Introduzione
Il presente lavoro si propone di approfondire la vicenda della struttura
paramilitare occulta denominata “Gladio”, ramificazione italiana della rete militare
anticomunista Stay behind, sorta in tutta Europa negli anni cinquanta sullo sfondo della
guerra fredda; in particolare, l'attenzione è stata rivolta alle problematiche della sua
legittimità costituzionale, delle eventuali connessioni con forze oscure come i servizi
deviati e la massoneria, e del possibile ruolo da essa svolto nell'ambito delle vicende
della strategia della tensione.
A tale scopo, nel I capitolo, è stato innanzi tutto ricostruito nei lineamenti
essenziali lo scenario nel quale la struttura nasce, sia in relazione alle dinamiche
internazionali sia in riferimento al quadro della politica interna italiana. Tenendo
presenti le opere di alcuni dei più autorevoli storici contemporanei, ci si è soffermati sui
fatti più rilevanti del periodo preso in considerazione, come l'ingresso dell'Italia nella
sfera d'influenza americana e nel Patto atlantico, il definirsi della strategia statunitense
di contrasto all'affermazione del Partito comunista in Italia, il ruolo svolto dalla
Democrazia cristiana come partito egemone e principale interlocutore dell'alleato
americano, il sorgere del centrosinistra, la crescente incidenza dei servizi segreti sugli
sviluppi politico-istituzionali, la stagione delle proteste studentesche e operaie, le stragi
degli anni di piombo e le principali questioni ad esse correlate.
In questa fase sono stati posti a confronto il filone interpretativo che inserisce
Gladio tra i fenomeni da leggere alla luce dello stretto legame dell'Italia con gli Stati
Uniti e della rappresentazione dell'Italia stessa come nazione “a sovranità limitata”, e
quello che, invece, nella ricostruzione dei fatti più discussi della storia repubblicana,
1
attribuisce un peso maggiore a fattori endogeni e strutturali di lunga durata.
Viene poi affrontato, nel capitolo II, prima il tema delle organizzazioni
prodromiche a Gladio: dalle prime formazioni, nate con funzione di appoggio per
respingere le forze naziste all'indomani dell'8 settembre '43, alla
Osoppo/Organizzazione O, versione aggiornata della brigata partigiana bianca attiva in
Friuli e vera antesignana di Gladio, fino al Maci, espressione della resistenza al
comunismo da parte del mondo cattolico. Particolare risalto è stato dato alle
organizzazioni presenti sulla frontiera nord-orientale, poiché in esse maturano i
presupposti teorici e operativi della lotta anticomunista. Successivamente è stato trattato
il tema delle origini, della composizione e dei compiti specifici di Gladio, evidenziando,
sulla base dei documenti, gli aspetti più problematici della vicenda.
Nel capitolo III, infine, viene ampiamente esaminato il problema delle possibili
deviazioni di Gladio dai suoi compiti originari tenendo presenti e gli esiti dei lavori
della commissione parlamentare appositamente costituita e le ipotesi interpretative
formulate sull'argomento dai principali studiosi che se ne sono occupati. In particolare
sono state approfondite le vicende relative al Piano Solo e al caso Moro.
Successivamente è stato tracciato un quadro generale del dibattito storiografico su
Gladio, distinguendo tra un'interpretazione cosiddetta “estensiva” del fenomeno preso in
esame, che attribuisce a Gladio un ruolo chiave nella strategia della tensione e ad essa
riconduce buona parte dei misteri d'Italia, e un'interpretazione che, invece, più
prudentemente, facendo leva sugli esiti dei procedimenti giudiziari e sulla mancanza di
adeguata documentazione, esclude, o quantomeno ridimensiona, le responsabilità di
Stay behind nei drammatici e controversi eventi degli anni di piombo.
In sede conclusiva, in prospettiva di un eventuale ulteriore svolgimento
dell'indagine, vengono presentate le principali questioni rimaste aperte e insolute sulla
vicenda di Gladio.
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Capitolo I
Il contesto storico di riferimento
1.1. La guerra fredda e l'Italia
La struttura paramilitare occulta denominata Gladio, ramificazione italiana della
rete militare Stay behind
1
, che costituisce l'oggetto del presente lavoro, nasce negli anni
'50 sullo sfondo del sistema ideologico della guerra fredda che, com'è noto, dalla fine
della seconda guerra mondiale al 1991, anno di dissoluzione dell'Urss, contrappose le
due potenze vincitrici, Stati Uniti e Unione Sovietica, fino a quel momento coalizzate
nella lotta di liberazione dal nazifascismo
2
.
Ai fini del nostro approfondimento su un possibile coinvolgimento di Gladio
nelle drammatiche vicende della strategia della tensione, appare dunque opportuno rico
struire in via preliminare i lineamenti essenziali di tale conflitto per la supremazia mon
diale e focalizzare il ruolo svolto in tale contesto dall'Italia.
1 L'espressione Stay behind, letteralmente «stare dietro, agire dietro le spalle» è usata per designare
l'operazione occulta che portò al costituirsi di nuclei clandestini anticomunisti nei Paesi europei del
Patto atlantico. Essa matura nell'ambito della strategia americana di guerra non convenzionale
condotta non da eserciti regolari ma appunto da formazioni paramilitari specializzate in tecniche di
sabotaggio, antisabotaggio e guerriglia, secondo la dottrina, elaborata in sede Nato, della «difesa
arretrata e manovra in ritirata», in base alla quale si doveva lasciare che il nemico avanzasse per poi
sorprenderlo alle spalle utilizzando armi nascoste in depositi segreti sparsi nel territorio. La Sezione
guerra non ortodossa dell'alleanza atlantica, nella quale l'operazione rientra, «coordina attraverso
l'Allied Clandestine Committee tutte le strutture europee», in M. Dondi, L'eco del boato. Storia della
strategia della tensione 1965-1974, Laterza Roma-Bari 2015, p. 11. Sulle caratteristiche essenziali
della Stay behind si veda anche G. Pacini, Le altre Gladio. La lotta segreta anticomunista in Italia.
1943-1991, Einaudi Torino, 2104, pp. 178-180.
2 Per un quadro generale sulla problematica della guerra fredda si rinvia ai seguenti testi: T. Detti-G.
Gozzini, Storia contemporanea. II. Il Novecento, Mondadori Milano 2002, pp. 211-245, in particolare,
per una visione d'insieme del dibattito storiografico sulla guerra fredda, la scheda pp. 243-245; E.
Hobsbawm, Il secolo breve. 1914-1991, Bur Storia Milano 2006
10
, pp. 267-302; infine si segnala la
monografia di B. Bongiovanni, Storia della guerra fredda, Laterza Roma-Bari 2001.
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Secondo l'interpretazione prevalente degli eventi stragisti, la conflittualità politi
ca continua e sistematica che caratterizza la storia dell'Italia repubblicana sin dall'imme
diato dopoguerra è da ricondurre alle dinamiche internazionali della guerra fredda: la
stagione stragista, segnata dall'elaborazione di trame occulte per condizionare o sovver
tire l'ordine democratico, va letta alla luce delle interazioni tra politica internazionale e
politica interna e i suoi presupposti teorici e operativi devono essere individuati nell'am
bito della strategia di contrasto al comunismo ideata dagli Stati Uniti, interessati alla sta
bilizzazione moderata di un'area nevralgica come l'Italia
3
.
Di contro, più recentemente si è fatta strada l'ipotesi interpretativa secondo la
quale occorre inserire tali fenomeni in un quadro cronologicamente più esteso, rom
pendo quindi il nesso stringente con la guerra fredda, e considerarli dato strutturale del
l'intera storia dell'Italia unita ed espressione di un conflitto prevalentemente interno,
«ancorché ambientato in un contesto di tensioni internazionali straordinariamente perva
sive da un punto di vista ideologico e organizzativo
4
».
A tale nodo tematico si legano altresì quello del rapporto tormentato e sostan
zialmente contraddittorio tra Costituzione repubblicana, fondata sull'antifascismo, e al
leanze internazionali che comportano necessariamente una parziale cessione della so
vranità nazionale al Paese leader dell'alleanza
5
e quello ad esso correlato delle diverse
forme assunte dall'anticomunismo in Italia: se da una parte, infatti, per il periodo com
preso tra il 1943 e il 1989 è possibile parlare di un anticomunismo democratico che
rientra nella regolare dialettica istituzionale, dall'altra occorre tener conto della presenza
di un anticomunismo dal profilo ideologico meno definito che, per la sua sopravvivenza
al comunismo stesso, sembra avere come reale obiettivo quello di combattere non tanto
3 Tra gli studi più significativi che stabiliscono uno stretto legame tra politica interna italiana e scenario
internazionale si segnala, per esempio, la ricerca storiografica di Ennio Di Nolfo in Sistema
internazionale e sistema politico italiano: interazione e compatibilità, in Luigi Graziano e Sidney
Tarrow (a cura di ), La crisi italiana, Einaudi Torino 1979, vol. I, pp. 79-112, e in Storia delle
relazioni internazionali. 1918-1992, Laterza Roma-Bari 1994. Ancora, va ricordato il testo di Franco
De Felice, Doppia lealtà e doppio Stato in «Studi Storici», XXX, 1989, n. 3, pp. 493-563, in cui il
tema centrale è proprio quello del rapporto tra violenza e guerra fredda.
4 F. M. Biscione, Il sommerso della Repubblica, Bollati Boringhieri, Torino 2003, p. 9. A fronte di
un'interpretazione mono-causale del periodo preso in considerazione, con specifico riferimento alla
strategia della tensione, che vede negli Stati Uniti il motore della catena di attentati e tentativi di golpe
messi in opera dalla manovalanza neofascista, Biscione propone di ricercare le radici interne di questa
«guerra civile a bassa intensità» (la definizione è di Giovanni Pellegrino, in G. Fasanella, C. Sestrieri,
G. Pellegrino, Segreto di Stato. La verità da Gladio al caso Moro, Einaudi Torino 2000). Rientra in
questo filone anche l'opera di Aldo Giannuli, La guerra fredda delle spie, vol. 2, Nuova Iniziativa
editoriale Bari 2005.
5 Sull'argomento si veda in particolare F. De Felice, Doppia lealtà e doppio stato, cit. n. 4.
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