1. Introduzione
Il sistema televisivo sta attraversando una delle più grandi rivoluzioni di tutta la sua storia,
in un contesto caratterizzato da continui mutamenti e da nuove modalità di produzione,
distribuzione e fruizione dei contenuti audiovisivi.
A fronte del progressivo spegnimento delle trasmissioni in analogico e della conseguente
introduzione della tecnologia digitale terrestre, la televisione si appresta ad abbandonare la
sua classica funzione di sintonizzatore di canali e si candida a diventare un centro
multimediale per la veicolazione di programmi, informazioni e servizi interattivi. Le ragioni
di questo cambiamento derivano, principalmente, dall‟esigenza di includere anche il
sistema televisivo nel più ampio processo di digitalizzazione che, attualmente, coinvolge i
principali mezzi di comunicazione. Grazie al digitale terrestre, la televisione si apre alla
multicanalità, alla possibilità di offrire contenuti multimediali ed interattivi, ad esperienze
di fruizione dei contenuti qualitativamente migliori e, più in generale, ad un percorso
innovativo dello strumento televisivo che ne favorisce la convergenza con gli altri media
digitali. Ecco che si delineano nuove modalità di fruizione tematica che stanno apportando
cambiamenti significativi nel modo stesso di concepire la tv generalista tradizionale: ciò
non è riferito solamente alla maggiore disponibilità di canali gratuiti specializzati, ma anche
alla possibilità di accedere alle cosiddette applicazioni interattive, pagine informative
navigabili attraverso il telecomando che rappresentano uno strumento con enormi
potenzialità per la comunicazione di enti, associazioni ed amministrazioni con la propria
utenza.
Oltre al digitale terrestre, l‟analisi sul mutamento del sistema televisivo e sul processo di
digitalizzazione si focalizza su un altro terreno, quello della rete Internet, dove le esperienze
di produzione e fruizione dei contenuti multimediali televisivi diventano sempre più
frequenti, diversificate ed originali. Il Web rappresenta un ambiente completamente diverso
rispetto alla televisione tradizionale: non ci sono limiti di spazio e di tempo per cui i
contenuti hanno un potenziale di visibilità illimitato, né si devono sostenere costi elevati per
la diffusione dei materiali. Ciò ha comportato una riflessione su nuovi modelli di business
da adottare per la distribuzione dei contenuti, in particolare si è rivelata interessante la
teoria della lunga coda sostenuta dal direttore di Wired, Chris Anderson. Inoltre, il mondo
delle Web TV propone anche nuove modalità di fruizione “non-lineari”, personalizzazione
del palinsesto e, soprattutto, scatena una rivoluzione senza precedenti nella produzione dei
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contenuti audiovisivi: grazie alla crescente disponibilità di strumenti tecnici
qualitativamente elevati, a basso costo e relativamente semplici da utilizzare, la produzione
e la post-produzione di materiali audiovisivi è diventata accessibile a chiunque e sulla rete
si sono moltiplicate le esperienze di amatori e professionisti che producono contenuti
multimediali. Il proliferare dei cosiddetti contenuti generati dagli utenti (o User Generated
Content) ha suscitato l‟attenzione dei broadcaster di professione e di coloro che ne hanno
intuito le potenzialità e che ne hanno favorito il coinvolgimento nelle proprie attività sulla
rete. In Italia esistono moltissime esperienze di produzione di contenuti “dal basso”, ossia
delle micro realtà che costituiscono degli esempi molto importanti di comunicazione
personalizzata e che, paradossalmente, scelgono un ambiente digitale globale per
promuovere la propria località.
Gli spunti di riflessione necessari allo sviluppo di questa analisi derivano dall‟esperienza
di tirocinio accademico da me svolta presso l‟Associazione Laika.TV, una televisione
civica a carattere comunitario con sede a Pisa, che trasmette i propri contenuti servendosi di
due canali, la televisione digitale terrestre e la Web TV. L‟obiettivo di questo lavoro è
quello di individuare ed analizzare gli effettivi cambiamenti che i due nuovi media
televisivi digitali stanno apportando al sistema televisivo globale, in considerazione dei
presupposti storici, delle caratteristiche distintive e delle modalità di produzione,
distribuzione e fruizione dei contenuti multimediali ed interattivi. Infine, tali concetti
verranno contestualizzati all‟esperienza di Laika.TV e, più in particolare, al mio progetto di
tirocinio inerente l‟ideazione di un format televisivo di servizio, efficace per introdurre gli
enti pubblici alla semplificazione delle pratiche burocratiche attraverso la veicolazione di
contenuti multimediali sul digitale terrestre e sul Web.
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2. La televisione digitale terrestre
Il sistema televisivo che ha accompagnato l‟Italia, così come molti altri paesi, negli ultimi
cinquanta anni sta subendo un profondo cambiamento: la vecchia televisione analogica sta
spegnendo progressivamente il suo segnale per far spazio alla nuova televisione digitale.
Un‟evoluzione epocale che rappresenta quasi un passaggio obbligato per il mondo
televisivo considerando che fino a poco tempo fa, tra i principali mezzi di comunicazione,
soltanto la televisione continuava a servirsi ancora della tecnologia analogica. In tal senso,
questo cambiamento favorisce una sorta di adeguamento tecnologico del mezzo televisivo a
tutti gli altri strumenti elettronici che utilizzano segnali digitali come computer, Internet e
telefonia mobile, con evidenti benefici sotto il punto di vista della convergenza dei media
digitali.
La televisione digitale terrestre o DTT (Digital Terrestrial Television) è in corso di
introduzione nel nostro Paese, che si colloca tra i primi in Europa nel contesto di questa
innovazione. La transizione da analogico a digitale coinvolgerà progressivamente oltre 20
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milioni di abitazioni e 50 milioni di apparecchi televisivi e dovrà essere completata, come
previsto dal Decreto Gentiloni, entro il 2012. Grazie alla possibilità di trasmettere più
programmi sulla stessa frequenza, la nuova offerta televisiva digitale presenta numerosi
canali gratuiti, confezionati per target diversificati, affiancati dalle offerte pay, che hanno
avuto un ruolo decisivo nella fase introduttiva della nuova tv digitale, favorendo i primi
approcci degli spettatori con i decoder. L‟altra novità rilevante della DTT è rappresentata
dall‟interattività, ossia dalla possibilità per il telespettatore di accedere ad una serie di
servizi interattivi - sia pubblici sia privati - fruibili dal proprio telecomando; si tratta delle
cosiddette applicazioni interattive, che permetteranno di svolgere molte attività come
eseguire pagamenti on-line o puntare le scommesse sportive direttamente dal televisore,
senza il bisogno di collegarsi alla rete Internet, contribuendo notevolmente alla riduzione
del divario digitale.
La DTT va, dunque, concepita come un nuovo servizio televisivo universale che
permette di accedere a servizi di multicanalità e interattività in forma semplice ed
immediata. È uno strumento di comunicazione innovativo che va inserito in un contesto più
ampio, quello dei media digitali che propongono la propria offerta all‟utente e che si aprono
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http://www.tivu.tv/aiuto/11/32/tivu-.aspx
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a possibilità tecnologiche più complete: tv, Internet e telefonia si ritrovano accomunati
dallo stesso linguaggio digitale, caratteristica che ne favorirà la completa integrazione nella
fornitura di servizi agli utenti.
2.1 Dalla tv analogica al digitale terrestre
Il passaggio dalla televisione analogica alla tv digitale terrestre rappresenta una svolta
epocale nella storia della televisione, poiché nessun altro tipo di evoluzione tecnica ha
rivoluzionato le modalità di fruizione del mezzo televisivo in maniera così dirompente dal
punto di vista tecnologico e qualitativo.
Designata come elemento cruciale per l‟innovazione dall‟Unione Europea, la DTT si è
posta in primo piano sulla scena politica ed economica internazionale innescando un
processo di adozione del nuovo mezzo che vede coinvolte non solo le emittenti televisive di
tutto il mondo, ma anche e soprattutto le abitudini di consumo degli spettatori. Le nuove
modalità di fruizione tematica e pay per view stanno modificando la concezione della tv
generalista gratuita e stanno favorendo l‟implementazione di contenuti interattivi e
multimediali. In tal senso, il processo di digitalizzazione sta producendo anche una
trasformazione dell‟ascolto televisivo, poiché la scelta di migrare verso la piattaforma
digitale dipende anche dalla sua diffusione, dalla tipologia dell‟offerta e dal livello del
mercato.
In breve tempo, la televisione digitale terrestre sostituirà completamente la vecchia tv
analogica, soprattutto grazie al progressivo arricchimento dell‟offerta digitale multicanale,
alle abitudini di consumo di maggior livello che l‟utente farà proprie, all‟espansione delle
aree coperte dal segnale e dei canali fruibili e, infine, allo switch off dei canali analogici.
2.1.1 Excursus storico-tecnico
La televisione (letteralmente, visione a distanza) nasce da tre tipi di scoperte: la
fotoelettricità, i procedimenti di analisi e sintesi delle immagini e le onde
elettromagnetiche. In particolare, la scoperta delle proprietà fotoelettroniche del selenio, per
merito del chimico svedese Jacob Berzelius, risulterà fondamentale per arrivare, negli anni
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successivi, alla realizzazione di dispositivi in grado di trasformare le variazioni di
luminosità in segnali elettrici.
Nel 1884, lo scienziato tedesco di origine russa Paul Nipkov implementa un dispositivo
meccanico a disco che analizza e riproduce le immagini, oggi conosciuto come disco di
Nipkov; questo sistema si rivelerà fondamentale per la realizzazione dei primi esperimenti
di trasmissione televisiva mediante scansione meccanica. Il 2 ottobre 1925, l‟inventore e
imprenditore scozzese John Logie Baird realizza la prima trasmissione a distanza di
immagini in movimento mediante due dischi di Nipkov, uno in trasmissione e uno in
ricezione: per la prima volta, viene trasmessa un‟immagine televisiva vera e propria. Nello
stesso anno, Baird fonda la prima società televisiva del mondo denominata “Television
Limited”, che operò fino al 1957.
Negli anni successivi, gli strumenti di trasmissione televisiva attraversano continue
evoluzioni tecnologiche; tra queste, la più significativa è rappresentata dall‟invenzione del
magnetoscopio, che permette di registrare il segnale video su un nastro magnetico,
liberando la televisione dalla necessità della diretta. Nel 1953 si definisce lo standard NTSC
(National Television System Committee) per le trasmissioni a colori, anche se i primissimi
tentativi sono da attribuire a Baird attorno al 1928. In seguito, gli Stati Uniti realizzano il
primo collegamento televisivo transoceanico tra Europa e America grazie al lancio di un
satellite ripetitore.
Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna contribuiscono in gran parte alla crescita e alla
diffusione del nuovo mezzo televisivo: se nel 1947 gli apparecchi venduti nel Nord
America sono trentamila, nel 1961 passano a trentaquattro milioni. Nel nuovo continente, la
televisione si sviluppa grazie all‟appoggio delle grandi società radiofoniche private, come
la National Broadcasting Company (NBC) e la Columbia Broadcasting System (CBS), che
si finanziano unicamente con le inserzioni pubblicitarie. Al contrario, in Gran Bretagna,
così come nel resto d‟Europa, vige un monopolio diretto o indiretto sulle trasmissioni da
parte dello stato; l‟azienda concessionaria è finanziata da un canone e le inserzioni
pubblicitarie sono pressoché nulle.
In Italia, le prime trasmissioni sperimentali iniziano nel 1952 per poi passare, il 3
gennaio 1954, alle trasmissioni regolari in regime di monopolio: la concessionaria del
servizio pubblico radiofonico è la Rai (Radio Audizioni Italiane) che, inizialmente,
trasmette con un solo canale, poi ne inaugura un secondo nel 1961 e un terzo nel 1979. Nel
1976, la Corte Costituzionale apporta un sostanziale cambiamento al quadro normativo di
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riferimento del settore radiotelevisivo: con la sentenza 202/1976, la Consulta sancisce il
monopolio statale per le trasmissioni a livello nazionale, ma ne riconosce l‟illegittimità a
livello locale ipotizzando una potenziale violazione del principio di uguaglianza. A tal
proposito, la Corte ritiene che la molteplicità dei canali che si è ormai diffusa sia in grado di
garantire la libertà di iniziativa privata senza il pericolo di creare dei monopoli od oligopoli
privati. Dunque, questa decisione offre l‟opportunità anche ai privati di esercitare l‟attività
di diffusione televisiva in ambito locale superando le limitazioni strutturali sull‟utilizzo
dello spettro di frequenze. Negli anni successivi nasceranno diverse televisioni private,
grazie anche all‟assenza di regolamentazione del settore, ma il quadro che, infine, si
delineerà nel panorama televisivo italiano (e che è tuttora dominante) sarà un duopolio che
vedrà competere da un lato le tre reti televisive della concessionaria pubblica (Rai) e
dall‟altro le tre reti del gruppo Fininvest (Mediaset).
Negli anni Ottanta e Novanta si comincia a parlare di High Definition: l‟obiettivo è
quello di migliorare le potenzialità del mezzo televisivo; inizialmente, gli sforzi si
concentrano sul potenziamento della tecnologia analogica esistente, ad esempio in
Giappone si inizia a trasmettere in alta definizione attraverso lo standard MUSE (Multiple
sub-Nyquist Sampling Encoding) mentre la Comunità Europea lancia il progetto Eureka
grazie al quale nascono i sistemi MAC (Multiplexed Analogue Components) e HD-MAC.
Le sperimentazioni in alta definizione si effettuano durante i mondiali di calcio del 1990; in
questa occasione, i tecnici si trovano a dover gestire grosse quantità di dati digitali da
trasportare dai centri di produzione ai punti di visione, utilizzando i primi sistemi di
compressione (che avrebbero poi portato alla definizione dello standard MPEG). È a questo
punto che le ricerche iniziano ad orientarsi verso il numerico: il risultato è la traduzione di
testi, immagini, suoni e video in sequenze di cifre binarie. Anche per il sistema televisivo
inizia l‟era della digitalizzazione.
2.1.2 Caratteristiche tecniche del nuovo sistema televisivo digitale
La digitalizzazione rappresenta una vera e propria rivoluzione per il sistema televisivo,
ancor più dirompente dell‟introduzione del colore o dell‟invenzione del telecomando
poiché ha creato le condizioni per rimettere in discussione le caratteristiche produttive,
distributive e di fruizione del mezzo. Da tempo, la convergenza del mezzo televisivo con
gli altri media iniziava ad essere percepita come una vera e propria necessità: la tecnologia
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analogica, infatti, tagliava letteralmente fuori il mezzo televisivo dalla condivisione dei
contenuti con gli altri mezzi di comunicazione, ormai convertiti alla tecnologia digitale
(computer, Internet, telefonia mobile). Con la digitalizzazione del segnale analogico, si è
resa possibile l‟integrazione del piccolo schermo con i contenuti digitali di altri mezzi di
comunicazione: immagini, testi e suoni provenienti da un qualsiasi media digitale possono
essere trasmessi, memorizzati o editati insieme ai contenuti televisivi grazie all‟utilizzo di
piattaforme tecnologicamente compatibili.
Figura 1 - Cartellone promozionale per il digitale terrestre
Fonte: www.inviatospeciale.com
Il campionamento e la quantizzazione. Il processo di digitalizzazione del segnale
analogico prevede due fasi: il campionamento e la quantizzazione-conversione numerica.
Nella prima fase vengono prelevati dei campioni che rappresentano l‟ampiezza del segnale
e vengono definiti il periodo di campionamento, ovvero il tempo intercorso tra una
misurazione e l‟altra, e la frequenza di campionamento, ossia il numero di campioni
prelevato in una determinata unità di tempo (generalmente, un secondo). È necessario
prelevare i campioni piuttosto frequentemente per evitare il “sottocampionamento” e quindi
il rischio di ottenere una descrizione digitale che non rappresenta l‟onda originaria. Nella
seconda fase, la quantizzazione, si assegna ad ogni campione uno dei valori discreti
disponibili. Premesso che la rappresentazione digitale del segnale televisivo è una
successione di cifre binarie, si procede all‟assegnazione di un certo di numero di bit per la
rappresentazione di ciascun valore: ad esempio, se volessimo rappresentare un‟immagine
impiegando un solo bit avremmo a disposizione solo due possibilità: bianco (1) e nero (0);
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se si utilizzassero, invece, più cifre sarebbe possibile incrementare la gradazione intermedia
di colore e luminosità dell‟immagine ed ottenere una qualità migliore. Il processo di
digitalizzazione viene eseguito da un dispositivo denominato ADC (Analog to Digital
Converter) o convertitore analogico digitale, che riceve il segnale in entrata filtrando
eventuali elementi di disturbo; in un secondo momento, si effettua la riconversione del
segnale attraverso un dispositivo speculare, il DAC (Digital to Analog Converter).
La semplificazione e la compressione del segnale. Per rendere gestibile un servizio
televisivo digitale a livello commerciale è stato necessario apportare una semplificazione
del segnale per eliminare una serie di informazioni inutili o meno importanti. In pratica, si è
trattato di dimezzare il numero dei campioni relativi al colore con una conseguente
riduzione dei bit da trattare. Il passo successivo alla semplificazione è stato la compressione
della quantità di dati necessari a descrivere il segnale, ossia l‟eliminazione di informazioni
ridondanti. Questa operazione è di fondamentale importanza per la televisione digitale,
infatti senza di essa non sarebbe possibile trasmettere più programmi contemporaneamente
sulla stessa banda con determinati servizi aggiuntivi. Sono stati presentati diversi progetti
per lo sviluppo di metodi di compressione del video, infine è stato l‟ISO (International
Standards Organisation) ad assumersi il compito di sviluppare uno standard adatto alla
memorizzazione e alla trasmissione dei dati video e audio per definirli univocamente.
Gli standard MPEG. Uno degli standard sviluppati dall‟ISO è MPEG (Moving Pictures
Expert Group), un gruppo di lavoro fondato nel 1988 che oggi conta oltre 350 membri e si
occupa di definire gli standard di codifica per il video e l‟audio digitale. In particolare, il
gruppo ha focalizzato la propria attenzione sulle tecniche di compressione utili alla
trasmissione tramite satelliti o reti: il carattere aperto di questi standard, implementati per le
telecomunicazioni, lascia una notevole libertà ai produttori di encoder in merito allo
sviluppo del prodotto poiché MPEG si preoccupa di definire le caratteristiche basilari del
segnale, ma non le modalità per ottenerle. Ecco il motivo per cui questo metodo ha favorito
un considerevole miglioramento delle prestazioni, confermando la superiorità degli
standard aperti alle evoluzioni tecniche. I vari standard MPEG per le applicazioni
audiovisive possono essere considerati una specializzazione del lavoro svolto dal gruppo
Joint Photographics Expert Group (JPEG), che lavora prevalentemente sulle immagini
statiche.
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Per quanto riguarda le trasmissioni in tecnica digitale terrestre, lo standard che più ci
interessa è MPEG-2: si tratta di un‟evoluzione di MPEG-1, il primo standard per la
compressione audio e video implementato nel 1991, che risultava fortemente limitato per
l‟applicazione in campo televisivo a causa delle frequenti perdite di informazioni nelle
trasmissioni via etere. MPEG-2 è stato implementato con delle proprietà migliorate e più
specifiche per la televisione digitale come, ad esempio, la capacità di trasportare più canali
audio e programmi video tra loro indipendenti. Più in particolare, fra le sue caratteristiche
principali troviamo un‟elevata capacità di comprimere le informazioni video al fine di
ridurre la quantità di dati da trasmettere e la possibilità, da un lato, di fornire una qualità
paragonabile alla televisione analogica e, dall‟altro, di essere adatto anche ad applicazioni
ad alta qualità come la HDTV (High Definition TeleVision).
In seguito, il gruppo di lavoro si è concentrato sul miglioramento delle tecniche di
compressione, elaborazione e protezione del materiale digitale audiovisivo e, a tale scopo,
ha definito lo standard MPEG-4. Esso è utilizzato principalmente per le applicazioni della
videotelefonia e della televisione digitale; una delle funzioni che lo contraddistingue
rispetto ai formati precedenti è la gestione tridimensionale degli oggetti, inoltre esso
introduce il concetto di interazione che può rendere il servizio di informazioni multimediali
sempre più personalizzato. Rispetto agli standard precedenti, MPEG-4 è caratterizzato da
una maggiore complessità del segnale video e, nonostante fornisca una qualità simile a
quella offerta da MPEG-2, riesce a risparmiare mediamente il 50% in termini di velocità di
trasferimento dei dati (bitrate) e ciò consente un aumento dei programmi televisivi
all‟interno di un bouquet. In sintesi, l‟obiettivo di questo nuovo standard di compressione è
quello di ridurre ulteriormente la quantità di dati necessari per descrivere un video digitale e
di definire una serie di strumenti capaci di gestire la fruizione dei contenuti audiovisivi su
diverse piattaforme (televisione, supporti DVD, telefonia mobile, personal computer).
Il Digital Video Broadcasting
Così come gli standard MPEG rappresentano la base dei sistemi di codifica del
broadcasting digitale, il DVB (Digital Video Broadcasting) è lo standard più utilizzato per
la trasmissione di contenuti audiovisivi televisivi in tecnica digitale terrestre, infatti
ritroviamo il logo DVB su tutti i ricevitori per la DTT.
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Figura 2 - Un modello di DVB-T
Fonte: http://cgi.ebay.it
Nato nel 1992 da un progetto della Commissione Europea volto alla definizione di un
sistema compatibile con la maggior parte delle piattaforme, la carta vincente dello standard
DVB è stata quella di presentarsi come un prodotto rivolto alle esigenze degli attori del
mercato e con la possibilità di essere plasmato attraverso il confronto con essi. Il DVB
presenta molti vantaggi della tecnologia digitale come la possibilità di scegliere la qualità
della trasmissione (standard, alta definizione, per mezzi mobili), l‟impostazione automatica
del formato dello schermo e la trasmissione di programmi radiofonici. I suoi principali
concorrenti a livello mondiale sono lo standard statunitense ATSC (Advanced Television
System Committee), maggiormente orientato al supporto della televisione ad alta
definizione sulle reti digitali via etere, e quello giapponese ISDB-T (Integrated Services
Digital Broadcasting for Terrestrial), che ha la caratteristica distintiva di essere applicabile
sia ai servizi televisivi sia a quelli via radio; come nel DVB, questi due standard utilizzano
il sistema di codifica MPEG-2. Ad oggi, le apparecchiature di trasmissione e di ricezione
digitale di tipo DVB sono ampiamente disponibili sul mercato: gli Stati Uniti pensano da
tempo di abbandonare ATSC per passare al DVB, mentre il Giappone sostiene fermamente
lo standard ISDB-T (creato dal Ministero Giapponese delle Poste e Telecomunicazioni in
collaborazione con il broadcaster pubblico nazionale NHK).
Al fine di diversificare i tipi di codifica del canale e di modulazione utilizzati, sono stati
definiti tre sotto-standard specifici del DVB che si distinguono per la tipologia di
applicazione: DVB-T, utilizzato per la televisione digitale terrestre, DVB-S per quella dal
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satellite e DVB-C per la tv via cavo. In particolare, il DVB-T è stato sviluppato per la
trasmissione di segnali tv multiprogramma a definizione standard: ciò significa che diventa
possibile trasmettere almeno quattro o cinque programmi tv digitali nella banda occupata da
un singolo canale tradizionale.
In seguito allo sviluppo di specifiche DVB rivolte ai servizi televisivi digitali sono stati
condotti diversi studi che hanno portato alla definizione di altre categorie di sotto-standard,
quali ad esempio il Multimedia Home Platform (MHP) per lo sviluppo di applicazioni
interattive e il Digital Video Broadcasting-Handheld (DVB-H) per la trasmissione di
programmi tv, radio e contenuti multimediali su tutti i dispositivi portatili come computer
palmari, telefoni cellulari o smartphone.
Come ricevere la tv digitale terrestre
Per ricevere il segnale della televisione digitale terrestre è necessario utilizzare un
dispositivo in grado di elaborare i segnali digitali trasmessi e di restituirli all‟apparecchio
televisivo nella loro originaria forma analogica: si tratta del decoder o set-top box, che
attraverso la traduzione del segnale televisivo digitale abilita il telespettatore a ricevere i
programmi della televisione digitale terrestre.
Gli apparecchi televisivi di nuova generazione sono tutti dotati di decoder integrato,
nello specifico, dall‟aprile del 2009, in vista dello spegnimento completo delle trasmissioni
analogiche, in Italia è stata vietata la vendita di televisori che non fossero in grado di
ricevere il segnale digitale terrestre. Tuttavia, attualmente la maggior parte degli apparecchi
televisivi presenti nelle case degli italiani non incorpora al proprio interno un sintonizzatore
in grado di riconoscere il segnale digitale per cui si rende necessario collegare un decoder al
cavo dell‟antenna e al televisore. Esso è grande quanto un lettore DVD ed è dotato di un
telecomando che presenta alcuni tasti colorati per accedere ai servizi interattivi. Le
principali tipologie di decoder per la tv digitale terrestre sono:
Zapper: è un decoder esterno che abilita alla visualizzazione dei programmi della tv
digitale terrestre la cui funzione principale è quella di permettere uno “zapping” tra i
canali televisivi; è il tipo di decoder meno costoso e con meno funzionalità, infatti
permette solo la semplice sintonizzazione ed organizzazione dei canali.
Box interattivo: è anch‟esso un decoder esterno, ma ha una dotazione hardware e
software maggiore rispetto allo zapper; oltre alle funzionalità di base, esso presenta
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una memoria più estesa e possiede un software chiamato middleware MHP capace
di eseguire e visualizzare le applicazioni interattive. La maggior parte dei box
interattivi può anche essere collegata alla linea telefonica attraverso un modem per
effettuare un collegamento remoto e realizzare funzionalità di interattività avanzata
come partecipare ad un sondaggio, trasmettere un televoto, acquistare un bene o
richiedere delle informazioni.
Digital Video Recorder (DVR): è un decoder che incorpora un hard disk di grosse
capacità grazie al quale l‟utente può realizzare delle funzionalità innovative che non
vincolano più la fruizione dei programmi ai ritmi dei palinsesti. Il DVR, infatti, non
solo registra i programmi come un normale videoregistratore, ma permette anche di
mettere in pausa un programma in diretta per poi farlo ripartire successivamente o di
vederne la registrazione prima che essa sia effettivamente terminata. Ciò consente
anche al telespettatore di saltare gli stacchi pubblicitari: una vera minaccia per il
nuovo modello di business della TV free to air. In breve, il DVR rivoluziona il
concetto di fruizione televisiva lineare consentendo di interrompere la sequenzialità
del flusso televisivo come accaduto con il videoregistratore, ma con il vantaggio
della registrazione su supporto digitale.
Integrated Digital Television (IDTV): è il televisore con decoder integrato, la
tipologia di apparecchio televisivo che viene attualmente venduto nei negozi al
posto dei vecchi televisori non provvisti di sintonizzatore digitale integrato.
Attualmente, la maggior parte dei modelli di IDTV svolge le funzioni di uno zapper.
Figura 3 - Decoder DTT
Fonte: www.atripaldanews.it
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