INTRODUZIONE
L'indifferenza è il peso morto della storia
Antonio Gramsci
Dal 2003 al 2008 ho svolto l'incarico di assessore nella giunta
comunale di Formia, con delega alle politiche giovanili e alla
gestione dei rifiuti. Le attività più importanti del mio mandato
furono l'avvio della raccolta differenziata porta a porta e la
relativa campagna di sensibilizzazione. Finito il mandato,
decisi di ritornare su quell'esperienza in occasione della tesi di
laurea triennale, che intitolai “l'oro che puzza”, in riferimento
allo straordinario giro di affari sui rifiuti e alla loro centralità
per le politiche urbane. Adottai un'ottica semiotica con cui
interpretai i materiali prodotti dall'Amministrazione ed il
dibattito pubblico nato attorno alla campagna. Notai come la
raccolta differenziata fosse una complessa pratica sociale densa
di conflitti, rappresentazioni ed appartenenze : la scelta
operativa su come gestire i rifiuti aveva delle conseguenze
sulla vita quotidiana delle persone e sul loro modo di concepire
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il rapporto con il potere politico. Conclusi che uno dei settori
più stimolanti per la comunicazione pubblica e sociale poteva
essere quello ambientale, e decisi di approfondirne lo studio,
iscrivendomi alla specialistica di Comunicazione per le
pubbliche amministrazioni e non profit. Dopo pochi mesi
cominciai una collaborazione giornalistica con La Nuova
Ecologia, mensile nazionale dell'associazione Legambiente.
Qui, feci delle inchieste sulla gestione dei rifiuti in Sicilia e sul
rapporto mondiale presentato da Veolia Propretè. Mi occupai
anche di un'inchiesta sulle conseguenze ambientali di
Chernobyl e sulla privatizzazione dell'acqua. In tutti i casi notai
che vi era, da parte del potere politico ed economico, un
meccanismo comunicativo teso a presentare il proprio punto di
vista come un dato di fatto. L'incenerimento non era un scelta
tra le molte per risolvere il problema dei rifiuti : era l'unica
praticabile. Il conferimento della gestione delle risorse idriche
ai privati un obbligo europeo, il rilancio del nucleare l'unica
opzione industriale credibile per evitare la dipendenza
energetica. Il modo in cui queste posizioni si legittimavano
attirarono particolarmente la mia attenzione : da un lato si
utilizzava la credibilità della scienza, ovvero il riconoscimento
della sua attendibilità metodica, dall'altro veniva usato il potere
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di rappresentazione e controllo dei media per semplificare il
contributo degli scienziati ed inserirlo nel giusto “frame” del
senso comune. D'altra parte nessuna di queste argomentazioni
poteva contare sull'unanimità : strategie comunicative
altrettanto raffinate miravano a delegittimarle e a sostenere altri
interessi. La coscienza che le questioni ecologiche affondavano
le loro radici in visioni politiche e culturali profonde e la
constatazione che all'interno di esse attori istituzionali si
relazionassero secondo logiche di conflitto, mi convinceva che
occorreva un modello di interpretazione. Uno strumento
euristico, in grado di definire i contenuti delle questioni
ecologiche, i ruoli più importanti, le relazioni più significative.
“Una struttura”1 con cui rilevare non tanto il potere
dell'ecologia, ovvero la rilevanza politica delle sue sfide,
quanto il potere nell'ecologia, ovvero i meccanismi di senso
prevalenti nel suo “campo”.
La prima cosa di cui avevo bisogno era definire con chiarezza
il significato dei concetti che volevo analizzare, ecologia e
potere. Ho avviato una ricerca bibliografica nell'intento di
1 “La struttura è un'entità autonoma di dipendenze interne”, Louis
Hejmselv,1959,”Essais linquisitiques”, Nordisk, Copenaghen
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scovare un testo che si fosse posto lo stesso problema. Appena
ho avuto tra le mani i testi di Donald Worster e Paul Deleageè2
mi sono spaventato ed ho pensato di cambiare tesi. La mia
esperienza dell'ecologia fino a quel momento aveva
completamente escluso le sue origini nell'ambito delle scienze
naturali, di cui non avevo conoscenze approfondite. Eppure il
contatto con il pensiero dei padri fondatori, tra cui Charles
Darwin, mi ha rivelato lo statuto ambiguo della scienza
ecologica, che indaga mediante metodi scientifici oggetti di
natura sociale. Lo scopo dell'ecologia è infatti quello di
indagare le relazioni tra organismi viventi in un dato sistema
ambientale, e ciò la rende, a mio modo di vedere, più che una
scienza naturale o sociale, una scienza “strutturale”, che
concepisce l'oggetto di studio come un insieme di relazioni tra
le parti che lo costituiscono. Avvicinandomi di più alla teoria
dell'evoluzione di Darwin, alla profondità antropologica delle
sue riflessioni, nonché alla strumentalizzazione che diversi
poteri hanno fatto della sua teoria per legittimare le proprie
aspirazioni, ho capito che avrei potuto usarla per sintetizzare il
valore dell'ecologia come scienza. Mentre approfondivo le
2 Paul Deleagèè “Storia dell'Ecologia”.. ; Donald Worster “Storia delle
idee ecologiche”...
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letture, mi rendevo conto della enorme differenza tra gli
argomenti trattati in ambito scientifico e quelli a cui io ero
abituato. Il significato che la parola ecologia aveva per me, era
più simile ad una forma di critica sociale dello sviluppo che ad
un'interpretazione olistica dei rapporti tra esseri viventi. C'era
relazione tra le teorie di Darwin, Clements, Odum, Lovelock ed
i reportage di J.E.Smith, i documentari di Al Gore, le iniziative
di Legambiente? Per capirlo avrei dovuto affrontare l'ecologia
nel campo mediatico, rintracciando le origini dell'interesse dei
media per le questioni ambientali, le basi e le dinamiche dei
movimenti ambientalisti ed antiambientalisti. Sarei giunto a
due conclusioni. La prima è che l'ecologia, al pari di altre
scienze, ha subito nel contatto con il sistema mediatico un
processo di “trikle down”, di sgocciolamento, prima dei
significati e poi delle finalità. La seconda conclusione è una
postilla interpretativa della prima : l'ecologia è diventata un
fatto mediatico perché nasce come una scienza prossima al
potere. La spiegazione dei rapporti tra gli esseri viventi in
natura è da sempre una forma di legittimazione di quelli in
cultura : la si può quasi definire una costante nelle modalità di
organizzazione politica delle società umane, specie di quelle
arcaiche. Pensare, scoprire, affermare il modo in cui la natura si
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comporta e noi ci relazioniamo con essa non è mai un atto
innocente : ha sempre delle conseguenze sul piano sociale e
vede il coinvolgimento, nelle società complesse come la nostra,
di rapporti tra sistemi istituzionali e ruoli. Per mettere a fuoco
l'ecologia avevo bisogno di una cornice teorica in grado di
posizionarla come un ambito autonomo dello spazio sociale.
Mi sono servito, più che di un metodo di analisi, della capacità
euristica di alcuni concetti : quello di campo e di capitale
sociale in Bordieu, quello di sistema in Luhumann, ed in
ambito semiotico, del percorso generativo del senso in
Greimas. Concepire l'ecologia come un campo, ovvero un
ambito definito dello spazio sociale dotato di regole e di
relazioni oggettive tra sistemi, mi ha permesso di iniziare a
sistematizzare i concetti ed arrivare dove volevo arrivare e cioè
a tirare fuori gli elementi fondamentali per capire le questioni
ecologiche. Gli elementi fondamentali erano costituiti da
sistemi, ovvero insiemi di attori uniti dal possesso di un certo
tipo di capitale e non necessariamente gerarchizzati o alleati. I
sistemi che mi parevano prevalenti nel campo ecologico erano
quello politico, dotato di capitale normativo,cioè della
possibilità di definire le regole del campo. Quello produttivo,
dotato del capitale materiale, sia esso denaro, mezzi di
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produzione, forza lavoro. Quello scientifico, dotato di capitale
culturale, lì dove per culturale intendevo un insieme di
conoscenze razionali e verificabili. Quello mediatico, dotato
del capitale simbolico, cioè del controllo delle rappresentazioni
e delle credenze. Infine di quello della società civile, termine di
suggestione hegeliana, che ho utilizzato volgarmente per
indicare l'insieme di soggetti organizzati portatori di un
interesse ecologico : associazioni,comitati,gruppi informali.
Definiti i sistemi, bisognava passare alle loro relazioni. Per
farlo dovevo spigare cosa intendessi per “potere”.
Per sottolineare la natura dinamica, comunicativa e relazionale
del potere mi sono servito del contributo di Max Weber, di
Michel Foucault e di Antonio Gramsci. Il primo mi ha aiutato a
sottolineare il potere come atto di comunicazione teso a
legittimare l'ordine istituzionale, e a distinguerlo da quello
coercitivo. Il secondo, a sottolineare il valore produttivo oltre
che impositivo del potere, capace di costruire soggettività.
Gramsci, attraverso il concetto di egemonia culturale e la figura
dell'intellettuale collettivo, a sottolinearne gli aspetti più
dialettici e conflittuali del potere, a concepirlo come un'azione
piuttosto che una proprietà. Da qui l'idea di individuare due
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logiche speculari per descrivere il potere : quelle che lo
legittimano e quello che lo delegittimano. Per mettere a fuoco i
processi di legittimazione mi sono servito, prioritariamente, del
testo di Berger e Lukmann “la realtà come costruzione
sociale”, nonché di Marx per individuare nella reificazione il
contenuto fondamentale di ogni legittimazione. Sulla
delegittimazione ho invece preso spunto da coloro che,
attuandola praticamente nella vita politica, ho ritenuto
potessero scriverne con più profitto : Ernesto Guevara, Carlos
Marighella, e, per la delegittimazione come forma di
repressione, il generale Von Clausewitz ed il regista
Pontecorvo, che ha costruito nel film la “Battaglia di Algeri”,
una mirabile e poetica sintesi delle tecniche di conservazione
del potere.
L'analisi delle relazioni secondo la logica della legittimazione e
quella della legittimazione mi permetteva di interpretare il
potere in un'ottica conflittuale, ma non faceva luce su un altro
lato della medaglia, meno diffuso ma importante, che
riguardava invece le pratiche di contrattazione : il potere in
tempo di pace. La logica del contratto attraverso adiuvanti
ripresa dal percorso generativo del senso di Greimas, e l'analisi
di un plot narrativo esemplare sulle dinamiche di negoziazione
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come il western all'italiana di Sergio Leone, mi hanno spinto ad
individuare due dinamiche diverse nelle pratiche di
contrattazione. La negoziazione, ovvero un conflitto latente
mediato dal sistema di regole istituzionali e mirato alla
suddivisione di benefici, l'ho messa a fuoco, riprendendo le
riflessioni di Jon Elster e di Jurgen Habermas, ed inoltre la mia
piccola esperienza politica nelle trattative sindacali. Sulla
cooperazione ed il coinvolgimento ho fatto riferimento agli
scritti di Federica Ranghieri per quanto riguarda le partnership
ambientali, e a quelli di Giorgio Osti sui modelli di
coinvolgimento dei cittadini nella gestione dei rifiuti,
servendomene per descrivere un modello ideale di relazioni di
potere tra istituzioni e cittadini.
Se i primi due capitoli sono dedicati alla definizione dei
concetti fondamentali e all'esposizione del modello di
interpretazione dei rapporti tra Ecologia e Potere, il terzo è
invece il tentativo di sperimentare l'attendibilità del modello su
una questione ecologica attuale come quella del ritorno al
nucleare in Italia. Avrei potuto scegliere altre questioni su cui
avevo un'esperienza diretta, come i rifiuti, oppure scegliere
delle vicende più determinate storicamente, come quella della
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gestione dell'acqua e dell'inquinamento urbano. Ho scelto
quello sul nucleare per la sua attualità e perché più delle altre si
pone “in divenire” : il progetto di ritorno al nucleare non è stato
ancora realizzato e le relazioni di potere tra sistemi coinvolti
sono attualmente in corso. Questa condizione di istantaneità ha
influito sulla scelta delle fonti : pochi libri, poche firme
eccellenti, e molti documenti,dossier,articoli di
giornale,trasmissioni televisive. Del resto è attraverso la
produzione di testi mediatici contemporanei che si definiscono
le relazioni di potere tra sistemi. Ho optato per l'analisi di testi
che hanno contato su una diffusione ampia. Ho cercato di
tenere conto del rapporto semiotico tra tesi che confrontavano
pratiche di legittimazione con quelle di delegittimazione : una
lettera di Umberto Veronesi,pubblicata su La Stampa, è stata
messa in confronto alla replica di Milena Gabanelli, pubblicata
su Il Corriere. Per evitare di fossilizzarmi solo su tv e giornali,
ho deciso di sottolineare il valore comunicativo anche di altri
medium : dall'opuscolo al flash mob, dagli eventi culturali ai
comizi. Ho organizzato l'esposizione del terzo capitolo
seguendo la struttura dei primi due, di cui, a tutti gli effetti, è
un esempio. L'ho diviso in tre sezioni, la prima dedicata alle
pratiche di legittimazione e delegittimazione scientifica, la
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seconda a quelle di legittimazione e delegittimazione
simbolica, la terza a quelle di cooperazione e negoziazione. Su
quest'ultima ho riconosciuto di avere difficoltà ad affrontare il
processo di negoziazione, per assenza di materiali, dato che il
governo non ha ancora individuato i siti e chiarito i suoi
intendimenti con enti locali e territori. Dall'analisi dei rapporti
di legittimazione,delegittimazione e contrattazione dei sistemi
sul campo ecologico nel caso del nucleare in Italia, ho infine
rilevato come il ruolo dei diversi sistemi sia in qualche modo
prevedibile: sistema politico, produttivo e sociale,
potenzialmente in conflitto, si legittimano e delegittimano
attraverso il controllo del capitale culturale, proprio del sistema
scientifico, e quello simbolico, proprio di quello mediatico.
Nelle pratiche di contrattazione il ruolo di legittimante è
proprio del sistema politico. Nella negoziazione è la politica a
definire le regole , le forme di mediazione tra interessi in
conflitto, la decisione finale sull'esito del confronto. Nel
coinvolgimento il sistema politico invece redistribuisce il
capitale normativo tra tutti i soggetti che tornano sovrani, ed
allo stesso tempo, si spogliano dei loro posizionamento su un
sistema, tornando ad essere autentici cives.
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“L''indifferenza è il peso morto della storia. È la palla di
piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano
spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la
vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio
dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi
limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa
desistere dall'impresa eroica” Così scriveva nel 1917 Antonio
Gramsci, rivolgendosi ai giovani del partito socialista. Allora,
come oggi, l'indifferenza diffusa era il capitale più sottile del
potere, capace di coltivare il terreno della manipolazione e del
conformismo, di porre le premesse culturali della
diseguaglianza. Una tesi che si pone di studiare le relazioni di
potere nelle questioni ecologiche, a loro volta connesse
profondamente con gli stili di vita e le modalità di
organizzazione della società, non può evitare di essere
“partigiana”. Essere partigiani non vuol dire essere schierati,
appartenere a qualche potere o anti potere. Essere partigiani
significa essere strategici : avere un fine per cui agire. Il fine di
questa tesi è di offrire un contributo per comprendere più in
profondità il discorso del potere nell'ecologia, per sottolineare
come i processi di legittimazione delle scelte ecologiche
pongano le condizioni per organizzare la società futura. Non
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può esistere oggi una riflessione sul potere che non comprenda
un ruolo centrale per la questione ecologica, e non può esistere
alcun potere senza un piano chiaro su come dare risposte alle
emergenze ambientali. “Ecologia e Potere” è solo una tesi di
laurea di uno studente, ma ha l'ambizione di porsi come uno
stimolo per una riflessione più ampia in ambito scientifico sulle
possibilità politiche della comunicazione ambientale. Che
stavolta tocchi proprio al pensiero , e non solo alla bellezza,
salvare il mondo?
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Capitolo I
L'ECOLOGIA COME CAMPO
Questo capitolo è dedicato all'inquadramento dell'Ecologia
come campo. Con questo termine intendiamo un ambito dello
spazio sociale caratterizzato da relazioni oggettive tra
posizioni. Il nostro obiettivo sarà quello di riconoscere le
posizioni del campo ecologico e di accennare alla tipologia di
relazioni di potere interne. La nostra attenzione si dedicherà
pertanto all'ecologia concepita come campo sociale. Per
poterne comprendere le caratteristiche, sarà necessario
presentarla prima secondo le due prospettive che l'hanno
generata : quella scientifica e quella mediatica. L'ecologia
infatti nasce nel campo scientifico,ufficialmente ne 1866, come
“branchia” della biologia. Il primo a darne una definizione
compiuta è Ernst Haekel, secondo cui l'ecologia è lo studio
delle interrelazioni tra organismi viventi di un dato territorio.
Con il tempo e con lo sviluppo di alcuni concetti caratterizzanti
la disciplina, l'ecologia sarà definita come la scienza che studia
la biosfera, ossia la porzione della Terra in cui è presente la vita
e le cui caratteristiche sono determinate dall'interazione degli
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organismi tra loro e con l’ambiente circostante. Pur avendo
come antesignani Empedocle, Aristotele e Plinio, la prima
teoria autenticamente ecologica, in grado cioè di riassumere le
caratterizzazioni principali dell'ecologia come scienza, è quella
di Darwin sull'evoluzione delle specie. La teoria di Darwin
mette in evidenza il carattere multidisciplinare, strutturale e
politico dell'ecologia. L'ecologia è infatti considerata la più
umana delle scienze naturali,unendo approcci
etnografici,biologici,fisici e filosofici. Caratteristica
dell'ecologia è inoltre quella di inquadrare il rapporto tra
organismi in senso strutturale, indagando più che i singoli
fenomeni, le loro relazioni. Infine l'ecologia, come discorso
scientifico orientato a leggere i rapporti tra natura e uomo, è da
sempre legata alla visione del potere di una società,ed è spesso
fonte di legittimazione o delegittimazione dello status quo.
Nella seconda parte del capitolo, dedicata all'ecologia nel
campo mediatico, metteremo in evidenza come l'incontro con i
media abbia sconvolto il significato della ricerca ecologica e
l'abbia trasformata, almeno per l'opinione pubblica mondiale,
in una scienza militante,capace di fornire gli argomenti più
critici allo sviluppo ed alla visione del progresso dell'occidente.
In questo paragrafo metteremo in evidenza come l'ecologia si
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