manifestazione, ha in un certo modo cambiato, pure, le modalità
di appello dei partiti agli elettori, sia durante le campagne
elettorali che nei periodi seguenti. È Sartori, maitre della politica
non fatta ma pensata, a far compiere un vero e proprio balzo di
qualità allo studio della politica con l’acuta intuizione del
passaggio da homo sapiens a homo videns, quando dice che “la
televisione sta cambiando l’uomo e sta cambiando la politica”. Con
questo non si intenda che l’homo sapiens, prodotto della cultura
scritta
3
, non fosse dotato di facoltà visive, lo si può intendere
come un passaggio dal pensiero (cioè l’osservazione critica delle
cose) alla mera esposizione (ovvero la superficiale visione delle
cose), dell’uomo nei confronti dei fatti della politica. Il passaggio
dell’uomo che sa all’uomo che vede “che è sempre meno un
animale capace di astrazione, di capire al di là del vedere
4
”, non è
che effetto dell’evoluzione sociale, legata al potere dell’immagine
sul concreto.
La sfera della politica e quella della comunicazione politica sono
state investite pienamente da queste inclinazioni. Innanzi tutto,
perchè la tecnologia migliora la possibilità di un rapporto diretto
politici-elettori. Grazie al potere di amplificazione dei mass
media si possono saltare tutte le antiquate strutture intermedie
di mediazione (partito politico compreso). Inoltre, il ricorso al
sistema mediale non è costoso e impegnativo più di quanto lo
possano essere le vecchie abitudini di comunicazione politica
(come un comizio), le caratteristiche tecniche dei media
permettono tagli, pause, diversi escamotage per rendere il
prodotto più appetibile. Nel mondo della comunicazione
mediatica, in fondo, quello che conta è intrattenere. La qualità
del discorso politico, di conseguenza, tende a piegarsi alla logica
del medium usato (Massari 2005), irrompendo nelle sale da
pranzo dell’elettorato con l’emotivizzazione della politica e
l’affermazione della cultura dell’immagine
5
.
I voti, dicevo, non sono più ottenuti una volte per tutte, ma
devono essere conquistati con fatica da parte dei partiti, sulla
base della qualità delle proposte e dei candidati. Certo questo è
valido per una parte sola dell’elettorato, ma, in generale, anche le
formazioni politiche di massa più “ancestrali” hanno dovuto
ammodernarsi e stare al passo coi tempi. Per decenni il
comportamento degli elettori era “congelato” in subculture politiche
stabili e statiche. È opinione comune, oggi, che essere operaio o
imprenditore rappresentano fattori poco discriminanti per la
condotta politica dell’uomo-elettore. Questo crollo delle identità
3
Sartori G. 1995, “Elementi di teoria politica”, il Mulino, Bologna, pag.417
4
Sartori G. 1995, “Elementi di teoria politica”, il Mulino, Bologna, cit. pag.432
5
Anche se la mia ipotesi tende più a considerare questa tendenza non come una
costruzione imposta dai mass media ma in una prospettiva evoluzionistica degli
individui delle società occidentale.
2
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Fabbozzi Pasquale SCO
sociali strutturalmente definite e quello delle ideologie sociali che
hanno caratterizzato la società industriale, viene sintetizzato come
individualizzazione politica
6
. Un trend che fa parte di un
cambiamento che qualcuno imputa a processi di rafforzamento
degli aspetti culturali individuali e di indebolimento di quelli
collettivi
7
, mentre altri come un processo di destrutturazione
politica
8
, che come effetto collaterale ha il fatto di produrre la
resa incondizionata ai mass media della politica: è la
banalizzazione e personalizzazione delle campagne. La
comunicazione politica è diventata una specie di talk show, con
l’effetto di portare la politica e i suoi dibattiti nelle case dei
telespettatori proprio come un qualsiasi altro spettacolo televisivo
a tutte le ore. Con questo si può concludere che, da una parte, c’è
una forte consapevolezza (di chi ne usufruisce) del potere dei
mass media e, dall’altra, una sempre più sfrenata ricerca di
utilizzo.
I mass media, dunque, sono il pomo della discordia. Difatti,
tra gli avvenimenti che hanno occupato un posto di rilievo, nella
vita di tutti i giorni, è l’avvento dei mezzi di comunicazione di
massa. La rapida scalata e diffusione di questi, dovuto in parte
alle innovazioni tecnologiche in parte all’accettazione delle masse,
pone diversi problemi in ambito sociale quando si ricollega alla
politica. Come dicevo, l’abuso dei mass media è tangibile, oltre
ogni dubbio. Ma se agli albori
9
le prime manifestazioni mediali
erano rivolte ad un pubblico che in prima istanza sapesse leggere,
e che ne avesse interesse. È con l’avvento del ventesimo secolo
che i giornali e la televisione, maggiormente, in un secondo tempo,
la rete della tripla “w”, diventano prodotti e produttori di
consumo di massa. Il sistema dei mass media con l’andare del
tempo si strutturalizza in sistemi sempre più complessi,
differenziandosi sia verticalmente che orizzontalmente, creando
luoghi privilegiati di consumo (da qualche mese impazza la moda
dei blog
10
) che incidono sulla realtà sociale e in qualche modo sul
6
Fasano L. M., Pasini N. “Nuovi cleavages e composizione partitica nel sistema
politico italiano” in Raniolo F. (a cura di) 2004, “Le trasformazioni dei partiti politici”
Rubbettino Editore, pag.9
7
Castellani P., Corbetta P., (a cura di) 2005, “Centro e sinistra”, il Mulino, Bologna,
pag.9
8
Massari O. 2004, “I partiti politici nelle democrazie contemporanee”, Laterza, Bari,
9
I primi quotidiani si pongono in una dimensione temporale assai remota, intorno ai
primi del 1700. in Italia le prime testate giornalistiche escono alla metà del Settecento
a Napoli, a Venezia, a Milano, rimanendo un fenomeno limitato e di élites.
10
“Blog is the contraction universally used for weblog, a type of website where entries
are made (such as in a journal or diary), displayed in a reverse chronological order.
Blogs often provide commentary or news on a particular subject, such as food, politics,
or local news; some function as more personal online diaries. A typical blog combines
text, images, and links to other blogs, web pages, and other media related to its topic.
3
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sistema economico, quello politico e culturale. La celeberrima
espressione che ha utilizzato McLuhan (1967), che definisce con
acume il mondo, come un “villaggio globale”, dive tutti possono
informarsi o essere informati o essere raggiunti da informazioni.
Esiste un eccesso di canali mediali che diffondono informazione,
che offrono in continuazione comunicazione, al punto tale che la
sfera pubblica si è dilatata fino a raggiungere dimensioni all
inclusive, per usare un’espressione colorita. Accanto a queste
generalizzazioni si inseriscono anche dubbi sulle conseguenze in
positivo o in negativo che quest’evoluzione sociale ha comportato.
Uno dei tasti più dolenti è quello che riguarda l’utilizzo del
sistema dei mass media, come strumenti di propaganda o di
indottrinamento politico. In epoca fascista i media erano molto
ben considerati, al punto che nel 1933 si costituì l’Ente radio
rurale che aveva la finalità di “educare la nuova generazione fin
dalla tenera infanzia secondo i dettami della dottrina fascista
[…]
11
”. Anche nel dopoguerra il controllo politico dei media non è
stato meno pressante. Rispetto al ruolo svolto dal sistema dei
media nella maggior parte delle altre democrazie europee
d’altronde, il caso italiano è stato alquanto anomalo per gran
parte della storia della Repubblica. Piuttosto che costituire un
potere compensativo dell’influenza dei partiti, come
nell’immaginario di un quarto potere, indipendente cane da
guardia (watchdogs) che vigila sul corretto mantenimento della
democrazia contro gli abusi del potere politico e come controparte
effettiva del potere politico, il sistema mediale ha costituito un
ruolo ancillare nei confronti dello steso sistema politico. Ma le
trasformazioni del sistema partitico del paese dopo l’avvento di
tangentopoli, hanno avviato una serie di cambiamenti, almeno
così pareva. L’annus horribilis
12
è senz’altro il 1992, in cui
praticamente tutta una generazione politica viene spazzate via
dall’emergere di collusioni corruttive tra esponenti della sfera
pubblica politica, e non: la cosiddetta tangentopoli. Nel corso del
’92 il pool di mani pulite con rapidità faceva raggiungere, a fine
anno, avvisi di garanzia per il 15% del totale dei parlamentari in
carica, i cui partiti sembravano immobilizzati, incapaci di
difendersi. Martelli per concorso nella bancarotta del Banco
Ambrosiano, Andreotti per associazione mafiosa, Craxi, Forlani,
Altissimo, segretario Pli, il governo ebbe una moria di ministri e
Most blogs are primarily textual although some focus on photographs (photoblog), videos
(vlog), or audio (podcasting), and are part of a wider network of social media.” Cit. su
“answers.com” con riferimento a “wikipedia.com” alla voce “blog”
11
Losito G. 2000, “Il potere dei media”, Carocci, Roma, cit. pag.28
12
Mammarella G. 2000, “L’Italia contemporanea, 1943 - 1998”, il Mulino, Bologna,
pag.555
4
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segretari di partito
13
. Ma la mappa della corruzione si estendeva
ai grandi complessi industriali, alle forze dell’ordine, alla guardia
di finanza, alla magistratura. I partiti politici che sono il cuore
pulsante della vita del paese, hanno ricevuto un forte colpo,
soprattutto per quanto riguarda la credibilità. La scomparsa di
partiti storici, quali la Dc che si è dispersa in una miriade di
piccole fazioni, di uomini carismatici come Craxi ha aperto il varco
a nuovi soggetti politici e ad un profondo periodo di riflessione, in
cui si è parlato di seconda Repubblica. Nel nuovo contesto, il
sistema dei media non si è più limitato a fiancheggiare l’opera dei
partiti ma ha alimentato un certo sentimento antipartitico delle
masse. Ma da questa nuova circostanza, le cose si sono un po’
capovolte. Da “strumento del dibattito interno fra le élites dei
partiti
14
” a “unica arena all’interno del quale elaborare strategie di
posizionamento tese ad attivare reti di relazioni con la gente stufa
del vecchio e curiosa del nuovo
15
”. Quindi il ruolo dei media
diventa meno passivo che in passato e sono diventati un punto di
riferimento indispensabile, dopo la scomparsa degli abituali
competitori politici. La maggioranza degli elettori ha perso quei
riferimenti che erano stabili ed inamovibili da decenni, anche se il
sentimento antipartitico era forte, anche se era forte la sensazione
che l’opinione pubblica ne avesse piene le scatole dell’inefficienza
del sistema politico, sia come azione di governo che del sistema
partitico. Con agio si può dire che la media logic ha fatto la
differenza, al punto che Forza Italia, a dire del professor Calise,
possa essere considerato un partito mediale
16
, nato e sorretto dal
sistema dei media.
Come avrò modo di suggerire meglio i media di massa hanno
una valenza di “mediazione”, cioè assolvano funzioni di
mediazione tra: due posizioni spaziali, ovvero fisiche, in prima
battuta, perché unisce il luogo del fatto col luogo dell’usufrutto
del mezzo (televisione, quotidiano, radio, internet, etc.)e, poi, due
posizioni semantiche, due significati
17
(il fatto come è accaduto
e come viene descritto). Qui, però, occorre precisare che il
concetto di mediazione non solo coinvolge il testo prodotto e i suoi
lettori, ovvero spettatori, ma va considerato in più che tale realtà
coinvolge gli stessi produttori e/o finanziatori. Mentre la
mediazione fisica non ha nel processo mediatico una gran
13
Mammarella G. 2000, “L’Italia contemporanea, 1943 - 1998”, il Mulino, Bologna
pag.569
14
Calise M., “Il partito mediale”, pag.220, in Bentivegna S. (a cura di) 1996,
“Comunicare politica nel sistema dei media” Costa & Nolan, Genova
15
Bentivegna S. (a cura di) 1996, “Comunicare politica nel sistema dei media”, Costa &
Nolan, Genova, pag.7
16
Calise M., “Il partito mediale”, pag.222, in Bentivegna S. (a cura di) 1996,
“Comunicare politica nel sistema dei media”, Costa & Nolan, Genova
17
Silverstone R. 2002, “Perché studiare i media”, il Mulino, Bologna, pag.35
5
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rilevanza, in quanto elemento passivo del processo, la mediazione
semantica comporta sia un movimento del significato da un testo
all’altro, sia una costante trasformazione del significato stesso. I
mass media, inoltre, agiscono su ampia scala, circolano in forma
scritta o filmica e contribuiscono, in modo diretto o meno, alla ri-
produzione della collettività, essendo un passaggio che coinvolge
sia il significato che il valore attribuitogli, tale mediazione è
un’attività estetica quanto etica
18
. In quanto sistema, quindi, i
mass media assolvono una funzione di comunicazione di
messaggi e simboli alla propria utenza. Il loro compito è di
divertire ed intrattenere, ma nel contempo veicolano valori,
credenze e codici di comportamento atti ad integrare tale utenza
nelle strutture istituzionali della società di cui fanno parte. Ma
che impatto che questi hanno sulla capacità di giudizio
sull’opinione pubblica? A mio avviso è diversificato e limitato
ma questa è una banalità, ancora. L’esposizione ai media è
discriminata da bisogni, competenze e motivi caratterizzanti che si
riferiscono alla sfera del personale dell’individuo/utente che in
base a questi elementi, pongono l’individuo su determinati
percorsi di consumo in riferimento a segmenti di offerta dei
prodotti che preferisce abitualmente
19
. I media propongono
continuamente in modo esplicito conoscenze, modelli e valori di
vita che contribuiscono a determinare una formazione personale
in opinioni, atteggiamenti e comportamenti, diventando un
interlocutore che si aggiunge ad altre agenzie di socializzazione
20
.
Per queste ragioni si può con agio sostenere che i media possono
partecipare alla creazione di consenso o dissenso. Quindi, i mass
media mediano, anche, tra due soggetti, se stessi e l’opinione
pubblica nella sfera pubblica
21
.
Lo sviluppo di una produzione per la massa dei media e dei
prodotti di questi, l’evoluzione, con l’avvento delle masse sulla
scena politico-sociale, di un’opinione pubblica della massa,
nonché i processi di consumo delle masse, hanno cambiato le
carte in tavola. I media spesso fanno la differenza nei processi di
influenza decisionale. Ne sono testimoni le quantità di attenzione
e di danaro speso per assicurarsi sempre maggiore visibilità. È
diventato centrale in molte campagne elettorali l’impiego del
maggior numero di media possibili.
18
Silverstone R. 2002, “Perché studiare i media”, il Mulino, Bologna, pag.37
19
Losito G. 2000, “Il potere dei media”, Carocci, Roma, pag.120-121
20
Losito G. 2000, “Il potere dei media”, Carocci, Roma, pag.121
21
Luhmann N. 2000, “La realtà dei mass media”, Franco Angeli, Milano, pag.126-127.
Qui ci riferiamo al concetto di sfera pubblica come mezzo di riflessione della società in
generale, seguendo l’esempio dell’autore, come ambiente interno alla società e dei sui
sistemi parziali.
6
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Spinto da queste osservazioni, ho voluto guardare le modalità di
copertura della campagna elettorale chiusasi il 9 – 10 aprile 2006
di tre eccellenti testate giornalistiche nazionali (CdS, la
Repubblica e il Giornale), con particolare attenzione all’ultima
settimana di campagna (3 - 8 aprile ’06), e rinvenire se la
comunicazione all’interno dei detti quotidiani rispondesse
maggiormente ad esigenze del sistema dei media o a quelle del
sistema politico o al sistema dell’informazione ai cittadini.
Il problema è quello di osservare come i media guardano alla
realtà politica (quindi si potrebbe considerare come la
comunicazione politica si riflette nelle parole dei quotidiani) e a
come eventualmente influenzino l’opinione pubblica. Ho voluto
capire, allora, se piegare la comunicazione politica alle esigenze
spettacolari del mezzo mediatico renda, poi, davvero possibile
un’informazione intesa come servizio al cittadino, o come
strumento per una lettura della realtà politica, oppure, ancora,
come strumento di riorganizzazione di una già data realtà politica.
In primo luogo mi è sembrato doveroso approfondire il concetto
di opinione pubblica. Era giusto mettere in prospettiva cosa
intender come opinione pubblica e darne un’inquadratura. In
fondo si parla di opinione pubblica per capire a cosa è legata, in
cosa risiede il suo potere e se il fondamento di autonomia di
questa è rispettato dal sistema dei media. Dopo questa breve
esposizione mi concentrerò sulle caratteristiche di mass media e
sfera pubblica, guardando a due autorevoli figure, quali
Habermas e Luhmann. Infine, proporrò un’indagine che ho
portato avanti nel periodo su detto. Va guardato se esiste un ruolo
maggiormente autonomo dei giornalisti, finalizzato ad incidere
sull’informazione politica con un lavoro di approfondimento e di
mediazione critica, attraverso una tematizzazione indipendente
dall’agenda del sistema politico, orientata verso le cosiddette
policy issues. In definitiva, bisogna indagare su come i media
interessati, nel processo politico, diventino strumento in grado di
semplificare la realtà politica per l’elettore: se lo aiutino così a
fondare le sue scelte di voto su opinioni credibili/critiche, o lo
rendano strumento politico di partito per trarne vantaggio elettorale.
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