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Introduzione
Il 23 giugno del 1945 sulla prima pagina dell’Abilene Reflector-Chronicle, quotidiano della
cittadina statunitense di Abilene (Kansas), compare un titolo su otto colonne a caratteri
cubitali: Abilene's Greatest Son Comes Home. Un titolo piuttosto criptico: non si capisce né
chi sia il soggetto, né il motivo per cui sia tornato a casa e da dove. Per avere risposte precise
alle wh questions Who e Why, occorre soffermarsi sulla foto inserita al centro dell'articolo che
ritrae il generale Dwight David Eisenhower sovrastato da un titolo più piccolo: ‘I'm from
Abilene’. Una frase attribuita al comandante in capo delle forze alleate in Europa per
sottolineare il suo senso di appartenenza alla piccola comunità. La sinergia tra testo e
immagine (headline and visual), diventa fondamentale per permettere anche a chi non
conosce la biografia del generale di identificarlo con il ‘Greatest Son’. Al giornale locale
interessa catturare l'attenzione dei potenziali lettori mostrando l’Eisenhower figliol prodigo
vincitore della Seconda Guerra Mondiale che otto anni dopo, una volta eletto Presidente degli
Stati Uniti, diventerà ancora più illustre. Nella stampa locale si enfatizzano, come afferma
Mansfield, “positive ‘stories’ in which pride and identity are reflected by means of self-
glorification and/or superlativeness, where the local aspect of living is presented in a positive
light within a national framework”.
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Il motivo è semplice: il target del quotidiano sono gli
abitanti di Abilene, ai quali non occorre certo spiegare chi sia il figlio più illustre della piccola
cittadina, vivendo in un contesto sociale dove Eisenhower viene già riconosciuto come tale.
Quel titolo rappresenta un paradigma perfetto di come un qualsiasi mezzo di
informazione, che sia una televisione, una radio, un sito internet o un giornale, scelga di
raccontare una news story in modo differente a seconda della sua collocazione geografica,
della diffusione e del pubblico di riferimento. Ma non mancano nemmeno le eccezioni che
confermano la regola. Ad esempio l’Abilene reporter-News, distribuito in una città dal nome
identico ma che si trova in Texas, sei giorni prima del ritorno a casa di Eisenhower pubblica
in decima pagina una serie di fotografie accompagnate da lunghe didascalie incorniciate dal
titolo Abilene (Kans.) Thrills To News: General Ike's Coming Home. Al lettore della città
omonima vengono presentati i luoghi e gli affetti che attendono l’eroe al suo ritorno,
identificato con il soprannome Ike. Aspetti della sua vita privata, come si mette in evidenza
nell’occhiello (Family and Friends Await Eisenhower Amid Scenes of His Youth), narrati
attraverso le immagini che ritraggono la sua ‘quiet, elm-shaded house’, il fratello e la madre.
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Mansfield, G. (2005). “Small World? The Foregrounding of Identity, Relevance and Proximity in Local News
Reporting”, La Torre di Babele, numero 3, p.231
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C'è anche un venditore di dolciumi che mostra con orgoglio una piccola galleria fotografica
allestita all'interno del negozio dove il giovane Ike era solito ritrovarsi con gli amici al
mattino ‘for morning cokes’. Anche in questo caso l’interazione tra testo e immagine è
l’essenza stessa della news story.
Raccontare il ‘mondo piccolo’ di un grande personaggio, cercando di coglierne gli
aspetti più intimi, non è tuttavia una prerogativa esclusiva dei media locali. Le grandi testate
hanno le risorse, economiche e professionali, di inviare i loro corrispondenti ovunque si
verifichi un fatto di cronaca, o di accedere a fonti di informazione come le agenzie di stampa
(ad esempio Reuters, Associated Press o Ansa), che forniscono articoli e immagini in
esclusiva per i loro abbonati. Per un mezzo d’informazione la scelta di occuparsi e in che
modo di una notizia dipende, oltre che dalla sua coerenza con la linea editoriale, dall’interesse
che può riscuotere nel suo pubblico di riferimento. Di certo gli eventi negativi sono i più
interessanti, ‘Bad news is good news’ è una regola aurea per tutte le redazioni, ma per
meritare le prime pagine dei quality papers
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nazionali e internazionali, una notizia deve avere
grande rilevanza, come afferma Fleming (2004, 98):
There are many factors that influence the production of news from economic and
geographical considerations to historical practices that affect the way it is sourced,
gathered and disseminated. News is not the ‘random reaction to random events’ as a
journalist put it, but the end result of an institutionalized process that gives
precedence to certain topics, events, people and places over others.
Un processo in cui si valuta la priorità di una notizia in base a una serie di criteri che ne
determinano la newsworthiness, la ‘notiziabilità’ per selezionare ‘all the news that’s fit to
print’, come recita lo storico slogan del New York Times. Diverse sono le ricerche condotte
sul perché alcuni eventi siano più notiziabili di altri, e quella di Johan Galtung e Mari H. Ruge
ha codificato le caratteristiche più significative applicate nella selezione di una notizia:
Relevance, Timeliness, Simplification, Predictability, Unexpectedness, Continuity, Elite
people, Elite nations e Negativity.
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Decidere se coprire o meno un fatto, dipende anche dai
vincoli professionali e organizzativi dei redattori, come il tempo a disposizione per
raccogliere testimonianze e verificare le informazioni.
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La definizione è attribuita ai giornali anglosassoni come The Times, The Guardian e The Independent, per
distinguerli dai tabloid come The Sun, Daily Mirror e Star. I primi hanno un linguaggio formale e si occupano di
‘hard news’: politica nazionale e internazionale, grandi fatti di cronaca. I tabloid, invece, pubblicano
preferibilmente ‘soft news’, eventi che riguardano le storie personali che abbiano un interesse collettivo, con un
linguaggio più informale e irriverente. Tuttavia i confini di tale distinzione possono essere piuttosto labili.
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Galtung, J. & Ruge, M. H. (1965). The Structure of Foreign News, Journal of Peace Research, volume 2,
numero 1, pp.64-91
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L’obiettivo di questa tesi è quello di analizzare come la stampa anglosassone locale,
nazionale e internazionale, abbia trattato, declinandola linguisticamente in base alla
diversificazione dei lettori di riferimento, la notizia del naufragio della nave da crociera Costa
Concordia. Un fatto di cronaca nera accaduto il 13 gennaio 2012 che ha avuto una relevance,
vale a dire un impatto sull’opinione pubblica, mondiale, associato a una forte negativity,
considerando le 32 vittime e i 110 feriti su un totale di 4.229 persone a bordo (3.216
passeggeri e 1.013 membri dell'equipaggio) provenienti da 62 Paesi. E la negatività, intesa
non soltanto come caratteristica di un evento tragico come in questo caso, è un elemento
essenziale nel determinare la newsworthiness di un evento, osserva Mansfield (2005, 225):
Negativity incorporates numerous forms of conflict between people, political parties
or nations as well as damage to people, property, the enviroment, all of which make
any kind of disastrous event newsworthy or, in other words, a “good story”.
Si tratta inoltre di una unexpected news story, in cui sono coinvolti cittadini appartenenti a
diverse Elite nations, come Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Italia, che soddisfa anche
il criterio di continuity, vale a dire la possibilità di seguire gli sviluppi della vicenda fornendo
aggiornamenti.
Con i suoi 290 metri di lunghezza e 114.000 tonnellate di stazza, la Concordia è la
nave da crociera più grande che sia mai naufragata nella storia della marina mondiale. Più
grande del Titanic (270 metri di lunghezza e una stazza di 46.328 tonnellate) colato a picco
nell’Oceano Atlantico durante il suo viaggio inaugurale quasi un secolo prima, nella notte tra
il 14 e 15 aprile 1912. Allora i morti furono 1.518, ma occorre considerare l’inadeguatezza dei
sistemi di emergenza del transatlantico ritenuto inaffondabile (le scialuppe erano sufficienti
soltanto per contenere un terzo dei suoi 2.223 passeggeri) e la tecnologia di quel periodo (il
radar che avrebbe permesso di evitare l’iceberg verrà inventato soltanto nel 1935). Nulla di
paragonabile, insomma, ai sistemi di sicurezza a bordo della nave-gioiello della Carnival,
costruita a Genova da Fincantieri e varata nel settembre del 2005.
Tuttavia ci sono diverse analogie tra i due incidenti. Prima di tutto l’errore umano. Il
Titanic si inabissò dopo aver colpito un iceberg avvistato troppo tardi, mentre la Concordia ha
urtato uno scoglio a meno di 200 metri dall’Isola del Giglio a causa di una manovra azzardata
del suo comandante, Francesco Schettino, che ha deciso di violare le norme di sicurezza del
Codice di navigazione effettuando un “inchino”. Un passaggio sotto costa che ha il significato
della riverenza per rendere omaggio a due gigliesi: l’ex comandante della Concordia Mario
Palombo e il capo maître Antonello Tievoli. Manovra che, si scoprirà, la nave aveva già
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effettuato ben 52 volte nel 2012 senza subire alcuna sanzione né danno. Secondariamente, in
entrambi i casi la richiesta di soccorso è risultata tardiva e le operazioni di salvataggio sono
state condotte in modo inefficiente e caotico. L’SOS venne lanciato dal Titanic un’ora dopo la
collisione, più o meno come nel caso della Costa Concordia dove l’allarme generale è stato
dato alle 22.30, 45 minuti dopo l’urto che ha aperto sulla chiglia uno squarcio di 70 metri. Un
attimo prima, la Capitaneria del porto di Civitavecchia aveva contattato la nave da crociera
chiedendo se ci fossero dei problemi, ma dalla Concordia dissero che si trattava soltanto di un
black out. La stessa versione comunicata ai passeggeri, invitati a tornarsene nelle cabine.
Infine, sia il Titanic, sia la Concordia, rappresentano il naufragio della grandeur, la
trasformazione di un viaggio da sogno in un incubo.
La tragedia del transatlantico britannico è quindi la similitudine perfetta per dare in
poche parole l’idea di quello che è accaduto, cento anni dopo, davanti alle coste del Giglio.
Così domenica 15 gennaio 2012 il Sunday Telegraph, il Sunday Mirror e il Sunday Express
escono con una grande foto in prima pagina della Concordia rovesciata sul fianco di dritta e lo
stesso titolo di apertura: It was just like the Titanic, la frase più ricorrente tra le testimonianze
dei sopravvissuti. Il tabloid Daily Star, fedele alla sua tradizione più sensazionalista, è ancora
più forte: My Hell on New Titanic. L’inferno è quello raccontato da Rose Metcalf di
Wimborne (Dorset), giovane ballerina che lavorava a bordo e che è stata una delle ultime
persone a lsciare la nave in elicottero. Numerosi anche i giornali italiani che utilizzano la
stessa similitudine: Il Messaggero (Come il Titanic), Il Mattino (Inferno in Crociera: Come il
Titanic), La Gazzetta del Sud (Sembrava il Titanic), Il Messaggero Veneto (Sulla Costa come
sul Titanic) e il Manifesto (Titanic italiano al Giglio). Diversi altri quotidiani e periodici
stranieri scelgono titoli pressoché identici.
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Nella maggior parte dei casi il soggetto della
tragedia viene identificato dal lettore attraverso la fotografia della Concordia arenata, sinergia
perfetta tra testo e immagine, e dai sommari che aggiungono ulteriori particolari.
I collegamenti tra i due incidenti nei giorni seguenti si moltiplicano, grazie ai
giornalisti che scovano, come si dice in gergo, notizie “di colore”: dalla storia dei
sopravvissuti fratelli Capuano pronipoti di Giovanni, cameriere affondato insieme al Titanic
(La Repubblica, 17 gennaio 2012), al fatto che, al momento dell’impatto con lo scoglio, in
uno dei ristoranti a bordo della Concordia risuonassero le note di My Heart Will Go On,
colonna sonora del film di James Cameron sulla tragedia del transatlantico britannico (The
Sun, 18 gennaio 2012).
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Le prime pagine alle quali si fa riferimento sono quelle dei giornali spagnoli El Periódico e La Gaceta, dei
danesi Ekstra Bladet e Morgenavisen Jyllands Posten, del turco Hürriyet e dell’australiano The Australian.
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Ma a riempire le prime pagine dei giornali ci pensa soprattutto la riprovevole
condotta del comandante Schettino, arrestato a poche ore dal disastro
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con le accuse di
omicidio colposo plurimo, lesioni plurime colpose, naufragio colposo e abbandono di nave e
di persone incapaci. La fuga a bordo di una scialuppa gli vale l’etichetta di Capitan codardo,
Captain coward. Definizione fortemente ideologica di condanna che richiama, attraverso un
collegamento intertestuale, il titolo del romanzo Captains Courageous di Rudyard Kipling
rovesciandone il significato. I giornalisti giocano con la conoscenza culturale del lettore
distorcendo il senso di quelle che Partington definisce “preconstructed word strings”, come i
titoli dei film, i proverbi, le espressioni idiomatiche e le citazioni.
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Il 17 gennaio 2012 il sito internet del Corriere Fiorentino, edizione locale del
Corriere della Sera, diffonde la concitata telefonata tra Schettino e il capitano Gregorio De
Falco della Guardia costiera di Livorno, che inchioda definitivamente il comandante.
Telefonata in cui De Falco gli intima il famoso ordine “Vada a bordo!”, seguito da un
intercalare irripetibile che sui giornali verrà spesso censurato o sostituito con espressioni più
sfumate. Degna di nota è la prima pagina del New York Post del 18 gennaio 2012 che ritrae
Schettino con gli occhi abbassati e lo sguardo vacuo, intitolata a caratteri cubitali Chicken of
the Sea. In alto a sinistra una sorta di sommario Tapes reveal captain’s cowardice e l’ordine
di De Falco: “Get back on board for f*** sake!”. Nei giorni seguenti spunta anche un video
registrato in plancia durante l’emergenza, che testimonia la confusione a bordo e il ritardo con
cui è stato dato l’ordine di abbandonare la nave. Nella vicenda non manca nemmeno il sesso.
Si scopre infatti che nella sala di comando c’era anche una donna, la moldava Domnica
Cemortan, che si definirà "amante" di Schettino.
Come si osserverà esaminando gli articoli dei principali quotidiani stranieri,
Schettino e la Concordia sono andati oltre il semplice fatto di cronaca, diventando il simbolo
di un’Italia che affonda, moralmente e finanziariamente, per colpa di una classe dirigente
incapace, vigliacca e libertina. L’Italia plasmata dall’ex premier Silvio Berlusconi, accusa
dalle pagine del Telegraph
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la giornalista e scrittrice Cristina Odone, ‘who led Italy for 17
years before his ignominious exit last year, taught the Capitano and a generation of Italians
to strut and show off’. L’immagine del Bel Paese è fatta a pezzi e verrà riabilitata soltanto in
parte dal comportamento di De Falco. L’ordine impartito a Schettino di tornare a bordo, per
alcuni giornali gli vale infatti il titolo di ‘eroe’. La vera riscossa arriva nel settembre del 2013
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Schettino viene arrestato il 14 gennaio 2012. Quattro giorni dopo finisce ai domiciliari, revocati il 5 luglio dello
stesso anno. Il 5 dicembre, sempre del 2012, è iniziato il processo ancora in corso.
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Partington, A. citato in Morley, J. (1998). Truth to Tell, Bologna, CLUEB, p.33
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The Telegraph, 17 gennaio 2012
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con l’operazione di parbuckling, il raddrizzamento della nave. Operazione perfettamente
riuscita che, così come il naufragio del 13 gennaio 2012, non ha precedenti nella storia della
marina. Il premier Enrico Letta parla di “orgoglio italiano”, anche se l’impresa viene
coordinata dal sudafricano Nick Sloane e l’azienda statunitense Titan Salvage è capofila del
progetto insieme alla Micoperi di Ravenna.
Il naufragio della Concordia per i giornalisti è un pozzo di San Patrizio. La nave, così
vicina alla riva, è a favor di telecamera e, com’era accaduto per l’attentato al World Trade
Center, il naufragio viene raccontato in diretta. I primi reporter sono i passeggeri stessi, che
pubblicano le loro testimonianze sui blog e sui social network (Twitter, Facebook). Con i
moderni smartphone, poi, chiunque può scattare foto, girare filmati e diffonderli attraverso
internet, utilizzando ad esempio YouTube. Una bulimia di fonti a disposizione di tutti, alla
quale attingono anche i media, pur dovendo verificare l’attendibilità delle notizie.
La tragedia, come si è detto, è un fatto di una rilevanza internazionale, ma ha avuto
una grande eco anche sui piccoli giornali locali a migliaia di chilometri dall’Isola del Giglio.
La Concordia suscita ad esempio l’interesse del White Bear Press, settimanale locale di White
Bear Lake nel Minnesota, perché è lì che abitavano i coniugi Gerald e Barbara Heil, vittime
del ‘Titanic italiano’. Da fatto di cronaca nera mondiale, a White Bear Lake il naufragio si
trasforma nel dramma di una comunità. La notizia che conta non è la portata del disastro, né
tantomeno il “capitan codardo”, ma la scomparsa di ‘Jerry’ e ‘Barb’, come li chiamerà il
giornale locale. Due persone perbene e impegnate nel volontariato, che dopo una vita di
sacrifici avevano deciso di regalarsi la loro prima, e ultima, crociera da sogno. La news story
diventa la Heils story, raccontata dai figli attraverso un blog, dal vicino di casa, dal parroco e
dagli amici. Per entrare nel ‘mondo piccolo’ delle vittime e dei superstiti (ovviamente di
nazionalità britannica, statunitense, australiana e indiana), sono stati ricercati gli articoli
pubblicati dai giornali locali delle loro città di provenienza, analizzando la trasformazione,
oltre che della notizia, del linguaggio. Tuttavia in questo elaborato si cercherà di fornire un
quadro completo su come sia stato trattato dai giornali il naufragio della Concordia, attraverso
le prime pagine, i titoli, i testi e le immagini.
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Si studieranno gli elementi di coesione del testo,
il lessico e la semantica, così come il registro, l’ideologia e le fonti più o meno ufficiali che
hanno contribuito al confezionamento della notizia da parte dei giornalisti.
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Il corpus che verrà preso in esame nel seguente elaborato è costituito dagli articoli ritenuti più interessanti,
apparsi su diversi giornali cartacei internazionali, nazionali, locali e su alcune edizioni on line, a partire dal
giorno del naufragio fino al 31 dicembre 2013.
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Nella prima parte, dopo aver definito brevemente le differenze tra quality e popular
paper, si analizzeranno le prime pagine e gli articoli pubblicati dai giornali inglesi,
statunitensi, australiani e indiani sull'incidente della Costa Concordia. Nella seconda parte, si
concentrerà l'attenzione sul caso del comandante Schettino, il simbolo di una codardia che
verrà estesa a tutto il popolo italiano. Con il terzo capitolo si scenderà invece nel “mondo
piccolo” delle vittime e dei sopravvissuti della Concordia, mettendo in evidenza i
cambiamenti del linguaggio e di registro all’interno di un contesto locale, socialmente
diverso.
L’ultima parte, il quarto capitolo, verrà riservato al tema della riscossa, il
raddrizzamento della nave che ha rappresentato la rivincita dell’Italia. Una rivincita che
tuttavia, come si vedrà, è stata il frutto di una task force internazionale.