6
sociologo Francesco Alberoni che, nel 1963, pubblica
L’èlite senza potere, una ricerca sociologica sui divi in
confronto alla categoria dei politici.
Nonostante i libri di Morin e di Alberoni siano datati,
mantengono ancora oggi una certa validità teorica,
funzionale alla nostra analisi del fenomeno divistico e più
in particolare di quegli aspetti sociologici e psicologici
che spingono il fan ad amare ed ammirare i propri divi
Il discorso sarà poi attualizzato con Divismo vecchio e
nuovo di Enzo Kermol e Mariselda Tessarolo, che è uno
scritto recente (1998).
L’obiettivo è quello di dimostrare come il divismo
cambia e si evolve in base ai mutamenti della struttura
sociale: quindi il fenomeno deve essere trattato in termini
sociologici e non solo scandalistici.
Per raggiungere l’obiettivo prefisso, si inizia col prendere
in considerazione, nel primo capitolo della tesi, il
fenomeno divistico in quanto fenomeno sociale: sono
presenti le teorie sul divismo, si individuano le ragioni
dell’esistenza del mito, le relazioni che si instaurano tra
divo e pubblico, si parla della bellezza e del trucco
cinematografico ma anche di come una star possa
7
costituire un modello di comportamento, sebbene
assomigli più ad un tipo di merce immessa nel mercato
economico piuttosto che a un personaggio da ammirare.
Successivamente si distinguono due tipologie di divismo,
assumendo come spartiacque l’avvento del mezzo
televisivo. Nella parte dedicata al periodo precedente
all’avvento della tv, è spiegato come è nato lo star-
system, come i fans-club abbiano contribuito alla
costruzione sociale dei divi, e come si siano messi in
moto i meccanismi dell’imitazione e dell’identificazione.
Nella parte successiva invece, che riguarda il periodo
segnato dall’avvento della televisione, viene esaminato il
tipo di divismo emergente, prendendo a prestito da
Raymond Williams il concetto di “flusso”, e si avanzerà
l’ipotesi che proprio le dinamiche di personalizzazione e
di privatizzazione generate dal medium televisivo,
abbiano prodotto un radicale indebolimento della figura
classica del divo. Questa parte della tesi descrive anche
come la crisi dello star-system e l’analisi degli ultimi divi
morti tragicamente, come James Dean e Marilyn Monroe,
abbiano rappresentato un vero e proprio spartiacque per il
fenomeno divistico: i protagonisti della televisione
8
entrano quotidianamente nelle case dei telespettatori
divenendo altrettanti modelli culturali e perdendo l’alone
di mistero che invece possedevano le star del cinema. La
televisione di oggi è un mezzo così potente che, chiunque
vi appaia, può raggiungere fama e celebrità in brevissimo
tempo. Resta il fatto che dietro il successo delle star
moderne non ci sarebbe nessuna capacità artistica, ma
solo una strategia di marketing.
Diventare un divo all’improvviso è l’argomento che tratta
come la star di oggi sia più che altro un prodotto della
società dei consumi. Grazie alle strategie di mercato e
all’uso dei mezzi di comunicazione il mondo dei divi si è
allargato: non più solo artisti di spettacolo ma tutti coloro
che riescono a vendere la propria immagine ed i propri
prodotti. E’ in questo contesto moderno che si può
inserire Madonna, la diva delle trasformazioni in
relazione all’ambiente sociale, nella quale sono presenti
elementi sia del vecchio che del nuovo divismo.
In questa parte, un breve riferimento verrà fatto al
pettegolezzo come pratica sociale, tenendo sempre
presente che l’amore per una star non nasce
esclusivamente da un interesse verso l’abilità
9
professionale ma anche, in particolar modo nelle società
moderne, dalla curiosità, dall’interesse, e
dall’ammirazione del pubblico interessato alla vita
privata e affettiva del divo. Il pettegolezzo nasce dal
sociale, e Park se ne occupò già negli anni ’60,
sottolineando come nelle società industriali vi sia
un’estendersi dell’area privata del cittadino sottratta al
controllo sociale: ad esso fa eccezione una categoria di
persone come quella dei divi, dato che la loro
osservabilità è elevata e la loro area privata ridotta fino
a scomparire. Si vedrà come, all’aumento delle
osservazioni e alla riduzione dell’area privata, non
corrisponde, grazie alla maggiore permissività della
società nei confronti del divo, l’aumento del controllo
sociale e delle sanzioni.
Diffusissimo anche oggi grazie alle nuove tecnologie ed
alle riviste di gossip, il pettegolezzo è una pratica sociale
che funge da controllo per la società e, allo stesso tempo,
da “pratica di fascinazione” per chi ne fa uso.
10
Capitolo 1
TEORIE SUL DIVISMO
1.1 IL Divismo
Il divismo basa tutto il suo potere sul potenziale
dell’immagine anche se sono diverse le parti che lo
compongono e che di seguito verranno esaminate. Il
divismo è il prodotto del capitalismo, della nuova società
industriale, della metropoli, della notorietà e
dell’immagine dato che senza di essa il divo non può
esistere, dei bisogni antropologici degli uomini che
credono sia nella figura del mito che nella “religione
delle star”, dell’eroe, dello star-system, della tecnologia
sempre più evoluta del cinema e della televisione ed
ancora, del pettegolezzo, del gossip, dell’imitazione,
dell’invidia, dell’identificazione e della proiezione
2
. Il
divismo nasce da un mix di questi elementi che dagli
inizi del XX secolo fino ad oggi si sono connessi fra loro,
intrecciati e disciolti, fino ad arrivare all’evoluzione di
2
Cfr. F. Alberoni, L’èlite senza potere, Vita e pensiero, Milano
1963, p. 27
11
una star tutta diversa da quella dei primi anni del
novecento.
1.2 Divo modello
Sulla questione che i divi siano dei modelli si è
largamente discusso e non c’è uno scritto sul divismo che
non si interroghi su questo argomento. I divi e il loro
agire nei primi anni del XX secolo si scontrano con
l’opinione pubblica che esercita il controllo sociale, già
da allora, con uno degli strumenti adatti a tale scopo: il
primo e più importante tra questi è la stampa, ovvero il
quotidiano e le altre forme di letteratura correnti come i
libri. Robert E. Park, Ernest W. Burgess, Roderick D.
McKenzie nel loro La Città
3
scritto nel 1935, prendono
in esame il giornale come il grande mezzo di
comunicazione della città e l’opinione pubblica poggia
sull’informazione che esso fornisce.
La prima funzione svolta da un giornale è quella che un tempo era
svolta dal pettegolo del villaggio.
3
R. E. Park, Ernest W. Burgess, Roderick D. McKenzie, La città,
Edizioni di Comunità, Torino 1999.
12
Tuttavia, nonostante l’assiduità con cui i giornali danno la caccia a
fatti di carattere personale e di interesse umano, essi non possono
competere con i pettegolezzi del villaggio come mezzo di controllo
sociale. Infatti, per quanto concerne le notizie private, i giornali
osservano certe restrizioni non riconosciute dal pettegolezzo […] in
parte perché in una piccola comunità nessun individuo è tanto oscuro
che le sue faccende private sfuggano all’osservazione e alla
discussione […]
4
.
La vita privata degli individui, secondo Park, è un
argomento tabù per i giornali, finché i soggetti non si
presentino come candidati per una carica pubblica o non
compiano altre azioni che li porti all’attenzione del
pubblico (come, ad esempio, divenire un divo). Ad ogni
modo, i giornali non riescono ad “entrare” del tutto nella
vita privata del divo ed essere aggiornati sui cambiamenti
sociali in atto. Le riviste pubblicavano, talvolta, rubriche
in cui il divo dava consigli ai lettori costituendosi come
modello etico dal quale imparare in quanto rivestito da
un’aura di autorevolezza data dal successo ottenuto.
Quindi, tutto sembrava perfetto fin quando, a partire dalla
fine degli anni venti, una serie di scandali coinvolse una
4
Ibid., p. 37
13
parte dei divi, mostrando al pubblico l’immoralità dei
comportamenti delle star fino a quel momento
considerate dei modelli: di conseguenza, anche il cinema
hollywoodiano perse di credibilità. Umberto Dante, ne
L’utopia del vero nelle arti visive
5
descrive cosa stia
accadendo in questo periodo:
In una notte ciò che era stato definito un divertimento innocente
veniva ora denunciato come un’altra orgia degli ubriachi di
Hollywood o l’ennesimo scioccante esempio di depravazione
sessuale. Il giorno in cui smettemmo di ridere, Roscoe Arbukle fu
accusato di avere causato la morte di Virginia Rappe, una ragazza
venuta a Hollywood per fare carriera
6
.
Nonostante gli sforzi per coprire lo scandalo, la giustizia
accusò l’attore di omicido. Altri scandali seguirono come
quello relativo a Rodolfo Valentino, accusato di
impotenza e omosessualità, o ancora lo scandalo sul più
grande talento di Hollywood, Charlie Chaplin, spesso
attratto da donne troppo giovani. Non erano solo gli
scandali a creare imbarazzo, ma anche le bizzarrie delle
5
U. Dante, L’utopia del vero nelle arti visive, Edizioni Textus,
L’Aquila 1999.
6
Ibid., p. 152
14
dive, le esigenze creative dei poeti e le fantasie deliranti
dei narratori.
La svolta che portò la situazione ad un effettivo
miglioramento ci fu con l’avvento della televisione anche
se resta comunque il fatto che i divi sono frutto della
cultura e della società in cui nascono e ne incarnano i
valori: da una parte, sono un prodotto dell’industria
culturale con la conseguenza che nel tempo,
avvicinandosi al XXI secolo, la star diventa sempre più
familiare anche se perde quell’aura mitica che gli
aleggiava intorno agli albori dello star-system, dall’altra
acquistano l’ammirazione e l’affetto del pubblico e della
gente comune che li sente più vicini e raggiungibili. Gli
eroi restano eroi, cioè modelli e mediatori, ma
combinando in modo sempre più stretto e vario
l’eccezionale e il consueto con l’ideale e il quotidiano,
offrendo dei punti d’appoggio sempre più realistici”
7
.
7
E. Morin, Le Star, Redifin-Edizioni Olivares, Milano 1995, p. 42