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le proprie esperienze di studio; nella realizzazione del progetto
saranno d’aiuto le considerazioni di Antonio Papa e Guido
Panico, di Italo Cucci e Ivo Germano, abili nel creare percorsi
logici, in grado di inquadrare il calcio all’interno della realtà
sociale, nella quale calarsi con l’immaginazione, per
comprendere la nascita e l’evoluzione di fenomeni come il tifo
calcistico, il giornalismo sportivo, le prime cronache,
radiofoniche in origine, destinate ad un grande successo con
l’avvento della televisione.
Interpretata la nascita e l’evoluzione del fenomeno calcistico,
ecco come la testimonianza del professionista, suggerimenti e
trucchi del mestiere, saranno d’aiuto per comprendere come la
realizzazione di un prodotto apparentemente semplice, come
una radiocronaca o una telecronaca, sia, in verità, molto più
complicata e faticosa; testimonianze provenienti dalla Scuola
di Giornalismo Radio Televisivo della RAI, unite a ricerche
personali, consentiranno di ricostruire tutti i passaggi,
sconosciuti al grande pubblico, che precedono la diretta, che
rappresenta la fase finale dell’intero processo; la fase più breve
ma, nello stesso tempo, più importante, che in due ore scarse,
determinerà il successo o l’insuccesso di un lavoro, realizzato
nell’arco di un’intera settimana o di alcuni mesi, in occasione
di eventi particolari.
Fedeli al principio secondo il quale anche l’occhio vuole la
sua parte, l’analisi del testo di Giancarlo Tomassetti fornirà
delle preziose indicazioni per rendersi conto di come un buon
gioco di squadra, oltre che in campo, possa realizzarsi anche in
cabina di commento o in un furgoncino parcheggiato fuori
dello Stadio, grazie all’operato del telecronista e di tutto lo
staff che sostiene il suo lavoro, composto da regista, tecnici,
cameraman; la corretta disposizione delle telecamere, la
garanzia di poter operare nelle migliori condizioni logistiche, si
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riveleranno preziose per il telecronista come un buon assist per
l’attaccante.
Entrati idealmente all’interno di una cabina di commento, il
modo migliore per apprendere i segreti del mestiere, sarà
quello di spiare i Maestri, coloro che, con il loro esempio, sono
stati in grado di creare una tradizione, indicare la strada da
seguire ai futuri professionisti.
Si è spesso sentito parlare di Scuola Anglosassone per indicare
un modello di riferimento, caratteristiche consolidate, rispettate
con cura nella realizzazione di una telecronaca; nel nostro caso,
il termine Scuola non indicherà una tradizione affermata, ma il
contributo di grandi professionisti, come Nicolò Carosio,
Sandro Ciotti, Enrico Ameri, Nando Martellini, Bruno Pizzul,
ai quali si riconoscerà il merito di aver interpretato il calcio, ed
il relativo commento, da un punto di vista personale, unico, il
quale, unito all’esperienza di altri colleghi, porrà le basi per il
consolidamento di una metodologia di lavoro, che oggi
sopravvive in Radio ed in Televisione, arricchita da forme
nuove di commento, che si legano alle innovazioni della
comunicazione sportiva, come i Canali Tematici, dedicati a
singole squadre, e la tecnologia di cui lo sport beneficia a
livello televisivo.
Rileggere o riascoltare fasi di cronaca dei grandi Maestri, sarà
il modo più semplice e diretto per comprenderne lo stile,
verificarne la competenza e, perché no, rivivere pagine
indimenticabili del nostro Calcio, che rimarranno tali, grazie
alle voci di coloro che le hanno raccontate, in diretta, a milioni
di Italiani, sintonizzati sulla frequenza Radio o radunati davanti
ad uno schermo televisivo.
I Maestri hanno indicato la strada da seguire, confortati da
indici di gradimento sempre lusinghieri; sulla loro scia si
muoveranno i moderni professionisti del settore, abili nel
comprendere come il Calcio potesse assumere connotazioni
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nuove, che oggi contribuiscono a renderlo sempre più simile ad
un grande spettacolo, ad un evento vero e proprio, con tutto ciò
che ne consegue in termini di attesa e responsabilità per chi
sarà incaricato di commentare quello che accadrà in campo.
La concorrenza televisiva, la battaglia per l’audience si
riveleranno importanti incentivi per investimenti nella ricerca
tecnologica, mirati a migliorare la qualità delle riprese del
calcio, per onorare al meglio la nuova dimensione spettacolare
della partita, in cui ogni singolo dettaglio può rivelarsi
decisivo.
Risponderanno a queste esigenze, trasmissioni come il
posticipo, divenuto appuntamento fisso per il tifoso di Calcio,
preceduto e seguito da trasmissioni di approfondimento e
analisi, studiate per fornire al telespettatore tutte quelle
informazioni che gli consentiranno di seguire la partita con
un’ottica diversa, più consapevole, documentata dalle
telecamere e commentata dal telecronista, con particolare
attenzione per il particolare, per contribuire ad una nuova
visione della partita, diversa da quella del tifoso seduto nella
tribuna dello Stadio, il quale, manterrà una visione d’insieme
del gioco, suggestiva ma esclusa dalla visione del particolare.
Il successo del calcio televisivo, l’affermazione sociale del
fenomeno tifo, saranno le basi per l’affermazione di una nuova
forma di televisione sportiva, quella dei Canali tematici, che
dedicheranno le proprie trasmissioni alle singole squadre,
fornendo al proprio pubblico, di tifosi abbonati, il quadro
completo di tutto ciò che riguarda la squadra del cuore, dagli
allenamenti alle dichiarazioni ufficiali dei calciatori.
La comunità tifosa, che si creerà grazie la Canale Tematico,
troverà nella partita il punto d’incontro naturale, nel quale poter
condividere la propria passione, attraverso il tifo ed il
commento.
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Nello studio sulla creazione delle comunità tifose sarà
individuata, nella struttura del canale tematico, una figura di
riferimento, in grado di rappresentare al meglio identità e stato
d’animo del pubblico; nel caso specifico che sarà preso in
esame, relativo al canale tematico dedicato all’Inter, Inter
Channel, la voce di Roberto Scarpini, direttore e telecronista
del canale, sarà la nostra guida; l’analisi linguistica di una sua
telecronaca, realizzata con l’ausilio di programmi informatici
che consentono di determinare le parole utilizzate nel
commento e la frequenza di utilizzo all’interno del testo
completo, consentirà di osservare, direttamente, come la
telecronaca di un canale tematico, possieda caratteristiche
peculiari, legate al linguaggio, all’approccio alla partita, che la
differenziano da una telecronaca di tipo istituzionale,
contraddistinta da un atteggiamento diverso verso la partita,
contraddistinto da una maggiore verso il pubblico, nel rispetto
della passione calcistica.
Un approccio diverso, quello del telecronista di un canale
tematico, al quale si richiede comunque professionalità,
proprietà di linguaggio, rispetto per i tempi del gioco; l’analisi
della telecronaca, consentirà di verificare le scelte operate dal
telecronista per l’impostazione del lavoro, del linguaggio, del
ritmo, determinato dall’andamento del gioco o da precise scelte
narrative operate dal telecronista stesso.
Una breve intervista con lo stesso Scarpini, nelle conclusioni,
servirà da spunto per tirare le fila dell’intero lavoro; le sue
impressioni saranno il punto di partenza per configurare,
brevemente, scenari futuri della telecronaca.
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Capitolo 1
NASCITA E DIFFUSIONE DEL CALCIO
IN ITALIA: LE ORIGINI
DEL GIORNALISMO SPORTIVO
1.1 - Le origini del calcio
1.2 - Il calcio in Italia: nascita, diffusione, pubblico
1.3 - I Pionieri: la nascita del giornalismo sportivo
1.4 - Cinema, Radio, Televisione; le prime
contaminazioni
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Capitolo 1
NASCITA E DIFFUSIONE DEL CALCIO
IN ITALIA: LE ORIGINI
DEL GIORNALISMO SPORTIVO
1.1- LE ORIGINI DEL CALCIO
1° Luglio 1916, ore 7.30
500.000 uomini della quarta armata britannica, in trincea sul
fronte francese, stanno attendendo il segnale d’attacco, dopo
sette giorni interi di cannoneggiamento.
“Non appena il fuoco dei cannoni fu cessato, vidi un fante saltare fuori dal
parapetto, nel tratto di trincea non occupato da nessuno, incitando gli altri
a seguirlo; dopo di che calciò un pallone, un buon calcio.
La palla viaggiò ben oltre le linee nemiche.
Questo sembrava che fosse il segnale dell’avanzata.”
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Figura 1- Soldati all’attacco con il pallone
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Questa la diretta testimonianza di un soldato inglese presente
alla scena, risalente alla Prima Guerra Mondiale.
Il fante citato nel racconto era in realtà un Capitano, si
chiamava W.P. Nevill, e pagò con la vita questo suo slancio fin
troppo spavaldo.
L’episodio consente di comprendere come, fin dagli inizi del
XX secolo, la cultura sportiva fosse ben radicata tra la
popolazione britannica, e, soprattutto, come il calcio fosse già
in quel periodo uno
degli sport preferiti
dal popolo inglese.
Lo stesso Capitano
Nevill, (Figura 2) con la
sua pazzia, entra di
diritto nella storia
dello sport, oggi
riconosciuto come il
più bello, e senza
dubbio, il più seguito
del mondo.
Il Football
appartiene alla
seconda generazione
di quella che è
definita la “dinastia
dello sport”, quel ramo della cultura fisica più robusto e
moderno, nato in Inghilterra circa due secoli fa; l’origine dello
sport è moderna e tutta inglese, una cultura sportiva
profondamente diversa da quella agonistica delle epoche
precedenti.
Nonostante l’idea del gioco, dell’Homo Ludens, facesse parte
da secoli di culture di ogni latitudine, sono poche ma evidenti
le differenze tra lo sport attuale, di origine inglese, e quelle
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competizioni, appartenenti alla tradizione culturale, come gli
spettacoli delle arene romane o le giostre medievali.
Fu in Inghilterra che i giochi definiti tradizionali subirono
una profonda evoluzione, una domesticazione della loro
originaria violenza.
Scrisse Norbert Elias:
“ Se si mettono a confronto le attività di loisir dell’epoca contemporanea
con quelle dell’età precedenti, si vede chiaramente che sono sopravvissute
solo quelle che potevano essere adattate in modo da non urtare una soglia
di ripugnanza, generalmente elevata, nei confronti della violenza fisica tra
gli uomini”
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Un’evoluzione destinata all’insuccesso se non fosse stata
affiancata, in Inghilterra, da una nuova visione generale della
vita, un diverso approccio alla vita sociale.
Il sistema politico inglese, dopo gli anni delle guerre civili di
fine Seicento, intraprese la via della grande pacificazione; si
consolidò il sistema parlamentare con il riconoscimento
dell’opposizione come elemento funzionale al buon
funzionamento della macchina politica.
Si parlò per la prima volta di Fair Play e Athleticism, un nuovo
codice morale basato sullo scontro, duro ma leale, nel rispetto
delle regole di una società civile.
Lo sport si diffuse rapidamente all’interno di una società in cui
le classi dirigenti avevano un contatto diretto con il popolo,
caso unico in Europa, evitando di isolarsi all’interno della
viziosa vita di corte.
I primi problemi per lo sport si presentarono al momento del
contatto con i processi di urbanizzazione; gli sport di origine
rurale sopravvissero soltanto dopo aver subito alcuni
adattamenti, necessari per favorire lo svolgimento corretto del
gioco anche negli spazi ridotti disponibili nelle aree delle città
industriali.
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Sono i segnali della nascita della Sportisation: la tradizione dei
giochi rurali si trasforma in un codice sportivo, con
l’applicazione di regole per fini etici e pratici.
La nuova etica sportiva individuò nel sistema scolastico un
ottimo veicolo di diffusione; introdotta con successo nelle
scuole pubbliche, passò in seguito alle Università, nelle quali
sorsero le prime competizioni sportive, disciplinate da precisi
regolamenti.
L’affermazione della figura del Gentleman-Amateur, segnò il
consolidamento dei valori sportivi; erano maturi i tempi per
riconoscere e regolamentare ufficialmente le nuove discipline
sportive.
Il 26 Ottobre 1863 si riunirono a Londra i rappresentanti di
undici squadre di football: scopo dell’incontro fu di stabilire
regole precise del gioco, da interpretare nel giusto spirito,
evitando qualsiasi tipo dei discussione.
Si scontrarono le due anime del football: ai sostenitori del
gioco fisico si opposero quelli del gioco tecnico; le discussioni
si protrassero per quasi due mesi, ma si conclusero con un
risultato importante, la fondazione della Football Association.
La presenza di un organo superiore, riconosciuto come autorità
competetene, consentì, per la prima volta, di affrontare
discussioni a livello regolamentare; fu introdotta la figura del
Referee, un giudice in campo, che, di fatto, pose fine al
Gentlemen’s agreement fra giocatori, che aveva caratterizzato
gli esordi del football.
Negli anni successivi si determinarono le dimensioni dei
terreni di gioco, fu introdotta la traversa in legno, l’arbitro fu
dotato di fischietto ed iniziarono tra gli appassionati i primi
dibattiti di natura tattica.
Il successo del calcio favorì la ricerca di materiali più
sofisticati e confortevoli per la realizzazione delle divise da
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gioco e dei palloni, che persero progressivamente peso,
favorendo un gioco più veloce e spettacolare.
Sul piano agonistico la formula preferita rimaneva quello dello
scontro diretto tra squadre, con meccanismi basati sulla
formula dell’eliminazione diretta che sopravvive ancora oggi
nelle fasi finali di competizioni al livello Nazionale o
Internazionale, come le Coppe Europee o i Campionati del
Mondo.
I dati d’affluenza ai campi testimoniarono il gradimento del
pubblico per il football: alla finale di FA Cup del 1887,
disputata nello stadio londinese di Wembley, si registrarono
27.000 spettatori; nel 1901, sempre a Wembley, furono
addirittura 110.000
Il successo del Calcio, partendo dall’Inghilterra era destinato
a diffondersi rapidamente nell’intero impero britannico,
all’epoca esteso per circa 11 milioni di chilometri quadrati.
Le vie del calcio finirono con l’intrecciarsi con quelle del
libero scambio, con la diffusione dei prodotti inglesi in tutto il
mondo; la storiografia sportiva inglese riconosce il calcio come
l’esportazione più duratura della storia britannica.
Le vie del commercio, ma anche quelle del turismo, portarono
il Calcio nel Continente Europeo: Svizzera, Olanda, Belgio,
Germania, Ungheria, Italia, Francia, furono i paesi ad aprire,
per primi, le porte al nuovo sport, approfittando della presenza
di numerose comunità britanniche residenti nel loro territorio.
Il grande successo era solo all’inizio.
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1.2-IL CALCIO IN ITALIA
NASCITA, DIFFUSIONE, PUBBLICO
Sul finire dell’Ottocento l’Italia faceva i conti con l’unità
nazionale da poco raggiunta.
La situazione politica era tutt’altro che chiara, l’economia
tardava a riprendersi, gli squilibri territoriali fortissimi, le
condizioni sanitarie nelle grandi città tutt’altro che accettabili,
l’alimentazione scarsa e non equilibrata.
La condizione fisica dei giovani italiani era tutt’altro che
ottimale e favorevole alla diffusione dell’attività fisica.
Si costruì in breve tempo un’immagine deprimente delle
attitudini fisiche degli italiani, testimoniate da poeti come
Giacomo Leopardi.
Si può tranquillamente affermare come, alla fine dell’Ottocento
fosse l’Osteria la vera regina dello svago popolare, con lunghe
partite a scopone, gioco d’astuzia e inganno, così diverso dal
football inglese, basato sullo scontro fisico e la lealtà sportiva,
ma, paradossalmente, molto meno pericoloso.
Antonio Gramsci scrisse:
“La partita a scopone ha spesso avuto come conclusione un cadavere e
qualche cranio ammaccato.
Non si è mai letto che in tal modo si sia conclusa una partita di football”
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Lo sviluppo urbano offrì nuove occasioni di svago, come le
passeggiate nei giardini pubblici, la chiacchiera ai tavolini dei
Caffè, le visite alle abitazioni di amici e parenti.
Esisteva, tuttavia, una certa tradizione sportiva che
apparteneva nella maggioranza dei casi, a realtà locali; si
trattava di competizioni che giustificavano il raggiungimento
della vittoria con qualsiasi mezzo, le quali, una volta raggiunte
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le città, trovarono terreno fertile nelle rivalità esistenti tra
contrade o quartieri, che trovarono nello sport un mezzo
efficace per la risoluzione dei propri contrasti.
Particolare successo ebbero i così detti “Giochi con la palla”,
catalogati in un trattato, risalente addirittura al 1555.
Il più famoso di questi giochi può essere considerato il gioco
del Calcio, praticato in molte città della Toscana, che ebbe un
grande successo soprattutto a Firenze.
Il Calcio Fiorentino era uno scontro tra due squadre composte
da 27 giocatori, schierati su tre linee che si contendevano la
palla con ogni mezzo, con lo scopo di portarla fino alla porta
avversaria.
Sul finire del Seicento gli inglesi, che ebbero occasione di
assistere a delle partite di Calcio fiorentino, non poterono far
altro che trovare punti di contatto con il loro football.
La coreografia dell’evento rappresentato dalle sfide del Calcio
Fiorentino, manteneva caratteri di stile medievale; la cornice di
pubblico era elegante, nonostante la durezza degli scontri fosse
una delle caratteristiche principali di questo genere di
competizione.
Quando il Calcio Fiorentino entrò in crisi fu sostituito dal
Gioco del Pallone.
Si trattava di un gioco nato negli ambienti delle Corti del XV
secolo, nel quale si affrontavano due squadre, composte da tre
o quattro giocatori, con un chiamatore di punti e due arbitri.
Wolfgang Goethe descrisse così il gioco, al quale assistette in
prima persona a Verona, insieme ad altre 4-5 mila persone:
“Il gioco procede così.
Ad una opportuna distanza l’una dall’altra sono disposte due pedane
leggermente inclinate.
Colui che lancia il pallone si pianta nel punto più alto della pedana, armata
la destra di un grosso bracciale di legno munito di punte, e nell’istante in
cui uno della sua squadra gli getta il pallone, si lancia di corsa a quella
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volta, aumentando così la forza del colpo con il quale ha l’abilità di colpire
il pallone.
Gli avversari cercano nel frattempo di respingerlo e a questo modo il
pallone vola da una parte all’altra, fin che non resta fermo sul terreno.”
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Figura 3- Gioco del pallone a Roma
La forza dei colpi sferrati dai contendenti era tale che spesso gli
stessi spettatori ne risultavano colpiti; per questo si impose la
necessità di costruire degli impianti in grado di assicurare la
regolarità del gioco e accogliere, nello stesso tempo, un
numero elevato di spettatori.
Sorsero gli Sferisteri, in numerose città d’Italia, come quello di
Macerata, e numerosi impianti sia in Piemonte sia in Toscana.
Nella seconda metà dell’Ottocento il Gioco del Pallone
raggiunse il massimo della sua popolarità, tanto da essere
definito “Il gioco nazionale degli Italiani”
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I giocatori raggiunsero un’enorme fama ed arrivavano a
guadagnare vere e proprie fortune grazie alle loro esibizioni; il
pubblico era attirato dal gioco ma anche dalle scommesse sui
risultati degli incontri, caratterizzati da manifestazioni
d’entusiasmo mai viste prime per competizioni sportive.
Il Gioco del Pallone sopravvisse per un certo periodo
all’avvento del football, del quale si ritiene essere un
progenitore.
Figura 4- Gioco del pallone in Toscana
E’ difficile rintracciare elementi comuni tra le due discipline;
al Pallone si riconosce il merito di aver fatto conoscere al
grande pubblico l’agonismo, aver favorito la nascita di
fenomeni destinati a consolidarsi nel tempo, come il tifo
sportivo, la nascita del professionismo degli atleti, destinati a
diventare componenti integranti del Football.