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Introduzione 
 
Non è possibile attribuire alla rete un unico frame 
cognitivo: internet racchiude diversi media ed incarna la 
multimedialità. Più di uno studioso ha scelto il web come 
unico destinatario di tutti i processi comunicativi. Anche il 
modello giornalistico classico, quello che si protrae a 
partire dalla carta stampata, ha dovuto reinventare il 
lavoro del giornalista e trovare un modo per veicolare le 
notizie online. Internet, iniziando dai così detti “forum”, si 
è tramutato in uno strumento di socializzazione e di 
discussione molto importante per gli individui, data la 
possibilità di scambiare opinioni con persone di diverse 
nazionalità e cultura. Il web, se fin dal principio 
consentiva una comunicazione tempestiva e senza 
distanze, ora punta sulla condivisione dell’informazione. 
Con l’avvento e la diffusione dei social network 
l’imperativo della rete è condividere. È usanza attribuire 
questa particolarità al “web 2.0”. È curioso constatare 
come questo termine abbia valenza solo per differenziare 
le tendenze in atto. Fin dagli esordi del web, quando nel 
1969 Arpanet collegava alcuni computer fra di loro, la
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funzione principale di questa scoperta era mettere in 
condivisione conoscenze. La dicitura “web 2.0” può 
essere accettata come spartiacque tra una fruizione 
iniziale della rete simile ad un medium “one to many” 
(basti pensare alla consultazione di un quotidiano online 
che raffigurava pagine elettroniche strutturate alla 
maniera di fogli di carta) ed un uso del web che è 
predisposto alla condivisione di qualsiasi contenuto. Da 
subito la natura di questo medium era funzionale alla 
possibilità di rendere tutto ciò che è formato da un codice 
binario, accessibile a chiunque sia online. Notizie, foto, 
commenti: tutte queste realtà della comunicazione 
possono essere conglomerate in piazze virtuali, in cui 
possiamo scegliere di stringere amicizia con centinaia di 
altri contatti, spesso vere e proprie conoscenze nella vita 
offline. Nascono così i social network: la vera novità non 
deve essere ricercata nella possibilità di condividere 
qualsiasi informazione su questi siti sociali, ma bisogna 
prestare attenzione agli eventi culturali e tecnologici che 
hanno portato alla diffusione di questi luoghi virtuali. Lo 
sviluppo di una tecnologia più snella e la riduzione del 
digital divide, hanno fatto si che l’utenza di internet fosse
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pronta a godere di una fruizione della rete nei panni di 
un’altra identità priva di limitazioni concettuali. Proprio 
come i blog, strumenti che appena approdati su internet 
venivano considerati solo dei banali “diari elettronici”, i siti 
sociali hanno sviluppato ulteriori potenzialità, non solo 
per comunicare o commentare, ma anche per informare. 
Il citizen journalism con i social network ha sviluppato 
una dimensione in più, quella della condivisione, 
potenziata e rimodellata rispetto al blog. In questo modo 
chiunque può scrivere e far veicolare un pensiero a 
centinaia o migliaia di contatti diversi. Se alcuni temi non 
sono previsti dalla classica agenda setting, un solo 
utente, sfruttando la rete sociale, può mettere al centro 
del palcoscenico informativo tematiche mai affrontate. Il 
dado è tratto, qualsiasi news è ora arricchita dai social 
network: tutta l’industria dell’informazione dovrà tenerne 
conto. La notizia come “merce”, spesso a pagamento, ha 
un suo corrispettivo gratuito ed è impreziosita da migliaia 
di fonti virtualmente attive. Proprio sulle fonti il discorso è 
delicato: le notizie che compaiono sui social network non 
sempre sono veritiere, e nessun organismo può 
assicurare che una notizia comparsa su Twitter o su
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Facebook sia affidabile. Ora la questione si sviluppa su 
due spazi informativi: quello tradizionale, ufficiale e che 
può garantire una fonte, e quello dei siti sociali, 
maggiormente predisposto a trattare tematiche disparate. 
Quest’ultima però non può certificare l’ufficialità di una 
notizia. I media tradizionali sono minacciati da queste 
fonti alternative? La risposta è difficile e articolata. Il 
direttore di France Info, Philippe Chaffanjon si pone 
questa domanda e cerca di trovare delle risposte con un 
curioso esperimento che cerchi di svelare quale lettura 
del mondo si possa avere tramite l’utilizzo di Facebook e 
Twitter. Cinque reporter sono chiusi in casa ed hanno la 
possibilità di accedere alle notizie utilizzando solamente 
Facebook e Twitter. Sono aboliti i giornali cartacei e la 
radio, nonché gli altri siti di informazione. Una linea 
diretta acconsentita solamente con i due social network 
al momento più famosi. Un’esperienza ripetuta da cinque 
studenti di Scienze della Comunicazione di Roma tramite 
le pagine del magazine elettronico “Comuniclab”. Questo 
esperimento apre le porte a diverse considerazioni circa 
la natura dell’informazione online e la funzione dei social 
network. Nati come uno strumento per comunicare con
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persone vicine e lontane, questi aggregatori di 
conoscenze sono diventati dei veri e proprio fulcri di 
avvenimenti, notizie ed informazioni generali. Può un 
social network prendere il posto di un medium 
predisposto ad una informazione professionistica? Ci 
domandiamo se l’informazione che campeggia sui social 
network può veicolare tutte le notizie di cui un utente 
abbisogna, o rischia di trasmettere ed amplificare 
informazioni di poca importanza? L’esperimento prova a 
rispondere a questi difficili interrogativi. Cinque giorni in 
cui ogni partecipante ha segnalato le notizie che 
solcavano il social network in un diario elettronico. Il 
risultato non è stato così prevedibile. Le risposte sono da 
ricercare in un approfondimento della comunicazione 
odierna e dei mezzi che consentono di accedervi. 
Internet e la sua velocità d’informare, le notizie gratuite e 
la facilità con cui queste vengono a noi, rischiano di 
creare un overload informativo. Il social network, in 
questo caso, potrebbe rappresentare un portale efficace 
per giostrare la nostra voglia di informazione in maniera 
più centralizzata. Il sito sociale è visto come 
un’opportunità e come la summa del cosiddetto “web
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2.0”. Il Presidente americano Barack Obama l’ha capito 
bene: la sua ascesa alla Casa Bianca è stata facilitata 
dall’uso lungimirante di internet e di Facebook. Qual è il 
prezzo da pagare per una connessione senza limiti e 
tentacolare fra di noi? Forse la perdita del concetto di 
privacy? Il creatore di Facebook, Mark Zuckerberg 
afferma che oramai la privacy è un valore a cui si può 
rinunciare. Ma non tutti la pensano così: anche tra utenti 
giovani c’è chi non vuole assolutamente piegarsi al 
concetto di utente di Facebook. Sono dei dissidenti del 
nuovo millennio interculturale oppure solo persone che 
non vogliono cedere la loro identità in rete?
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Capitolo I 
 
La comunicazione in ambito digitale 
 
Comunicare (dal latino communis) significa attivare il 
processo in cui due o più entità acquisiscono qualcosa in 
comune. Tra gli esseri umani la comunicazione avviene 
quasi sempre attraverso atti intenzionali e vari linguaggi: 
non solo usufruendo di lingue parlate, ma anche 
attraverso quelle forme di espressione in cui il corpo può 
essere lo strumento per relazionarsi con gli altri, nonché 
attraverso l’emissione di suoni o rumori, con la mimica 
facciale, i gesti ed il modo di vestirsi. 
 
Secondo uno schema generalizzato, elaborato per la 
prima volta da Shannon e Weaver nel 1949
1
, la 
comunicazione avviene quando un emittente trasmette 
un messaggio ad un ricevente, attraverso un canale che 
funziona da trasporto per il trasferimento e mediante un 
mezzo. 
                                                           
1
 Cfr. C.E. Shannon, W. Weaver, The Mathematical theory of 
communication, University of Illinois Press, Urbana, IL, 1949.
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Perché la comunicazione si realizzi, è necessario che il 
messaggio trasmesso venga recepito correttamente e 
che il significato attribuito dall’emittente venga compreso 
e condiviso dal ricevente. Tutto questo processo è reso 
difficoltoso dal fatto che il messaggio, passando 
attraverso un canale, riceve disturbi di vario genere, 
denominati rumori, che gli impediscono di essere 
recepito correttamente. L’evento comunicativo non 
prevede che il destinatario possa svolgere un ruolo 
attivo. Saranno utili “decenni di studi e ricerca per 
arrivare a restituire piena rilevanza al messaggio 
all’interno del processo comunicativo”
2
, generando una 
trasformazione di un testo per mezzo del ricevente.   
 
Oltre a questo famoso modello, particolarmente adatto 
per la comunicazione fra le macchine, è doveroso 
ricordare i due paradigmi su cui si basa la 
comunicazione: quello “informazionale” e quello 
“relazionale”. 
                                                           
2
 S. Bentivegna, Teorie delle comunicazioni di massa, 2003 Ed. Laterza, 
p.12.
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Nel primo la comunicazione è un processo di 
trasmissione di significati profondi di un sistema sociale, 
basato su regole sia sintattiche che semantiche; 
attraverso esse si basa il sistema nervoso della società. 
Nel modello informazionale viene dato risalto al valore 
dell’informazione e si dedica grande attenzione alla 
trasmissione dei significati, prodotti in un luogo esterno 
alla comunicazione e da qui trasferiti nello spazio 
circostante per esercitare forme di controllo ed influenza
3
. 
Lo sviluppo e la modernizzazione delle tecnologie ha 
dato un volto nuovo alla modalità della comunicazione 
così come la conoscevamo. Nuovi ambienti per 
comunicare oramai hanno preso il sopravvento, o 
comunque fanno parte integrante degli ambienti di 
comunicazione umana abituale e quotidiana. 
Protagonista assoluto di questa rivoluzione comunicativa 
è senza dubbio internet, che nel suo utilizzo ha raggiunto 
alti livelli di sofisticazione, grazie al quale sono nati 
esempi di applicazione che vanno oltre la semplice 
                                                           
3
 McQuail D. - Sociologia dei media, 2007 Ed. Il Mulino.
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comunicazione mediata del computer
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, come ad esempio 
vere e proprie applicazioni psicologiche veicolate dalla 
potenza e dall’elasticità della chat-line. 
La rete, attraverso i forum
5
 ed i social network, si è 
tramutata in uno strumento di socializzazione e di 
discussione molto importante per gli individui, data la 
possibilità di scambiare opinioni con persone di diverse 
nazionalità e quindi di diverse culture; la verità che una 
persona può carpire, in questo modo, non è mai assoluta 
ma sempre relativa, perché basata sul confronto tra 
individui caratterizzati da diverse sfaccettature 
caratteriali. La libertà d’espressione incontra, nella vita 
reale ed in quella virtuale, dei limiti impliciti: il concetto 
principale afferma, in modo esplicito, che il godere di una 
libertà di un soggetto non si traduce mai nell’avvilimento 
della libertà di un altro soggetto. 
La libertà informatica, ossia la libertà di utilizzo di 
strumenti informatici per raccogliere e diffondere 
                                                           
4
 Termine abbreviato in “CMC”, che sta per Computer Mediated 
Communication. 
5
 Piccole “agorà” telematiche in cui gli utenti s’incontrano per discutere su 
determinati argomenti.
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informazioni, deriva sia dalla configurazione della rete 
stessa, sia dalla libertà d’informazione. 
 
Sono sempre stati due i più grandi ostacoli che si 
frappongono fra due soggetti comunicanti: il tempo e lo 
spazio. Tutto il progresso della tecnologia ha avuto come 
fine primario quello di superare queste due barriere. 
Possiamo pensare all’iter della tecnologia a partire dai 
segnali di fumo, fino ad arrivare all’invenzione del 
telefono e della radio. Tutte invenzioni dell’uomo che 
vogliono superare il tabù dell’incomunicabilità, 
impossibile da applicare nella società. 
La comunicazione digitale, grazie agli sviluppi recenti 
contraddistinti dalla nascita di internet, ha saputo 
ridefinire il concetto di comunicabilità, riducendo e 
spesso annullando qualsiasi distanza tra fonte emittente 
e quella ricevente. La maggiore potenzialità della 
comunicazione digitale è la sua estrema versatilità: ogni 
messaggio è costituito da un gruppo di dati, elaborabili e 
modificabili in tempo reale, anche quando vengono 
trasmessi.