4
In questa ottica il merito di Bastiat è stato quello di aver riconosciuto la
naturale vocazione alla popolarità dell’economia, e di favorirne la divulgazione. Ogni
individuo si occupa di economia nella sua vita, utilizzando un bagaglio di conoscenze
personali che spesso sono confuse, per non dire sbagliate. Ecco che allora la
divulgazione deve essere un elemento fondamentale nella diffusione della scienza
economica, poiché “esercita sul pubblico una influenza proporzionale alla cognizioni
del pubblico stesso”
1
. Inoltre la scienza economica “trae efficacia dalle cognizioni
diffuse dalla ragione universale”
2
, perciò è inutile, o forse sbagliata, quella omertà un
po’ oracolare degli scienziati economici che tendono a mantenere “nascosto” il loro
sapere, imbevendolo di termini spesso incomprensibili. Purtroppo però questa
tendenza, che si registrava già ai tempi di Bastiat, ha continuato a manifestarsi anche
in epoca moderna, finché l’affermazione di Mises: “l’economia non deve essere
relegata nelle aule scolastiche e negli uffici statistici e lasciata ai circoli esoterici.
Essa è filosofia della vita umana e dell’azione e interessa tutti e tutto. È l’essenza
della civiltà e dell’esistenza umana, dell’individuo”, non ha rotto gli indugi verso una
divulgazione degli studi economici.
A Bastiat va quindi il merito di aver compreso in anticipo la natura di molti
fattori che orientano la nostra vita quotidiana, di averli analizzati e diffusi, e di aver
reso disponibile la sua dottrina anche per una applicazione contemporanea di alcuni
suoi punti.
1
BASTIAT (1850a), trad. it., p.113
2
Ibidem
5
1) CHI ERA FRÉDÉRIC BASTIAT?
1.1) La vita
Claude Frédéric Bastiat nacque a Bayonne il 19 Giugno 1801. Nella sua vita fu molte
cose: giornalista, economista, politico, pensatore e promulgatore di idee liberali, e
saggista. Rimasto orfano all’età di nove anni, compì i suoi studi nel collegio di Saint-
Saver per un anno, e successivamente a Sorréze. Una volta ultimati si dedicò al
commercio e nel 1813 entrò nell’azienda dello zio a Bayonne. I suoi risultati come
agronomista furono piuttosto mediocri, probabilmente per la mancanza di “vero”
interesse per l’occupazione campagnola, alla quale preferiva lo studio. Ed è proprio
qui che conosce uno dei personaggi chiave della sua vita: Félix Coudroy, l’amico
dell’intelligenza, l’antesignano speculare di quel Richard Cobden che tanto ruolo avrà
nella vita di Bastiat. Durante il sodalizio con Coudroy egli intensifica i suoi già serrati
studi, e si dedica con maggior vigore alla religione, all’economia politica, alla
filosofia. In generale possiamo dire che coltiva in modo febbrile tutti gli stimoli
offertigli dall’amico.
Nel 1832 fu Membro del Consiglio Generale delle Landes, una carica piuttosto
secondaria a suo parere, che però gli dava la possibilità di cominciare a divulgare idee
utili, proponendolo sovente alla candidatura di deputato, carica da lui sempre rifiutata.
E’ proprio in questi anni, nel 1834 per la precisione, che pubblica la sua prima opera,
un saggio contro il protezionismo, che prende spunto dagli studi effettuati sulla
riforma doganale. Ma l’interesse vero proprio per gli argomenti politici arrivò quasi
per caso, quando in un circolo di Mugron, dove si trattava anche di politica, uno dei
presenti fece leggere a Bastiat (considerato il membro più anglofilo) uno stralcio del
discorso dell’allora Primo Ministro inglese Peel alla camera dei Comuni riportato da
un giornale francese “…se adotteremo questa decisione, cadremo, come la Francia,
all’ultimo livello tra le nazioni.”
3
. Per quanto in quella sede difendesse spesso il
regime conservatore, non poté certo controbattere, poiché si trattava di un’offesa
grave, e sarebbe stata impensabile una qualsiasi replica. Tuttavia la durezza
dell’affermazione del Primo Ministro destò la curiosità di Bastiat cui parve
improbabile un’espressione del genere da parte del più alto funzionario del Governo
inglese. E infatti, ottenuta da una copia originale del Globe & Traveller, dopo aver
3
Ibidem
6
esaminato il testo integrale del discorso, non solo si accorse dell’errore, anzi
dell’inesistenza di tale affermazione, ma anche delle omissioni che si facevano sulla
realtà inglese al popolo di Francia. Affascinato dal movimento della Lega inglese
contro il protezionismo, decise di farla conoscere all’opinione pubblica francese,
spinto forse dalla volontà di tentare qualcosa di simile. Una volta rientrato in patria
dal meeting londinese dell’Associazione della Lega, inviò al Journal des Economistes
il suo primo articolo “Sull’influenza delle tariffe inglesi e francesi sull’avvenire delle
due nazioni” nel 1844. Inizia così la ricchissima produzione letteraria di Bastiat, che
di lì a poco pubblicherà la prima serie dei Sophismes Economiques (1845).
Seguirono numerose offerte di lavoro tra cui una cattedra di economia politica
e la direzione del Journal des Economistes. Ma niente di tutto ciò lo interessava,
tant’è che si ritirò nella sua tranquilla Mugron, per poi ricomparire a Bordeaux nel
1846 per fondare l’Associazione per la libertà degli scambi. Di lì si sposterà a Parigi
per coordinare un’associazione che, almeno inizialmente, si muoveva a detta sua “a
passo di tartaruga”
4
, e che lo impegnava fino a fargli “perdere tutto il [suo] tempo”
5
.
Tuttavia nel 1848 si interruppe questo trend negativo e fu nominato Segretario della
Commissione Centrale, direttore generale del giornale dell’Associazione e rieletto
Consigliere Generale del Mugron. Oltre a questi impegni, egli trovò il tempo, tra il
1845 e il 1848, per molte delle sue più conosciute pubblicazioni: la seconda edizione
dei Sophismes Economiques, Propriété et Loi, Justice et Fraternité, Propriété et
Spoliation e L'État. Sfortunatamente i fatti della Rivoluzione diedero una decisiva
battuta d’arresto al movimento proprio quando il fuoco comunicativo ardeva
nell’opinione pubblica. Così, dopo la Rivoluzione portatrice del Socialismo, Bastiat si
avvicinò alla Seconda Repubblica. Fu deputato dell’Assemblea Costituente e
Legislativa, poi membro della Commissione delle Finanze, di cui fu nominato per otto
volte consecutive vice-presidente. Nonostante la moltitudine di impegni trovò il
tempo per continuare la scrittura, pubblicando nel 1850, anno della sua morte, La Loi,
Ce qu'on voit et ce qu'on ne voit pas, Sur la balance du commerce, Spoliation et Loi,
Intérêt et principal, e, rimaste purtroppo incompiute, le celeberrime Harmonies
économiques. Purtroppo tanto ardore intellettuale dovette far fronte ad una salute assai
cagionevole che lo portò a spegnersi il 24 Dicembre del 1850 a Roma, dove è tuttora
sepolto.
4
Ibidem
5
Ibidem
7
Da questo breve excursus sulla vita si evince che, perlomeno negli anni in cui
è vissuto, e almeno nel paese in cui è vissuto, fosse apprezzato come esponente del
pensiero liberale. Tuttavia questa non è una conclusione così spontanea, poiché molti
sono stati i suoi nemici, e per molto tempo le sue opere sono state messe nel
dimenticatoio. Quasi ci fosse una sorta di relazione di inversa proporzionalità tra la
sua notorietà nel “pubblico” e quella tra gli economisti. E nonostante che oggi stia
vivendo una fase di riabilitazione, non gli sono state risparmiate critiche e torti,
specialmente in quel periodo di svolta a sinistra del pensiero liberale
6
.
Primo fra tutti i suoi nemici fu Karl Marx, che ne Il Capitale lo definì “il
commesso viaggiatore del libero scambio”
7
. In seguito, sulla scorta delle idee di John
Stuart Mill che prevedeva un intervento “socialisteggiante” del governo in materia di
giustizia redistributiva, poiché quest’ultimo doveva ovviare alle mancanze del
mercato che era un ottimo produttore di ricchezza, ma un suo pessimo redistributore,
l’intransigente opposizione di Bastiat allo statalismo fece apparire le sue teorie come
desuete e inconciliabili con una nuova realtà utilitaristica. Peggiore fu il giudizio di
Benedetto Croce che, dopo aver teorizzato la distinzione tra liberalismo filosofico e
liberismo economico, dipinse Bastiat come un “utopista del liberismo […], il quale
aveva un fondo di religione tra di fede nella natura, conforme alla filosofia del
settecento, e di fede in un dio provvidente”
8
. Ultimo in ordine temporale fu John
Maynard Keynes, “nelle opere di Bastiat raggiungiamo l’espressione più stravagante
e rapsodica della religione dell’economista”
9
.
Che in Bastiat l’elemento provvidenziale fosse presente, talvolta anche in
modo eccessivo, è indiscutibile, ma arrivare a definire “stucchevoli” le Armonie
Economiche, come fece il crociano De Ruggiero, è eccessivo almeno in egual misura.
Poiché, se di superficialità si può accusare, lo si può fare solo ed esclusivamente
riguardo alla sua formazione non propriamente economica, ma di certo non riguardo
alle sue capacità espressive, che sono la qualità principale del lascito di Bastiat. E nel
caso in cui si arrivasse ad un appellativo simile, si finirebbe per confondere il
significato del termine superficiale con quello di “non contorto”, ben diversi tra loro,
nonostante il primo sia tanto caro alla filosofia politica.
6
Cfr. IANNELLO (2001), Lavoro contro spoliazione. Il liberalismo integrale di Frédéric Bastiat, in
BASTIAT (2005), p. XIV
7
Citato da IANNELLO (2005), p. VIII
8
Ibidem
9
KEYNES (1926), trad. it., p. 6