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1. LE ORIGINI: DALLA DIGITALIZZAZIONE ALL’E-BOOK
Comunemente si pensa che l'eBook sia una novità degli ultimi anni, uno strumento
appena creato. Tuttavia la sua nascita si fa risalire comunemente al 1968: anno che
coincide con la creazione del personal computer da parte di Alan Kay. Fu lo stesso
Kay a concepire l'idea del dispositivo Dynabook (Figura 1)
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: "un personal
computer portatile interattivo, con la stessa accessibilità di un libro". Tastiera e
schermo formavano una tavoletta che sembrava anticipare la struttura del Kindle di
Amazon (Figura 2)
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, realizzato ben quarant‟anni dopo.
Una caratteristica distintiva del Dynabook è permettere la fruizione di testi
strutturalmente simili a quelli cartacei, affiancando a ciò le potenzialità
multimediali e ipertestuali del nuovo mezzo digitale. Precorrendo l‟introduzione
dell‟eBook e la difficoltà della sua affermazione, Kay affermò: “la nuova
letteratura sarà tantissime cose, ma dovrà includere la vecchia letteratura”.
1. Alan Kay e il prototipo del Dynabook 2. La prima versione di Amazon Kindle
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L'altra data a cui si ricollega l'origine dell'eBook è il 1971, anno in cui Michael
Hart avvia il Gutenberg Project. Per Hart era necessario “rompere le barriere
dell'ignoranza e dell'analfabetismo”; la grandiosa iniziativa nacque quindi con
l'obiettivo di digitalizzare testi cartacei, al fine di conservarli e diffonderli a livello
mondiale. Tale proposta è rilevante da un lato, per aver fatto percepire le nuove
tecnologie come strumenti necessari per la cultura, dall‟altro per aver coinvolto
volontari di tutto il mondo. Nel 2009 il progetto contava già trentamila testi.
Nel 1994, sul modello proposto da Hart, in Italia nasce il Progetto Manuzio
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;
fondato da Marco Calvo, Presidente della ONLUS Liber Liber, esso raccoglie
centinaia di testi che costituiscono il primo esempio italiano di biblioteca digitale
ad accesso gratuito. L‟obiettivo di Liber Liber, analogamente al Progetto
Gutenberg, è quello di rendere la cultura a disposizione di tutti: formati elettronici
semplici e aperti, costi annullati, rispetto dei diritti d‟autore e soprattutto, per
garantire la totale fruibilità dei contenuti, accorgimenti tecnici per disabili.
In ordine cronologico, l‟ultimo e più importante progetto di digitalizzazione è
Google Print. Esso è stato annunciato dal colosso statunitense nel 2004, in
occasione della fiera del libro di Francoforte.
Di tutti i grandi processi di digitalizzazione libraria, quello di Google è stato il più
criticato tanto che, a distanza di sette anni, ancora se ne parla. Ci si chiede perché
un motore di ricerca, che riceve il 97% dei suoi introiti dalla pubblicità, abbia
voluto avviare un progetto di questo genere. I motivi sembrerebbero eticamente
rilevanti: Google è ormai uno specialista nell‟indicizzare i più vari materiali e i
libri, contenendo informazione validata, innalzerebbero il valore dei risultati delle
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ricerche, ampliando il database con milioni di testi provenienti da tutto il mondo;
infine Google ha così anticipato la transizione verso il digitale del mondo
editoriale.
L‟idea iniziale di Google era di rendere digitali libri provenienti sia da biblioteche
(Google Books Library Project) sia quelli in commercio ancora sotto diritti. Ciò è
venuto a scontrarsi con il sistema dei diritti d‟autore, i detentori di essi e le case
editrici. Tuttavia Google spiegò che la digitalizzazione di opere ancora sotto diritti,
sarebbe avvenuta con il fine di rendere disponibile agli utenti solo gli indici dei
testi prescelti.
Davanti a ulteriori critiche, la società californiana cambiò immediatamente il nome
del progetto in Google Book Search (Figura 3)
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, in modo da rendere più specifici
ed evidenti i suoi intenti.
L‟accordo preso in seguito alle prime dispute legali prevedeva, da un lato la
costituzione di un registro che raccogliesse informazioni sui detentori dei diritti in
modo da compensarli qualora fossero utilizzati i contenuti di loro proprietà;
3. Visuali della pagina web dedicata al progetto
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dall‟altro si decise una divisione dei ricavi tra i detentori dei diritti e la società,
rispettivamente pari al 70% e al 30%.
In seguito a queste decisioni non mancarono i memorandum del Dipartimento della
Giustizia degli Stati Uniti, del Governo Tedesco e di quello Francese. Questi
criticarono l‟accordo per la sua negoziazione privata e segreta, per i danni che
avrebbe provocato all‟editoria mondiale e per il potenziale indebolimento della
diversità culturale. Tutto ciò sembra essere eccessivo, poiché si perde di vista
l‟obiettivo primario di questo progetto: mettere a disposizione gratuitamente opere
libere, rendendo facile e istantaneo l‟accesso agli indici di opere nuove.
Per quanto riguarda l‟Europa e quindi l‟Italia, il 27 novembre 2009 i ministri della
cultura dell‟Unione Europea si sono riuniti a Bruxelles al fine di creare un progetto
comune di digitalizzazione libraria. In base all‟accordo si prevede: “… la messa in
rete di circa un milione di volumi. […] Nei prossimi due anni si completerà la
catalogazione di volumi scelti, che saranno digitalizzati da Google e
successivamente messi online. Il costo della digitalizzazione invece sarà a carico di
Google, che si occuperà anche di allestire uno scanning center in Italia”
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.
Negli ultimi anni la società di Mountain View, si è quindi resa disponibile a
sponsorizzare le attività di digitalizzazione per agevolare gli stati europei, con
l‟obiettivo di ampliare il più possibile la varietà di risorse.
Tuttavia, tra molti oppositori, c‟è chi appoggia Google e il suo progetto: le
associazioni per i diritti civili, istituzioni che operano nel campo della disabilità, gli
esperti di didattica. In più, se molti importanti editori come Hachette e Random
House hanno deciso di aderire al progetto è perché, ragionevolmente, ne capiscono
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i vantaggi sia in termini culturali che in termini economici e di visibilità.
Nonostante le critiche e i limiti del Google Book Search, come scrive Roncaglia, è
importante sottolineare che: “…un‟azienda privata è riuscita ad avviare un
progetto che nessuna istituzione pubblica di alcun paese al mondo ha avuto
(purtroppo) la forza, le risorse e la capacità di affrontare in maniera altrettanto
determinata ed efficace”
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.
A proposito di questi tre grandi progetti, si parla di digitalizzazione del libro
tradizionale; tale processo non è però da confondere con la recente pubblicazione e
diffusione di libri elettronici da parte delle case editrici. Anche se la differenza tra i
due fenomeni appare scontata, tale precisazione sembra essere necessaria dato che
dall'indagine
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condotta emerge:
Sei favorevole alla digitalizzazione?
Il 44% dei soggetti si dichiara favorevole. Solo il 4% afferma di non sapere cosa
sia tale processo. Il rimanente 52% si dice non favorevole alla digitalizzazione. Ciò
pare strano dato l'obiettivo di diffondere la cultura e di preservarne la
conservazione.
Pertanto, sembra che la digitalizzazione libraria sia un concetto poco chiaro,
confuso con il progetto editoriale di introdurre l'eBook sul mercato.
44%
52%
4%
Sì
No
Non so cosa sia
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Si deduce anche un sorta di diffidenza, una sorta di paura che il libro cartaceo
venga rimpiazzato quanto prima dalla sua versione digitale, anche se ciò è ritenuto
dagli esperti del settore abbastanza remoto.
Per ipotesi, ci si è chiesti se fra cinquant'anni saremmo disposti a leggere solo su
supporti digitali, supponendo che il libro cartaceo sia di difficile reperibilità. La
risposta è molto chiara:
Immagina il 2061: ti dispiacerebbe non poter più disporre dei libri cartacei?
Quasi il 70% afferma che sarebbe spiacevole non poter più usufruire di libri di
carta. Solo il 33% - che a mio parere è costituito da coloro che Peresson chiama
tecno-fans - dichiara che nel futuro accetterebbe di buon grado questa rivoluzione
editoriale. Nonostante il divario sia evidente, non è detto che in futuro sia destinato
a rimanere tale.
1.1 I primi supporti: storia ed evoluzione di un insuccesso
Nel corso degli anni ‟80, cominciò ad affermarsi l‟idea di dispositivi portatili che
potessero essere utilizzati principalmente per la lettura di libri elettronici.
Tuttavia, il primo fu creato solo nel 1992 dalla Franklin Electronic Publisher, con il
nome di Digital Book System; esso, per un costo di 200 dollari e una capacità di
67%
33% Sì
No
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circa 200 megabyte, consentiva all‟utente di visualizzare e utilizzare contenuti
diversi tramite la sostituzione di cartucce: tra queste si ricordano principalmente
opere di consultazione come dizionari ed enciclopedie. Tre anni dopo, la stessa
casa produttrice, dà vita al Franklin Bookman: un vero e proprio eBook reader con
anche la funzionalità di organizer. Il prodotto in due anni vendette 15 milioni di
esemplari.
Nel 1998 la Nuvomedia crea il Rocket eBook (Figura 4)
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: uno strumento di lettura
delle dimensioni di un libro, con la capacità di contenere 4.000 pagine di testo. Per
la prima volta si è orientati alla lettura e non più alla rapida consultazione.
Nello stesso periodo esce anche il Softbook (Figura 5)
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: un lettore per eBook con
una custodia in similpelle che funge da meccanismo d‟accensione – simulando la
copertina di un libro, quindi la sua apertura – uno schermo più ampio e di facile
lettura.
Né il Rocket né il Softbook ebbero grande successo, ma furono utili a suscitare
l‟interesse e le critiche dei consumatori. Con questi due dispositivi si introdusse
anche un sistema di vendita usato ancora oggi: l‟azienda produttrice si proponeva
4. Il Rocket eBook 5. Il Softbook