7
tematiche mitologiche si fanno portatrici di significati allegorici che in genere hanno per
oggetto l amore o la virtø, attingendo soprattutto al vasto repertorio offerto dai testi
ovidiani.
L accezione negativa del legame amoroso tra Elena e Paride e il destino tragico a cui
tale unione condurr , ne fa infine un soggetto adatto a offrire lo spunto per
rappresentazioni di guerra, e all iconografia dell idillio finora universalmente accettata
viene spesso preferita quella del rapimento violento, inserito in un vero e proprio contesto
di battaglia.
In questo senso gioca un ruolo determinante l invenzione proposta da Raffaello, e
diffusa dalle stampe di Marco Dente e Marcantonio Raimondi, dove la fuga della coppia di
amanti diventa il pretesto per mettere in scena un concitato scontro tra Greci e Troiani.
Non mancheranno per scelte iconografiche di segno opposto, come quella seguita da
Giulio Romano nella decorazione degli appartamenti del Palazzo Ducale di Mantova, dove
la scena viene riproposta come una fuga amorosa dei due innamorati, con pieno consenso
della donna.
Nel corso del lavoro cercheremo di illustrare corrispondenze e divergenze tra le opere
prese in considerazione, tentando di far emergere la logica che guida la creazione e la
scelta dei modelli, con lo scopo di arrivare a delineare un quadro sufficientemente
completo dell evoluzione del soggetto preso in esame.
8
Introduzione: origine di un mito
Quando ci si accinge a parlare di un personaggio del mito, occorre sempre fare una
premessa sulla natura della materia trattata: il personaggio mitico non sembra
corrispondere ad una figura univoca, ma ad una molteplicit di immagini sovrapposte dai
contorni poco definiti, ragion per cui Ł difficile riuscire ad afferrarne la personalit .
Il protagonista delle vicende mitologiche non nasce con una storia gi ordinata e
dettagliata cos come la sua indole non Ł data una volta per tutte, ma Ł il racconto stesso
nel suo farsi a determinare la sua specificit . Se vediamo il racconto mitico come una
forma di linguaggio, capiremo meglio come solo attraverso la sua fruizione, nella sua
narrazione e ricezione, le parti che lo compongono acquistino un valore in relazione agli
altri elementi e come il loro significato contribuisca a creare una certa percezione del
mondo e ne sia a sua volta condizionato e determinato. Perci non si pu parlare di un
personaggio mitologico a prescindere dalla sua dimensione diacronica: esso difficilmente
pu essere isolato in una sua forma originaria che prescinda dalle successive rielaborazioni
e dalle differenti versioni date della sua storia.
Il mito e tutti i personaggi che in esso vivono ed agiscono, siano essi divinit , eroi, o
creature semi divine, rappresentano sempre un certo aspetto dell esistenza, e rivestono
significati ben precisi, anche se di volta in volta adattati alle necessit dei differenti
contesti socio-culturali in cui operano.
Le varianti coesistenti di uno stesso racconto, gli episodi, spesso discordanti o
incoerenti e difficilmente concordabili, legati ad un unico personaggio, sono conseguenza
di tali adattamenti e non devono essere considerate versioni piø o meno giuste o sbagliate,
in quanto ognuna di esse, presa nella sua specificit , contribuisce a far emergere la
sostanza piø profonda del racconto. Una corretta lettura del mito deve spaziare attraverso le
sue molteplici versioni e, partendo dall analisi dei motivi, riuscire a ricavarne il senso
profondo.
Prese nel loro insieme le singole vicende mitologiche vengono a costituire un tessuto
compatto e variegato dal quale, sebbene non senza contraddizioni interne e varianti
sovrapposte e compresenti, iati e ridondanze, sarebbe difficile isolarle. Esse vanno tutte
insieme a formare un patrimonio che, saldamente ancorato nella coscienza collettiva, si
diffonde all interno di un area incredibilmente estesa, soprattutto se consideriamo che il
9
suo unico mezzo di divulgazione Ł quello orale e che il terreno in cui si muove spesso
abbraccia realt politiche ed antropologiche tra loro disomogenee.
Il problema delle origini di un patrimonio culturale tanto vasto non Ł a tuttora giunto
ad una soluzione univoca e soddisfacente: se pure tutte le ipotesi finora formulate risultino
plausibili e in grado di fare luce su determinati aspetti, tuttavia non giustificano nella sua
totalit l esistenza di un repertorio cos ampio e articolato di storie, accessibile e alla
portata di tutti.
Una delle ipotesi avanzate sull origine del racconto mitologico Ł quella secondo cui
esso trascriva in forma narrativa la memoria collettiva di antichi rituali ai quali si tentava di
dare una spiegazione.
Molto spesso si Ł cercato di associare alcuni personaggi del mito con alcune figure di
divinit decadute, generalmente reminescenze di culti pre-ellenici, improntati sulla figura
di una Grande Madre (presente in varie forme cultuali nelle civilt che durante l et del
bronzo abitavano le coste mediterranee). Il ricordo di questa divinit femminile avrebbe
continuato a sopravvivere con il subentrare in Grecia di culti di derivazione indoeuropea
che porteranno alla nascita della religione degli dØi olimpi, imperniata sulla figura
maschile di Zeus1.
Sulla base di alcune testimonianze relative al culto di Elena in varie citt della Grecia
si Ł creduto di vedere in lei i caratteri di un antica divinit mediterranea che presiedeva al
rinnovamento della vegetazione2. Questa figura, molto piø antica rispetto al personaggio
legato alle vicende della guerra di Troia, sarebbe poi stata identificata, attraverso un
processo di declassazione, con l Elena del mito, moglie di Menelao e regina di Sparta.
In questo processo di assimilazione sarebbero state coinvolte quindi due figure
distinte: una sacra, l altra storica. Si avrebbe cioŁ una seconda tendenza di segno opposto
per cui il mito sarebbe il risultato di una progressiva eroicizzazione e deificazione di
personaggi storici, il piø delle volte re e regine, ma anche guerrieri particolarmente
valorosi, la cui memoria veniva perpetrata dopo la morte attraverso celebrazioni pubbliche
all interno di ristrette comunit locali, e che poi finivano con l essere associati a figure
divine preesistenti, o col fondersi con forme di devozione non autoctone.
1
Per un approfondimento sulle origini del mito: Kerenyi K., 1979.
2
Lindsay J., 1974, The nature of Helen, pp. 209-239.
10
Anche se questa tesi non Ł esente da critiche e presenta diversi punti deboli, Ł
importante comunque tenere a mente queste premesse quando nel mito ci imbattiamo in
elementi che lasciano intravedere la persistenza di culti arcaici, o in caratteri che spesso si
rivelano comuni a diverse figure mitiche, e che possono essere isolati come risalenti ad
un’unica radice.
Nel personaggio di Elena confluiscono elementi provenienti da diverse matrici, il che
ha portato a pensare al risultato di una fusione di due distinte individualit .
Partendo dall origine del nome, la tradizione piø antica vuole farlo derivare da quello
della dea Selene (Σελήνε da cui Нελήνε), divinit lunare.
Questa ipotesi implicherebbe un legame con una triade divina, dal momento che la
luna, data l analogia dei suoi cicli con quelli che determinano la fertilit femminile, veniva
messa in stretta associazione con la natura femminile e, nella fattispecie, l alternarsi delle
sue tre fasi era considerato in relazione alle fasi della vita della donna: vergine, ninfa e
madre3.
In effetti, nella figura di Elena sembrerebbero essere riuniti questi tre aspetti nelle
differenti forme di culto che gli erano tributate: a Sparta come vergine e come sposa (e
cos , come vedremo, anche in molte citt dell Attica), a Rodi, dove il suo culto era legato
alla tradizione della sua morte per impiccagione, come donna non piø giovane.
D altro canto il motivo dell impiccagione la metterebbe in relazione con tutta una serie
di rituali di fertilit e rigenerazione connessi con divinit arboree. Anche Artemide, altra
grande divinit legata alla fertilit ed alla Luna, era venerata in Arcadia, a Kondylea con il
nome di Artemide ApankomenŁ (impiccata): con questa divinit lunare, vergine e figlia di
Zeus, Elena sembra avere molto in comune, a cominciare dall assonanza che lega il nome
di sua madre Leda (che secondo un interpretazione molto accreditata deriverebbe dalla
forma persiana Lada che significa genericamente donna), con quello di Latona (Leto),
madre di Apollo e Artemide.
Anche l Elena oggetto di culto presso il Platanist s di Sparta Ł una giovane vergine
che, attorniata da sue coetanee, guida il corteo delle vergini nella danza: non si pu evitare
di notare l’analogia con le sessanta fanciulle danzanti, figlie di Oceano, tutte di nove anni
3
Hughes B., 2005, pp. 83-90.
11
che la dea bambina ottenne in dono dal padre Zeus perchØ andassero a formare il suo
seguito di compagne4.
Il culto di Artemide, vista come dea delle danze delle fanciulle, mostra molte affinit
con quello celebrato a Sparta in onore di Elena: nella Sparta arcaica e classica il culto di
Artemide era associato ai riti segreti di iniziazione femminile, in particolare a quei riti che
rappresentavano il distacco delle giovani dall’infanzia. In questo caso la dea tiene in mano
una lira, oppure, come portatrice di luce, impugna due torce accese e fiammeggianti.
A questo punto bisogna prendere in considerazione un altra etimologia del nome di
Elena, che vedrebbe il nome derivare da helenē: fiaccola5. Tale significato di fiaccola
ardente indicherebbe dunque la natura di una divinit luminosa e splendente , epiteto che
ricorre non di rado in riferimento ad Elena. Inoltre il richiamo alla fiaccola metterebbe in
relazione Elena con un certo tipo di cerimonie sacre in cui tali oggetti venivano utilizzati
come suppellettili votive, ad esempio, come abbiamo visto, compaiono nel culto di
Artemide come attributo della dea.
Helenē oltre ad essere la fiaccola liturgica, indicava anche un altro oggetto rituale: un
cesto di vimini che veniva utilizzato per trasportare gli utensili sacri durante le cerimonie
in onore di Artemide Brauronia6.
Vista la comune natura materica dei due oggetti, Ł probabile che tanto la torcia quanto
la cesta prendessero il loro nome dal materiale con cui entrambi erano realizzati: un
giunco. Quindi, probabilmente, si trattava di una pianta cui veniva riconosciuto un forte
potenziale sacro in associazione alla dea, cui erano attribuite particolari virtø mediche e
magiche (Artemide era anche la divinit che presiedeva, assieme ad Ilizia cui spesso era
associata, al parto e alle nascite). Probabile che si trattasse di quell elenio (helenium), che
Plinio affermer essere nato dalle lacrime di Elena, cui veniva attribuito il potere di
conferire freschezza vigore al corpo, e che quindi veniva spesso utilizzato dalle donne
come trattamento estetico7.
In ogni caso se davvero fosse questa l origine del nome, si potrebbe ipotizzare una
divinit arborea, celebrata con rituali di fertilit in cui un ruolo importante doveva essere
4
Callimaco, Inno a Artemide.
5
¨ l interpretazione data nel Lessico di Esichio.
6
Il centro principale di questo culto era a Braurone, nell’Attica.
7
Plinio, Naturalis Historia, XXI, 59: Helenium e lacrimis Helenae dicitur natum, et ideo in Helene insula
laudatissimum
12
svolto da vergini danzanti munite di fiaccole che forse erano agitate nella danza.
Sappiamo, infatti, che rituali simili erano svolti in onore di Artemide Brauronia: probabile
che nel corso del tempo fossero confluite in un unica divinit , dai moli appellativi,
differenti forme di culto appartenenti a divinit minori, di cui esistevano forme di
devozione localizzabili in aree circoscritte. D altro canto ritroviamo la stessa Elena danzare
agitando delle fiaccole, quando dalla rocca di Troia, dopo l ingresso del cavallo di legno
entro le mura, segnalava in quel modo all esercito greco appostato fuori citt che la via era
libera per l attacco8.
Abbiamo quindi il quadro di una divinit della giovinezza, splendente, luminosa ma
ambigua al pari della luna: portatrice di luce, ma anche di morte, come Artemide
cacciatrice, il cui lato oscuro viene mostrato quando, imbracciato l arco e le frecce, si
rivela una dea inflessibile e spietata9.
Esiste un altra ipotesi relativa all origine del nome di Elena che creerebbe invece un
legame con un altra importante divinit , Afrodite. Il nome HelenŁ viene fatto risalire alla
radice VelenŁ (Fελeνή), nome di un antica dea-madre della fertilit da cu i deriverebbe
anche il nome latino di Venere. Anche se l etimologia non pare troppo convincente Ł
invece chiaro il legame di Elena con questa divinit , che, non a caso, sembra potersi
identificare con l ancestrale Nemesi (per alcuni, altro nome di Leda).
Se con Artemide Elena condivide l aspetto virginale e il carattere di prorompente
vitalit proprio della prima giovinezza, Ł da Afrodite che discende il suo potere seduttivo e
la sua travolgente sensualit . A Sparta ella era onorata e invocata non solo come modello
virginale delle giovani, ma anche come dispensatrice di bellezza e di fascino, assumendo
connotati esplicitamente erotici.
Anche Afrodite, come divinit , affonda le sue radici nella personificazione femminile
primigenia dei processi naturali, e anche lei assumeva talvolta la forma di una triade o di
una coppia divina (le Afroditi, che a volte venivano identificate con le Ore, oppure con le
Moire, o, come accadeva ad Atene, veniva considerata la piø anziana delle tre).
8
Virgilio, Eneide, VI, vv. 516-518: illa chorum simulans euhantis orgia circum
ducebat Phrygias; flammam media ipsa tenebat
ingentem et summa Danaos ex arce uocabat .
9
Lindsay J., 1974, The nature of Helen, pp. 209-239.
13
Spesso quando una divinit appariva come triplice, o quando un gruppo di divinit
veniva considerato come unico e inscindibile, ci rispondeva alla necessit di moltiplicare
l entit divina, onde celebrarne i differenti aspetti connessi al suo culto.
Afrodite, che in tempi piø recenti riunifica in un’unica persona divina i suoi due aspetti,
in quanto personificazione del godimento sessuale, manifesta due nature concorrenti: di
supremo piacere, ma anche di forza malefica e distruttiva10.
Ancora in questa sua natura duplice ella si accosta a Nemesi, le cui origini sono
individuate nel culto che le veniva tributato a Smirne, dove essa appariva sotto forma di
divinit doppia e incarnava le forze ineluttabili che muovono il mondo attraverso
l avvicendarsi dei processi naturali. Solo in seguito la religione olimpica la identificher
con la giustizia divina, e ad essa sar assegnato anche il ruolo di vendicatrice dell offesa.
Anche nel caso di Nemesi quindi una natura duplice accoglie in sØ un aspetto positivo ed
uno negativo: la tutela dell ordine cosmico, e la punizione verso chi non si adegua ad esso.
Nemesi rappresenta emblematicamente il caso di un culto in cui uno spirito della natura
assume i connotati di esattore della giustizia divina11. Forse proprio in questo aspetto
Nemesi sembra dare la chiave di lettura per il personaggio di Elena visto anche lo stretto
legame tra le due12.
Elena Ł l immagine del supremo godimento delle gioie di Amore, ma al contempo
genera divisione e miseria sugli uomini, sopraffatti dal desiderio di afferrarla e possederla,
se pure il possederla non comporta quella felicit sperata. In lei si incarnano, come in una
triade divina, i caratteri di Artemide e di Afrodite, ma anche di Nemesi, la grande-madre: Ł
questa complessit a rendere il personaggio difficilmente interpretabile, dal momento che
sembra sottrarsi ad ogni definizione univoca.
10
Lindsay J.,1976, The judgement of Paris, pp.177-208.
11
Lindsay J., 1976, Nemesis, pp.300-332.
12
Analizzeremo nel capitolo seguente la versione del mito che vuole Elena nata dall unione di Zeus con
Nemesi, e non gi con Leda.