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1 Introduzione
1.1 Le modificazioni del territorio forestale montano
Da tempi immemorabili l’uomo si serve dell’ambiente che lo circonda per ricavare le risorse
necessarie al suo sostentamento. Lo sfruttamento de l territorio attraverso i secoli ha portato
alla trasformazione periodica dell’ambiente e del p aesaggio con un ritmo intimamente
connesso alla presenza dell’uomo nel territorio e a gli andamenti demografici, sociali ed
economici in esso avvenuti (Aceto, Pividori et al. 2000; Sgarbossa 2008). In particolare negli
ultimi decenni si è assistito ad un fenomeno di spo polamento delle zone marginali, specie
quelle montane, e un esodo delle popolazioni verso le aree di pianura, con un conseguente
abbandono delle attività tradizionalmente legate al territorio montano (Höchtl and Burkart
2000; Sgarbossa 2008; Sitzia 2009).
Le motivazioni di ciò vanno ricercate nella cessata economicità della vita rurale montana, a
favore delle più innovative e remunerative opportun ità offerte dalla pianura. Le zone di valle
sono state infatti sempre più occupate e sfruttate, mentre i versanti montani, specie quelli a
maggior acclività come Tovanella, sono stati abband onati in modo più o meno repentino (Geri,
Granziera et al. 2008).
Diretta conseguenza di questo fenomeno sociale è st ata la progressiva rinaturalizzazione
delle aree rurali che, specie nel piano montano, st anno lentamente cedendo il passo
all’avanzata del bosco a rioccupare gli antichi con fini (Aceto, Pividori et al. 2000; Garbarino and
Pividori 2006). Se da un lato questo fenomeno porta al ritorno ad uno stadio di seminaturalità,
dall’altro si assiste alla diminuzione di variabili tà di ambienti ed ecosistemi che, finemente
mescolati assieme a fornire numerose fasce di ecoto no, fornivano una elevata diversità
biologica (Höchtl, Lehringer et al. 2005). In parti colare ci sono studi che analizzano come la
biodiversità connessa all’agricoltura sia minacciat a tanto dall’intensivizzazione quanto
dall’abbandono delle pratiche agricole (Marriott, F othergill et al. 2004). Con maggior evidenza
questi fenomeni sono osservabili in aree protette c ome la Val Tovanella, in cui il regime
riservistico imposto ha portato ad un cessazione to tale e istantanea dei ogni attività antropica a
partire dagli anni Cinquanta. Molto spesso ciò si è tradotto in una massiccia ricolonizzazione e
chiusura del bosco a carico di cenosi erbacee un te mpo mantenute aperte dall’uomo (Lingua,
Calvo et al. 2006) che per le loro caratteristiche rivestivano un’importantissima funzione di
inerzia ecologica nel mantenere alto il numero di h abitat e la loro fine mescolanza. Il grado
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delle modificazioni del paesaggio dipende però da m olti aspetti e varia nel tempo e nello spazio
in modo parallelo alle fluttuazioni delle condizion i dei fattori ambientali.
Negli ultimi decenni hanno assunto sempre maggiore importanza le tematiche ambientali ed
in particolar modo l’attenzione che si presta ai fe nomeni di abbandono colturale e culturale
delle zone montane e rurali hanno stimolato l’evolu zione di sistemi di monitoraggio del
territorio via via più sofisticati e precisi. Il pr oblema del paesaggio e del suo studio risiede nelle
vastissime superfici con le quali si ha a che fare e all’impossibilità di utilizzare i tradizionali
sistemi di rilievo nella misura dei suoi parametri. Fu così che, per motivi principalmente militari
e bellici, nei primi decenni del secolo scorso si m isero a punto sistemi di rilievo a distanza che
aprirono di fatto le porte all’era del telerilevamento . “Il telerilevamento è una scienza che
permette di ottenere dati qualitativi e/o quantitat ivi riguardanti un oggetto, un’area o un
fenomeno attraverso l’analisi dell’informazione acq uisita senza contatto diretto con lo stesso
oggetto, area o fenomeno indagato; questa informazi one può provenire sia da foto aeree che
da immagini satellitari ” (Mognol 2006).
D’altra parte, se l’unico limite per una gestione c orretta e sostenibile delle risorse fosse solo
l’acquisizione e l’accumulo di dati, i problemi sar ebbero di risoluzione abbastanza semplice.
Invece un limite comune a tutte le scienze naturali è quello di di gestire l’enorme mole di dati a
disposizione senza perdere di vista i componenti ch iave principali; nel campo selvicolturale è
stato detto che “noi ora abbiamo più dati di quelli che possiamo di fatto interpretare”
(Lachowski, Maus et al. 2000). Il vero problema att uale, e lo sforzo quindi verso cui indirizzare
gli obiettivi, è quello di rendere applicative le i nformazioni “celate” dentro i fotogrammi per
renderle gestibili, calcolabili e quindi interpreta bili. Si è certi, e gli studi lo confermano, che
questo strumento ha il grande potere di saper indiv iduare in modo preciso i cambiamenti del
territorio ed è in grado di aiutare, se correttamen te usato, a capire ed interpretare meglio le
implicazioni che le azioni umane hanno avuto ed han no sull’ambiente (Calvo-Iglesias, Fra-Paleo
et al. 2006; Garbarino, Lingua et al. 2006; Corona, Fattorini et al. 2007; Kozak, Estreguil et al.
2007).
1.2 Obiettivi del lavoro
Questo lavoro viene condotto nell’ambito del proget to “Ricerca scientifica per individuare
buone regole di gestione delle foreste in aree di i nteresse naturalistico” (AA.VV. 2009) condotta
dal Dipartimento TeSAF dell’Università di Padova in collaborazione con l’Ufficio Territoriale per
la Biodiversità di Belluno – Corpo Forestale dello Stato. Lo scopo di questo e di altri lavori
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paralleli è quello di aumentare in modo significati vo il bagaglio di informazioni disponibili per le
due aree di interesse e vedere come intensità e mod alità di gestione differenti possono
influenzare la struttura dell’ecosistema forestale e del paesaggio più in genere.
Gli obiettivi del presente lavoro possono quindi es sere così riassunti:
- Analisi quantitativa della variazione della copertu ra forestale in un arco
temporale di 52 anni attraverso l’uso e l’analisi d i serie fotogrammetriche storiche.
Parallelamente si sono valutate anche le variazioni quantitative delle altre formazioni
vegetali riconoscibili, che nella fattispecie sono rappresentate dalle fitocenosi erbacee
(naturali o antropogene) ed arbustive (d’alta quota o di sponda);
- Analisi quantitativa dei processi di ricolonizzazio ne forestale secondo il gradiente
altitudinale, nel tentativo di interpretare i dati misurati e valutare quali fattori hanno
maggiormente guidato l’evoluzione del territorio al l’aumentare della quota;
- Analisi qualitativa di tali modificazioni attravers o il calcolo e il confronto di alcuni
indici di paesaggio. Il loro utilizzo permette di i nterpretare ad un livello conoscitivo
superiore, quali processi specifici hanno determina to la quantità della variazione della
copertura.
- L’accoppiamento dei dati raccolti con quelli relati vi alla seconda parte del lavoro.
Essa riguarda la valutazione delle modificazioni a livello strutturale dei popolamenti
forestali di Tovanella e Cajada, aspetto questo non rilevabile a distanza ma solo con un
lavoro in campo (Barazzutti 2010).
In definitiva si cerca di osservare se e come un di verso tipo di gestione per carattere ed
intensità, porta a evoluzioni differenti del paesag gio forestale in aree simili e se questo può
avere o meno una ripercussione sulla diversità biol ogica dei siti studiati.
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2 Aree di studio
2.1 Val Tovanella
Figura 2.1 : Visualizzazione 3D dell’area della Riserva di Val Tovanella i cui confini sono segnati in rosso. Il punto di vista aereo è
posto a sud-est rispetto alla valle. La freccia ner a indica il Nord.
2.1.1 La storia dell’area
Tovanella è una valle appartata, molto impervia e d i difficile accesso, posizionata alla
destra orografica della valle del Piave di cui il s uo torrente, il Rio Tovanella appunto, ne è
affluente principale. Proprio queste sue caratteris tiche di inaccessibilità hanno permesso nei
secoli una certa conservazione della risorsa forest ale ed ecosistemica, rendendo più agevole
alle popolazioni locali l’utilizzo di zone più favo revoli. Tuttavia numerose testimonianze scritte,
svariati autori nei loro lavori, nonché lo studio d ei popolamenti forestali attualmente presenti
nella Riserva permettono di affermare inequivocabil mente che l’opera dell’uomo ha in ogni
caso contribuito a plasmare il paesaggio e l’ambien te anche se in misura diversa rispetto alle
aree limitrofe.
Di Tovanella il professor Susmel, curatore del pian o di assestamento, scrisse: “ La crescente
contaminazione per mano dell’uomo, se non ha potuto modificare i tratti della struttura
fisiografica della valle, fermati inamovibilmente n ella roccia, ne ha invece spogliato e alterato
l’antico rivestimento vegetale, pur senza riuscire a cancellarne, per buona sorte, l’essenziale
fisionomia originaria ” (Susmel 1958).
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Più recentemente altri autori hanno sottolineato qu esto concetto confermando la relativa
conservazione di ecosistemi semi-naturali e relativ amente poco compromessi dall’opera
dell’uomo (Campedel 2007).
Dalle testimonianze raccolte si può affermare che l a presenza dell’uomo nella valle con
attività sia di carattere forestale che pascolivo t rovi le sue origini fin dai primi decenni del ‘400 e
che sia continuata fino metà del secolo scorso quan do, dopo il termine del secondo conflitto
mondiale, la prospettiva di una vita migliore nelle zone di valle e pianura ed il crollo della
redditività della attività agricole d’alta quota ha nno portato ad uno spopolamento della
montagna ed al conseguente abbandono delle attività ad essa connesse.
Il primo documento che menziona la Val Tovanella ri sale al 1428 e parla della definizione
dei confini tra Belluno e il Cadore. Questa decisio ne di carattere amministrativo, non tenendo
conto delle esigenze delle popolazioni locali, port ò con sé una serie molto lunga di controversie
e dispute per l’utilizzazione delle risorse fin’ora liberamente usate sulla base di antiche
consuetudini locali. È poi del 1540 la decisione de lla Serenissima Repubblica di Venezia per
decisione del Consiglio, di viziare, cioè bandire a l taglio, i boschi di Tovanella, visti i crescenti
bisogni di ingenti quantità di legname per mantener e e accrescere l’arsenale veneziano. Sorte
simile capiterà poi anche ai boschi di Cajada.
Fino agli anni ’50 Tovanella fu proprietà privata d ella famiglia Costantini e successivamente,
nel 1968 passò di proprietà del demanio sotto la ge stione dell’allora Azienda di Stato per le
Foreste Demaniali (ASFD) per divenire poi, nel 1971 con emanazione del Decreto Ministeriale
del 28 dicembre, Riserva Naturale Orientata. È rece nte l’inquadramento di tutta l’area sotto il
regime riservistico europeo che ne ha sancito la cl assificazione come Zona di Protezione
Speciale (ZPS) “Dolomiti di Cadore e Comelico” IT32 30089 (Direttiva79/409/CEE) e Sito di
Interesse Comunitario (SIC) IT 3230031 (Direttiva 9 2/43/CEE).
Si dovrà attendere il 2006 per la stesura di un def initivo piano di gestione attento ai bisogni
veri della riserva, necessario per avere un quadro conoscitivo e dare proposte gestionali
concrete all’area.
2.1.2 Inquadramento geografico geomorfologico e geologico
La Riserva si estende interamente all’interno del b acino idrografico del Rio Tovanella
occupando una superficie di 1040 ha (Figura 2.1). I l corso del Tovanella che la solca
longitudinalmente trova origine alle pendici della cinta di rilievi che coronano la valle nei suoi
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confini nord-occidentali e si immette poi nell’asta principale del Piave, un chilometro a valle del
centro di Ospitale di Cadore in corrispondenza dell ’abitato di Davestra. Il confine meridionale
della valle, pur seguendo lo spartiacque geografico , coincide pure con il confine amministrativo
del comune di Ospitale entro cui ricade l’intera ar ea.
La riserva si innalza progressivamente dai circa 50 0 metri nel confine sud-est di fondovalle
fino agli oltre 2400 m alla sommità delle cenge più elevate. In questo ambito la vegetazione
ricopre le porzioni di territorio fino al limite de l bosco che si attesta attorno ai 1700 m di quota.
L’orientamento della vallata è NO-SE e quindi le es posizioni prevalenti dei versanti sono SO e
NE.
Le aree che si estendono sopra il limite del bosco alle quote più elevate sono caratterizzate
principalmente da ambienti di rupe con impervie par eti rocciose esposte e numerosi torri e
guglie di Dolomia Principale che si innalzano prive di qualsiasi copertura vegetale. Alla base di
questi si adagiano estese zone di ghiaione resti di antichi circhi glaciali o falde detritiche
accumulatesi dallo sfaldamento delle alture superio ri. Queste aree, proprio per la loro
caratteristica condizione di aridità e instabilità sono difficilmente colonizzate e colonizzabili
dalla vegetazione. Scendendo di quota la morfologia del paesaggio si mitiga, pur mantenendo i
caratteri di acclività e asprezza riconoscibili in tutta la valle. Qui la fanno da padrone i paesaggi
forestali di versante caratterizzati dal’essere sol cati da innumerevoli corsi d’acqua secondari, e
per l’avere pendenze elevate (fra il 60 e oltre il 100%), e quindi accessibilità ridotta. Questo è
uno dei motivi per cui queste zone, anche in passat o furono mantenute a bosco, riservando le
poche aree sub-pianeggianti alla destinazione di pa scolo o prato (Toffolet 2007). Queste ultime,
ormai pesantemente minacciate dal progressivo avanz amento del bosco lasciato all’abbandono
colturale, sono ancora in parte presenti e manifest ano tutt’ora la loro grande importanza nel
mantenere una elevata funzione di diversità morfolo gica e biologica. Infine gli ambienti di
fondovalle si presentano quasi ovunque come forre e canaloni molto stretti, plasmate
dall’azione di scavo dell’acqua e caratterizzate da ll’avere climi molto umidi e accessibilità quasi
nulla. Il (Susmel 1958) di queste forre scrisse: “ verso il fondovalle […] il Rio Tovanella defluisce
fra anguste pareti incise nella roccia fino a 40 me tri di profondità, in botri tanto orridi quanto
suggestivi ”.
Come ben descrive Toffolet (op. cit.) la Val Tovane lla è situata ai margini meridionali della
regione dolomitica e questo contribuisce notevolmen te alla definizione del suo assetto
tettonico attuale, definito da numerose e important i discontinuità che hanno portato alla