Antefatto. e Paarung
1. , relazione originaria
Nella V Meditazione cartesiana Husserl dedica al concetto di Paarung un intero
paragrafo, dal titolo “Accoppiamento” come componente associativamente
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costitutiva dell'esperienza dell'estraneo,
L'accoppiamento [...] è un fenomeno universale della sfera trascendentale (e parallelamente della
sfera psicologico-intenzionale). [...] è forma originaria di quella sintesi passiva che noi, in opposizione
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alla sintesi passiva della identificazione, designammo come .
ma il termine era già comparso due anni prima e accompagnerà la ricerca di
Husserl per tutti gli anni Venti e Trenta. Il termine che ha radice Paar, ovvero
coppia”, è stato variamente tradotto come “appaiamento”, “accoppiamento”,
“copulazione”.
Sebbene la Paarung occupi un posto fondamentale nell'esperienza dell'altro,
questa centralità non porta Husserl a concludere che sia anche il fulcro del suo
programma fenomenologico. Ad essa infatti attribuisce un ruolo ambiguo,
considerandola fondante nella costituzione di una conoscenza oggettiva della realtà
ma ponendola su un piano secondario rispetto all'impostazione delle sue ricerche
filosofiche.
Nelle Meditazioni Husserl descrive la Paarung come un fenomeno universale e
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originario, nel quale ego e alter-ergo sono sempre dati, che si manifesta quando
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l'altro viene nel mio campo di percezione, con il suo corpo. Da queste osservazioni
iniziali si nota subito che la Paarung appartiene alla sfera fisica e biologica della
materia, oltre che percettiva. Tale fenomeno si configura come la struttura primaria e
universale dell'esperienza attraverso la quale si manifesta il mondo, forma originaria
della sintesi passiva che precede il controllo della coscienza.
1E. Husserl, Cartesianische Meditationen und Pariser Vorträge, Kluwer Academic Publishers
B.V., 1950, 1963 [tr. it. Meditazioni cartesiane con l'aggiunta dei discorsi parigini, a cura di F.
Costa, Bompiani, Milano, 2009, § 51, pp. 132-133].
2Ivi., p. 132.
3Cfr. Ivi. p. 124.
4Cfr. Ivi. p. 127.
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“
associazione
Paarung
Natura
La Paarung irrompe in maniera scomoda e inconclusa all'interno del programma
husserliano. Infatti eliminata ogni inferenza esterna (pregiudizi, opinioni, verità delle
scienze e di tutte le filosofie precedenti), l' lascia un residuo: la coscienza
egoica, luogo essenziale da cui partire per fondare una nuova conoscenza rigorosa.
Ma la situazione si evolve rapidamente con l'esperienza dell'altro. Poiché
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L'uomo, ma uomini e donne abitano la terra, l'io-solo che pensa se stesso,
nell'apertura al mondo si rivela inadeguato a proseguire il suo percorso di ricerca
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epistemologica; pensarsi come un soggetto solipsistico è una riduzione artefatta.
Questo fenomeno si manifesta in seguito ad una specie singolare di epoché, una
riduzione primitiva che lascia un residuo nella sfera dove si colloca il corpo: la sola
e unica cosa in cui io direttamente governo e impero, dominando singolarmente in
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ciascuno dei suoi . Spazio primordiale in cui si situano le esperienze proprie
originali.
Ma questo residuo proprietario emerge grazie alla negazione differenziale con
l'alterità, a me-proprio come non estraneità, che da parte sua riposava sul concetto
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dell' e quindi lo presupponeva, e infatti viene descritto come non estraneo. Ciò
comporta uno spostamento dell'origine: non più l'ego, ma l'alter è il punto d'inizio.
Questa presa di coscienza implica inoltre che il dominio della propria sfera
appartenitiva non è un presupposto dato ma una condizione da raggiungere,
attraverso la vita di relazioni a cui partecipa l'io, la quale porta in sé le interpretazioni
di una seconda e di molte altre soggettività.
La coscienza pura si rivela così inadeguata all'incontro con l'altro ed è costretta
ad assumere un atteggiamento intenzionale di apertura, intesa come pura
direzionalità, tensione verso l'esterno e l'estraneo, se vuole cogliere e partecipare alle
circostanze esperienziali che qui le si presentano.
Un corpo dunque, curiosamente incompleto che necessita della dimensione
intersoggettiva per potersi pienamente costituire ed esprimere. Un'incompletezza di
5L. Boella, Sentire l'altro. Conoscere e praticare l'empatia, Raffaello Cortina, Milano, 2006,
Introduzione pag. XII.
6Cfr. E. Husserl, op. cit., p. 116.
7Ivi. p. 119. Questo aspetto è interessante in vista di un apprendistato all'ascolto di sé (vedi parte
II).
8Ivi. p. 122.
7
«non»«»«»
altro
l'
organi
epoché
fondazione che traccia i limiti della ricerca solipsistica, tanto che l'impostazione di
Husserl ammette che dei propri stati o vissuti si possa fare esperienza in maniera non
evidente e immediata, al pari degli oggetti esterni, non tutti i miei modi di coscienza
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rientrano nella cerchia di quelli che sono i modi della mia autocoscienza.
Nella sfera primordiale, dove la Paarung gioca il ruolo di relazione associativa
precategoriale come condizione di possibilità della soggettività, Husserl include
anche l'empatia:
Questo problema si presenta dunque a tutta prima come un problema speciale, quello dell'esserci-
per-me degli altri ed è quindi il tema della teoria trascendentale della esperienza dell'estraneo, ossia
della cosiddetta empatia. Ma subito si vede che l'importanza di una tale teoria è molto maggiore di
quel che sembra a prima vista, in quanto essa parimenti fonda una teoria trascendentale del mondo
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oggettivo e anzi in modo completo, specialmente riguardo alla natura oggettiva.
2. La comunanza della natura come fondamento del Noi intersoggettivo
Ciò che rende possibile l'appercezione analogica tra soggetti che così facendo si
costituiscono reciprocamente, è un terreno originario (Ur-Stiftung) e precategoriale,
luogo d'incontro dei due contenuti che accoppiandosi si costituisco nell'unità della
Paarung. Questa “esplicazione originaria” è una corrente sotterranea e inconscia,
trascendentale, che attraversa permanentemente tutti gli esseri viventi; è l'energia
vitale che permette di fare esperienza e quindi di mettersi in relazione. È la premessa
grazie alla quale può istituirsi la “normalità” dei sistemi percettivi, mediante
l'empatia intesa qui come
un sistema di concordanze intuitive tra sistemi di apprensione fenomenica, in base al quale,
appunto, si comprende che il mondo possiede la sua esistenza “oggettiva” grazie alle verifiche
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concordanti delle strutture appercettive.
Tali verifiche concordanti avvengono nella dimensione intersoggettiva che è
trascendentale, dal momento che ciascun soggetto si costituisce come tale solo in
9Ivi. p. 126.
10Ivi. p. 115.
11V. Costa, E. Franzini, P. Spinicci, La fenomenologia, Einaudi, Torino, 2002, p. 201.
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«»
riferimento a tutti gli altri soggetti. In altre parole, ciascun soggetto impara ad essere
tale grazie ad un riferimento analogico con l'esperienza altrui. Si delinea così un
processo che ricorda una risalita per “gradi”, nel quale si sfuma da una condizione
inconscia e istintuale (la relazionalità in potenza) ad uno stato conscio e intenzionale
(la relazionalità in atto) che culmina con la pratica dell'empatia. Pratica mediante la
quale è possibile una messa in evidenza a ritroso, cogliendo così la relazione
analogica della Paarung, fino a giungere alla presa di coscienza che fondamento di
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tutte le altre formazioni intersoggettive di comunità è la comunanza della natura.
12E. Husserl, op. cit., p. 140.
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«»
I. Tematizzare l'esperienza empatica: una questione di intenti
I.1. Il rapporto di Edith Stein con l'insegnamento di Husserl
Fu durante le lezioni tenute da Husserl su “Natura e spirito”, all'università di
Göttingen nel 1913, che Edith Stein sentì parlare di Einfhlung, per Husserl
l'“intuizione” grazie alla quale gli individui possono incontrarsi e dare luogo ad uno
scambio conoscitivo che permette la comprensione di un mondo oggettivo,
1
conoscibile soltanto in modo intersoggettivo. L'argomento del corso, sulle ricerche
per la fondazione delle scienze naturali e spirituali, sarebbe stato trattato anche nel
secondo volume di Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia
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fenomenologica, dal titolo Ricerche fenomenologiche sulla costituzione.
Anche Scheler, d'altro canto, assunse un'importanza particolare, dal momento che
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il suo Sulla fenomenologia e teoria del sentimento di simpatia e di amore e odio
risultò di grande ispirazione per Stein, che proprio allora incominciò ad occuparsi del
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problema dell'intuizione empatica.
Oltre ad aver appreso da Husserl il metodo fenomenologico e ad aver assimilato
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l'intento di tale analisi, ovvero scoprire la fondazione ultima di ogni conoscenza,
Stein stessa ammette di essere stata influenzata significativamente dal maestro.
Da quando ho consegnato in Facoltà il lavoro, vale a dire da quando, nelle mie funzioni di
assistente volontaria del mio venerato Maestro il Sig. Prof. Husserl, mi è stato consentito di vedere i
manoscritti che si riferiscono alla seconda parte delle sue Idee e che in parte trattano le stesse
questioni; da allora, se dovessi occuparmi ancora del mio tema, non potrei ovviamente fare a meno di
utilizzare i nuovi stimoli avvertiti.
Certo, l'impostazione del problema e il metodo del mio lavoro sono venuti del tutto maturando
1E. Stein, Aus dem Leben einer jüdischen Familie – Das Leben Edith Steins: Kindheit und Jugend
in Edith Steins Werke, vol. VII, a cura di L. Gelber e P. Romaeus Leuven ocd, Herder, Freiburg-
Bsel-Wien, 1985 [tr. it. Storia di una famiglia ebrea. Lineamenti autobiografici: l'infanzia e gli
anni giovanili, a cura di B. Venturi, Città Nuova, Roma, 1992, cfr., p. 246].
2E. Husserl, Phänomenologische Untersuchungen zur Konstitution, Husserliana, vol. IV, Hrsg.
Marly Biemel, 1971.
3M. Scheler, Zur Phänomenologie und Theorie der Sympathiegefühle und von Liebe und Haß,
Niemeyer, Halle, 1913.
4E. Stein, op. cit., cfr., p. 237.
5Stein E., Zum Problem der Einfühlung, Buchdruckerei des Waisenhauses, Halle, 1917 [tr. it. Il
problema dell'empatia, a cura di E. Costantini e E. Schulze Costantini, Edizioni Studium, Roma,
1985, p. 67].
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