5
In questi anni chi scrive si � posto come attento spettatore di questo
cambiamento, interessato sia al lato finanziario del problema sia a quello
comunicativo, e questo duplice punto di vista ci ha dato modo di osservare alcuni
fenomeni che vorremmo sottolineare.
In primo luogo, in questo momento di �transizione� non sembra ancora esserci
accordo tra gli operatori sul ruolo che deve ricoprire la comunicazione nel rapporto tra
imprese e investitori. Il dibattito in questo senso, per molti versi implicito, verte
intorno ad una questione centrale: la funzione della comunicazione si limita alla
trasmissione e diffusione d�informazione, oppure, come avviene per altre aree di
attivit� dell'impresa, questa leva opportunamente gestita � in grado di influenzare il
comportamento degli attori in gioco?
La prima posizione pone le sue basi nella teoria economica che postula gli
investitori come razionali e massimizzanti e, di conseguenza, considera i mercati come
efficienti. Questo modo di vedere il mercato, in verit� per molti versi lontano dalla
�realt�� delle piazze finanziarie, � a tal punto radicato che ormai il mondo della finanza
� l�unica enclave dove sopravvive vigorosa l�idea di un decisore massimizzante.
Chiaramente una posizione del genere lascia poco spazio ad effetti propri della
comunicazione: il prezzo efficiente � uno solo e non prevede l�influenza di nessun
fattore al di fuori delle variazioni nel potenziale reddituale dell�impresa.
La seconda posizione, importata dal mondo anglosassone, si sta facendo strada
tra gli operatori del nostro paese e riconosce alla comunicazione una capacit� propria
di influire sulle decisioni di investimento dei portatori di capitale. Ne consegue che
l�azienda dovr� mettere in atto tutta una serie di strategie di �marketing finanziario�
atte a spingere i potenziali investitori verso la partecipazione al capitale dell�azienda,
in modo che questa possa mantenere le proprie quotazioni ad un livello ottimale. A
nostro parere, tuttavia, anche il modo con cui si concretizza quest�approccio alla
comunicazione in ambito finanziario soffre di numerosi limiti in quanto si riduce a
recepire l�evidenza empirica dell�influenza di tale fattore, senza approfondirne le cause
fondanti, cosi da proporre - in mancanza di un�analisi comunicazionale di base -
soluzioni in grado di incidere solo a livello superficiale.
L�opera di Marcus e Wallace (1997), considerata negli Stati Uniti un must
dell�investor relations, costituisce un valido esempio di ci� che intendiamo dire. I due
autori pongono l�accento sull�importanza che una corretta comunicazione impostata in
6
termini di marketing pu� avere sui comportamenti di investimento dei portatori di
capitali, e sulla necessit�, per chi si occupa di questa attivit�, di suggerire, attraverso
l�abilit� comunicativa, un senso reale o potenziale del valore presente nel titolo.
Attribuiscono, inoltre, alla comunicazione un ruolo talmente importante nel
determinare la percezione degli investitori, per cui: �When the history of the 20
th
century stock market is written scholars may well identify corporate communications
as a key factor in renewing and building investor confidence –ultimately leading to the
amazingly sustainable buoyancy of the equity market in the ‘90s”. Eppure, nel
momento in cui giungono a chiedersi come possa l’investor relator sprigionare tali
potenzialit�, non possono che parlare di �arte dell�investor relations�, riferendosi a una
capacit� comunicativa innata che chi si occupa di comunicazione finanziaria deve
possedere per raggiungere risultati positivi in quest�attivit�.
Questo affidarsi all�arte, alla sensibilit� individuale, ai riscontri che chi si
occupa di quest�attivit� trova nel mercato nasce, a nostro avviso, da una mancata
riflessione sulla dinamica profonda attraverso cui si snoda il rapporto di
comunicazione tra impresa e investitori; � questa una conoscenza che va ascritta al
novero delle scienze comunicative �di base� capaci, attraverso lo studio delle variabili
sociali, semantiche, psicologiche, ecc., di costruire il punto di partenza da cui si
sviluppano gli effetti di senso prodotti dalla comunicazione.
Posti di fronte a questo �stato dell�arte�, il nostro primo impulso � stato quello
di provare a muoverci nella direzione appena indicata di un�analisi basata sulle scienze
sociali, ma ci siamo trovati a dover fare i conti con un paradigma efficentista, il cui
permanere � in grado di bloccare qualsiasi teorizzazione basata su di un approccio
comunicativo e percettivo. I due ostacoli principali messi in campo da questo
paradigma sono da un lato quello, gi� visto in precedenza, dell�esistenza di un
investitore razionale e massimizzante e, dall�altro, l�idea di mercati comunicativamente
semplici e, per questo, facilmente comprensibili in termini fattuali dagli investitori (si
pensi ad esempio all�analisi finanziaria, cui viene attribuita la capacit� di rendere le
aziende in termini di indicatori numerici omogenei e di conseguenza facilmente
comprensibili agli addetti ai lavori). Sar� necessario, quindi, confrontarsi con questi
due scogli al fine di verificare se l�approccio comunicativo, che prevede soggetti
influenzabili e un mondo comunicativo complesso, possa servire o meno a
comprendere le dinamiche sottostanti ai processi di investimento.
7
� da tali considerazioni che il nostro lavoro prende spunto e forma. Dopo una
necessaria panoramica sul mondo della comunicazione finanziaria del nostro paese, si
pongono due tappe �obbligate�. Nella prima dimostreremo come i mercati finanziari
siano comunicativamente tutt�altro che semplici, e quanto tale complessit� sia in
continua crescita. Ci serviremo per questo scopo della puntualizzazione di fenomeni,
secondo noi di particolare interesse, per mettere in evidenza come in seguito a fattori
sia strutturali sia contingenti, l�universo comunicativo in cui sono immersi investitori e
analisti presenti un grado di complessit� tale da essere difficilmente gestibile in termini
di razionalit� olimpica.
Nel terzo capitolo affronteremo il nodo del comportamento degli investitori.
Per quest�analisi ci avvarremo del contributo determinante del recente filone di studi
economici denominato �behavioural finance”, per tratteggiare i contorni di un
investitore il quale, nel suo comportamento reale, pu� essere descritto come sottoposto
ad una razionalit� limitata. Altri contributi poi ci permetteranno di sottolineare come,
all�interno di questa razionalit� limitata, la comunicazione, nei suoi aspetti relazionali,
sociali e di creazione della realt�, abbia un ruolo di primaria importanza nel
determinare il comportamento degli investitori; ne consegue che, per le aziende, la
capacit� di incidere su di tale variabile viene ad assumere una particolare importanza.
A questo punto vediamo aperta di fronte a noi la strada per quell�analisi di
taglio comunicazionale prospettata sin dall�inizio. L�ultimo capitolo sar� allora
dedicato ad un�analisi di questo tipo e, tra le possibili scelte in questa direzione,
abbiamo ritenuto di indirizzarci - non casualmente - verso un approccio in termini di
immagine, utilizzando per quest�analisi strumenti derivati dalle scienze semiotiche e
sociali. Riteniamo che questa prospettiva, supportata dai mezzi utilizzati, sia
particolarmente indicata per permettere un�analisi profonda del rapporto comunicativo
tra imprese e investitori e possa dotare la comunicazione finanziaria di maggiore
efficacia ed efficienza nel creare gli effetti di senso voluti all�interno della comunit�
degli investitori.
8
Capitolo I
1 La comunicazione finanziaria: evoluzione storica e scenario attuale
1.1 I bisogni di comunicazione finanziaria
Obbiettivo di questo capitolo � fare il punto sulla situazione attuale della
comunicazione finanziaria nel nostro paese e introdurre ai concetti che stanno alla base
di questa disciplina. Parte di quanto esposto necessiter� in seguito di una
rielaborazione; tuttavia riteniamo sia fondamentale avere da subito una chiara visione
complessiva del modello su cui si basa la comunicazione finanziaria, in modo da
poterne comprendere meglio le evoluzioni.
Una prima indicazione di quale sia la vocazione di fondo di questa disciplina �
rintracciabile in Corvi (2000) che la vede come:
“volta a migliorare le relazioni con i portatori di risorse, esplicitando gli aspetti
patrimoniali, reddituali, e finanziari dell�impresa, nonch� gli auspicabili incrementi di valore del
capitale economico, ovvero rendendo percepibile la sua qualit� di operatore economico, di
soggetto capace di produrre stabilmente reddito attraverso l�uso di determinate risorse�.
Marcus e Wallace (1997), dal canto loro, definiscono la comunicazione
finanziaria come “the process by which we inform and persuade investors of the
values inherent in the securities we offer as a means to capitalize business�.
La societ� di consulenza CitiComm
1
, riconosce l�attivit� di comunicazione
finanziaria come: � un'attivit� di marketing istituzionale, che coordina le discipline
della comunicazione e della finanza, fornendo agli operatori finanziari, attuali e
potenziali, un quadro completo e corretto sull'andamento e sulle prospettive
dell'azienda�.
1
Si tratta di una delle maggiori agenzie europee di consulenze nel campo della comunicazione
d�impresa
9
Lo scorcio aperto su tali differenti (ma complementari) punti di vista, a nostro
parere, risulta fondamentale per porre l�accento sul fatto che la comunicazione
finanziaria non sia un fenomeno univoco e ben definibile attraverso schemi rigidi. Per
questo il percorso pi� corretto per capire appieno quale sia l�universo della
comunicazione finanziaria parte dall�analisi dei bisogni che n� stanno alla base, per poi
vedere in che modo le aziende rispondono a questi bisogni.
Partiremo, per addentrarci nella funzione della comunicazione finanziaria,
dalla definizione di �azione� che tutti conosciamo: l�azione � un �cartoccio� di utili
futuri attualizzati ad oggi. Ci� vuol dire che in realt� il valore di un�azienda non �
espresso solo dalle grandezze economiche contingenti, ma dipende in buona parte dalla
quantit� di flussi di reddito che l�impresa riuscir� a produrre in futuro. L�azione si
configura, dunque, come una scommessa sul futuro, scommessa che l�investitore pu�
giocare razionalmente creandosi un�aspettativa a riguardo degli sviluppi economici
della societ�. Ed � a questo punto che la comunicazione interviene a colmare due
bisogni: da un lato, infatti, informa gli investitori sulle prospettive future dell�azienda,
contribuendo a diffondere il valore economico creato dall�azienda stessa e, dall�altro,
agisce in modo da creare valore percepito aumentando la fiducia e la credibilit� verso
l�impresa (Corvi, Perrini 1997). Inoltre, parte della comunicazione deve soddisfare
precisi obblighi normativi in materia.
Abbiamo quindi tre tipi di bisogni:
• bisogni legislativi, derivanti da precisi obblighi informativi che impongono
la produzione e la diffusione di determinate informazioni economiche
attraverso il vasto e articolato campo rappresentato dall�informativa
societaria
• bisogni di mercato, nel nostro caso provenienti dagli investitori, che
l�azienda soddisfa attraverso la trasparenza, vista come mezzo per
migliorare il rapporto con il mercato e ottenere quindi la fiducia degli
investitori.
• bisogni aziendali che consistono nella gestione della comunicazione in
modo da aiutare l�azienda a perseguire i propri obbiettivi sia attraverso la
diffusione di notizie premianti per l�azienda, sia attraverso la gestione
mirata di tutto l�agire comunicativo riguardante la sfera finanziaria.
10
Le funzioni sopra esposte sono trasferite dalle aziende nelle attivit� tipiche di
comunicazione finanziaria: l�informativa finanziaria obbligatoria, la gestione della
trasparenza e le pubbliche relazioni finanziarie o marketing finanziario
2
. Se
analizziamo la situazione pi� in profondit�, emerge un quadro maggiormente
complesso. Infatti, l�informativa obbligatoria e l�informazione che le aziende
trasmettono al mercato volontariamente per aumentare la propria trasparenza sono la
due facce della stessa medaglia tenute separate da uno steccato legislativo. La stessa
sovrapposizione � presente in molti casi anche tra i bisogni aziendali e quelli del
mercato, facendo si che l�attivit� di disclosure in molti casi sia sovrapponibile a quella
di promozione dell�impresa. Da ci� consegue che coloro che si occupano di
comunicazione finanziaria non lavorano per compartimenti stagni e la tripartizione
fatta in precedenza � valida pi� a livello teorico che nella realt� dove frequentemente
un unico documento o evento riunisce in se tutte e tre le funzioni.
Il livello della comunicazione finanziaria richiesto dal mercato � strettamente
connesso all�evoluzione dei bisogni di comunicazione in diversi contesti: infatti questi
fabbisogni non sono dati, ma sono influenzati dalle caratteristiche delle imprese e del
contesto socio-economico (Guatri e Vicari, 1994), tra cui si annoverano
• il modello di propriet� delle imprese (corporate governance)
• il livello di diffusione del capitale di rischio presso i pubblici finanziari
• la presenza di istituzioni finanziarie nel capitale delle imprese
• fattori storici e culturali relativi all�ambiente economico e alla stessa
impresa
• fattori legislativi
• la competitivit� del mercato dei capitali
2
I due termini afferiscono a due diverse scuole di pensiero. La prima pensa che sia compito
dell�impresa coltivare buone relazioni con gli investitori attraverso al chiarezza, la correttezza e la
disponibilit�, mentre la seconda scuola, di costituzione pi� recente, vede la comunicazione finanziaria
come un campo dove applicare tecniche di marketing per avere la massima efficienza ed efficacia in
termini di ritorni per l�azienda.
11
L�azienda ha invece l�obbiettivo di �vincere� la competizione con le altre
aziende che avviene sui mercati con lo scopo di ottenere capitali a basso costo. In
quest�attivit� il compito di chi si occupa di comunicazione finanziaria, cio� della
funzione di investor relations
3
, � quello di spingere gli investitori a impegnare le
proprie risorse nei titoli dell�impresa in modo da mantenere le quotazioni a livelli
elevati. In particolare gli spazi di manovra di quest�attivit�, secondo l�opinione
corrente tra gli operatori, si concentrano su due punti: permettere agli investitori la
valutazione delle prospettive future dell�impresa e nella diminuzione del premio per il
rischio richiesto che le quotazioni azionarie devono �pagare� a riguardo dell�incertezza
relativa al raggiungimento degli obbiettivi aziendali.
1.2 Il quadro normativo
L�esistenza di un corpo di leggi specifiche che riguardi le aziende quotate in
Borsa
4
e, in particolare, che obblighi queste ultime ad un determinato livello di
trasparenza finanziaria deriva da due esigenze: tutelare il risparmio - e quindi gli
azionisti di minoranza � e, al contempo, favorire la stabilit�, la competitivit� e il buon
funzionamento del sistema finanziario, ritenuti fondamentali per il benessere
economico di un paese (Consob, 1998a). La misura in cui sono state sentite tali
esigenze deriva direttamente dal grado di cultura economica e di sviluppo dei mercati:
in Italia questi temi si sono sviluppati solamente negli ultimi decenni e in maniera non
del tutto soddisfacente, facendo s� che il compito di assicurare una comunicazione
finanziaria trasparente sia ancora in massima parte affidato ad obblighi legislativi; nei
paesi anglosassoni, invece, per una serie di motivi, la cultura del mercato e della
3
Il termine, di origine anglosassone, ha sostituito negli ultimi anni quello di pubbliche relazioni
finanziarie. Vedremo in seguito come non dovrebbe trattarsi solo di una manifestazione di anglofilia
(peraltro comune nel mondo della finanza) ma questa risemantizzazione dovrebbe sottintendere una
rivoluzione nel modo di intendere la comunicazione finanziaria
4
Il testo unico della finanza del 1998 parifica alle societ� quotate anche le societ� che mettano
sul mercato emissioni obbligazionarie rilevanti, mentre tutte le altre societ� di capitali devono attenersi
solamente alle norme contenute nel codice civile.
12
trasparenza ha origini molto pi� lontane nel tempo ed � garantita in buona parte dal
mercato
5
.
La Borsa Valori di Milano nasce con decreto napoleonico nel 1808 e rimane
priva di una legislazione chiara e organica che la riguardasse fino al 1991. Tuttavia,
attraverso gli anni si sono succedute una serie di regolamentazioni riguardanti la
comunicazione e gli obblighi informativi per le aziende quotate che ne hanno segnato
la storia. La prima fondamentale presa di coscienza da parte del legislatore
dell�importanza dell�informativa societaria risale alla disciplina di bilancio istituita nel
marzo 1942 con modifica al codice civile, e razionalizzata attraverso la legge 216 del
1974
6
. Le modifiche del �74 hanno introdotto importanti novit� tra cui l�obbligatoriet�
della relazione semestrale, la certificazione dei bilanci, e hanno istituito la Consob
7
quale attore intermedio tra societ� quotate e investitori. La svolta impressa dalla 216
nello sviluppo di una disciplina di bilancio trasparente pu� essere intuita mettendo a
confronto la vittoria da parte della Fiat, nel 1984, del premio come miglior bilancio
europeo
8
, con le parole di Guatri a proposito dei bilanci italiani precedenti
l�approvazione della legge 216:
��..e ci� sia per motivi imputabili alla presunta segretezza che doveva ricoprire
determinate notizie sia a causa di enormi vuoti legislativi che lo rendevano un documento spesso
privo delle necessarie doti informative o, meglio, privo di una qualche significativit�
interpretativa per coloro che cercassero di capirne qualche informazione che andasse al di l� dei
semplici dati aggregati. (Guatri 1972)
9
�
5
Interessante notare come una maggior cultura finanziaria diffusa possa portare ad una
diminuzione dell�interferenza legislativa sulle aziende. A questo proposito, parlando del non obbligo nel
Regno Unito di sottoporre i prospetti informativi al giudizio preventivo dell�autorit� di controllo, la
Consob afferma �nel considerare l�ordinamento inglese, tuttavia, occorre tenere presente le peculiarit�
costituite dalla presenza di una forte e radicata struttura di autoregolamentazione degli intermediari��
(Consob, 1998a)
6
I commenti a questa legge, che pure ha costituito un�innegabile miglioramento non sono
concordi. Il Barca (1993) ad esempio la definisce lapidariamente �insoddisfacente�. Tra i punti
contestati rientra la tutela dell�investitore di minoranza, che avrebbe potuto essere migliorata attraverso
l�imposizione di norme di trasparenza pi� severe.
7
Commissione nazionale per le societ� e la Borsa
8
Premio promosso dalla Federazione europea delle associazioni degli analisti finanziari.
9
Opera cit. in Corvi, Perrini, (1997)
13
Da questo confronto si evince chiaramente come questa legge abbia posto le
basi di una maggiore significativit� dell�informativa finanziaria, traghettando i mercati
del nostro paese verso una disciplina di bilancio maggiormente in linea con le norme
presenti sui mercati pi� sviluppati.
Sar� proprio la Consob, sin dalla nascita, a dare un�importante spinta
modernizzatrice ai mercati del nostro paese. L�opera della Commissione � andata e -
continua ad andare - nella direzione di favorire un maggiore sviluppo dei mercati
finanziari e una loro integrazione nel circuito finanziario internazionale, attraverso
obblighi di trasparenza che portino le aziende verso una maggiore apertura al mercato.
Infatti, molto spesso, la commissione, servendosi degli ampi poteri concessigli dalla
legge, ha superato leggi inadeguate del nostro paese a riguardo della disclosure,
proponendo un modello pi� in linea con i tempi in cui si trovava ad operare. Per citare
un esempio di tale modus operandi, possiamo segnalare come le delibere n. 233 e n.
283 del�77 con cui la Consob istituisce l�obbligo di pubblicazione del prospetto
informativo a carico delle societ� che procedono ad un�offerta pubblica, senza che in
realt� ci� fosse previsto da alcuna legge (Corvi, Perrini 1997). Per la prima volta si
sancisce cos� nel nostro paese il principio secondo cui l�informazione rivolta
all�investitore non pu� essere limitata alle caratteristiche dell�operazione
d�investimento proposta, bens� deve essere corredata da dati e notizie sulla societ�
emittente. Bisogna riconoscere che la commissione ha svolto il suo lavoro, nonostante
un ambiente non sempre atto a cogliere questo tipo di cultura, portando il livello di
trasparenza delle aziende italiane quotate a livelli europei, almeno per quanto riguarda
la parte di sua competenza, che si limita essenzialmente all�informativa societaria e
agli eventi finanziari di carattere straordinario
10
.
L�attivit� legislativa dell�ultimo decennio ha visto la nascita di alcune leggi
importanti, tra le altre, come la n. 1 del gennaio 1991 e il dl 127 dell�aprile 1991 - le
quali hanno costituito il corpo di riferimento per la borsa italiana fino all�approvazione
del Testo unico - e i d.lgs. 84 ed 86 del 1992, nati con l�obbiettivo di disciplinare le
offerte pubbliche da parte di societ� quotate e lasciando, nel contempo, un�ampia
10
La grande autonomia di cui gode la commissione � stata, in verit�, anche fonte di numerose
critiche. Ad esempio Gustavo Visentini, in qualit� di presidente di Assogestioni, l�ha ritenuta
�un'autorit� tecnocratica, sottratta a responsabilit� politica e privata.� �Padoa Schioppa porta in aula il
parere Consob sulla bozza Draghi�, Il Sole 24 Ore 20/01/98
14
libert� alla commissione di controllo, soprattutto nel campo della disciplina
dell�informativa societaria e della trasparenza.
Il Testo unico della Finanza (d.lgs. 24 febbraio 1998, n.58), attualmente legge
di riferimento per i mercati finanziari italiani, ha avuto il compito di delegificare il
corpo normativo fino ad allora diviso in numerose leggi � per di pi� non sempre
coerenti tra loro - e di recepire le direttive europee per il settore, fissando alcuni
principi di base che facciano da cornice all�opera della Consob; a quest�ultima �
lasciato l�onere di dettagliare e applicare le norme per quanto riguarda la
comunicazione finanziaria.
11
Lo spirito della riforma � ben spiegato da Fossa
12
: �L'obiettivo della riforma
del diritto societario � di rendere le aziende pi� competitive in mercati finanziari che
stanno diventando pi� competitivi�. Ed � per raggiungere questo obbiettivo che il
Testo riconosce, l�importanza di una corretta comunicazione finanziaria,
coerentemente con la prospettiva di cercare di attivare un processo virtuoso della
trasparenza tra soggetti professionali, incentrato sui fattori chiave che influenzano la
capacit� dell�impresa di produrre risultati per gli azionisti e sugli elementi di
informazione previsionale, la cosiddetta soft information (Corvi 2000). L�impianto del
testo unico � stato anche apprezzato in quanto finalmente riconosce l�esistenza di un
mercato dell�informazione societaria in cui operano sia emittenti primari che
intermediari specializzati che intervengono a processare la stessa informazione.
Oltre ai livelli minimi di comunicazione e trasparenza a cui assoggettare le
imprese quotate, la Consob stabilisce anche i limiti a cui deve sottostare tutta la
comunicazione delle aziende a riguardo di tematiche finanziarie e di sollecitazione del
pubblico risparmio. Quindi le aziende devono rispondere alla Consob anche per quanto
riguarda la comunicazione finanziaria discrezionale, ovvero quella emessa
volontariamente, su cui la commissione vigila affinch� siano rispettati alcuni limiti:
questo tipo di comunicazione deve sottostare a specifici vincoli di chiarezza
correttezza e veridicit�, e assolvere ad un preciso scopo informativo (la comunicazione
basata su messaggi puramente emozionali sarebbe in teoria vietata) e ogni forma di
11
Il regolamento a riguardo � stato adottato dalla Consob con delibera n. 11971 del 14 maggio
1999 e successivamente modificato con delibera n. 12475 del 6 aprile 2000
12
Dichiarazione del presidente di Confindustria, Giorgio Fossa, Sabbatini G., �Cos� pu�
crescere la competitivit��, Il Sole 24 Ore, 17/01/1998
15
comunicazione o pubblicit� finanziaria deve essere sottoposta preventivamente il
vaglio della Consob
13
. I criteri generali contenuti nelle norme attuative a riguardo
della predisposizione di annunci pubblicitari recitano: �Le dichiarazioni e le
comunicazioni diffuse sull'offerta sono ispirate ai principi di chiarezza, completezza e
conoscibilit� da parte di tutti i destinatari.�
14
E inoltre:
� L'annuncio pubblicitario deve essere chiaramente riconoscibile in quanto tale. Le
informazioni contenute nell'annuncio debbono essere espresse in modo chiaro e corretto ed
essere coerenti con quelle riportate nel prospetto informativo. Il messaggio pubblicitario
trasmesso con l'annuncio non deve essere tale da indurre in errore circa le caratteristiche, la
natura ed i rischi dei prodotti offerti e del relativo investimento.�
La commissione
15
ha anche chiarito che:
� In termini generali, in assenza di una specifica disciplina concernente l'attivit�
pubblicitaria � lo strumento principale da utilizzarsi per la diffusione di dichiarazioni riguardanti
l'offerta � il comunicato al mercato che deve rispondere ai requisiti, prescritti dal comma 2 della
medesima norma, di chiarezza, completezza e conoscibilit�. Gli stessi comunicati potranno
peraltro essere diffusi anche attraverso avvisi a pagamento; questa Commissione ritiene per� che
l'utilizzo di eventuali spot televisivi, tenuto conto della necessaria sinteticit� e della carica
suggestiva insita in tale mezzo, possa creare dubbi di compatibilit� con il richiamato disposto
dell'art. 9.�
16
13
In realt� visto il labile confine tra pubblicit� finanziaria e corporate spesso, soprattutto nel
caso la societ� non abbia in atto operazioni di finanza straordinaria, e nel caso non ci sia un messaggio
di invito all�investimento diretto, la comunicazione salta il vaglio della Consob venendo classificata
come pubblicit� che riguarda la sfera istituzionale dell�impresa e non quella finanziaria.
14
Decreto di attuazione del dl 58, 24 febbraio �98
15
Comunicazione n. DIS/99025213 del 1/04/1999
16
Inoltre la Commissione ha precisato che �Quanto poi al contenuto dei messaggi che si
intendono divulgare occorre porre particolare attenzione alle opinioni personali, che, ancorch�
dichiaratamente di tipo oggettivi e completi (di cui deve essere precisata la fonte) e non possono
implicare giudizi e valutazioni concernenti entit� terze ovvero riguardare eventi futuri ed incerti quali le
possibili reazioni del mercato. Appare comunque opportuno che qualora si diffondano dati o notizie
concernenti l'offerta sia fatto espresso riferimento al documento d'offerta e alla circostanza che solo
questo contiene le informazioni necessarie per consentire ai destinatari di pervenire a un fondato
giudizio sull'offerta.�
16
Inoltre, nel caso sia in corso una richiesta di capitali diretta da parte
dell�azienda (Opv, aumenti di capitale, ecc.) � vietato effettuare ogni forma di
sollecitazione del risparmio prima della pubblicazione del prospetto informativo, il
quale a sua volta deve essere richiamato all�interno della comunicazione.
1.2.1 La comunicazione obbligatoria
Intendiamo qui per �obblighi� tutta una serie di atti formali che le aziende sono
costrette a produrre per soddisfare le richieste informative decretate dalle leggi in
materia. Tali atti - tra i quali i pi� conosciuti sono sicuramente il bilancio annuale e la
convocazione dell�assemblea degli azionisti- costituiscono un corpus ampio e
articolato, vista anche l�eterogeneit� dei pubblici verso cui si rivolge l�informativa
societaria. Gli obblighi a cui � sottoposta una societ� quotata sono riconducibili ad
alcune tipologie di bisogni: produzione di un�informativa finanziaria riguardante eventi
periodici, tempestiva comunicazione degli eventi straordinari e pubblicizzazione di
alcuni atti dell�impresa.
Attraverso le pubblicazioni periodiche, che riguardano soprattutto i dati
economici e l�assetto finanziario relativo all�azienda, il legislatore intende fornire agli
investitori la possibilit� di conoscere, e quindi giudicare, l�andamento economico della
quotata in modo da poter effettuare le proprie scelte di investimento nella piena
conoscenza delle caratteristiche finanziarie dell�impresa. Da questo punto di vista
anche la scelta della modalit� di diffusione rispecchia questo uso funzionale. Per
quanto riguarda l�informativa obbligatoria i documenti periodici devono essere
prodotti sotto forma di editing; ad esempio i bilanci, le relazioni e i prospetti
informativi devono essere editati su supporto cartaceo e messi a disposizione del
pubblico presso la societ� e presso la Borsa in modo che chiunque n� voglia conoscere
il contenuto possa richiederli
17
.
17
A questo riguardo la Consob ha fortemente consigliato alle aziende di pubblicare la propria
informativa finanziaria in versione completa anche sulle pagine del proprio sito istituzionale in modo da
garantirne una maggior diffusione
17
La comunicazione episodica, d�altra parte avviene per informare il mercato con
tempestivit� di importanti cambiamenti che riguardano l�azienda e che potrebbero
provocare variazioni nei prezzi dell�azione a cui si riferiscono: e per questo �
necessario che siano quanto pi� possibile diffusi presso la comunit� finanziaria e con la
maggiore tempestivit� possibile. Ecco perch� in questi casi si deve ricorrere al
comunicato stampa - da inviare alla Consob e a due agenzie di stampa - come il mezzo
idoneo per informare il mercato, in quanto, pur non presentando una capacit� analitica
elevata, permette di raggiungere velocemente un�ampia diffusione presso i pubblici
finanziari.
La pubblicità finanziaria obbligatoria, effettuata sotto forma di avvisi
pubblicitari pubblicati sui giornali, non necessit� di nessuna capacit� analitica in
quanto ha semplicemente il compito a mettere a conoscenza gli investitori di alcuni
eventi (come ad esempio la convocazione dei un�assemblea o la pubblicazione del
bilancio). La pubblicit� finanziaria deve essere pubblicata sotto forma di inserzione a
pagamento su almeno due giornali a tiratura nazionale (di cui almeno uno economico).
L’assemblea degli azionisti, per la sua particolare natura di evento �misto�, non
risulta rientrare in nessuna delle tre categoria precedenti, ma assume valenze differenti
a seconda delle aziende e delle occasioni. L�assemblea originariamente � stata intesa
non come strumento della comunicazione finanziaria, bens� come luogo fisico in cui
gli investitori potessero incontrarsi con il management per essere informati su di eventi
societari rilevanti e in cui potessero esprimere il loro consenso a riguardo della
gestione dell�impresa. Oggi, soprattutto nel caso di societ� con una maggioranza di
controllo - per le quali l�assemblea ha spesso il solo scopo di ratificare formalmente
decisioni prese altrove- questo istituto risulta svuotato della sua originale
significativit�, anche in relazione al fatto che il numero degli investitori partecipanti,
soprattutto tra i piccoli investitori, � molto basso
18
. � un dato di fatto che gli
investitori, sia che siano fisicamente presenti, sia che accedano all�evento attraverso i
18
A questo proposito dobbiamo dire che le norme contenute nel Testo unico a riguardo della
costituzione di associazioni dei piccoli azionisti, e le nuova disciplina della raccolta delle deleghe da
parte degli istituti bancari, potrebbero portare ad un aumento delle quote di capitale presenti al momento
dell�assemblea.
18
media, nella maggioranza dei casi si aspettano pi� che una battaglia di potere o
comunque un evento dialettico di confronto tra �padroni� e management, un evento su
pubbliche relazioni finanziarie che spieghino loro con chiarezza i dettagli relativi
all�avvenimento per cui � stata convocata l�assemblea
19
.
Il sistema della comunicazione obbligatoria
Fonte: nostra elaborazione da Corvi (2000)
La regolamentazione imposta alla produzione di questa informativa societaria �
a tal punto articolata da prevederne praticamente tutti i dettagli, finanche la forma
grafica con cui sono presentati i documenti
20
. Ci sembra, comunque, che tra gli
�strumenti� utilizzati dall�informativa societaria il bilancio abbia una tale importanza
da meritare un approfondimento specifico.
19
In realt� alcuni fondi stanno riscoprendo l�assemblea come luogo in cui valere le proprie
ragioni come il fondo pensione Calpers, diventato famoso per questo. A proposito vedi �Good heavens,
good governance�, The Economis, April 27
th
2000. In Italia recentemente alcuni fondi hanno minacciato
l�utilizzo dei poteri assembleari a riguardo di divergenze sorte con Telecom Italia per la gestione delle
azioni di risparmio.
20
Vedi allegati regolamento Consob 11971 del 14 maggio 1999, n. 1, 2, 3, 4, 5 con cui la
Consob persegue l�obbiettivo di standardizzare buona parte dei documenti relativi all�informativa
societaria.
• Prospetto informativo
• Bilancio
(eventualmente
consolidato)
• Relazione semestrale
• Relazione trimestrale
• Partecipazioni
• Patti di sindacato
• Modifica azionista di controllo
• Modifica oggetto sociale
• Assoggettamento a procedure
concorsuali
• Operazioni sul capitale
• Fusioni/scissioni
• Acquisto/alienazione di
partecipazioni o rami
d�azienda
• Qualsiasi fatto sensibile che
accada nella sfera di attivit�
dell�emittente
• Partecipazioni rilevanti
Comunicazione Periodica Comunicazione Episodica Pubblicità finanziaria
• Convocazione assemblea
• Deposito bilancio
• Pagamento dividendo
• Semestrale
• Aumenti di capitale
• OPA/OPVS�
• Acquisto/vendita azioni
• Patti parasociali
• Emissione prestiti
obbligazionari
• Sanzioni varie pubbliche
• Fondi d�investimento