3
definizione potrebbe essere adeguata per alcune crisi, ma rivelarsi non
confacente ad altre.
Sulla base di queste premesse, il capitolo secondo inquadra il tema delle
crisi d'impresa. In tale capitolo, l'attenzione sarà focalizzata non tanto sulle crisi
deboli, temporanee e quindi ricorrenti nella vita di un'impresa, bensì crisi di
carattere straordinario che necessitino di interventi altrettanto straordinari. Si
analizzerà, dunque, come prevenire e fronteggiare una crisi straordinaria, la sua
natura, quali sono i suoi sintomi, le sue cause e gli stadi in cui si articola.
L'accertamento delle cause, quindi, costituisce, a nostro avviso, già parte attiva
di un processo di risanamento, poiché solo da un valido e approfondito lavoro di
individuazione si possono impostare diagnosi corrette e interventi risanatori
appropriati. L'individuazione delle cause, inoltre, è fondamentale per una
corretta diagnosi In tale ottica, vengono presentati i principali strumenti di
diagnosi della crisi, tra cui l'analisi dei bilanci riclassificati, dei quozienti di
bilancio, di algoritmi per la previsione delle insolvenze e del più penetrante
controllo di gestione.
Il Capitolo terzo si concentra, invece, su una fase del processo di
risanamento che noi abbiamo definito cruciale: la scelta tra l'opzione di
risanamento e l'alternativa della liquidazione. La criticità di questa fase risiede
nel fatto che una puntuale presa di coscienze della crisi e, conseguentemente,
l'adozione di interventi propedeutici e preparatori al turnaround, come quelli
attuabili in questa fase, aumentano notevolmente le probabilità di sopravvivenza
dell'impresa e di successo del risanamento.
Presa la decisione di implementare il turnaround, tramite opportune
valutazioni strategiche economiche sulla fattibilità del processo, giungiamo
all'analisi della formulazione del vero e proprio piano di risanamento, oggetto
del capitolo quarto. Dopo una breve analisi delle varie teorie, soprattutto
straniere, elaborate sul turnaround, perveniamo alla convinzione che un
processo di turnaround si componga di due fasi: un primo stadio in cui, tramite
4
strategie volte alla riduzione dei costi e/o delle attività, l'impresa tenta di
tamponare ed arrestare l'emorragia economico-finanziaria, tipica di ogni crisi
acuta con l'obiettivo di ripristinare un valido equilibrio aziendale, e una secondo
momento caratterizzato da azioni strategiche di cambiamento che cercano di
eliminare definitivamente le cause della crisi, con l'obiettivo di riportare le
performance dell'impresa ad un livello paragonabile a quello precedente al
declino.
Pertanto, dopo aver analizzato le varie possibili strategie che compongono
le due fasi appena descritte, abbiamo approfondito il ruolo che il controllo di
gestione può rivestire in un processo di risanamento.
Lo studio, nei capitoli cinque, sei, e sette, dello stato di crisi di una grande
impresa italiana, quale le Ferrovie dello Stato, e delle caratteristiche che assume
un processo di risanamento ci ha permesso così, di trovare conferma in quanto
avevamo sottolineato nella prima parte teorica di questo lavoro, quando
cercavamo di definire con certezza cosa fosse un turnaround.
Adesso sappiamo che quest'ultimo può essere visto come un processo di
ridiscussione dell'impresa in tutti i suoi aspetti, dalla strategia alla struttura
organizzativa, dalle risorse umane alla cultura aziendale. Si tratta, in sostanza, di
un processo di cambiamento profondo che non si limita soltanto ad agire sugli
aspetti strettamente materiali della gestione dell'impresa, ma che ne modifica le
prospettive, gli obiettivi, i valori che guidano ogni visione all'interno del
complesso aziendale, contribuendo per tale via, alla ricostituzione ed al
rafforzamento di quella coesione fra le componenti dell'azienda che ogni crisi
tende, inevitabilmente,a dissolvere.
5
PARTE
I
Capitolo Primo INTERPRETAZIONE DEL CONCETTO DI CRISI
6
I. INTERPRETAZIONI DEL CONCETTO DI CRISI
D’IMPRESA
Nel corso degli anni svariate discipline si sono occupate del problema della
crisi d’impresa: la letteratura economica, l’economia aziendale e gli studi
strategici. Naturalmente, ogni disciplina ha analizzato la materia, ponendone in
evidenza aspetti diversi e, pertanto, contribuendo in maniera differente alla sua
comprensione ed interpretazione. In questa parte del lavoro, quindi, l’attenzione
sarà incentrata prevalentemente sull’analisi delle diverse teorie di crisi, nel
tentativo di fornire i necessari riferimenti teorici e un primo quadro sistematico
dei principali fattori di crisi aziendale.
I.1 LA CRISI D’IMPRESA NELLA LETTERATURA ECONOMICA
Gli studi economici hanno fornito un contributo alquanto rilevante allo
sviluppo del tema della crisi d’impresa. In tale senso è opportuno individuare
due diversi periodi di sviluppo dell’argomento : un primo va dal XIX secolo alla
prima metà del XX secolo ed un secondo che va dal Dopoguerra fino a oggi.
La letteratura economica del primo periodo ha esaminato il problema della
crisi riferendolo all’intero sistema economico. In questi studi il problema è,
quindi, affrontato in modo indiretto, nell’ambito più generale delle relazioni di
equilibrio tra le diverse componenti del sistema economico, tralasciando l’esame
delle specificità strategiche e soprattutto aziendali delle crisi d’impresa. In tale
arco temporale si è soliti individuare quattro fasi dello studio dei sistemi
economici, cui è possibile collegare altrettante definizioni di crisi:
Capitolo Primo INTERPRETAZIONE DEL CONCETTO DI CRISI
7
1- Il periodo pre-industriale, quando il termine crisi indicava per lo più la
scomparsa di un’attività mercantile e, quindi, veniva a coincidere con il concetto
di fallimento. Assumeva, quindi, una connotazione meramente negativa.
2- Il periodo del primo capitalismo, quando il termine crisi d’impresa
veniva a coincidere con la mancanza di profitto e, in maniera alquanto generica,
con la successiva scomparsa dell’impresa dal mercato. L’influenza delle teorie
classiche e neoclassiche
faceva sì che la crisi in questo periodo fosse un
elemento, per certi versi, positivo, in quanto la scomparsa delle imprese non
efficienti garantiva una migliore allocazione delle risorse, conseguentemente la
crescita del sistema economico.
3- Il periodo del capitalismo burocratico alla fine del XIX secolo: la crisi
indicava lo squilibrio fra attività e passività aziendali.
4- Il periodo del capitalismo maturo, che vede invece la crisi collegata
all’incapacità dell’impresa di far fronte alle proprie obbligazioni, principalmente
a causa delle irresponsabilità da parte degli imprenditori. Tuttavia il fenomeno
della crisi perdeva quel carattere di irreparabilità che l’aveva accompagnato nel
secolo precedente e che causava necessariamente la scomparsa dell’impresa; in
altre parole era riconosciuta la possibilità di “correggere gli errori” portandone
giovamento all’intero sistema economico.
Questo primo filone di letteratura economica, nonostante la continua analisi
del concetto di crisi aziendale in riferimento all’intero sistema economico, offre
anche interessanti spunti da cui poter partire per interpretare il problema in
questione. Tale contributo consiste nell’individuazione, come si approfondirà
nel capitolo che seguono, di una serie di fattori di crisi aziendali che
scaturiscono dal macroambiente politico, economico e sociale, nonché nel
riconoscimento delle loro tipiche manifestazioni (disoccupazione, inflazione,
ecc.....) che possono condizionare negativamente i risultati dell’impresa.
A partire dal secondo dopoguerra, nella letteratura economica il problema
delle crisi d’impresa trova uno spazio diverso e decisamente maggiore.
Capitolo Primo INTERPRETAZIONE DEL CONCETTO DI CRISI
8
Possiamo così individuare due grossi filoni: il primo, sulla crisi dei sistemi
produttivi, l’altro, sulle crisi settoriali. Queste correnti di studio, pur non
prendendo come punto di riferimento la singola impresa, ma ancora il sistema,
si concentrano maggiormente sui soli sistemi produttivi, siano essi
geograficamente o settorialmente definiti, ma pur sempre costituiti da un
insieme di imprese.
Lo sviluppo del pensiero sulla crisi dei sistemi produttivi ha visto un’
evoluzione del concetto di crisi: Negli anni sessanta (Emery e Trist 1965 e fra
gli studi successivi si veda Ansoff
1
, 1975) la crisi era ancora un fenomeno a
carattere eccezionale, dovuto essenzialmente a fattori di origine esterna rispetto
all’impresa e di conseguenza ancora al di fuori da ogni possibilità di intervento o
comunque di controllo, da parte dell’azienda. Essa, quindi, scaturiva da alcuni
limiti o imperfezioni che caratterizzavano la struttura del sistema industriale.
Solo a partire dagli anni ottanta, invece, il fenomeno di crisi ha assunto
una concezione più evoluta. E’ stata infatti introdotta l’ipotesi secondo la quale
la crisi è una “componete permanente dei sistemi industriali con cui le imprese
devono costantemente confrontarsi” (Podestà, 1986
)
. In tal senso, quindi, la crisi
diviene un elemento critico, attraverso il quale l’impresa è sottoposta a continui
stimoli e sollecitazioni per la ricerca di nuove soluzioni e di nuovi equilibri.
Grazie a questa evoluzione si è sviluppata una letteratura più specifica
2
sulla
crisi d’impresa, che, oltre ad analizzarne le cause, ne individua le modalità di
riconoscimento nonché i mezzi necessari per affrontarla.
Gli studi sulle crisi settoriali
3
hanno anch’esse offerto spunti interessanti
per l’interpretazione della crisi d’impresa. Essa viene riferita all’incapacità da
parte delle imprese di adattarsi al cambiamento delle condizioni competitive del
settore, derivanti per lo più da mutamenti della domanda. La crisi è pertanto
1
H.I.Ansoff: Strategia aziendale – [Milano] - 1974
2
La letteratura strategico-manageriale che varrà analizzata successivamente.
3
Si veda tra gli altri:C.Scognamiglio: Crisi e risanamento dell'industria italiana - [Milano] - 1979
Capitolo Primo INTERPRETAZIONE DEL CONCETTO DI CRISI
9
vista come un fenomeno abbastanza ricorrente e quindi non straordinario: non si
concretizza necessariamente con la scomparsa dell’impresa, ma può dar luogo
anche a conseguenze di minore gravità (temporanea riduzione delle produzione,
dei profitti, del personale ecc...). Tale concetto, come vedremo, è stato recepito
anch’esso dalla letteratura strategico-manageriale. Inoltre, in tali studi, sono
state ampliate le possibili cause delle crisi d’impresa riconducendole, rispetto
alle altre teorie economiche, anche ad aspetti microeconomici (andamento
domanda beni specifici, comportamento cliente, ecc...) o, comunque, agli aspetti
ambientali più vicini alla realtà-impresa. Questa interpretazione della crisi come
momento evolutivo del settore ha avuto sicuramente il pregio di aver ricondotto
il problema all’interno delle più specifiche problematiche del controllo
aziendale.
A questo punto è opportuno fare alcune considerazioni di sintesi sulla
letteratura economica. Emerge chiaramente come lo sviluppo della teoria
economica in questi due secoli ha modificato consistentemente il concetto di
crisi. Nella prima metà del secolo scorso, gli economisti lo utilizzavano per
indicare le condizioni di squilibrio di mercato o le situazioni di difficoltà
economiche. Si trattava quindi di situazioni patologiche derivanti per lo più da
cause esterne al sistema. Nella seconda metà del XIX secolo, invece, la nozioni
di crisi comincia ad assumere connotazioni a noi oggi familiari: si parlava
infatti di fase discendente di un ciclo economico o di turbamento di un processo
di crescita volte a riportare il sistema in equilibrio. Così le crisi cominciano ad
assumere connotazioni positive in quanto vengono viste come momenti di
evoluzione, che costringono il sistema, e quindi anche le singole imprese, a
ristrutturarsi. Questa nozione è simile a quella cui si è giunti nel XX secolo
quando la crisi, come si è detto, era vista come un momento critico che sollecita
il sistema a rinnovarsi. Da tutto ciò emerge, in ultima analisi, la possibilità di
poter utilizzare questa letteratura per le problematiche relative alle crisi
Capitolo Primo INTERPRETAZIONE DEL CONCETTO DI CRISI
10
d’impresa, in particolar modo nell’individuazione di quei fattori di crisi
provenienti dal macroambiente economico e sociale.
I.2 LA CRISI NELLA DOTTRINA AZIENDALE
Nella dottrina aziendale, il concetto di crisi è variamente definito. E’
possibile riscontrare divergenze interpretative sul concetto di crisi. L’economia
aziendale usa il termine di ‘crisi’ per indicare fenomeni di diversa gravità ed
ampiezza e ovviamente in conseguenza di ciò cambiano anche le cause
responsabili della crisi e le modalità di risanamento.
Alcuni studiosi (Forestieri
4
, 1986) utilizzano il termine di ‘crisi’ come
sinonimo di insolvenza per ciò un impresa entra in crisi quando non è in grado
di far fronte alle proprie obbligazioni, o meglio quando vengono meno le
condizioni di liquidità e di credito necessarie per adempiere, regolarmente e con
mezzi normali, alle obbligazioni assunte. Questa branca dell’economia aziendale
è riconducibile allo sviluppo di una serie di modelli che analizzano la
significatività dei quozienti di bilancio. Tali modelli, quindi, considerano
soprattutto le condizioni finanziarie dell’azienda dando particolare importanza
alla struttura del suo patrimonio. Detta concezione è stata oggetto di critiche da
parte della letteratura manageriale in quanto le valutazioni di bilancio sono
sensibilmente influenzate dai pareri soggettivi degli amministratori, nonché
dalle politiche di bilancio adottate dagli stessi anno per anno. Tali politiche,
come è noto, alterano alcune poste rilevanti del bilancio (gli ammortamenti, le e
scorte, ecc.), rendendo poco significativa l’analisi comparata delle stesse. Inoltre
le tecniche di valutazione dei quozienti di bilancio acquistano significato solo in
termini di confronto (ad esempio tra valori attuali e passati), divenendo
irrilevanti se analizzati in maniera assoluta.
4
G.Forestieri: La previsione delle insolvenze aziendali : profili teorici e analisi empiriche – [Milano] - 1986
Capitolo Primo INTERPRETAZIONE DEL CONCETTO DI CRISI
11
Altri aziendalisti, invece, ne parlano come un momento conclusivo di un
ciclo gestionale negativo, identificandolo con la mancanza di profitti o nella
perdita di capitale. In tal senso la crisi diventa un fatto inevitabile per l’impresa
che si trova nella fase terminale preludendo alla sua liquidazione o al suo
smembramento. Secondo Capaldo
5
, infatti, si può parlare di crisi quando
“l’impresa non è più in grado di arrestare il deterioramento sicché, in mancanza
di un intervento esterno, essa va inevitabilmente al dissesto”. La differenza di
questo tipo di crisi dalla precedente sta nel fatto che quest’ ultima deriva da
errori commessi nel passato, che la gestione non ha risolto e che difficilmente
possono essere fronteggiati.
Il concetto di crisi aziendale è anche correlato alle diverse teorie sulla
natura dell'impresa a cui si può fare riferimento
6
. La teoria istituzionalista
dell'impresa, iniziata da Gino Zappa (1959), vede l'impresa come un istituto
economico duraturo dotata di una propria soggettività. Di conseguenza l'impresa
è in crisi quando vengono meno gli elementi e i presupposti istituzionalisti: la
stabilità di governo, l'autonomia imprenditoriale, l'orientamento di lungo
termine, l'autosufficienza economica. Nella teoria organicistica l'impresa è un
organismo vivente e dotata di un ciclo vitale nel lungo periodo; la crisi è vista
come il momento conclusivo di questo ciclo o come un passaggio necessario per
poter rinnovare la propria cultura, la propria struttura organizzativa, la propria
strategia. In quest'ottica la crisi aziendale si manifesta nel deterioramento delle
risorse e delle competenze aziendali che erano sorte in funzione dell'ambiente
esterno oppure come momento di cambiamento interno volto a modificare gli
elementi caratterizzanti dell'impresa stessa.
La teoria sistemistica concepisce invece l'impresa come un sistema ben
definito che presenta alcune caratteristiche distinte che ne fanno un sistema
5
Pellegrino Capaldo: Crisi d’impresa e suo risanamento in Banche e Banchieri n°5 1977
6
P.Bastia: Pianificazione e controllo dei risanamenti aziendali. – [Torino] – 1996.
Capitolo Primo INTERPRETAZIONE DEL CONCETTO DI CRISI
12
unico; tra le tante l'impresa è un sistema aperto,complesso, dinamico,
autopoietico.
Ciascuno di questi attributi può essere rivelatore di crisi, per cui, nella
prospettiva sistemistica, la crisi viene definita come il non corretto
funzionamento di alcuni di questi caratteristiche che individuano il sistema
impresa.
Alcuni studiosi ancora analizzano il concetto di crisi nell’ambito della
teoria contrattualistica
7
dell’impresa, mettendone in evidenza il carattere
prettamente giuridico, considerando un impresa in crisi quando raggiunge il
fallimento o un’altra procedura concorsuale. La crisi ,quindi, è il punto di
partenza delle procedure concorsuali e lo stadio finale del ciclo aziendale.
Questo criterio non risulta valido in quanto, pur avendo il pregio
dell'immediatezza, descrivere solo a posteriori la crisi senza spiegare le ragioni e
il percorso patologico che hanno portato alla procedura concorsuale.
Tuttavia la teoria italiana di maggior rilievo nell’ Economia Aziendale è
sicuramente contenuta all’interno del sistema dei principi dell’Economia
aziendale “pura” definito da Aldo Amaduzzi
8
(1949) e ripresa poi da molti altri.
L’azienda nel continuo svolgimento della sua gestione, persegue in modo
dinamico un tendenziale equilibrio prospettico. A tale equilibrio prospettico
concorrono 3 condizioni fondamentali:
-equilibrio economico, inteso come l’attitudine dell’impresa a produrre con
continuità un flusso di reddito soddisfacente in una prospettiva di lungo periodo.
- equilibrio finanziario, consistente nel perseguimento della solvibilità
aziendale, sia per sopravvivere nel presente, sia per far fronte ai fabbisogni di
7
G.Calabresi: Transaction costs, resource allocation and liability rules. A comment. Journal of Law and
economics. 1967
Jensen-Meckling: Theory of the firm . Journal of Financial Economics n°3 1976.
Altman: Financial ratios. Discriminant analysis and the prediction of corporate bankruptcy. Journal of
Finance, September 1968.
8
Aldo Amaduzzi: Il sistema d’impresa nelle condizioni del suo equilibrio e del suo andamento – [Roma] - 1949
Capitolo Primo INTERPRETAZIONE DEL CONCETTO DI CRISI
13
capitali futuri scaturente dallo sviluppo dell’impresa nel lungo periodo. Tale
solvibilità deve quindi essere intesa sia a livello strutturale, nel lungo periodo,
come correlazione tra investimenti e finanziamenti aziendali (equilibrio
finanziario in senso stretto), sia a livello immediato, come pareggio tra entrate e
uscite monetarie (equilibrio monetario).
-equilibrio patrimoniale, attitudine dell’azienda a mantenere una solidità
patrimoniale necessaria a garantirle l’esistenza, lo sviluppo e la crescita.
Questi tre equilibri costituiscono differenti aspetti di un fenomeno unitario,
pertanto è necessario per l’impresa tenere presenti le interrelazioni che li
uniscono, al fine di evitare che gli effetti di propagazione in caso di crisi di uno
di esse possa far entrare l’impresa in una sorta di circolo vizioso
9
. In tale
contesto, quindi, la crisi viene vista come quel fenomeno patologico di
decadenza graduale delle condizioni di gestione, che trova la sua origine nell’
esistenza di pesanti squilibri di natura economica, patrimoniale e finanziaria.
Questa teoria ,a nostro parere, è sicuramente valida ma insufficiente, in
quanto analizza gli effetti anziché andare ad indagare sulle cause effettive della
crisi, commettendo il grave errore di individuare solo le crisi ‘manifeste’
ignorando l’eventualità di crisi ‘possibili’. Alcuni teorici
10
arrivano, dunque, ad
individuare diversi stadi delle crisi e li contraddistinguono in base al diverso
impatto che essi hanno sulle condizioni generali dell’impresa.
Infine altri autori
11
parlano di “stati di debolezza e stati di dissesto”,
distinguendo tra crisi latenti e crisi manifeste
12
.
9
Ad esempio un disequilibrio economico, che produce perdite nel tempo, peggiora la situazione patrimoniale
riducendo il capitale netto. Tale disequilibrio economico, unitamente ad un disequilibrio patrimoniale, può
pregiudicare la solvibilità dell’impresa e quindi agire negativamente anche sull’equilibrio finanziario.
10
Guatri, in, in n crisi e risanamento d’impresa 1986, individua tre stadi di crisi: 1. crisi che causano squilibri e
inefficienze; 2. crisi che producono perdite; 3. crisi che causano insolvenza.
11
Cavallini-Paolone: Il deterioramento del sistema delle condizioni d’equilibrio dell’azienda. Giuffrè
1992, pag 992
12
Questi concetti verranno approfonditi nel prossimo capitolo
Capitolo Primo INTERPRETAZIONE DEL CONCETTO DI CRISI
14
Un ultimo approccio interessante alla questione è quello offerto da
Caramiello
13
che sposta l'analisi dallo stato di crisi alla dinamica con cui la crisi
evolve verso tale stato. L'autore fa riferimento a tre tipi di "ordine", necessari
affinché l'impresa preservi il successo nel tempo:
1. L'ordine che deve intercorrere tra i fattori produttivi (combinatorio);
2. L'ordine tra le diverse operazione che l'impresa realizza per raggiungere
gli obiettivi aziendali (sistematico);
3. L'ordine riguardante la corrispondenza tra le forze interne e le forze
esterne (di composizione).
La crisi si manifesta nel momento in cui quest'ordine aziendale viene meno.
La spaccatura di questi ordini altera la cosiddetta forza autogeneratrice
dell'azienda che le permette, in condizioni normali, di adeguare, attraverso le
normali attività gestionali, le proprie risorse e le proprie strategie ai mutamenti
ambientali. Il venir meno di questa forza alimenta una crisi latente, che
tradizionalmente esplode nel momento in cui l'impresa si trova a dover
affrontare i radicali cambiamenti ambientali da lei non percepiti.
In generale , quindi, la letteratura aziendale considera lo stato si manifesta
con squilibri di natura economica, patrimoniale e finanziaria, ma che può
svilupparsi progressivamente raggiungendo diversi stadi. Gli aziendalisti, pur
non concordando sul numero di questi stadi, ritengono che la possibilità di
risanamento sia strettamente correlata allo stadio in cui ci si trova e alla
tempestività con la quale si interviene.
13
C.Caramello: L'azienda nella fase terminale. – [Pisa] – 1968.