6
L’amministrazione pubblica orienta la propria cultura verso il servizio per rispondere
alla domanda sociale nel modo migliore, programmando le diverse attività in base alla
consultazione e al coinvolgimento degli utenti nelle proprie scelte. La Polizia ha capito
l’importanza del dialogo con i cittadini e del coinvolgimento degli stessi nella
definizione del proprio lavoro, in modo da poter erogare un servizio migliore. In questo
contesto un ruolo di primissimo piano va attribuito all’attività di comunicazione con il
proprio pubblico, attività che, calata nel quotidiano, crea un rapporto con i cittadini
favorendo l’immagine e la credibilità dell’Istituzione stessa. La costruzione di una
cultura orientata al servizio si caratterizza soprattutto per l’attivazione di processi di
relazione e di scambio tra soggetti con diverse caratteristiche, diversi ruoli e diverse
responsabilità, ma accomunati dall’essere tutti interessati alla valorizzazione della sfera
pubblica concepita come luogo dell’essere in comune; è un processo di apprendimento
collettivo nel quale ognuno mette le sue capacità e impara da quelle degli altri.
Nel lavoro di ricerca e di analisi mi sono concentrata fondamentalmente sulle modalità,
le strutture, i tempi e i criteri adottati dall’Istituzione per affrontare una delle sfide più
grandi: mostrare la capacità da parte di un Ente pubblico di ampliare la democrazia
attraverso la realizzazione pratica di luoghi, iniziative, e professioni specifiche per
comunicare e confrontarsi con il cittadino. Il primo capitolo non è che una
presentazione storica e organizzativa dei tre Enti che poi verranno analizzati, ossia la
Polizia italiana, la Polizia spagnola e infine la Polizia inglese. Il secondo capitolo
riguarda la dinamica della comunicazione istituzionale con il cittadino nei suoi vari
aspetti, dall’evoluzione, ai protagonisti del processo, alle strategie, rivolgendo
particolare attenzione alle modalità della pubblicità istituzionale. Il terzo capitolo,
invece, è quello che si concentra sull’idea cardine dell’attività di queste “nuove” polizie:
il concetto di “polizia di prossimità”, dove per prossimità si intende la ricerca costante
di un rapporto con i cittadini a difesa dei loro bisogni e beni. Viene spiegata
l’evoluzione di questa nuova filosofia e la sua realizzazione pratica attraverso progetti e
programmi speciali proposti dai tre Paesi considerati. L’ultimo capitolo, invece, è
dedicato ai siti Internet che Italia, Spagna e Inghilterra hanno creato per poter stabilire
un maggior contatto tra l’istituzione e la gente con lo scopo preciso di creare un
rapporto di fiducia tra i cittadini e le Forze dell’Ordine, inserendosi così in una più
ampia strategia di lotta alla criminalità.
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Lo studio è stato portato avanti per mezzo di ricerche ed interviste effettuate
personalmente presso la Questura di Roma per l’Italia, telefonicamente e attraverso
questionari via email per quanto riguarda invece la Spagna e l’Inghilterra. Ho inoltre
utilizzato documenti speditimi per posta da persone di fiducia che si trovavano in
Spagna e in Inghilterra. L’analisi finale è stata condotta utilizzando testi specifici, ma
soprattutto, da utente, affidandomi alle impressioni raccolte durante la navigazione dei
siti considerati.
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CAPITOLO PRIMO
LE POLIZIE ITALIANA, SPAGNOLA, INGLESE
La parola “polizia” deriva dalla radice greca polis, che vuol dire città, riunione di molti,
e dal termine che da essa deriva, politeia, regime di città, amministrazione della res
publica.
Con quest’ultima espressione si indica originariamente l’assetto politico ed
amministrativo della città.
E’ soltanto in seguito che il termine designerà il buon ordinamento della comunità
organizzata a Stato. Oggi per “POLIZIA” s’intende quell’attività di Pubblica
Amministrazione diretta ad attuare, in via amministrativa e indipendente dalla sanzione
penale, le limitazioni imposte dalla legge alla libertà dei singoli nell’interesse superiore
della conservazione dell’ordine, della sicurezza generale, della pace sociale e di
qualunque altro bene tutelato dalle disposizioni penali. Per estensione, indica il
complesso di servizi ad essa inerenti e delle persone incaricate dell’esercizio di tale
attività.
Nonostante il significato principale del termine “polizia” si sia trasmesso dai tempi più
antichi fino ad oggi, i suoi ordinamenti, le attribuzioni e gli uffici si sono decisamente
trasformati attraverso i popoli e i secoli.
La Polizia si divide in:
ξ POLIZIA GIUDIZIARIA . Ha una parte da protagonista nella fase
procedimentale delle indagini preliminari come organo investigativo, ma non
può partecipare al processo in qualità di parte non essendo titolare di situazioni
giuridiche sostanziali penali o accessorie civili. Deve necessariamente
considerare le funzioni e l’attività quali un’unica realtà. Per questo è necessario
fare riferimento alla differenza tra il concetto di procedimento e quello di
processo.
9
Il procedimento ha inizio nel momento dell’apprendimento della notitia criminis
con l’avvio delle indagini preliminari. Solo nel momento in cui si verifichi
l’inesistenza dei requisiti per la richiesta di archiviazione il pubblico ministero
eserciterà l’azione penale formulando l’imputazione, e in tal caso la persona
sottoposta alle indagini assume la qualità di imputato.
ξ POLIZIA AMMINISTRATIVA.
Svolge prevalentemente attività preventiva. Veglia al mantenimento dell’ordine
pubblico, alla sicurezza e all’incolumità dei cittadini; tutela la proprietà; cura
l’osservanza delle leggi e dei regolamenti dello Stato; presta soccorso nel caso di
infortuni pubblici o privati.
Si divide in vari settori: Polizia Ambientale, Ferroviaria, Frontiera, Marittima,
Militare, Mortuaria, privata, Penitenziaria, Sanitaria, Scientifica, Stradale,
Tributaria…ecc…
1
1
A. Gaggiotti e M. Marinelli, “Vademecum del poliziotto”, V ediz., CSP, Brescia, 1998
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1.1 La Polizia italiana
Le forze di Polizia in Italia sono cinque:
- Polizia di Stato
La legge 121 ha restituito lo stato giuridico civile con ordinamento speciale (per
consentirgli di essere armato) al CORPO delle GUARDIE di P.S. che ha assunto
la denominazione di POLIZIA di STATO.
Dipende dal Ministero dell’Interno.
La Polizia di Stato esercita le proprie funzioni al servizio delle istituzioni
democratiche e dei cittadini sollecitandone la collaborazione.
- Carabinieri
Struttura militare dipendente dal Ministero della Difesa. I Carabinieri svolgono
funzioni di polizia (prevenzione e repressione della criminalità; vigilanza
sull’osservanza delle leggi; mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica;
assistenza ai dibattimenti nei giudizi penali e traduzione dei detenuti) e funzioni
militari ( concorso alla difesa militare della Patria e delle sue libere Istituzioni;
intervento diretto nel quadro della difesa interna del territorio; concorso alle
operazioni di mobilitazione; polizia militare e polizia giudiziaria militare
nell’ambito delle tre Forze Armate)
- Guardia di finanza
Dal 1° gennaio 2000, in attuazione di specifiche disposizioni normative e
regolamentari ,la struttura del Corpo ha assunto una connotazione su base
regionale e provinciale. L’obiettivo è quello di adeguare l’Istituzione alle
esigenze di difesa tributaria in un contesto più marcatamente federalista, di
favorire un sempre maggiore coordinamento con le altre strutture
dell’Amministrazione finanziaria e le altre Forze di polizia, di favorire una più
razionale presenza dei reparti e dei Comandi sul territorio, nonché di attuare un
concreto decentramento funzionale.
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- Polizia Penitenziaria
Con la legge del 1990 è stato sciolto il corpo degli agenti di custodia ed è stato
soppresso il ruolo delle vigilatrici penitenziarie. Il relativo personale è confluito
nel nuovo Corpo di polizia Penitenziaria che, rispetto al precedente corpo degli
agenti di custodia, è caratterizzato dalla smilitarizzazione e dalla libera
sindacalizzazione.
Le qualifiche sono analoghe a quelle della Polizia di Stato. Il Corpo si articola in
tre ruoli (agenti ed assistenti, sovrintendenti, ispettori).
Agli appartenenti al corpo è garantito l’esercizio dei diritti sindacali, salvo il
diritto di sciopero.
Ogni singolo reparto del corpo dipende dall’istituto di prevenzione e di pena,
presso il quale presta servizio ed è subordinato al personale civile penitenziario
delle qualifiche direttive e dirigenziali dell’amministrazione penitenziaria.
- Corpo Forestale dello Stato
Il Corpo Forestale venne soppresso nel 1926 in conseguenza all’istituzione della
Milizia Nazionale Forestale che ne assunse i compiti. Ma nel 1948 venne
ripristinato il Corpo Forestale dello Stato come corpo armato, ma con funzioni
tecniche e di polizia di natura civile e venne posto sotto la vigilanza del
Ministero dell’Agricoltura
2
.
2
A. Gaggiotti e M. Marinelli, “Vademecum del poliziotto”, V ediz., CSP, Brescia, 1998
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1.1.1 La polizia di Stato, le origini e la riforma
Nei decenni anteriori all’unità d’Italia, non si può parlare di veri e propri corpi di
Polizia: a parte i “Soldati di Giustizia”, istituiti il 29 dicembre 1770 da Carlo Emanuele
III , la Legione truppe leggere per il servizio doganale (poi divenuto Corpo delle
Guardie doganali nel 1862 ed infine Guardia di Finanza ne 1881), ed il Corpo militare
di Polizia,le funzioni di polizia venivano prevalentemente assolte, negli Stati pre-unitari,
da amministratori a carattere civile. Venivano via via organizzati corpi di Polizia, come
la Guardia Mobile (1801) ed i Carabinieri nello Stato Pontificio , entrambi sul modello
della gendarmeria francese, ma tali istituzioni erano inadatte per essere impiegate
autonomamente in operazioni di ordine pubblico.
Fino ad allora era l’esercito a mantenere l’ordine “costituito” negli Stati italiani, in caso
di crisi politiche e di sommosse popolari.
La gestione dell’ordine pubblico da parte dell’esercito continuerà anche nell’Italia unita,
all’incirca fino al 1917, soprattutto per mezzo di un istituto non previsto dallo Statuto
albertino: la dichiarazione di “stato d’assedio”.
Degli eserciti pre-unitari, quello meno utilizzato in funzioni di polizia era quello
piemontese, e ciò a causa delle esigenze politiche di Casa Savoia , tradizionalmente
assai più impegnata in conflitti militari rispetto agli stati italiani. In questo contesto è
allora spiegabile il fatto che il Corpo dei Carabinieri reali fosse inserito a tutti gli effetti
nell’esercito.
Mentre i Carabinieri nascono con il ritorno dei Savoia in Piemonte, la Pubblica
Sicurezza nasce con lo Statuto, cioè con l’affermazione politica e sociale della
borghesia. Formata dalle classi medie, la Guardia nazionale si basava su un
ordinamento militare e democratico che prevedeva, fatto più unico che raro, l’elezione
da parte delle truppa dei propri ufficiali, sottufficiali e caporali.
Il 30 settembre 1848, con la legge n° 798, veniva istituita l’Amministrazione della
Pubblica Sicurezza, inquadrata nel Ministero dell’Interno in quale subentrava al
Ministero della Guerra nel mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica. Quattro
anni più tardi la legge 11 luglio 1852 n° 1404 dava alla luce il Corpo delle Guardie di
pubblica Sicurezza, cioè l’attuale Polizia di Stato. Con l’istituzione di questa nuova
forza di polizia, la Guardia nazionale perde d’importanza, mentre i Carabinieri
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dislocano sempre di più nelle campagne, essendo affidata al nuovo organismo la tutela
della sicurezza pubblica nelle città.
Dopo che fu varata la prima legislazione della monarchia sabauda in materia di pubblica
sicurezza,nel 1859 viene definita anche la figura del Prefetto(allora “governatore”)
,massimo rappresentante del potere esecutivo e massima autorità di pubblica sicurezza
in tutta la provincia. Tale figura sarà mantenuta anche con l’unificazione del Regno
d’Italia.
1.1.2 Dall’unità d’Italia alla prima guerra mondiale
La nascita del Regno d’Italia pose il problema della ristrutturazione dell’istituto
poliziesco della nuova entità politica che aveva ereditato l’organizzazione ed il
personale della Pubblica Sicurezza degli Stati pre-unitari. In tale opera, il Regno di
Sardegna riuscì ad assorbire bene gli istituti acquisiti con le annessioni operate nel
decennio 1860-1870. Il Ducato di Parma,Piacenza e Guastalla ,il Granducato di
Toscana, gli ex territori austriaci del Lombardo-Veneto, il Regno delle Due Sicilie ed
infine lo Stato Pontificio erano dotati di servizi di polizia che, pur essendo differenti fra
loro per le diverse esigenze politiche, erano inquadrati in amministrazioni a carattere
civile. Per cui essi furono facilmente assorbiti nel Ministero dell’Interno piemontese.
Nel 1861, mentre in Sicilia Garibaldi costituiva le Compagnie dei militi a cavallo ed il
Corpo dei Carabinieri reali diventava Arma dei Carabinieri reali, la struttura del
Ministero dell’Interno veniva modificata da Ricasoli. Furono così create quattro
direzioni generali:
- centrale (contabilità e personale)
- per le carceri
- per la pubblica sicurezza
- per l’amministrazione comunale,provinciale,opere pie e sanità
Fino al 1873 furono numerosi i cambiamenti strutturali del Ministero dell’Interno,e ciò
a causa del rapido espandersi del territorio e del variare delle condizioni economico-
sociali del regno. La Guardia nazionale venne sciolta e poi soppressa. Nel 1877 le
Compagnie dei militi a cavallo furono sostituite dalle Guardie di P.S. a cavallo. Per il
14
Corpo delle Guardie di P.S. a piedi venne dettata una minuziosa disciplina con il
regolamento del 27 ottobre 1880. Il 21 dicembre 1890 il Corpo delle Guardie di P.S.
veniva sostituito dal Corpo delle Guardie di Città. Con tale legge si tentò di unificare in
un unico corpo le guardie di P.S. e le guardie comunali allo scopo di evitare lo spreco e
la dispersione connesse alla presenza di due diversi corpi nella città. I comuni però la
osteggiarono fortemente, così che della legge non rimase che l’articolo 19 per il quale
“il ministro dell’Interno, per gravi motivi di ordine pubblico, avrebbe potuto sopprimere
in un comune la guardia comunale, affidando le funzioni alle guardie di città”.
Nel 1903 era stata creata la Scuola superiore di polizia, le cui basi erano state gettate
nell’ottobre dell’anno prima allorché il professor Ottolenghi era stato incaricato di
tenere un ciclo di conferenze di polizia scientifica per i funzionari romani di P.S..
1.1.3 Il periodo fascista
Gli anni che seguirono immediatamente la fine della prima guerra mondiale furono anni
di fuoco per le forze di polizia. Alle proteste degli agenti di custodia, proteste
cominciate già nel 1913, si affiancarono quelle degli altri corpi di polizia,in particolare
delle guardie di città.
Tale situazione prima indusse il ministro dell’Interno a chiedere la collaborazione del
ministro della Guerra perché garantisse con l’esercito il mantenimento dell’ordine
pubblico ed in seguito il Governo ad istituire la Regia Guardia per la Pubblica
Sicurezza. Con tale decreto il Corpo entrava a far parte delle forze armate, con un
proprio comando generale.
La natura politica della Regia Guardia non era tale da poter essere guardata con simpatia
dal nascente fascismo, il quale comunque aveva usato questo corpo di polizia assieme ai
Carabinieri ad all’esercito per poter conquistare il potere. Per cui,nel 1922, la Regia
Guardia veniva sciolta da Mussolini. Lo scioglimento della Regia Guardia era
indispensabile per lui perché potesse istituire una “sua” polizia. Ed infatti,dopo pochi
giorni dalla soppressione della Regia Guardia, veniva istituita la Milizia Volontaria per
la Sicurezza nazionale.
Per ampliare il campo d’azione ed il controllo sul Paese e per liberare l’esercito da ogni
incombenza in materia di ordine pubblico, la milizia fascista venne organizzata in varie
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specialità operative: milizia stradale, forestale,portuale, ferroviaria ecc. Ma nonostante
queste specializzazioni, Mussolini si rese conto che la milizia non poteva sostituire
completamente la dissolta Regia guardia,così procedette alla ricostruzione del Corpo
degli Agenti di P.S., distaccamento dei carabinieri.
Subito dopo la fine della guerra etiopica, vennero istituiti i “ruoli tecnici coloniali”. Il
primo dei 7 prendeva il nome di Polizia dell’Africa Italiana, organismo militare facente
parte delle Forze armate. La P.A.I. dipendeva dal Ministero dell’Africa italiana per la
parte organizzativa, mentre per quanto riguardava la pratica esplicazione dei compiti di
istituto, i suoi comandi dipendevano dalle autorità di governo che avevano giurisdizione
sul territorio nel quale risiedeva.
1.1.4 Dalla caduta del fascismo alla nascita della Repubblica
Subito dopo la defenestrazione di Mussolini ,il governo Badoglio stabiliva
l’integrazione del corpo degli agenti di P.S. nelle Forze Armate ed il suo
assoggettamento alla disciplina ed ai tribunali militari. Il Corpo riacquisterà nel 1944
l’antica denominazione di Corpo delle Guardie di P.S.
Il passaggio dallo status civile a quello militare non salvò, comunque, la polizia ,come
del resto l’esercito e i carabinieri, dalla bufera che ne seguì e dalla proclamazione della
Repubblica Sociale italiana, che assoggettava ad un diverso destino le forze di polizia
esistenti nella penisola. Infatti, nell’Italia a sud di Salerno, forze di polizia ed esercito
erano agli ordini delle autorità alleate, per le quali svolgevano compiti di ordine e di
sicurezza pubblica. Nel resto del Paese, invece, tutti i militari, carabinieri, gli agenti di
polizia che non erano entrati a far parte delle Forze armate e della Guardia nazionale
Repubblicana di Salò, o si davano alla fuga oppure sceglievano la via delle montagne
per combattere a fianco dei partigiani.
Subito dopo la Liberazione venne sancito il divieto al personale civile e militare delle
Pubblica Sicurezza di appartenere ad associazioni sindacali, anche se a carattere
apolitico.
Più tardi vennero sviluppati i reparti “celeri” della P.S. e i battaglioni mobili dei
carabinieri.
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Il 27 gennaio 1947 gli “Agenti democratici” ( ex combattenti del Corpo dei “volontari
della Libertà” arruolati in polizia) stilavano un documento in 14 punti in cui chiedevano
il ritorno allo status civile e la sindacalizzazione delle forze di polizia. Questo
documento, prima richiesta di riforma della polizia, rimase lettera morta a causa
dell’isolamento dei poliziotti dal contesto sociale e dalle avverse condizioni socio-
politiche del Paese.
1.1.5 Il dopoguerra ( struttura e organizzazione della P.S.)
L’organizzazione della pubblica Sicurezza è rimasta per 34 anni ,dalla Liberazione al
varo della legge 121/1981, indenne dalle modifiche richieste sia dai principi
costituzionali che dalle mutate condizioni criminale.
La massima autorità di P.S. era il prefetto. Il questore era il capo della questura. La
questura, in relazione all’importanza del capoluogo, si articolava in più uffici rionali,
denominati commissariati, diretti da un funzionario civile della P.S.
Sia le questure che gli uffici distaccati di P.S. si suddividevano, quanto ad
organizzazione interna, in tre divisioni:
- Ufficio Gabinetto, Ufficio Politico e Ufficio Stranieri. Questa prima sezione
curava gli affari generali, gli affari riservati e l’ordine pubblico
- Ufficio di polizia giudiziaria. Da questa seconda sezione dipendeva la squadra
mobile
- Polizia amministrativa( rilascio passaporti,porto d’armi, guardie giurate) e
squadra per la vigilanza del buon costume.
Nel 1978 gli Uffici politici delle Questure vengono ristrutturati. Nelle città capoluogo di
regione e nelle altre città scelte dal ministro dell’Interno ,gli uffici Politici acquisiscono
la quarta divisione denominata Digos (Divisione investigazioni generali, operazioni
speciali in contatto con il Sisde, antiterrorismo). Nelle rimanenti questure vengono
invece denominati Uffici investigazioni generali ed operazioni speciali ( Uigos).
A livello centrale, la massima autorità di P.S. era il ministro dell’Interno, al quale
spettava la direzione dei servizi di ordine e sicurezza pubblica ed il coordinamento delle
forze di polizia attuato tramite la direzione centrale di P.S.. A capo di questa era
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preposto il Capo della Polizia, nominato con decreto del presidente della Repubblica,
previa decisione del Consiglio dei ministri , su proposta del ministro dell’Interno.
La Direzione generale della P.S. si articolava in una segreteria, 3 ispettorati e 14
divisioni.
A capo dell’ispettorato per il corpo delle Guardie di P.S. era posto il tenente generale
ispettore con il compito di attendere ai servizi ispettivi e di coordinare l’attività delle 7
circoscrizioni territoriali, comandate da un maggiore generale con competenza
interregionale , e dei 16 ispettorati di zona, comandati da un colonnello con competenza
regionale. Agli ispettorati di zona facevano capo le forze territoriali, organizzate in
reparti provinciali posti alle immediate dipendenze del prefetto e del questore e le forze
speciali, formate dalla polizia stradale, ferroviaria, di frontiera
(marittima,aerea,terrestre) e dalla polizia postale.
Le forse mobili, invece, costituite da 2 battaglioni di soccorso, 3 squadroni a cavallo, 4
reparti celeri ed 8 reparti mobili, dipendevano direttamente dalla Direzione generale
della P.S..
A partire dal 1976 le forze mobili vengono ristrutturate e la denominazione unificata in
quella di reparti celeri. In precedenza era stato istituito un centro nazionale di
coordinamento delle operazioni di polizia criminale, comunemente noto come
Criminalpol, allo scopo di assicurare la collaborazione tra Polizia, Carabinieri e Guardia
di Finanza. Il centro, con sede a Roma-Eur, si articolava in 4 nuclei territoriali ( Nord
con sede a Milano; Sud con sede a Napoli; Sardegna con sede a Cagliari; Sicilia con
sede a Palermo) . La Criminalpol si è in seguito ripartita a sua volta in divisioni (affari
generali, prevenzione e repressione reati, stupefacenti, Interpol, polizia scientifica)
Nel 1978 viene istituito l’Ucigos (Ufficio centrale per le investigazioni generali e per le
operazioni speciali), articolato in 4 divisioni ed in un nucleo operativo centrale di
sicurezza ( Nocs). L’Ucigos provvede alla trattazione degli affari relativi ai rapporti con
i servizi di sicurezza e con i Sios, nonché alla trattazione degli affari relativi
all’espletamento delle funzioni di polizia giudiziaria e di polizia di sicurezza anche
coordinando le attività degli organi territoriali per la tutela della sicurezza dello Stato e
per la lotta contro il terrorismo e la sovversione.
La struttura organizzativa della Pubblica Sicurezza presentava una serie di squilibri
funzionali dovuti al fatto che una parte di essa era ordinata militarmente mentre l’altra
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era costituita da funzionari civili, oltre al Corpo di polizia femminile. Inoltre, sia il
personale civile che quello militare erano subordinati ai prefetti, la cui scarsa
competenza in materia di polizia, aveva causato l’espansione dei servizi investigativi ed
informativi degli altri corpi di polizia, in particolare dei carabinieri.
La rivalità tra polizia e carabinieri era aggravata dal fatto che mentre gli ufficiali
dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di Finanza erano ufficiali di polizia
giudiziaria, gli ufficiali delle Guardie di P.S. dipendevano, nell’espletamento del loro
servizio, dai funzionari civili di P.S.. Quindi, con l’eccezione della polizia stradale, gli
ufficiali delle Guardie di P.S. attendevano prevalentemente a mansioni di
addestramento, disciplina ed inquadramento dei reparti. Ciò ha indubbiamente
contribuito a creare nel personale militare della P.S. un complesso d’inferiorità nei
confronti degli altri corpi di polizia inquadrati nelle forze armate.
1.1.6 I primi fermenti nella P.S. e la nascita del “movimento”
Nel ’68 si pongono a livello istituzionale le basi per importanti riforme.
Sulla fine degli anni ’60 le formazioni terroristiche danno inizio ad una lunghissima
catena di attentati con morti, feriti e successive rivendicazioni da parte di un gruppo o di
un altro. Il Paese è impreparato a fronteggiare un situazione per più versi inedita, perché
modellato sulle vecchie strutture risalenti agli anni ’50 e ’60. Lo Stato a sua volta si
rivela incapace di competere con le tecniche di un terrorismo sempre più agguerrito e
determinato.
Alle forze dell’ordine in generale ed alla polizia in particolare si richiede uno sforzo
sovrumano , ma a causa delle condizioni e dei metodi d’uso del “potenziale umano
disponibile”, dalla mancanza di protezione degli uomini e a motivo dell’isolamento nei
confronti dei cittadini, nascono forme di protesta spontanea incontrollata, furibonda, che
pongono esigenze di rinnovamento profondo. Le prime spinte riformatrici provenienti
dall’interno dello stesso Corpo risalgono però fin al lontano febbraio 1947: le forze
della Pubblica Sicurezza di Roma e di tutte le Questure della Repubblica chiedevano di
dare al Corpo un completo aspetto civile e di costituire un sindacato di categoria.
Il 1969 vede le prime agitazioni delle forze di polizia. Le lotte dell’”autunno caldo” e la
contestazione studentesca impongono alle forze dell’ordine in generale ed alla polizia
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in particolare uno sforzo immenso, dettato soprattutto dallo stillicidio di manifestazioni
e contromanifestazioni che costringono i “celerini” a turni di servizio anche di 18 ore
consecutive.
E’ proprio da questi avvenimenti che trae origine la riforma della polizia. La protesta
viene da tutte le parti: agenti, funzionari, ufficiali. Persino alcuni questori reclamano
contro la subordinazione ai prefetti. Una cosa è certa: la polizia non funziona, tutti ne
sono scontenti. Vengono in evidenza le rivalità nell’ambito del Corpo, specie tra
ufficiali e funzionari; la duplice anima, civile e militare, della polizia accusa i suoi
limiti. Per controllo, le autorità cercano di minimizzare le cose e di mettere tutto
frettolosamente a tacere. In tale situazione è allora inevitabile che il movimento per la
riforma della polizia debba nascere e svilupparsi per merito dei soli poliziotti i quali
riceveranno l’interessamento dei sindacati e dei partiti solo a partire dal 1972.
Alla fine del 1969 due appuntati, due brigadieri, due marescialli ed un funzionario
danno il via al Movimento per la smilitarizzazione e la sindacalizzazione della polizia.
Il 30 gennaio 1974 si costituisce a Roma il Comitato di studi per il riordinamento della
polizia, composto da 6 parlamentari, 4 sindacalisti, 4 magistrati ed 8 appartenenti alla
Pubblica Sicurezza.
Il 7 febbraio 1975, nell’assemblea di Empoli, viene definito in 10 punti il contenuto
della riforma della polizia, basata essenzialmente sulla smilitarizzazione e la
sindacalizzazione dell’istituto.
Il governo, nel tentativo di assorbire i fermenti esistenti nel Corpo, istituisce i “Comitati
di base di rappresentanza” (dei funzionari civili, degli ufficiali, della truppa). I tre
Co.ba.r. formarono il “Comitato generale di rappresentanza” del personale civile e
militare della P.S., massimo organo di consultazione del ministro dell’Interno, con
compiti di indagine, studio e formulazione di proposte delle materie riguardanti lo status
giuridico del personale, del suo trattamento, l’organizzazione degli uffici, le condizioni
e gli orari di lavoro, gli interventi assistenziali.
La vera e propria riforma arriva nell’81 e rappresenta una scelta forte e coraggiosa del
Parlamento per riaffermare il comune impegno, in un quadro meno frammentato, delle
Forze di polizia a difendere la legalità costituzionale contro la violenza del terrorismo e
la mafia.