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1.2. La ricezione del romanzo: la questione dell’“oblomovismo”
Il concetto di “oblomovismo” fin da subito fu oggetto di dibattito fra critici e scrittori che
cercarono di interpretarne il significato per fornire una spiegazione lecita al comportamento
del protagonista del romanzo. Lo stesso anno della pubblicazione di quest’ultimo, nel 1859,
il critico di tendenza radicale Nikolaj Dobroljubov ne diede un‘articolata lettura critica, nel
saggio intitolato
“
Che cos’è l’oblomovismo?” (Čto takoe oblomovščina). Come apprendiamo
dal romanzo è Stolz nella parte finale, quando gli viene chiesta la causa della rovina di
Oblomov, a rispondere dicendo:
“-Si è distrutto, si è rovinato senza alcuna ragione. Stolz sospirò e rimase
soprappensiero. […] -Perché mai? Quale sarebbe la causa? -La causa...quale causa?
Oblomovismo! - disse Stolz. -Oblomovismo! - ripete l’uomo di lettere senza capire.”
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Sviluppando quel concetto di “malattia” che Stolz menziona all’interno del romanzo,
Dobroljubov cerca di individuare le cause del comportamento del protagonista.
“L’oblomovismo”, secondo il critico, non apparterrebbe solo ad Oblomov, ma sarebbe una
condizione di vita che caratterizza tutti gli abitanti di Oblomovka, suo villaggio natale
30
. Nel
capitolo del romanzo intitolato Il Sogno di Oblomov si ha una descrizione dettagliata
dell’ambiente in cui è vissuto il giovane protagonista ed è proprio all’interno di questo
contesto, secondo Dobroljubov, che si possono ritrovare le cause del suo comportamento.
Gli abitanti di Oblomovka vengono descritti così nel romanzo:
“Si erano mai posti la domanda: perché mai ci è donata la vita? Lo sa Dio. E come
rispondevano? Probabilmente in nessun modo; la questione appariva loro assai
semplice e chiara. Non avevano mai sentito parlare di una vita che si potesse definire
operosa, di uomini che portassero in petto estenuanti preoccupazioni, che si
trascinassero per qualche ragione da un angolo all’altro della terra oppure dedicassero
la loro esistenza a un faticare continuo, senza fine.”
31
Secondo quanto detto da Dobroljubov e come si evince in questo passo si può affermare
che Il’ja Il'ič non è l’unico che soffre di questa “malattia”, ma ad esserne colpiti sono tutti
gli abitanti del villaggio. L’ambiente in cui Oblomov è stato allevato ed educato è stato
29
Gončarov, I., (2015), p.217. «— Погиб, пропал ни за что. Штольц вздохнул и задумался. — А был не
глупее других, душа чиста и ясна, как стекло; благороден, нежен, и — пропал! — Отчего же? Какая
причина? —Причина... какая причина! Обломовщина! — сказал Штольц. — Обломовщина! — с
недоумением повторил литератор. (Gončarov, I., (1987), p.382).
30
Dobroljubov, N., (1952), p.15.
31
Gončarov, I., (2015), p.51. «Делали ли они себе вопрос: зачем дана жизнь? Бог весть. И как отвечали
на него? Вероятно, никак: это казалось им очень просто и ясно. Не слыхивали они о так называемой
многотрудной жизни, о людях, носящих томительные заботы в груди, снующих зачем-то из угла в угол
по лицу земли или отдающих жизнь вечному, нескончаемому труду.». (Gončarov, I., (1987), p.96).
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decisivo, secondo Dobroljubov, nella costruzione della sua personalità. Una figura
dell’infanzia che ha influenzato la crescita di Il’ja Il'ič è il servo Zachar. Egli assieme alla
balia, si è sempre preso cura del bambino, impedendo a quest’ultimo di sviluppare una certa
autonomia. A tal proposito nel romanzo, ci viene detto:
“Zachar, come a suo tempo la balia, gli infila le calze, gli mette le scarpe, mentre
Iljuša, ormai quattordicenne, sa solo che deve allungargli ora una ora l’altra gamba,
rimanendo disteso; e se gli sembra che qualcosa non vada, allora tira una pedata sul
naso a Zacharka.”
32
Come possiamo vedere Oblomov sviluppa questa dipendenza dal servo fin da piccolo, in
quanto non gli è permesso di fare alcuno sforzo:
“Poi Zacharka lo pettina, gli mette il giubbetto, attento a infilare le braccia di Il’ja
Il’ič nelle maniche senza disturbarlo troppo, e rammenta a Il’ja Il’ič che bisogna far
questo e quello: appena alzati al mattino, bisogna lavarsi e così via. [...] E a Il’ja Il’ič
non riesce in alcun modo a far qualche cosa da sé, per se stesso.”
33
L’eccessiva attenzione data al bambino dai propri genitori che gli impediscono qualsiasi
azione autonoma, insieme ai servi messi a sua disposizione avrebbero fatto del protagonista,
secondo Dobroljubov, il personaggio immobile e privo di obbiettivi concreti. Inoltre per il
critico Il’ja Il'ič:
“È schiavo del suo servo Zachar e sarebbe difficile affermare chi di loro due abbia
un potere maggiore sull’altro. In ogni caso, ciò che Zachar non vuole fare, Il’ja Il’ič
non può costringerlo a farlo e ciò che Zachar vuole, lo fa anche contro la volontà del
suo padrone; e questi approva…”
34
Nel corso del romanzo Oblomov spesso ricorda l’aria di tranquillità che si respirava nel
suo amato villaggio, paragonandola alla difficile vita di città. Come evidenzia Dobroljubov
in passato Il’ja Il'ič si sentiva protetto, non aveva alcun pensiero per la testa, avendo accanto
sempre qualcuno pronto a decidere e fare le cose al posto suo.
35
Questo stile di vita ideale a
cui Oblomov aspira anche nel presente, definito varie volte da Stolz come oblomovismo,
significa riposo e tranquillità per il protagonista. Il’ja Il'ič è sicuro del fatto che tutte le
32
Gončarov, I., (2015), p.60. «Захар, как, бывало, нянька, натягивает ему чулки, надевает башмаки, а
Илюша, уже четырнадцатилетний мальчик, только и знает, что подставляет ему лежа то ту, то другую
ногу; а чуть что покажется ему не так, то он поддаст Захарке ногой в нос.». (Gončarov, I., (1987), p.111).
33
Ibidem. «Потом Захарка чешет голову, натягивает куртку, осторожно продевая руки Ильи Ильича в
рукава, чтоб не слишком беспокоить его, и напоминает Илье Ильичу, что надо сделать то, другое:
вставши поутру, умыться и т. п. [...] И не удастся никак Илье Ильичу сделать что-нибудь самому для
себя». (Ibidem.).
34
Dobroljubov, N., (1952), p.29.
35
Ivi, p.15-16.
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persone vogliano ritirarsi nella quiete e riposare prima o poi. Come possiamo vedere
all’interno del romanzo:
“Ma qual è, secondo te, l'ideale della vita? Che cosa non è oblomovismo?», chiese
titubante e senza entusiasmo. «Forse non aspirano tutti a quello che io sogno? Ma
via!», aggiunse più ardito. «La meta finale di tutto il vostro correre di qua e di là, delle
vostre passioni, delle vostre guerre, dei vostri traffici e della vostra politica, non è forse
la tranquillità, non è l'aspirazione a questo ideale di paradiso perduto?». «Anche la tua
utopia è oblomovistica», obiettò Stolz.”
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Subito dopo però si evince che Il’ja Il'ič stesso sia consapevole della sua immobilità:
“-Non rimproverarmi, Andrej, aiutami piuttosto, veramente! - iniziò con un sospiro.
– Io stesso mi tormento per questo; e se tu mi avessi guardato e ascoltato, anche solo
oggi, mentre mi scavo la tomba da me e mi compiango, quel rimprovero non ti sarebbe
venuto alle labbra. So tutto, capsico tutto ma non ho né forza, né volontà. Dammi parte
della tua volontà e della tua intelligenza, e conducimi dove vuoi. Per seguire te, forse,
mi metterò in movimento, mentre da solo non mi smuoverò. Tu dici la verità: “Ora o
mai più!”
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Secondo Dobroljubov, Gončarov attraverso il suo romanzo non vuole dare ai lettori
nessuna conclusione. Lo scrittore si limiterebbe a presentare un quadro vivo che ha una
grande somiglianza con la realtà e lascerebbe ai lettori il compito di apprezzare il valore
dell’oggetto rappresentato:
“La vita da lui evocata non gli serve come mezzo per accedere ad una filosofia
astratta, ma contiene in sé stessa il suo fine.”
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Dalle affermazioni di Dobroljubov si può affermare che Gončarov più che concentrarsi
sui problemi del suo tempo, avesse come obiettivo quello di rappresentare la vita e l’uomo
in tutte le sue sfaccettature. Inoltre delineando un’analogia tra il protagonista e la condizione
del cittadino russo della metà dell’Ottocento Dobroljubov dice che:
“in Oblomov si riflette la vita russa, viene presentato il vero e vivo tipo russo
contemporaneo, scolpito con inesorabile rigore e precisione; viene pronunciata la
nuova parola d’ordine dello sviluppo della nostra società; viene fatto con chiarezza e
fermezza, senza disperazioni né puerili speranze ma con la piena coscienza del vero.
Questa parola è oblomovismo; essa serve da chiave per la soluzione e l’interpretazione
36
Ivi, p.79. «Где же идеал жизни, по-твоему? Что ж не обломовщина? — без увлечения, робко спросил
он. — Разве не все добиваются того же, о чем я мечтаю? Помилуй! — прибавил он смелее. — Да цель
всей вашей беготни, страстей, войн, торговли и политики разве не выделка покоя, не стремление к этому
идеалу утраченного рая? — И утопия-то у тебя обломовская, — возразил Штольц.». (Gončarov, I.,
(1987), p.145).
37
Ivi, p.80. «Не брани меня, Андрей, а лучше в самом деле помоги! — начал он со вздохом. — Я сам
мучусь этим; и, если бы ты посмотрел и послушал меня вот хоть бы сегодня, как я сам копаю себе
могилу и оплакиваю себя, у тебя бы упрек не сошел с языка. Все знаю, все понимаю, но силы и воли
нет. Дай мне своей воли и ума и веди меня, куда хочешь». За тобой я, может быть, пойду, а один не
сдвинусь с места. Ты правду говоришь: «Теперь или никогда больше». Еще год — поздно будет!».
(Gončarov, I., (1987), p.147).
38
Ivi, p.16.
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di molti fenomeni della vita russa e conferisce al romanzo di Gončarov un significato
sociale più grande che non a tutti i nostri racconti di letteratura accusatoria.”
39
La causa dell‘apatia e dell’inerzia di Oblomov viene individuata da Dobroljubov nella
sua estrazione sociale. Dobroljubov auspicava il declino della nobiltà russa, sperando che
una generazione di uomini nuovi potessero sostituire quella lunga generazione di uomini
delle classi nobiliari di cui Oblomov incarnava il simbolo critico perfetto. Come sostiene
François de Labriolle nel suo saggio Oblomov n'est-il qu'un paresseux? sarebbe assurdo
negare che gli elementi sociali della Russia svolgano un ruolo importante nel romanzo ma
si chiede se bastino a spiegare il personaggio e il comportamento di Il’ja Il'ič:
“Non si corre il rischio, nel fare dell’eroe un tipo storico e sociale, di lasciare da
parte il proprio interesse, la propria ricchezza psicologica personale che ha conservato
tutto il suo valore?”
40
Il lettore contemporaneo potrebbe essere più interessato al personaggio di Oblomov in
quanto figura umana, con tutte le sue inclinazioni, fragilità e contraddizioni, piuttosto che
come rappresentante di una classe sociale in declino. Lo studioso sostiene che la tragedia di
Oblomov risieda nella sua incapacità di avere relazioni normali con il mondo che lo circonda:
“In nessun momento della sua vita vediamo Il’ja Ilič agire come un adulto
responsabile, cioè come un uomo che vede gli altri e li giudica, ma accetta così di essere
visto e giudicato da loro. La noia che mostra al pensiero di uscire in società e di vedere
la gente nasce dalla sua timidezza, cioè dalla sua paura di affrontare lo sguardo degli
altri, sentito come un giudice. Che si tratti di banali relazioni quotidiane o di legami
più profondi, Oblomov non trova mai l’atteggiamento equilibrato che dovrebbe essere
suo. Non riesce mai a inserirsi in alcuna delle relazioni amichevoli, sentimentali o
professionali che sono essenziali per lo sviluppo della personalità.”
41
Il’ja Il’ič, dunque, secondo De Labriolle non riesce a adattarsi alla vita perché una serie
di ricordi, sentimenti e idee inconsce lo bloccano e gli impediscono di crescere e svilupparsi.
Nonostante mostri interesse per diverse cose e abbia molte idee, gli manca la capacità di
tradurre tali pensieri e desideri in azioni concrete. Lo studioso giustifica questo
comportamento affermando che Oblomov è vittima di un blocco psicologico, individuando
la causa principale della sua incapacità di agire nell'infanzia, tuttavia riconosce che il suo
insuccesso è dovuto soprattutto al suo comportamento presente.
42
Oblomov non può essere
felice come i suoi parenti e concittadini di Oblomovka perché è il primo a lasciare il villaggio
e a confrontarsi con il mondo esterno. Mentre i suoi genitori non avendo mai conosciuto una
39
Ivi, p.17.
40
De Labriolle, F., (1969), p.39.
41
Ivi, p.44.
42
Ivi, p.46.
15
realtà alternativa sono soddisfatti della loro vita, Oblomov è costantemente turbato dal
confronto tra i ricordi della sua infanzia e la realtà di San Pietroburgo. Per lo studioso Il’ja
Il'ič sembrerebbe soffrire di un complesso d’astinenza poiché non avrebbe mai realmente
accettato il distacco dalla sua infanzia.
43
Questo confronto continuo tra presente e passato,
tra la realtà ed il sogno secondo il critico sviluppa in lui un malessere, un senso di
inadeguatezza e chiusura verso il mondo circostante. Oblomov, nella discussione con
l’amico Stolz, spiega il processo durante il quale ha perso “il fuoco” che aveva dentro di lui,
appena arrivato in città:
“Ho iniziato a spegnermi mentre scrivevo documenti in cancelleria; poi mi
spegnevo apprendendo nei libri verità di cui non sapevo che fare nella vita; mi spegnevo
con gli amici, ascoltando chiacchiere, pettegolezzi [...] osservando l’amicizia
alimentata da incontri senza scopo, né simpatia.”
44
Da questa lettura e dalle parole di De Labriolle emerge che Oblomov è vittima sia delle
condizioni sociali di San Pietroburgo che delle barriere psicologiche che lui stesso ha
costruito intorno a sé. De Labriolle sostiene che:
“Se vediamo in lui una vittima del confronto costante e involontario tra il presente
e il passato, esso stesso nato da un rifiuto della realtà, comprendiamo meglio la sua
profonda sollecitudine, la sua sensibilità all’opinione degli altri, che non gli permette
di stabilire normali rapporti con chi gli è vicino, la pietà che prova verso se stesso per
le delusioni di cui è, a sua insaputa, l’unico responsabile, e anche la fuga in un’epoca
passata, mal precisata da Gončarov, ma che è infanzia nel senso più ampio del
termine.”
45
La fuga in un’epoca passata secondo il critico sarebbe dunque un ritorno all’infanzia. La
vestaglia di Oblomov potrebbe simboleggiare questo universo chiuso e protettivo di
Oblomovka che Il’ja Il'ič cerca di replicare nella sua vita adulta. Olga stessa all’interno del
romanzo sembra capire l’importanza di questo indumento, quando gli chiede:
“E se si stancherà di questo amore», continuò Olga con foga, «come si è stancato
dei libri, dell'ufficio, del mondo? E se col tempo, senza rivali, senza un nuovo amore,
lei si addormenterà all'improvviso accanto a me, come fa sul divano di casa sua, e la
mia voce non riuscirà a svegliarla; se quel gonfiore al cuore passerà e se non un'altra
donna, ma la sua vestaglia le diventerà più cara di me...?”
46
43
Ivi, p.47.
44
Ivi, p.80. «Начал гаснуть я над писаньем бумаг в канцелярии; гаснул потом, вычитывая в книгах
истины, с которыми не знал, что делать в жизни, гаснул с приятелями, слушая толки, сплетни,
передразниванье, злую и холодную болтовню, пустоту, глядя на дружбу, поддерживаемую сходками без
цели, без симпатии». (Gončarov, I., (1987), p.144-145).
45
Ivi, p.47.
46
Ivi, p.113. «А если, — начала она горячо вопросом, — вы устанете от этой любви, как устали от книг,
от службы, от света; если со временем, без соперницы, без другой любви, уснете вдруг около меня, как
у себя на диване, ы голос мой не разбудит вас; если опухоль у сердца пройдет, если даже не другая
женщина, а халат вам будет дороже? ... ». (Gončarov, I., (1987), p.144-145).