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Le fotografie in generale possono essere viste come delle prove del mondo,
quelle dei reportage di guerra sono molto di piø. Sono atti che oltre a
documentare la realt , protestano aspramente contro quest ultima e nel farlo
intendono scuotere gli animi di coloro che osservano. Le immagini dei grandi
reporter non lasciano scampo all indifferenza, pongono al lettore un
imperativo: autoanalisi.
La fotografia - come afferma Giorgio Bocca in un intervista - supera
qualsiasi mediazione concettuale, finendo per stimolare direttamente anche
l’emotivit e l’empatia personale del "lettore". La sua capacit "sintetica" in
quanto traduzione iconica di una complessa serie di informazioni
direttamente ’leggibili’ senza alcuna mediazione linguistica, la pone in grado
di trovare immediata rispondenza presso l’umanit di ogni uomo.
Si pu credere che il fotografo sia affetto da cini smo, ma non Ł cos . La
professionalit Ł l arma vincente che li spinge a non fermarsi davanti alle
piaghe sociali. Documentare oggi per migliorare il domani Ł il motto della
maggior parte di loro.
Per meglio rispondere alle esigenze dettate dall argomento, il presente lavoro
Ł stato suddiviso in tre capitoli.
Innanzitutto ci siamo avventurati nel lungo e intricato percorso del mezzo
fotografico, che ha visto alle origini prove fallimentari, o poco utili alla sua
evoluzione. Lo studio Ł proseguito con l analisi semiologica della fotografia,
affrontando inoltre l ineliminabile impasse fra aspetto oggettivo e
soggettivo dell immagine. Sono state poi esaminat e minuziosamente,
alcune fra le piø interessanti riflessioni dello studioso Roland Barthes, e
passati in rassegna tutti i generi associabili alla fotografia. Facendo un netto
riferimento al mondo letterario si Ł voluta sottolineare la stretta relazione fra
testo e immagine.
Nel secondo capitolo viene esaminato il percorso del reportage di guerra,
enfatizzando l aspetto della documentazione di quest ultima da parte dei
fotografi e di come questi, assieme ai soldati, si siano immersi nella scena
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rischiando a loro volta la vita. Viene quindi riportato un quadro generale dei
maggiori conflitti mondiali dal 1855 fino ad oggi. Oggetto fondamentale
dell indagine Ł stata la figura di Robert Capa, fotografo ungherese che
proprio grazie alla sua tenacia Ł diventato un mito. Grande enfasi verr data
anche alla prestigiosa agenzia Magnum Photos, per anni, ricettacolo dei piø
importanti fotografi del mondo.
Il lavoro si conclude con un capitolo dedicato alla figura di uno dei maggiori
fotoreporter viventi, James Nachtwey, testimone di tutti (o quasi) i conflitti
degli ultimi trent anni. Di Nachtwey verr presa in esame la battaglia portata
avanti con l Agenzia VII e di come quest ultima abbia tentato di dare una
svolta al mercato dell immagine.
Si proceder tra l altro all analisi di alcune foto grafie appartenenti al genere
del reportage di guerra, provando ad allargare gli orizzonti d ell occhio
umano che Ł spesso vincolato alla denotazione di ci che effettivamente
vede, senza riuscire ad andare oltre .
L ultima parte del lavoro punta alle considerazioni finali sulla materia
trattata, riassumendo quali aspetti del problema affrontato nel lavoro di tesi
possono oggettivamente dirsi chiusi in maniera soddisfacente, e quali aspetti
sono migliorabili con un approccio diverso da quello seguito.
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Capitolo 1
LE ORIGINI DEL PANORAMA FOTOGRAFICO
Non colui che ignora l’alfabeto, bens colui che i gnora
la fotografia sar l’analfabeta del futuro .
Walter Benjamin
In questo primo capitolo si intende tracciare le nozioni base per comprendere
la nascita e l evoluzione della fotografia.
Sar definita la paternit dei vari rudimentali m ezzi fotografici che si sono
susseguiti nel corso degli anni, con particolare attenzione verso il dibattito
che ne scatur in merito.
Quindi si cercher di rendere chiaro il percorso dell immagine fotografica;
percorso che fu piø volte, vanamente, ostacolato dalla societ del tempo.
1.1. Il mezzo fotografico fra nascita e sviluppo
La nascita, e soprattutto lo sviluppo della fotografia Ł stato frutto
dell industrializzazione e del mondo borghese. Infatti dal punto di vista
tecnico, avrebbe potuto trovare vita molto tempo prima, ma, non sentendone
particolarmente bisogno, la societ non fece nulla per velocizzarne
l invenzione. Basta pensare al principio della camera oscura, gi noto dall
antichit per bocca di Aristotele e secoli dopo amp iamente descritto da
Leonardo da Vinci.
I veri padri fondatori della fotografia sono ritenuti Joseph-NicŁphore Niepce
e Louis Jacques MandŁ Daguerre. Entrambi sono artisti e non scienziati:
Niepce Ł un grande bricoleur mentre Daguerre Ł un talentuoso pittore.
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Niepce inizia le ricerche nel lontano 1814 e due anni piø tardi, in una lettera
al fratello, scrive:
Ho messo l apparecchio nella stanza in cui lavoro, di
fronte alla voliera e alla finestra aperta. Ho fatto
l esperimento secondo il procedimento che tu sai,
carissimo, e ho visto sulla carta bianca tutta quella
parte della voliera che si pu vedere dalla finestr a E
soltanto un tentativo assai imperfetto Il fondo del
quadro Ł nero, e gli altri oggetti sono bianchi, vale a
dire piø chiari del fondo 1.
La vera svolta nei suoi studi avviene quando scopre che il bitume di Giudea,
un tipo di asfalto, Ł sensibile alla luce. Niepce lo utilizza ricoprendo una
lastra di rame argentato, esponendola alla luce della camera oscura e infine
immergendola in un miscuglio di lavanda e petrolio bianco. Tale procedura
necessita un esposizione prolungata di dieci ore ed Ł da considerarsi il primo
tentativo riuscito di fissare un immagine (anche se immobile) del mondo.
Daguerre dopo qualche tempo viene a conoscenza del lavoro sperimentale di
Niepce. A seguito di alcune iniziali incertezze i due uomini decidono di
proseguire le ricerche in comune, firmando un contratto di associazione nel
1829.
La piø grande fortuna del pittore francese Ł quel la della morte di Niepce
circa quattro anni dopo. Infatti, Daguerre prosegue da solo negli esperimenti
e giunge a degli ottimi risultati, al
punto da ottenere, nel 1833, un nuovo
metodo, piø celere e facile nel
fissaggio , che prende il nome (al
quanto discutibile) di dagherrotipo .
1
V. Fouque, La VØritØ sur l invention de la photographie: NicØphore Niepce , sa vie, ses essais, ses travaux.
1867, pp. 64-65
Fig. 1 L. Daguerre, Natura morta, 1837.
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Circa sei anni piø tardi, dopo la presentazione ufficiale, il metodo diviene di
pubblico dominio.
Nonostante questo primo importante riconoscimento, tuttavia, le ricerche non
hanno fine. Il dagherrotipo, infatti, presenta ancora grossi limiti, richiede
manovre di riproduzione lunghe e articolate e soprattutto pu fornire
immagini uniche e non duplicabili.
A questo punto, s inserisce nella storia della fotografia il nome del filologo e
matematico inglese William Henry Fox Talbot, che, assieme a Niepce e
Daguerre, si unisce all evoluzione del sistema fotografico. Talbot opera negli
stessi anni, ma porta avanti le sue ricerche in maniera assolutamente isolata e
giunge a delle importanti conclusioni che sotto molti aspetti possono essere
identificate come precorritrici della pratica fotografica odierna. Infatti nel
1841 diffonde il proprio sistema: il calotipo.
Il suo metodo si scompone in due serie distinte di
operazioni. In un primo tempo, Talbot espone al fuoco
della camera oscura un foglio di carta traslucida
ricoperta di uno strato di ioduro d argento sensibile
alla luce, la cui azione non produce direttamente
un immagine visibile, ma solo un immagine latente. E
solo dopo il trattamento in laboratorio che ottiene, su
questa carta traslucida, un immagine negativa
calotipo- in cui le parti chiare del soggetto sono
rappresentate dai neri e le ombre dai bianchi2.
2
A. De Paz, Fotografia e societ , Liguori, Napoli 2001, p. 22.
Figura 2 - William Henry Fox Talbot. Calotipo, 1842
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Come detto in precedenza, uno dei problemi fondamentali della fotografia
delle origini Ł da considerarsi il tempo prolungato delle esposizioni: nel
1939, infatti, Daguerre tenta di ritrarre uno dei boulevard di Parigi, ma non
riesce pienamente nell intento. Nell immagine final e infatti, manca il traffico
caotico a causa del movimento frenetico di macchine e persone durante
l esposizione della lastra, ma rimane impressa comunque la prima immagine
di un essere umano.
All invenzione di Talbot con il passare degli anni vengono apportate alcune
migliorie di carattere tecnico . Il piø importante perfezionamento (made in
France) serve a diminuire il tempo dell esposizione e a rendere possibile la
produzione in serie di positivi destinati a essere pubblicati in libri.
Da qui in poi le invenzioni e i progressi si fanno costanti e ognuno di questi Ł
piø o meno utile all evoluzione del mezzo fotografico.
La vera e propria svolta si ha nel 1878 quando, grazie agli studi di Eadweard
Muybridge, nasce l istantanea , intesa come la po ssibilit di congelare sulla
lastra o sulla pellicola un azione rapida. Al contempo questo grande
traguardo, non da modo alla fotografia di esprimersi al meglio; infatti, in
quegli anni, nascono degli utilizzi della fotografia che necessitano (per
esempio nel reportage di guerra) l uso di apparecc hiature di ridotte
dimensioni.
La risoluzione al problema nasce nel 1925, a seguito della diffusione delle
macchine fotografiche con pellicola 35 mm, di cui il prototipo Ł la famosa
Leica (usata dal grande Robert Capa). Questa invenzione segna la definitiva
affermazione della nuova modalit di ripresa e con essa anche una nuova
ottica del fotografo rispetto al mondo circostante.
Fig. 3 - Modello Leica del 1926