Introduzione
multidimensionale; questo lavoro intende, inoltre, illustrare un
approccio ai progetti di ICT per lo sviluppo, in cui l’aspetto
principale e il pre-requisito fondamentale è rappresentato dalla
conoscenza e dall’attenzione al contesto destinatario degli interventi,
in tutti i suoi aspetti (territoriale, infrastrutturale, sociale, politico,
culturale).
E’ stata necessaria la consultazione di una vasta webgrafia,
funzionale al reperimento di indici e dati sull’attuale situazione di
disparità tecnologica tra paesi industrializzati e in via di sviluppo; di
documenti ufficiali relativi alla normativa comunitaria in materia e
agli interventi di organismi internazionali; di progetti attuali di ICT
per lo sviluppo. E’ stata consultata, inoltre, una vasta letteratura sul
tema, e qualche testo tecnico, necessario alla comprensione del
funzionamento di alcune soluzioni tecnologiche, utili alla
risoluzione del divario, che saranno analizzate.
Il primo luogo, facendo riferimento agli studi della Professoressa
della Harvard University Pippa Norris, opereremo una distinzione
tra tre ambiti differenti in cui si articola il divario digitale. Il global
divide, il social divide e il democratic divide.
Questo lavoro si concentrerà sul divario digitale globale.
In questa prospettiva, il gap tecnologico risulta essere una delle
espressioni di un fenomeno più ampio e generale, quale la
Globalizzazione, che vede i paesi con un alto livello di sviluppo, in
particolare gli Stati Uniti d’America, assumere una posizione
dominante all’interno dell’economia mondiale, creando uno scarto
sempre maggiore rispetto ai paesi meno sviluppati.
Nel descrivere la situazione generale di sviluppo economico e
tecnologico delle aree del Sud mondo, opereremo una importante
distinzione tra le grandi economie emergenti (o paesi in via di
diversificate del pianeta e fino a pochi anni fa inclusi nel grande insieme dei paesi meno
sviluppati. E’ un’espressione frequentemente utilizzata in letteratura, e la adotteremo per fare
riferimento, in generale, da un canto, ai paesi con un’economia avanzata e, d’altro canto, ai
paesi meno sviluppati e in via di sviluppo.
Introduzione
sviluppo – PVS) di paesi come Russia, Brasile, Cina, e India, e le aree
meno sviluppate del mondo (Least Developed Countries – LDCs),
con particolare riferimento all’Africa, afflitte da una grave situazione
di povertà e dalla fornitura inadeguata dei servizi e delle necessità
di base (alimentazione, istruzione e servizi sanitari). I dati e i
rapporti utilizzati sono principalmente quelli del Programma di
Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), e dell’Organizzazione per la
Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OECD).
Effettuare tale distinzione risulterà importante ai fini della
riflessione relativa all’utilità e alla tipologia di interventi di ICT per
lo sviluppo da implementare.
Per fornire una chiara evidenza del fenomeno del digital divide
globale, riporteremo alcuni dati indicativi della situazione di
disparità nella penetrazione delle ICTs nelle diverse aree del mondo.
Illustreremo alcune tipologie di dati tradizionalmente adottati per la
“misurazione” del divario digitale, in particolare: il numero di host e
utenti Internet; la penetrazione di determinate tecnologie (in
particolare il personal computer e la telefonia mobile); le mappe di
Matthew Zook; e, in fine, gli indici complessi, elaborati a partire da
un insieme molto articolato di variabili. Specificheremo che,
nonostante i dati relativi all’accesso tecnologico e a Internet siano
ampiamente utilizzati, si tratta di semplificazioni spesso necessarie
per operativizzare un concetto altrimenti sfumato; un esame più
approfondito del fenomeno dovrebbe essere associato ad analisi
qualitative etnografiche, che forniscano dati relativi alle modalità di
utilizzo, motivazioni, scopi, ecc. Tuttavia questi dati sono spesso
necessari per offrire un quadro generale, chiaro e immediato, della
situazione.
Il secondo capitolo si concentrerà sul dibattito, le riflessioni e gli
approcci al fenomeno e ai progetti di risoluzione del digital divide
globale. Opporremo alcune critiche alla prospettiva del determinismo
tecnologico, secondo cui la tecnologia è il principale motore dello
sviluppo economico e sociale. La fede nella capacità salvifica della
Introduzione
tecnologia ha prodotto rilevanti distorsioni nella riflessione sul
divario digitale. Discostandoci da questo tipo di visione, adotteremo
un approccio multidimensionale e complesso alla definizione del
digital divide, che includa diversi parametri di valutazione, connessi
ad aspetti tecnologici, sociali e relativi all’uso, alle competenze e alle
motivazioni degli utenti. Utilizzeremo questa prospettiva per
descrivere e ridefinire le principali distorsioni prodotte
dall’approccio deterministico. In primo luogo sostituiremo al rigido
dualismo tra “information have” e “information have nots”, un
approccio graduale alla definizione di coloro che possono essere
considerati utenti di ICTs e coloro che non lo sono, che non faccia
riferimento solo alla disponibilità tecnologica, ma anche all’accesso
effettivo, alle modalità di utilizzo e alle motivazioni degli utenti.
Un’altra tipica distorsione risiede nell’idea che il trasferimento di
tecnologie nei paesi in via di sviluppo sia la condizione necessaria e
sufficiente a produrre sviluppo: a questa visione sostituiremo una
prospettiva che è il fulcro dell’intero lavoro, quella delle “tecnologie
abilitanti”, secondo cui le tecnologie non hanno valore in se, ma solo
in quanto abilitano una serie di servizi di informazione e
comunicazione utili a soddisfare bisogni e scopi del contesto e
dell’utenza locale. Questa prospettiva rappresenta una risposta al
noto dibattito, significativamente definito come “La Mucca o il Pc?”:
gli interventi di sviluppo tecnologico sono utili e hanno una loro
rilevanza anche in contesti dove, prima delle tecnologie, mancano i
beni e i servizi di prima necessità, purché questi siano sviluppati
appositamente allo scopo di contribuire a soddisfare queste
necessità. A questa riflessione seguirà una descrizione dei principali
settori nei quali è possibile applicare efficientemente le ICTs, che
sono proprio gli ambiti in cui gli interventi sono più urgenti (sanità,
formazione, agricoltura, commercio, ecc). Un’altra distorsione è
rappresentata dall’idea che esista un “optimum” tecnologico,
caratterizzato dalle migliori tecnologie disponibili nei paesi
industrializzati (tipicamente il personal computer e Internet), e che
Introduzione
questo sia l’obiettivo da raggiungere in riferimento allo sviluppo dei
paesi svantaggiati. A questa visione, in accordo con la prospettiva
delle tecnologie abilitanti, sostituiremo la necessità di introdurre nei
contesti in via di sviluppo le tecnologie più appropriate alla specifica
realtà locale, che possono non coincidere con il classico Pc connesso a
Internet. Nella pianificazione di interventi di ICT per lo sviluppo,
bisogna, pertanto, considerare almeno i seguenti strumenti: media
tradizionali (radio e televisione); soluzioni tecnologiche alternative
al Pc connesso a Internet; tecnologie ad hoc. Illustreremo alcune delle
soluzioni tecnologiche alternative al Pc e alla connessione tramite
modem di telefonia fissa, particolarmente appropriate a contesti in
via di sviluppo. Illustreremo, poi, alcune tecnologie sviluppate ad
hoc per specifiche utenze, in particolare i progetti del MediaLab
Asia; inoltre, si illustrerà l’importanza di localizzare le interfacce
utente dei software e i siti web. Al termine del capitolo, illustreremo
un modello sulla base del quale approfondire la riflessione sul
divario digitale, e che va oltre il semplice criterio della disponibilità
di tecnologie, per descrivere altri criteri fondamentali in cui si
articola la situazione di sviluppo tecnologico di un’area. Il primo è il
già argomentato accesso effettivo, con la necessità di considerare
modalità di uso, scopi e motivazioni degli utenti. Il secondo è
l’alfabetizzazione avanzata alle nuove tecnologie. Un altro
importante fattore è la produzione attiva di contenuti. L’ultimo
fattore indicato nel modello è la capacità di networking. E’
fondamentale che gli interventi di ICT per lo sviluppo includano le
quattro dimensioni descritte, insieme alla disponibilità tecnologica,
per realizzare progetti realmente efficaci per la realtà locale che ne
beneficia.
Nel terzo capitolo descriveremo ciò che è stato fatto fino a ora per
colmare il divario digitale. Dedicheremo una parte piuttosto ampia
del capitolo alla descrizione degli interventi delle organizzazioni
governative internazionali. In particolare descriveremo i
provvedimenti adottati durante i principali incontri internazionali
Introduzione
che hanno affrontato il problema del divario digitale, in particolare
il Vertice sulla Società dell’Informazione, conclusosi a Tunisi nel
2005. Illustreremo, poi, i dati dell’UNDP sullo stato di sviluppo delle
aree povere del pianeta, e i rapporti di diverse associazioni
rappresentative della società civile, che rilevano che i risultati di
questi grandi interventi internazionali, seppure abbiano favorito
miglioramenti nello sviluppo dei paesi svantaggiati e
l’implementazione di progetti di ICT per lo sviluppo, hanno
prodotto risultati ancora piuttosto insoddisfacenti sotto diversi
punti di vista.
Vedremo che anche gli aiuti offerti dagli Stati industrializzati per lo
sviluppo dei paesi poveri sono piuttosto ridotti. In particolare
faremo riferimento ai dati sull’impegno finanziario degli stati
dell’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo
(Organization for Economic Cooperation and Development –
OECD) destinato all’Assistenza Ufficiale allo Sviluppo (Official
Development Assistance – ODA). Evidenzieremo come un’azione
più efficace da parte degli Stati Industrializzati per lo sviluppo
dell’economia globale e dei paesi poveri in particolare, sarebbe
l’eliminazione di qualsiasi limite al commercio internazionale da
parte degli Stati industrializzati e l’incremento della quota di
prodotti importati dai paesi meno sviluppati.
Illustreremo il tipo di interventi attuati dalle Organizzazioni Non
Governative, al fine di dimostrare che le ONG, seppur dotate di
scarse risorse finanziare e scarso potere contrattuale, spesso sono in
grado di realizzare piccoli progetti molto più efficaci di grandi
progetti pianificati da organizzazioni internazionali, grazie alla
profonda conoscenza del contesto beneficiario e delle esigenze della
comunità.
Nel quarto capitolo, infine, descriveremo un progetto di ICT per lo
sviluppo realizzato dalla ONG italiana Prodigi in una località
tunisina, che ha avuto inizio nel 2003 e si è concluso nel 2005 con il
progetto “Liberi Segnali dal Deserto”. Questo rappresenta un
Introduzione
esempio di intervento piuttosto completo, in quanto include molti
aspetti importanti considerati nella nostra riflessione sul divario
digitale. Prima di procedere alla descrizione del progetto,
illustreremo i principali aspetti geografici, economici, sociali, politici
e culturali della Tunisia, con particolare riferimento al contesto di
sviluppo tecnologico. Descriveremo, inoltre, la situazione dei diritti
umani in Tunisia, che mostra diverse criticità, in particolare in
riferimento alla libertà di informazione e comunicazione, e alla
libertà di accesso e navigazione in Rete. Questo aspetto è rilevante in
quanto è collegato al progetto descritto sotto diversi punti di vista.
Descriveremo, in seguito, l’iniziativa di Prodigi, che consiste
nell’installazione di un laboratorio informatico in una piccola oasi
nel deserto tunisino, Kerchaou. Concluderemo il capitolo illustrando
la ricerca che abbiamo condotto, allo scopo di approfondire le
informazioni relative a questo progetto, e di ottenere informazioni
riguardo i successivi sviluppi delle attività del laboratorio
informatico e il suo impiego da parte della comunità dopo la
conclusione del progetto. L’obiettivo generale di questa ricerca è di
dimostrare l’importanza degli aspetti analizzati – quali la profonda
conoscenza del contesto locale, l’implementazione di software
localizzabili, l’inclusione di interventi formativi e di produzione
attiva di contenuti – per il successo di questi progetti, e affinché
abbiano una reale efficacia per la comunità che ne beneficia.