana definita New Left
14
Il gruppo editoriale di Axel Springer controllava “il 70 per cento della stampa
berlinese, il 31 per cento dei quotidiani nella Rft e l’80 per cento dei fogli
domenicali”. Inoltre aveva avviato una campagna denigratoria contro l’opposizione
studentesca e “la sinistra in generale”. Ivi, p. 13.
15
Ivi, p. 84.
4
e sulla sostanziale apatia della maggioranza,ribadì la sua posizione sul
problema della violenza (già espressa nel saggio sulla Tolleranza
repressiva). Secondo Marcuse, la violenza contro il potere legalizzato
era giustificabile in quanto esisteva il diritto naturale alla resistenza,
alla civil disobedience: “violenza potenzialmente legittima”
16
. Il
concetto di violenza – infatti ‒ “si presenta sotto due forme diverse:
quella della violenza istituzionalizzata dell’ordine costituito e quella
della violenza della resistenza, che è destinata necessariamente a
rimanere illegale rispetto al diritto positivo”
17
. La violenza presente
nella democrazia“totalitaria”‒ chiariva Marcuse ‒ “non lavora col
terrore ma con la interiorizzazione, con i meccanismi
dell’integrazione”
18
. L’integrazione aveva poi come effetto quello di
creare una “mobilitazione generale della società contro le proprie
possibilità”
19
. Per fronteggiare questa tendenza diventavano necessarie
due lotte: una prima lotta destinata a liberare le coscienze e una
seconda mirante a sfruttare ogni incrinatura del sistema, anch’esso
sempre più articolato e complesso.
Come compito più importante dell’anno, Marcuse segnalava
l’instaurazione di rapporti tra le opposizioni studentesche dei diversi
paesi. “Noi ‒ affermava Marcuse ‒ dobbiamo lavorare alla creazione
di questi rapporti”
20
.
La terza serata di discussione, guidata da Jacob Taubes e animata da
Marcuse, Richard Löwenthal, Alexander Schwan,Dieter Claessens,
Peter Furth, Margherita von Brentano, Rudi Dutschke e Wolfgang
Lefevre
21
, avvenne ancora in un affollatissimo Auditorium Maximum
16
Ivi, p. 62.
17
Ibidem.
18
Ivi, p. 34.
19
Ivi, p. 37.
20
Ivi, p. 55.
21
Jacob Taubes era professore di Scienza delle religioni presso la Libera Università,
Richard Löwenthal professore di Scienze politiche presso l’Otto-Suhr-Institut della
Libera Università, specialista in relazioni internazionali, Alexander Schwan,
professore di Scienze politiche presso l’Otto-Suhr-Institut della Libera Università,
specialista in storia delle dottrine politiche, Dieter Claessens, professore di
Sociologia alla Libera Università, Peter Furth, professore incaricato presso la
Facoltà filosofica della Libera Università e redattore della rivista “Das Argument”,
Margherita von Brentano, assistente presso il Seminario di Filosofia della Libera
Università; Rudi Dutschke, studente di Scienze politiche; capo dei “ribelli”
berlinesi; rappresentante della corrente “antiautoritaria” della Lega degli studenti
5
davanti a 3000 ascoltatori ed aveva come tema:Morale e politica nella
società opulenta. La discussione si concentrò principalmente intorno
alle posizioni divergenti di Marcuse e di Löwenthal, il quale era
perplesso rispetto a una possibile conciliazione tra una società senza
coercizione e lo sviluppo della tecnologia e rispetto alle conseguenze
distruttive che “un appello alla distruzione totale delle istituzioni”
22
avrebbe potuto causare. Per prima cosa Marcuse prese
immediatamente le distanze da un’idea della distruzione per amore
della distruzione,poi, rivolgendo l’argomentazione su un tema che
tornava di frequente nelle sue discussioni e interviste, affermò:
Noi non combattiamo contro una società terroristica, non
combattiamo contro una società che ha già dimostrato di non poter
funzionare[...] noi combattiamo contro una società che funziona
straordinariamente bene e, cosa più importante, contro una società
che è effettivamente riuscita a eliminare miseria e povertà in una
misura impensabile negli stadi precedenti del capitalismo
23
.
Si trattava perciò di accogliere nell’opposizione le conquiste del
sistema e dimostrare come le potenzialità insite nella società opulenta
si fossero trasformate in uno strumento repressivo. Infatti “né Marx né
[...] nessun altro ha mai affermato che la possibilità di eliminare la
coercizione dipende dal mero sviluppo tecnologico”
24
. Di fronte
all’insoddisfazione di Classens rispetto alle risposte di Marcuse e alla
domanda esplicita “cosa dobbiamo fare in concreto?”
25
, egli portò
nuovamente l’accento sulla componente negativa dell’alternativa
concreta, affermando: “eppure bisognerebbe essere assolutamente
idioti per non capire come nella formulazione negativa si nasconda già
l’aspetto positivo”
26
. La discussione si concluse con la citazione di un
passo d’una poesia di Brecht, la Parabola del Buddha sulla casa in
socialisti tedeschi (SDS), Wolfgang Lefevre, studente della Libera Università; uno
dei principali esponenti della SDS berlinese; più volte presidente del parlamento
studentesco della Libera Università. Ivi, p. 7 sg.
22
Ivi, p. 37.
23
Ivi, p. 102.
24
Ivi, p. 104 sg.
25
Ivi, p. 118.
26
Ivi, p 128.
6
fiamme
27
, in risposta al “lavoro di chiarificazione”
28
e illuminazione
delle coscienze descritto da Marcuse. Attraverso questa citazione si
voleva far presente che, per non disperdere energie utili, bisognava
iniziare a controinformare ed educare i settori della società
potenzialmente più reattivi e più disponibili ad accettare determinate
rappresentazioni della realtà.
Il 13 luglio, ultima serata del congresso organizzato dalla SDS
berlinese e moderata da Klaus Meschkat, vide come relatori Marcuse,
Rudi Dutschke, Peter Gang, René Mayorga, Bahman Nirumand
eAlexander Schwan
29
, i quali discussero sul tema Vietnam - il Terzo
Mondo e l’opposizione nelle metropoli. Marcuse definì la politica
americana nel Terzo Mondo come:
imperialismo di un’estensione e di una potenza finora senza esempi
nella storia[...] Io ho spesso sottolineato l’enorme importanza del
Terzo Mondo e delle sue lotte di liberazione per una radicale
trasformazione del sistema capitalistico; devo però aggiungere che è
nelle metropoli che bisogna spezzare la volontà e la potenza del
colonialismo, perché solo la convergenza e la collaborazione tra le
forze di opposizione del mondo sviluppato e del Terzo Mondo
possono permetterci di tradurre in realtà questa speranza
30
.
27
Per una maggior comprensione riportiamo un passo della poesia più esteso: “Non
molto tempo fa vidi una casa. Bruciava. Il tetto era lambito dalle fiamme. Mi
avvicinai e m’avvidi che c’era ancora gente, là dentro. Dalla soglia li chiamai, ché
ardeva il tetto, incitandoli ad uscire, e presto. Ma quelli parevano non aver fretta.
Uno mi chiese mentre la vampa già gli strinava le sopracciglia, che tempo facesse,
se non piovesse per caso, se non tirasse vento, se un’altra casa ci fosse, e così via.
Senza dare risposta uscii di là. Quella gente, pensai, deve bruciare prima di smettere
con le domande. Amici, davvero, a chi sotto i piedi la terra non gli brucia al punto
che paia meglio qualunque cosa piuttosto che rimanere, a colui io non ho nulla da
dire”, citazione trovata in www.unita.it/commenti/moniovadia/buddha-e-la-casa-in-
fiamme-1.373696, consultato il 01 /03/15.
28
Marcuse, La fine …, cit., p. 129.
29
Klaus Meschkat, professore incaricato di Scienze politiche presso la Libera
Università; presidente del “Republikanischer Club”, centro dell’opposizione
extraparlamentare di Berlino-Ovest; Peter Gang, studente della Libera Università;
vicepresidente della SDS fino al settembre 1967, autore, con Jürgen Horlemann, del
volume Vietnam, Genesis eines Konfliktes (Suhrkamp, Frankfurt a. M. 1967) e, con
Reimuth Reiche,Modelle der kolonialen Revolution (Suhrkamp, Frankfurt a. M.
1967René Mayorga, boliviano, studente di filosofia alla Libera Università; Bahman
Nirumand, scrittore persiano, vive a Berlino,autore del volume Persien, Modell
eines Entwicklungslandes, oder: Die Diktatur der freien Welt che, uscito nel marzo
1967, esercitò una forte influenza antiimperialista sul movimento studentesco della
Repubblica federale tedesca; Wolfgang Schwiertzik, studente della Libera
Università; membro della SDS; regista presso un teatro sperimentale di Berlino
ovest. Ivi, p. 7 sg.
30
Ivi, p. 146. Corsivo mio.
7