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INTRODUZIONE
Da quando negli ultimi anni anche in Italia il fenomeno “Facebook” ha
cominciato a prendere piede, è stato possibile osservare, specialmente per
gli addetti ai lavori, nuovi modi di interagire tra le persone e di creare legami
sociali. I Social Network sono gradualmente diventati una lente con la quale
poter osservare i nuovi mutamenti che le moderne tecnologie della
comunicazione e dell’informazione hanno portato. Oltre ad essere usati per
rafforzare rapporti già esistenti, vengono spesso utilizzati dai propri utenti
anche per rinsaldare e arricchire il proprio capitale sociale, inteso come
l’insieme delle relazioni interpersonali formali ed informali necessarie per il
funzionamento di società anche complesse o intensamente organizzate
1
.
Attraverso questi strumenti di comunicazione ma anche ormai di
aggregazione virtuale, gli utenti possono esprimere particolari aspetti delle
loro identità che usualmente non mostrano nelle loro vite offline.
Determinati soggetti attraverso le pagine dei social network e le loro varie
applicazioni, delle quali fanno ampiamente uso sul proprio profilo
personale, danno vita a delle vere e proprie attività ludiche e ricreative con
altri utenti che ne fanno un uso consimile. Altri ancora li adoperano per
creare “eventi”, ossia appuntamenti nei quali si invitano altri utenti a
partecipare attivamente ad azioni nella vita reale. Un social network come
Facebook può quindi essere visto come ponte, anello di congiunzione tra un
mondo online, “virtuale” e uno offline, “reale”. Queste due realtà, attraverso i
social network, tendono perciò a sfociare l’una nell’altra, interagendo
costantemente e dando vita a sistemi complessi auto-organizzati ed
1
http://it.wikipedia.org/wiki/Capitale_sociale_(sociologia).
2
emergenti che fungono da catalizzatori di conoscenza e di distribuzione
orizzontale delle informazioni.
La tesi che in questa sede si vuole dimostrare si basa sulla convinzione che i
social network, utilizzando una tecnologia con una configurazione reticolare
come il web, possono aprire scenari del tutto nuovi e non facilmente
prevedibili. Come un catalizzatore in chimica può accelerare o ritardare
processi chimici già innescati, così Facebook e i servizi di social networking
mettono in moto e trasformano risorse ed energie, altrimenti latenti, nella
società.
La diffusione della rete, negli anni, ha notevolmente modificato i modi di
comunicare delle persone. Sempre più individui utilizzano il web ed i suoi
servizi, per creare socialità, per dare sfogo ad un ormai insopprimibile
bisogno di autopromozione ed autorealizzazione.
Navigando all’interno delle pagine del Social Network Facebook è facile
imbattersi nei più svariati tipi di messaggi postati dagli utenti del web.
Quest’ultimo negli ultimi anni sembra essersi gradualmente trasformato in
una agorà che le persone utilizzano per comunicare ed esternare: opinioni,
stati d’animo, emozioni, messaggi diretti o indiretti (benevoli ma talvolta
anche dal contenuto fortemente offensivo) a terzi. Categorie mentali si
manifestano all’interno di questo contesto virtuale dove, frammenti delle
nostre identità, trovano su Facebook terreno fertile per dare vita a fenomeni
di vetrinizzazione sociale. In questo scenario trovano sempre più posto gli
affetti, la sessualità, lo sport, i media ma anche la musica e l’arte nelle sue
varie rappresentazioni. La nostra organizzazione mentale si è ormai adattata
al virtuale ed ai suoi nuovi codici comunicativi sempre più complessi ed
informatizzati. Sembra delinearsi dunque un panorama dove gli abitanti
della rete oscillano come un pendolo tra il virtuale ed il reale andando
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incontro a mutamenti dei quali forse sono appena consapevoli. Le nostre
anime informatiche sembrano destinate ad incontrarsi in un iperuranio
platonico virtuale dove poi veder proiettate e, ci auguriamo, realizzate le
nostre idee ed i nostri progetti nel mondo reale, dove quotidianamente
cerchiamo di dare significato alle nostre esistenze.
Le nuove tecnologie della comunicazione stanno anche cambiando i metodi
di apprendimento da parte delle nuove generazioni. I nativi digitali, venendo
a contatto fin dai primissimi anni del loro sviluppo con i personal computer
e con le più recenti tecnologie informatiche, stanno potenziando sempre di
più il senso della vista, uno sguardo ipertrofico che divora immagini e si
nutre di tutto ciò che può essere visualizzato visivamente.
Internet ha permesso una convergenza mediatica: oggi possiamo vedere
programmi televisivi direttamente su un computer, ascoltare musica, vedere
foto, leggere un testo e soprattutto essere non solo consumatori ma anche
produttori di contenuti mediali. Con lo sviluppo dei blog (una sorta di
diario personale condiviso in rete), l’utente ha la possibilità di condividere
sentimenti, punti di vista, approfondire e scambiare opinioni con altri
internauti su tematiche che lo appassionano da sempre. Gli utenti della Rete,
recentemente sono anche stati descritti con il termine di prosumer:
svincolandosi dal vecchio ruolo passivo, il consumatore assume un ruolo
più attivo nel processo di creazione, produzione, distribuzione e consumo
di prodotti mediatici. La nuova parola d’ordine è diventata dunque
“condivisione”. Con il web 2.0 oggi si ha la possibilità attraverso i social media
di condividere e fruire contemporaneamente informazioni e conoscenze. Si
è passati dal modello broadcast – che caratterizza i mass media come la
televisione – in cui si verifica la trasmissione dello stesso messaggio per un
pubblico definito ed in modo unidirezionale, a un modello intercast, dove
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spettatori e produttori di messaggi si fondono e scambiano contenuti e
opinioni.
Internet per sua natura è policentrico, multisensoriale, auto-poietico,
deterritorializzante. Catalizzatore di intelligenze collettive e connettive, la
rete è un enorme corteccia cerebrale che avvolge il pianeta collegando tra
loro individui appartenenti a culture diverse, a sistemi di valori ed ordini
sociali che spesso collimano ma che per questo rappresentano una costante
sfida per conoscere nuove frontiere e abbattere le differenze e i pregiudizi
che sono radicate nella natura umana.
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1° CAPITOLO
Facebook come ordine spontaneo
1.1 L’ordine spontaneo e l’uso della conoscenza nella riflessione di
F. A. von Hayek
2
Uno dei protagonisti del pensiero sociologico del XX secolo, nonché
premio Nobel per l’economia, è stato Friedrich A. von Hayek. Tra i
principali esponenti della Scuola Austriaca di Economia, Hayek, con i
suoi studi e le sue opere, ha dato un notevole contributo gettando le basi
teoriche per la comprensione delle modalità di formazione delle
economie delle società complesse quali sono tipicamente quelle in cui noi
tutti oggi, all’inizio del nuovo millennio, ci troviamo a vivere ed
interagire.
In questo primo capitolo cercheremo di dimostrare come il suo concetto
di “Ordine spontaneo” possa rivelarsi particolarmente utile per spiegare ed
interpretare un fenomeno complesso come quello del più diffuso Social
Network al mondo, Facebook.
Hayek considera “ordini spontanei” (cosmos) “tutte quelle interazioni che
non sono il risultato di una progettazione umana e che quindi si formano
per evoluzione, come esito non programmato di un lungo processo di
aggregazione di singole azioni, finalizzate a risolvere problemi condivisi,
diffusi e ricorrenti nel tempo. E, che per loro natura, si distinguono dagli
2
Fonte principale del paragrafo 1.1 “L’ordine spontaneo e l’uso della conoscenza nella riflessione
di F. A. von Hayek”: Francesco Di Iorio, "Dalla teoria della dispersione della conoscenza alla
cibernetica economica: l’auto-organizzazione del mercato secondo F.A. Von Hayek", Working
Papers n. 103 Dicembre 2006, Luiss Guido Carli, Roma -
http://static.luiss.it/file_get.php/?_files/HZ15KUZKOI7THJGJADWHWC1255345707/diiorio.pdf
6
“ordini costruiti” (taxis), ossia deliberatamente creati dall’uomo e da esso
modificabili attraverso l’uso di una ragione che non conosce limiti”
3
.
Con questa distinzione, lo studioso austriaco, intende descrivere questo
tipo particolare di ordine come un equilibrio interno alle società che ha
un’origine inintenzionale e che si basa su una distribuzione dispersa della
conoscenza rilevante.
L’insorgenza dell’ordine spontaneo è legata ad una fondamentale
premessa di carattere gnoseologico, quella secondo cui “la conoscenza
delle circostanze di cui ci dobbiamo servire non esiste mai in forma
concentrata o integrata, ma solo sotto forma di frammenti sparpagliati di
conoscenza incompleta e spesso contraddittoria che tutti gli individui
possiedono separatamente” (Hayek 1967, p. 277).
“La conoscenza umana, dunque, non può che essere parziale, fallibile e
dispersa tra milioni di individui, tant’è che è impossibile per chiunque
centralizzarla e divenire così portatore esclusivo di un sapere superiore.”
4
L’ordine spontaneo, che Hayek concettualizza tra gli anni trenta e
quaranta del secolo scorso, è un tentativo di rendere conto della logica
della mano invisibile
5
attraverso un nuovo approccio metodologico e con
un modello epistemologico analogo a quello adottato alcuni decenni
dopo dalla biologia degli automi naturali, a seguito dello sviluppo della
teoria dei sistemi aperti. È inoltre una sorprendente anticipazione di certi
concetti della cibernetica e della teoria della complessità auto-organizzata.
3
Fallocco, S., Galassia Facebook. Comunicazione e vita quotidiana, Nutrimenti, Roma 2012, p.
63.
4
Ibidem.
5
Con questa espressione, usata da Adam Smith ne La ricchezza delle nazioni, per illustrare la
logica secondo cui, lasciato libero di soddisfare il proprio interesse, l’individuo realizza non solo il
proprio bene, ma anche il bene della comunità, si fa riferimento al risultato non programmato di
azioni individuali intenzionali. Essa rappresenta la metafora con cui in una società secolarizzata
viene rappresentato il meccanismo spontaneo di aggiustamento reciproco delle attività di
“scambio” individuali in grado di condurre a una situazione complessivamente vantaggiosa per
tutti. Cfr. Smith 1776, p.444.
7
Gli individui, considerati come agenti-attori di un determinato sistema
sociale ed economico, vengono analizzati da Hayek come parte di un
insieme che condivide conoscenze non costituite solo da teorie
scientifiche, ma soprattutto da valutazioni individuali concernenti
“circostanze particolari di tempo e di luogo”
6
e che, in quanto tali,
mutano in modo continuo ed aleatorio e non sono, di conseguenza, in
alcun modo catalogabili e padroneggiabili nel loro insieme da parte degli
agenti. Nella realtà dei fatti, questi ultimi, si trovano a dover vivere una
situazione di irrimediabile ignoranza. Va precisato, tra l’altro, che Hayek
ritiene che il problema dell’ignoranza individuale in un contesto socio-
economico non sia legato esclusivamente all’impossibilità di accentrare e
di padroneggiare le conoscenze circostanziali. A suo giudizio, esso ha
anche altre cause. Anzitutto, va considerato il fatto che, tra gli strumenti
di problem-solving di cui dispone l’individuo per fronteggiare le situazioni in
cui si trova a dover agire, vi è la dimensione tacita o inarticolata del know-
how. Per chiarire il punto è possibile prendere in considerazione, per
esempio, l’importanza che riveste tale dimensione nel lavoro di un
artigiano. Qualsiasi artigiano compie le sue attività impiegando, oltre alla
sua conoscenza circostanziale, un insieme di abilità acquisite
semplicemente per prassi e che è impossibile descrivere esplicitamente o
verbalmente. Un artigiano non può tramandare il suo know-how scrivendo
un libro in cui ne espone dettagliatamente ed efficacemente i contenuti
proprio perché tale know-how è inarticolato e non trasmissibile attraverso
il linguaggio. Essendo tacite, queste tipo di conoscenze sono
incomunicabili e, di conseguenza, inevitabilmente disperse.
6
Von Hayek, F.A., L’uso della conoscenza nella società, in Conoscenza, mercato, pianificazione,Il
Mulino, Bologna, 1988 cit., p. 280.
8
Hayek evidenzia anche altri due limiti alla possibilità di centralizzare le
conoscenze umane. Essi sono delle implicazioni della sua teoria della
mente:
1. Non essendo le rappresentazioni sensoriali “dati” empirici
oggettivi, ma costruzioni mentali prodotte da presupposti
interpretativi che presentano, per ciascun individuo, parziali
differenze di matrice genetica ed ambientale, uno stesso insieme di
stimoli non suscita mai percezioni assolutamente identiche in due
soggetti differenti
7
;
2. Avendo la struttura della mente un carattere adattivo, essa viene
“modificata dall’esperienza” (la storia individuale è capace di
modellare le categorie percettive della mente), per cui una stessa
situazione può essere valutata differentemente da una medesima
mente a distanza di tempo.
Al fine di dimostrare, da un punto di vista generale ed in modo evidente,
la rilevanza del problema della distribuzione sociale della conoscenza è
sufficiente prendere in considerazione, secondo Hayek, quanto ci resta
da imparare in ogni occupazione dopo che abbiamo completato
l’addestramento teorico, quanta parte della nostra vita lavorativa è
dedicata a imparare lavori specifici, e quale preziosa risorsa sia, in tutte le
professioni, la conoscenza delle persone, delle condizioni locali e delle
circostanze particolari.
Hayek considera il problema della dispersione della conoscenza anche da
un punto di vista più generale, dell’analisi epistemologica della
spiegazione e della previsione nella scienza. Per quanto riguarda i
fenomeni complessi (come lo sono le società), secondo Hayek è possibile
7
F.A von Hayek, L’ordine sensoriale. I fondamenti della psicologia teoretica, cit.,pp. 163-164.
9
unicamente una “previsione negativa”
8
, ossia tendente a escludere certi
possibili corsi di eventi, ma compatibile con una vasta costellazione di
possibilità. Proprio per questo, le teorie dei fenomeni complessi, egli
precisa, risultano avere, come elemento di peculiarità, un minore
contenuto empirico rispetto a quelle dei fenomeni semplici, ossia un
inferiore grado di falsificabilità
9
. Secondo Hayek, il controllo scientifico
è, quindi, più problematico per le teorie sociologiche.
L’impossibilità di fare previsioni dettagliate, legate all’impossibilità di
accertare con certezza tutte le condizioni iniziali della spiegazione, è per
Hayek, solo una delle cause dell’incertezza caratteristica dei fenomeni
sociali. Egli implicitamente ne prende in considerazioni anche altre due:
1. Il fatto che, essendo i fenomeni sociali sistemi di azioni aperti al
flusso di nuove informazioni che si formano all’esterno o per via
endogena, le condizioni iniziali della spiegazione cambiano in
modo continuo ed aleatorio;
2. Il fatto che, producendo le azioni umane intenzionali infinite
conseguenze ed essendo infinite anche le possibili combinazioni
casuali di catene causali di azioni indipendenti, le conseguenze
inintenzionali non prevedibili delle azioni umane intenzionali sono
sempre in agguato nel contesto sociale.
8
F.A, von Hayek, L’abuso della ragione, trad. it., Seam, Roma, cit., p.47 . Cfr. F.A. von Hayek,
Gradi di spiegazione, in Studi di Filosofia, politica ed Economia, Rubbettino, Soveria Mannelli,
1998, pp. 41-70.
9
F.A. von Hayek, La teoria dei fenomeni complessi, in Studi di Filosofia, politica ed Economia, p.
86.