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“Non è mai troppo tardi”
Alberto Manzi
(1924-1997)
Introduzione
In questa tesi faremo un viaggio nella Comunicazione Sociale, ovvero quella
comunicazione, conosciuta anche come Pubblicità Sociale, che attraverso
l’insieme dei messaggi promossi da possibili diversi attori ha l’obbiettivo di
sensibilizzare ed educare il grande pubblico su tematiche di interesse
generale
1
; infatti essa riesce ad accentuare il valore “espressivo” del processo
comunicativo, ovvero ha lo scopo di indurre riflessioni ed emozioni, di
smuovere l’individuo e trascinarlo all’azione.
Inoltre essa è in grado, con grande impatto emotivo, di influire sulle modalità
cognitive con cui le persone assorbono, interpretano ed elaborano le
informazioni ricevute.
Questo percorso, oltre ad un approfondimento sul significato stesso di
Comunicazione Sociale, ne racconterà, in chiave storica, l’evoluzione
ripercorrendo quella del caso Italiano “Pubblicità Progresso”, diventato
sinonimo di questo tipo di comunicazione nel nostro Paese, e un “caso unico
al mondo”
2
secondo Philip Kotler.
Saranno toccati i linguaggi, e gli aspetti psicologici, su cui fanno leva taluni
approcci comunicativi con l’ausilio di immagini più o meno drammatiche, si
identificheranno i soggetti che impiegano i linguaggi descritti e verrà
brevemente analizzato il problema di valutare i ritorni di questo tipo di
comunicazione.
1
G. Gadotti (a cura di), La comunicazione sociale. Soggetti, strumenti e linguaggi, Milano, Arcipelago, 2001, p.24
2
A. Corti, “Al via la seconda parte della campagna dedicata alla sicurezza sul lavoro”,
http://www.pubblicitaprogresso.org/comunicati_stampa/Al-via-la-seconda-parte-della-campagna-dedicata-
alla-sicurezza-sul-lavoro/, luglio 2008
5
Uno spazio sarà dedicato ai recenti strumenti messi a disposizione dalle
tecnologie digitali, descrivendone le potenzialità e i protagonisti che ne
dominano il mercato e proponendone un possibile impiego raccordandoci così
alle conclusioni integrate dai risultati delle interviste fatte ad alcuni esperti del
settore.
Figura 1 - Pubblicità Progresso (1975)
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“Advertising justifies its existence
when used in the public interest,
it is much too powerful a tool to use
solely for commercial purposes.”
Howard Gossage
3
Comunicazione Sociale: di cosa stiamo parlando?
La Comunicazione Sociale, conosciuta anche come Pubblicità Sociale (o
campagna di utilità sociale), può essere definita come forma di pubblicità
senza scopo di lucro finalizzata a sensibilizzare l'opinione pubblica su
problematiche di carattere morale e civile di interesse comune; è orientata,
quindi, a valori positivi ed etici relativamente al bene collettivo.
Nel nostro Paese la dicitura “Comunicazione Sociale” è stata talvolta
malintesa, anche da soggetti occupatisi di processi comunicativi, dandogli il
significato di comunicazione diffusa nella società, mentre il suo contenuto
semantico corretto è quello di pubblicità sociale, ovvero di specifica
comunicazione mirata al grande pubblico, veicolata attraverso gli opportuni
media , articolata secondo principi, norme e metodi che guidano l’ideazione,
la realizzazione e la diffusione di messaggi finalizzati a informare su
argomenti drammatici o situazioni pericolose, a promuovere condotte virtuose
piuttosto che mettere all’indice atteggiamenti e comportamenti negativi.
Lo studio sui metodi per raggiungere questo obbiettivo ha portato la
definizione “Marketing Sociale” all’attenzione degli addetti ai lavori: secondo
Philip Kotler
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, occorre infatti impiegare strumenti tipici del marketing
3
S. Harrison, “Howard Luck Gossage – the ‘mad man’ who changed the world”,
http://sofii.org/article/howard-luck-gossage-the-mad-man-who-changed-the-world-1, giugno 2013
4
P. Kotler, N. Roberto, N. Lee, Social Marketing - Improving the Quality of Life. Thousand Oaks
(California), Sage Pubblications, 2002
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commerciale, strategie e tecniche, per influenzare il gruppo target stabilito in
modo che adotti, modifichi o abbandoni volontariamente specifici
comportamenti, onde raggiungere un vantaggio per i singoli individui e/o la
società nel suo complesso.
L’utilizzo di tecniche di marketing quali, ad esempio, l’applicazione del
concetto di marketing mix, non deve far dimenticare che il marketing sociale
è profondamente diverso da quello commerciale in termini di valori e finalità,
in quanto il suo mandato primario raggiungere un beneficio per i destinatari
del progetto invece di cercare un vantaggio economico per il promotore
dell’iniziativa.
Purtroppo nel nostro Paese non si riscontra un’applicazione allargata di questi
concetti e, a onor del vero, neppure in ambito commerciale, dove solamente
le grandi aziende si distinguono per l’impiego diffuso degli strumenti
suggeriti dalle teorie di marketing; tale ritardo è da imputarsi anche a ragioni
storiche legate al primo dopo-guerra durante il quale vi fu una marcata
discontinuità nell’utilizzo degli strumenti utilizzati dalla dittatura fascista, tra
questi troviamo anche la pubblicità che venne piegata a becera propaganda
politica e usata per manovrare pensieri e comportamenti del popolo italiano.
È interessante ricordare che la comunicazione sociale viene talvolta confusa
con l’Advocacy, conosciuta anche come pubblicità di sostegno o di
propugnazione
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, ovvero una forma di pubblicità no-profit usata per
caldeggiare uno specifico punto di vista relativamente a tematiche controverse
sino al punto di alimentare una polemica a proposito; un esempio di questo
tipo di pubblicità sono le campagne contro la vivisezione considerata una
tortura nei confronti degli animali.
Può essere impiegata da varie tipologie di promotori come associazioni di
categoria, gruppi di imprese, unioni di consumatori, sindacati, organizzazioni
imprenditoriali, lobby, ecc., con il fine di chiarire posizioni, punti di vista,
5
G. Gadotti, Pubblicità sociale. Lineamenti ed esperienze, Milano, Franco Angeli, 1992, p. 28
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ragioni e idee. Analogamente alla comunicazione sociale, l’advocacy non ha
scopo di lucro, almeno non diretto, ma anziché mirare ad un risultato utile alla
collettività lo limita a una parte di essa.
A sua volta, l’advocacy non deve essere erroneamente scambiata con la
pubblicità politica che fa della parzialità il fondamento dei suoi messaggi e ha
come oggetto un insieme di questioni che assumono la forma di un
programma politico o rappresentano un’ideologia.
Tornando all’argomento principale di questa tesi, è opportuno ricordare, per
completezza, che tra gli esperti del settore comunicazione vi sono diverse
sfumature interpretative sul significato di comunicazione sociale.
Uno degli orientamenti è quello di Stefano Rolando
6
e Paolo Mancini i quali
inseriscono la comunicazione sociale nel contenitore della comunicazione
pubblica reputandola di interesse generale, in particolare Rolando separa la
pubblicità commerciale da quella pubblica, dettagliando quest’ultima in:
● “istituzionale”;
● “politica”;
● “sociale” o di “solidarietà sociale”.
Una distinzione condivisa da Franca Faccioli
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che motiva la differenza sulla
base degli obbiettivi da raggiungere e degli attori coinvolti.
Invece, Paolo Mancini
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suddivide la comunicazione pubblica in:
● “politica”;
● “dell’istituzione pubblica”;
● “delle istituzioni quasi pubbliche” (ad es. sindacati, Chiesa Cattolica);
● “sociale”.
Mancini, poi, ripartisce la comunicazione sociale in:
6
S. Rolando, a cura di, La comunicazione pubblica in Italia, Milano, Editrice Bibliografica, 1995, p. 26
7
F. Faccioli, a cura di, Comunicazione pubblica e cultura del servizio, Roma, Carocci, 2000, p. 24
8
P. Mancini, Manuale di comunicazione pubblica, Roma- Bari, Laterza, 1999, p.38
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● “comunicazione di pubblico servizio” (caldeggia argomenti di interesse
generale);
● “comunicazione sociale nel senso proprio” (promuove tematiche
parzialmente controverse);
● “comunicazione delle responsabilità sociali” (propria di organizzazioni
a scopo di lucro che sostengono argomenti di interesse generale).
Leggermente discordanti da quest’ultima classificazione sono Giovanna
Gadotti e Roberto Bernocchi
9
, i quali connotano la comunicazione sociale
come "di pubblica utilità" anzichè "pubblica", ritenendo tale definizione
troppo generica se riferita all'intero ambito comunicativo del pubblico, o
troppo specifica se riferita ai soli soggetti istituzionali.
La comunicazione sociale viene divisa dagli studiosi
10
, sulla base
dell’appartenenza all’ambito della pubblica utilità, in tre categorie:
• “appelli al pubblico”, ovvero quei messaggi mirati a ottenere contributi
dagli individui target della campagna cui si riconducono i messaggi
medesimi, sono essenzialmente campagne di raccolta fondi dove il
contributo viene raccolto dal promotore della campagna e poi distribuito ai
veri beneficiari;
• “comunicazione di sensibilizzazione”, indirizzata a coinvolgere gli
individui target della campagna, prevede che il contributo venga devoluto
direttamente ai beneficiari;
• “comunicazione di educazione”, si propone di educare gli individui target
della campagna promuovendo comportamenti virtuosi o stigmatizzando
quelli dannosi; evidenzia una sostanziale sovrapposizione tra destinatario
(target) e beneficiario.
9
G. Gadotti, La comunicazione sociale, cit., p. 7.
10
Ibidem, p. 24.