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INTRODUZIONE
In questo elaborato mi sono posto l’obiettivo di analizzare la comunicazione mobile
nella sua evoluzione verso Internet in quelle peculiarità che la caratterizzano.
La scelta dell’argomento deriva da un connubio tra la mia esperienza lavorativa e
questo percorso di studi in Scienze della Comunicazione.
Lavoro da più di vent’anni in Telecom Italia nel campo della telefonia mobile e nella
quotidianità del mia attività professionale ho vissuto in prima persona la rapida
diffusione del servizio e le innovazioni del settore che si sono susseguite. Ora, a
distanza di tempo, ho voluto riprendere in una lettura più meditata i vari passaggi
evolutivi, soprattutto facendo ricchezza delle teorie della comunicazione apprese in
questi anni di studio.
Per una più approfondita comprensione del fenomeno mobile e della sua evoluzione
verso internet, oltre a coglierne gli aspetti puramente tecnici, ho ritenuto necessario
trovare e analizzare gli elementi che più lo caratterizzano.
Il percorso evolutivo perciò si delinea in diverse prospettive, ognuna delle quali si
riferisce a quel l’aspetto che ho ritenuto necessario approfondire.
Se parliamo del cellulare ad esempio non possiamo non considerare l’interazione
dialogica presente in una conversazione telefonica. Questo primo elemento
sembrerebbe un aspetto scontato e irrilevante ma vedremo come sin dalla nascita del
telefono sia stato uno snodo essenziale verso un modello di consumo mediale che
prefigura quello dei new media, in controtendenza rispetto ad un’epoca caratterizzata
dall’esplosione dei mass media.
La contestualità è il secondo elemento preso in esame che a mio avviso caratterizza
maggiormente la comunicazione mobile che si prefigura come una “bolla
comunicativa sempre presente” nella nostra quotidianità. La dimensione
comunicativa non rimane confinata ad una postazione fissa, ma si lega al contesto
delle nostre esperienze di vita, ai luoghi e alle persone che frequentiamo.
Terzo e ultimo elemento riguarda la natura orale del telefonino. Con l’avvento degli
SMS ed in seguito di twitter e dei social media su dispositivi portatili, la scrittura e
l’immagine assumono sempre più importanza. Riferendomi a Walter Ong vedremo
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che l’aspetto di oralità rimane in tali modalità scritte assumendo la forma di uno
scritto-parlato che perde quella connotazione di razionalità ed analisi propria di una
cultura alfabetica accentuando invece elementi del precedente periodo aurale-orale.
Nella parte centrale ho voluto ripercorrere l’evoluzione della rete mobile da un punto
di vista specificatamente tecnico, attinente alla mia attività lavorativa e necessario
per avere un quadro d’insieme del fenomeno.
Mi appresto ora a fare un sunto dei contenuti presenti nei capitoli in cui l’elaborato si
suddivide.
Nel primo capitolo il nostro percorso evolutivo inizia dalle origini del telefono,
analizzando il primo dei tre elementi caratterizzanti: l’interazione.
Saremo inizialmente introdotti nel modello mass mediale nato dal telegrafo che
attraverso la trasmissione a distanza del codice morse incrementò quel paradigma
informazionale presente nell’800 con la stampa. Vedremo come esso rappresenti una
comunicazione gerarchica, verticale, in un sistema trasmissivo top-down, che si
espresse pienamente nella trasmissione in broadcasting sviluppata successivamente
con radio e televisione. Per delineare al meglio tale processo mi riferirò al modello
matematico teorizzato da Shannon e Weaver e definito per l’appunto modello
telegrafico, che prevedeva un passaggio di informazioni lineare verso un destinatario
il quale necessariamente assume un ruolo passivo, come terminale finale di un
processo comunicativo dove l’emittente è l’unica depositaria dell’informazione
trasmessa.
In controtendenza rispetto a tale contesto massmediale evidenzierò come il telefono,
relegandosi ad una funzione comunicativa privata e secondaria, ha di fatto anticipato
il paradigma relazionale e interattivo di internet.
Analizzando il processo comunicativo di una conversazione telefonica, in cui
l’emittente e il ricevente non sono isolati ma individui in interazione che negoziano e
rinegoziano di continuo i ruoli, i punti di vista, i significati e le stesse regole dello
scambio comunicativo, farò una associazione con modelli “costruttivisti” e i nuovi
paradigmi culturali associati all’uso delle tecnologie informatiche, dove la
comunicazione è da intendersi all’interno di spazi d’interazioni sociali.
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Vedremo inoltre, da un punto di vista tecnico strutturale, come il telefono ereditando
dal telegrafo l’infrastruttura di rete, la ampliò negli anni successivi sino a quella
moderna rete telefonica commutata (PSTN) che ha consentito l’accesso ad internet a
tutta la popolazione italiana.
Con un approccio specificatamente tecnico, nel secondo capitolo vedremo come
dagli anni ’70 gli studi e le applicazioni delle onde radio non saranno più funzionali
ad una concetto di broadcasting, ma verranno rielaborati per offrire un utilizzo esteso
della comunicazione telefonica, libera dal vincolo della rete fissa e perciò disponibile
sempre e dovunque.
Nel corso del capitolo ripercorrerò l’evoluzione dei sistemi analogici sino
all’introduzione del TACS alla fine degli anni ’80, soffermandomi sulle
caratteristiche di una rete cellulare. Descriverò inoltre come avvenne la nascita della
prima rete mobile globale GSM e delle potenzialità introdotte dalla tecnologia
numerica digitale. Terminerò il percorso evolutivo illustrando l’introduzione della
trasmissione dati con internet protocol (IP), resa disponibile dal GSM e ampliata con
i sistemi di terza generazione.
Per finire, in un’ottica differente, ripercorrerò l’evoluzione nel progressivo
alleggerimento dei dispositivi che ha consentito la portabilità ed un accesso non più
legato al luogo ma alla persona, in uno spazio esclusivo e privato. Il cellulare diviene
protesi del nostro corpo e si configura su una società post moderna sempre più
caratterizzata da una permanente mobilità nei propri ambiti di vita quotidiana.
Ci introdurremo nel terzo capitolo con la metafora di una “bolla comunicativa” che
per mezzo della telefonia mobile ci avvolge in ogni luogo che appartiene al nostro
vissuto quotidiano.
Con una comunicazione privata che può irrompere in qualunque momento in una
contesto pubblico, riferendomi a Goffman evidenzierò come la rigida ripartizione tra
dimensione pubblica e privata viene messa in discussione.
Questo legame tra privato e pubblico, tra la dimensione comunicativa e fisica, e
ancora tra virtualità online e realtà offline, è una delle peculiarità della telefonia
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mobile che, nel suo esserci in ogni ambito di vita, non può escludere la contestualità
in cui la “bolla” si manifesta.
Mi riferirò in particolare ai contesti sociali post moderni de sincronizzati, in cui
coordinando in tempo reale la vita di relazioni e rettificando e riorganizzando tempi e
luoghi di incontro e di eventi, la telefonia mobile crea una continuità tra relazioni a
distanza e relazioni in prossimità.
Una tendenza che metterò in relazione ad un nuovo modo di concepire il mondo
online. Partendo Dalle comunità virtuali degli anni novanta che raramente entravano
in contatto con il mondo reale, analizzerò come i Social Network nel loro utilizzo in
mobilità sono innanzi tutto uno strumento per mantenere legami preesistenti offline e
condividere esperienze sempre più contestualizzate.
Nel quarto ed ultimo capitolo l’evoluzione dal cellulare allo smartphone sarà
ricondotta ad una particolare prospettiva. Il cellulare nasce per dialogare verbalmente
ma dall’introduzione degli sms la scrittura diviene sempre più forma di
comunicazione, assumendo però dei caratteri di oralità vicini alla simultaneità di un
dialogo parlato. Delineando in ciò un legame tra oralità e scrittura, farò un parallelo
con gli scritti di Walter Ong su cui l’analisi dell’intero capitolo si focalizzerà
ripercorrendo le tre fasi orale-aurtale, alfabetico e neo orale, teorizzate dall’autore.
Inizieremo il capitolo sostenendo quanto il successo inatteso degli SMS sia
riconducibile ad una connaturale predisposizione allo scrivere dell’uomo
alfabetizzato moderno che scrive entro la propria mente anche quando pensa o
esprime verbalmente i propri pensieri.
Soffermandomi ulteriormente sulle implicazioni che, secondo Ong, portò l’alfabeto,
assocerò la diffusione del display ad uno spostamento dell’equilibrio dei sensi
dall’udito alla vista iniziato dalla scrittura in cui il suono diventa segno percepito
visivamente.
In seguito farò un parallelo tra il coinvolgimento di uno scambio verbale e una
comunicazione scritta che sarà necessariamente più economica, distaccata e
funzionale ad una comunicazione ‘protetta’ in internet verso reti amicali più estese.
Di assoluta centralità all’interno del capitolo sarà la trattazione di quella ultima fase
definita da Ong oralità secondaria, caratterizzata dall’avvento della radio e della
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televisione, in cui la “voce soffocata dalla scrittura e dalla stampa prende nuovo
vigore”. Sembrerebbe che l’esplosione della voce annulli la scrittura. Al contrario,
per l’autore, nella nuova fase neo orale, la scrittura si moltiplica e diviene parola
sentita anche quando è scritta. Questo emergerà chiaramente nel corso del capitolo
riferendoci allo ‘scritto parlato’ divenuto fenomeno di massa con gli SMS, in cui una
interazione dialogica tra le persone viene portata in una dimensione spaziale, sul
display, ma il linguaggio così trasposto non è più riferibile ad una forma scritta, bensì
alla parola parlata del mondo del suono e della voce.
Da questa analisi potremo dimostrare come il cellulare, nella sua natura orale e
contestuale, sia il portavoce ideale della nostra epoca caratterizzata da una rinnovata
oralità dilatata in nuove forme scritte.
Ipotesi che sarà confermata e sviluppata ulteriormente nella conclusione
dell’elaborato.
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Capitolo 1
L’INTERAZIONE DIALOGICA CHE ANTICIPA I
NUOVI MEDIA
Brevettato nel 1871 da Antonio Meucci, il telefono è considerato il
capostipite dei personal media, cioè di quelle tecnologie
comunicative one to one concepite per un uso individuale e
interattivo, secondo un modello di consumo mediale che prefigura
quello dei new media.
Da questo punto di vista il telefono rappresenta un mezzo di
comunicazione straordinariamente in anticipo sui tempi, se
consideriamo che è stato sviluppato in un’epoca che di lì a poco
avrebbe conosciuto l’esplosione dei mass media attraverso
dispositivi di comunicazione in broadcast (cioè a largo raggio) come
radio e successivamente televisione.
Basterebbe questa osservazione per riconoscere alla telefonia un
ruolo centrale e strategico nella storia non meno che nelle
prospettive di sviluppo futuro dei sistemi di comunicazione.
1
Il telefono, come Davide Borrelli descrive in queste parole, “fin dalla sua nascita
rappresenta uno snodo essenziale nella transizione verso i new media” in un contesto
culturale e mediale determinato dai mass media.
2
1.1 Il codice Morse, il broadcast e il telefono
Per consentire il trasferimento a distanza di segnali elettrici già dai primi anni
dell’Ottocento vi furono diverse sperimentazioni
3
che portarono all’introduzione del
1
Alberto Abruzzese, Lessico della comunicazione (a cura di Valeria Giordano), Meltemi editore,
2004, p.570
2
Ibidem
3
Le prime sperimentazioni si dovettero allo svizzero P. Lesage che nel 1754 costruì un telegrafo
basato su ventiquattro fili metallici, uno per ogni lettera dell'alfabeto, collegati con un elettroscopio
che veniva attivato lettera per lettera fino a formare il messaggio. L'adozione della pila, che rese
possibile creare una rete di circuiti in interconnessione, consentì ad Ampère, nel 1820, di semplificare
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telegrafo.
Nell’anno 1832 Samuel Morse inventò un sistema telegrafico che con un filo
trasmetteva la codifica delle lettere dell’alfabeto in sequenze di impulsi di due
diverse durate (punti e linee); sistema che fu universalmente adottato per le
comunicazioni telegrafiche nella convenzione mondiale di Madrid del 1936.
L'invenzione fu brevettata negli Stati Uniti ed ottenne il supporto del governo. Il 24
maggio 1944 si ebbe la prima trasmissione tra Washington e Baltimora.
Il primo messaggio della storia fu trasmesso quel giorno, alle 8,45. Morse da
Washington telegrafava: "What Hath God Wrought" (quali cose ha creato Dio).
In breve il sistema si diffuse in tutti i continenti e formò una fitta rete. Nei principali
paesi industrializzati furono istituiti ambiziosi piani di telegrafia nazionale che
richiesero alti costi economici.
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Vi furono investimenti anche in Italia e a partire dal 1861, il sistema Morse diventa il
sistema nazionale ufficiale. La gestione delle linee e degli uffici telegrafici viene
assegnata allo Stato, sotto la direzione del Ministero dei Lavori Pubblici. Nel 1889
nasce il Ministero delle Poste e dei Telegrafi.
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Le agenzie di stampa europee sarebbero nate dal telegrafo e la loro importanza
sarebbe dipesa dal suo controllo: infatti esse erano proprietarie di linee telegrafiche e
avevano il monopolio delle notizie che trasmettevano di cui in questo modo,
potevano controllare il processo di diffusione, Si veda ad esempio il caso della
Reuter’s Telegraph Company che, nata nel 1951, avrebbe acquisito una posizione
dominante solo con il controllo del cavo sottomarino tra Calais e Dover.
il sistema convogliando la corrente elettrica su aghi calamitati in corrispondenza del segnale stabilito
dal trasmettitore. Nel 1832 K.A. Steinheil sostituì il galvanometro con dei campanelli, ponendo le basi
della telegrafia acustica. Lo stesso anno il geniale pittore statunitense Samuel Morse stabilì i princìpi
fondamentali del moderno telegrafo elettrico. http://www.pbmstoria.it
4
Nel lombardo-veneto nel 1849 iniziarono i lavori per introdurre il sistema telegrafico con la
linea Innsbruck-Verona (che giungeva da Vienna) e da qui a Milano e Venezia, inizialmente per uso
militare, in seguito, dal 19 ottobre 1850, estesa all'uso civile. Il 31 dicembre 1851 venne a questa unita
la linea Verona-Mantova-Modena-Reggio Emilia. Il 1º settembre 1852 essa si congiunse alla rete
toscana Firenze-Lucca-Pisa-Livorno (completata nel 1851) e Firenze-Siena. Il 1º
settembre 1851 venne inaugurata la prima linea del Regno delle Due Sicilie tra Caserta e Capua,
estesa l'anno seguente sino a Gaeta. Il 24 novembre 1851 venne inaugurata la linea Torino-Genova, ed
il 18 gennaio 1853 la linea Torino-Chambery, la quale il 15 marzo fu collegata alla rete che già univa
le linee francesi, inglesi, belghe, tedesche. Nel 1861 gli uffici telegrafici in Italia erano 355 per
16.000 km di linee; nel 1871 erano 1.237 per 50.000 km di linee. (tratto da wikipedia)
5
http://www.museoscienza.org
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In questa sua modalità di trasmissione verticale ed unidirezionale, determinata da
un’unica emittente che formulava il messaggio trasmesso, la trasmissione telegrafica,
al pari e ancor più, della precedente comunicazione scritta, poteva in varia misura
esprimere un messaggio con lo scopo di influenzare l’opinione pubblica diventando
un fondamentale strumento di controllo politico.
«Ne era consapevole il governatore generale dell’India che nel 1854 dopo la
realizzazione del collegamento telegrafico fra Calcutta e Bombay scrisse “in meno di
un giorno il governo è stato in grado di scambiare un volume di comunicazione che
prima avrebbe richiesto un intero mese: quale straordinario rafforzamento politico!”
E poco più di trent’anni dopo, nel 1888, il commissario speciale del governo
britannico in Canada sarebbe stato ancora più esplicito quando, in onore di un
collegamento telegrafico tra New York a Londra avrebbe detto: “il ticchettio di
questo tasto, udibile tra i due emisferi, non è forse più eloquente di ogni
argomentazione scritta a difesa dell’impero?”».
6
Nella vicenda del telegrafo possiamo intravedere la nascita di una società
dell’informazione. Esso infatti non solo rende la comunicazione istantanea,
modificando in profondità il mondo dei commerci e quello degli affari, ma è anche
funzionale alle esigenze del controllo degli stati e influenza le forme in cui si esercita
il potere.
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Con i cavi sottomarini telegrafici si aveva un collegamento extra continentale ma, per
gli alti costi necessari, divenne un obiettivo quello di riuscire a trasmettere i
messaggi attraverso l’etere per mezzo di onde elettromagnetiche.
Marconi che rifacendosi agli studi e ai lavori di altri ricercatori di fine ‘800, nel
giugno del 1896 per primo depositò il brevetto di un sistema di telegrafia senza fili.
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6
Andrea Sangiovanni, Le parole e le figure: storia dei media in Italia dall’età liberale alla Seconda
Guerra Mondiale, Donzelli editore, 2012, p.28
7
Ivi. p.29
8
Le ricerche sull'elettromagnetismo e i fluidi di J.C. Maxwell posero le basi per il lavoro del tedesco
Heinrich R. Hertz che, studiando sperimentalmente il comportamento delle onde elettromagnetiche, ne
verificò le modalità di propagazione nello spazio. Augusto Righi tra il 1891 e il 1894 riprese le
ricerche di Hertz studiando i fenomeni ottici delle oscillazioni elettriche sino alla telegrafia senza fili,
sulla quale pubblicò per primo un saggio organico nel 1903. Restava irrisolto però il problema della
propagazione in linea retta dei segnali elettromagnetici, che li allontanava dalla crosta terrestre a causa
della sua curvatura. Fu Guglielmo Marconi a trovare la soluzione, con l'idea di applicare un'antenna a
un oscillatore, per farne un trasmettitore, così come ad un rivelatore per farne un apparecchio
ricevente. (http://www.pbmstoria.it)
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Attorno al 1910 per mezzo di generatori di onde elettromagnetiche persistenti si poté
trasmettere via radio non solo segnali Morse ma anche voce umana.
Devo a questo punto aprire una parentesi soffermandomi brevemente sul passaggio
dall’alfabeto trasmesso con codice Morse alla trasmissione della voce in quanto esso
segna l’irruzione di una cultura post alfabetica, che rivalutò l’oralità rispetto alla
scrittura. Una oralità secondaria che generò quello che McLuhan chiamò “villaggio
globale”.
Sostanzialmente il villaggio globale di McLuhan si può ricondurre a quello che
Morse dichiarava nel 1838, parlando della propria invenzione: “l’intera superficie
dei paesi sarà solcata da quei nervi che hanno il compito di diffondere, alla velocità
del pensiero, la conoscenza di tutto quello che accade in tutto il territorio: cosa che
trasformerà l’intero paese in un unico grande quartiere”.
Nel quarto capitolo riprenderò i concetti di oralità con una diversa prospettiva
rispetto ad una concezione mass mediale, applicandoli alla natura orale del telefonino
e alla scrittura parlata degli SMS.
Se nel 1896 Marconi depositò il brevetto del “telegrafo senza fili”, già nel 1871
Antonio Meucci aveva brevettato il telefono, sebbene lo lasciò decadere per motivi
finanziari permettendo così a Alexander Graham di assumersi la paternità
dell’invenzione nel 1876.
9
.
L’invenzione di Marconi era stata salutata come uno dei grandi eventi con cui si concludeva
il secolo del progresso; grazie al suo contributo la comunicazione telegrafica poteva liberarsi
dai “fili”, dall’obbligo cioè di posare reti costose e non sempre possibili da realizzare.
Il nome assegnato dal giovane Marconi, allora ventiseienne, alla sua prima compagnia
radiofonica, fondata nel 1897, fu Wireless telegraph and signal company.
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9
Attorno al 1854 Meucci costruì il “telettrofono”. Nel 1871 insieme ad altri co-finanziatori italiani
riuscì a fondare la Telettrofono Company e ad ottenere per la sua invenzione solo un brevetto
temporaneo da rinnovare ogni anno al prezzo di 10 dollari (che sarebbe riuscito a rinnovare solo fino
al 1873). Provò a proporre la sua invenzione ad una compagnia telegrafica di New York, ma le
potenzialità dell’invenzione non furono intuite. Si pensa che Alexander Graham Bell abbia visto i
progetti di Meucci, poiché il 7 marzo 1876 depositò il brevetto. Meucci non avendo i 10 dollari di
rinnovo vide decadere l’esclusività del suo progetto. Meucci intentò causa, ma la perse, secondo il
giudice che emise la sentenza nel 1887. Meucci avrebbe infatti inventato un telefono meccanico,
mentre quello oggetto del brevetto di Bell era elettrico. Solo l’11 giugno 2002 il Congresso degli Stati
Uniti avrebbe riconosciuto il contributo di Meucci nell’invenzione del telefono.
10
da archivio storico di Telecom Italia.