5
Introduzione
“L’industria alla quale apparteniamo e la nostra
professione stanno cambiando con velocità
impressionante. In profondità. Di fronte a rivolgimenti
epocali di questa natura, […] l’anacronistico impianto di
regole, pensato nell’era del piombo e nella preistoria
della prima repubblica, prima o poi cadrà”
1
. Con queste
parole il direttore del Corriere della Sera Ferruccio De
Bortoli ha fotografato, in una lettera scritta ai giornalisti
della testata il 30 settembre 2010, la situazione del
campo giornalistico. Una realtà in cambiamento, in
evoluzione.
Con il termine “campo giornalistico”, il sociologo
francese Pierre Bourdieu, definisce il “luogo di una logica
specifica, propriamente culturale, che si impone ai
giornalisti attraverso i vincoli e i controlli incrociati che
essi fanno pesare gli uni sugli altri, e il cui rispetto (a
volte designato come deontologia) fonda le reputazioni
di rispettabilità professionale”
2
.
In altre parole, questo concetto designa il mondo del
giornalismo, i processi produttivi e la deontologia su cui
si fonda, le istituzioni e le professionalità impegnate a
definire e costruire i prodotti informativi.
Il termine è stato utilizzato in diversi studi sul
funzionamento e sulle finalità del giornalismo, sia in
Francia che in Italia
3
. Nel nostro Paese, Bechelloni
4
è
1
F. De Bortoli, “La lettera del direttore De Bortoli”,
http://www.corriere.it/economia/10_settembre_30/lettera-de-
bortoli_2d41fc98-ccd0-11df-b9cd-00144f02aabe.shtml
2
P. Bordieu, Sulla televisione, Feltrinelli, Milano, 1997, pp.89-90.
3
C. Sorrentino (a cura di), Il campo giornalistico. I nuovi orizzonti
dell’informazione, Carocci, Roma, 2006.
4
G. Bechelloni, Giornalismo o post-giornalismo, Liguori, Napoli,
1995.
6
stato tra i primi a parlare di campo giornalistico, che si
costituisce quando l’attività di produzione di informazione
diviene importante per intere comunità nazionali,
remunerativa per le imprese specializzate e
fondamentale per la formazione dell’opinione pubblica
5
.
E’ chiaro, come sottolinea Sorrentino
6
, che i confini di
questo campo sono oggi sempre più labili, tanto da poter
parlare di un ampliamento dello stesso. Infatti, “si
ridefiniscono, allargandosi, i confini dell’ecosistema
dell’informazione, così come le relazioni tra i suoi attori”
7
.
Questi cambiamenti si legano a fenomeni come la
diversificazione dei mezzi, dei formati, dei generi, dei
temi coperti, degli attori sociali rappresentati, nonché del
pubblico di riferimento e delle professionalità
giornalistiche richieste
8
.
Le innovazioni tecnologiche hanno avuto un ruolo
importante in queste trasformazioni e questo lavoro ha lo
scopo di evidenziare come l’avvento del web, in
particolar modo, abbia inciso su alcuni aspetti specifici
del campo giornalistico: le routine produttive, il ruolo dei
professionisti e la diversa relazione con un pubblico non
più passivo, la possibilità di dar vita a nuove forme
organizzative redazionali, basate su processi di
integrazione.
Con uno sguardo critico verso la situazione attuale, De
Bortoli afferma che è necessario ricontrattare “quelle
regole che la multimedialità (e il buon senso) hanno reso
5
Ibidem.
6
C. Sorrentino (a cura di), Il campo giornalistico. I nuovi orizzonti
dell’informazione, cit.
7
E. Valentini, Multigiornalismi: dimensioni e ipotesi per interpretare il
cambiamento in M. Morcellini (a cura di), Neogiornalismo. Tra crisi e
Rete, come cambia il sistema dell'informazione, Mondadori, in
pubblicazione.
8
C. Sorrentino(a cura di), Il campo giornalistico. I nuovi orizzonti
dell’informazione, cit.
7
obsolete”
9
. E continua: “Non è più accettabile che parte
della redazione non lavori per il web o che si pretenda
per questo una speciale remunerazione. Non è più
accettabile l'atteggiamento, di sufficienza e sospetto, con
cui parte della redazione ha accolto l'affermazione e il
successo della web tv. Non è più accettabile, e
nemmeno possibile, che l'edizione Ipad non preveda il
contributo di alcun giornalista professionista dell'edizione
cartacea del Corriere della Sera. Non è più accettabile la
riluttanza con la quale si accolgono programmi di
formazione alle nuove tecnologie. Non è più accettabile,
anzi è preoccupante, il muro che è stato eretto nei
confronti del coinvolgimento di giovani colleghi”
10
.
Questo lavoro, ancora prima della pubblicazione della
lettera di Ferruccio De Bortoli sul Corriere della Sera, è
partito proprio da questi interrogativi: come è cambiato e
in che direzione sta andando il giornalismo? Come
affronta le sfide della multimedialità? Quali sono gli
strumenti migliori per uscirne vincitori e qual è la
situazione in Italia?
Il primo capitolo di questo lavoro ha lo scopo di offrire
una panoramica sull’organizzazione delle redazioni che
lavorano per i media tradizionali (stampa, radio, tv, etc.)
e di quelle telematiche. In particolar modo l’attenzione è
concentrata sui cambiamenti che l’avvento della Rete ha
portato nei processi produttivi.
Nel secondo capitolo vengono affrontate le tematiche
connesse al citizen journalism, ossia alla possibilità che
il web offre al pubblico di non essere più semplice
spettatore, ma di partecipare attivamente alla
9
F. De Bortoli, op. cit.
10
Ibidem.
8
costruzione della realtà in quel processo che è stato
definito da Sorrentino
11
negoziazione 2.0.
Nel terzo capitolo, a partire dai modelli di Sorrentino
12
sulla produzione monomediale, multimediale e
crossmediale, si riflette sul tema delle redazioni
integrate, delle motivazioni alla base della loro
realizzazione, delle criticità riscontrate e delle
competenze necessarie. Vengono forniti anche diversi
esempi di processi di integrazione redazionale compiuti
all’estero.
Nel quarto e quinto capitolo viene presentata la ricerca,
che si è concentrata sull’impatto che le trasformazioni
dei processi produttivi hanno sull’organizzazione
redazionale, con particolare riferimento alla realtà delle
redazioni integrate. Dopo la descrizione dell’ipotesi, degli
obiettivi, degli strumenti metodologici alla base del lavoro
di ricerca e delle motivazioni della scelta del caso di
studio Repubblica vengono presentati e interpretati
criticamente e alla luce del quadro teorico di riferimento i
risultati delle interviste realizzate. In particolare, nel
quarto capitolo viene analizzata la situazione attuale e le
tendenze in atto nel giornalismo italiano in relazione a
processi di integrazione redazionale.
L’ultimo capitolo è invece dedicato alla realtà di
Repubblica relativamente alle stesse tematiche.
11
C. Sorrentino (a cura di), Attraverso la rete. Dalla monomedialità
alla convergenza crossmediale, Rai-Eri, Roma, 2008.
12
Ibidem.
9
Capitolo 1
Web e giornalismo: organizzazione delle
redazioni e nuove modalità produttive
1.1 Dai media tradizionali all’online:
l’organizzazione delle redazioni giornalistiche
L’avvento delle nuove tecnologie, e del web in modo
particolare, ha modificato il mondo dell’informazione sin
dalle sue basi. I processi che portano alla realizzazione
del prodotto finale hanno subito rilevanti cambiamenti,
così come le redazioni, vero cuore della produzione
giornalistica. A fianco a quelle che possiamo definire
“tradizionali” e che si occupano, ad esempio,
dell’informazione televisiva, radiofonica e di quella a
mezzo stampa, sono infatti nate, con le prime testate
online, quelle telematiche.
Ci occuperemo ora di delineare le differenze tra queste
due tipologie di redazione, concentrandoci sulle figure
professionali e sulle funzioni che le caratterizzano.
1.1.1 Le redazioni “tradizionali”
13
Le redazioni che abbiamo definito “tradizionali”, la cui
numerosità può variare da 1-2 giornalisti a circa 500 a
13
Per la descrizione dell’organizzazione delle redazioni tradizionali si
è fatto riferimento ai testi di di F. Giorgino, Dietro le notizie. Il mondo
raccontato in sessanta righe e novanta secondi, Mursia, Milano,
2004.; A.Galli, S. Nidasio, Fare notizia con il non profit, Strumenti e
strategie per la comunicazione sociale, Franco Angeli, Milano, 2009;
G. Mottana, Professione giornalista. Teoria e pratica del mestiere,
Guido Miano Editore, Milano, 1989.
10
seconda della capacità di diffusione della testata
14
, si
reggono su un’organizzazione gerarchica. Al vertice di
questa struttura piramidale c’è il direttore di testata,
che ha un ruolo di indirizzo e di garanzia della conformità
dell’intera attività redazionale alla linea politico-editoriale
definita dall’editore, proprietario della testata stessa.
Il direttore ha dei fidati collaboratori, i vicedirettori, il cui
lavoro si basa spesso su una divisione dei compiti per
aree tematiche (politica, economia, esteri etc.), per
14
C. Sorrentino, Il giornalismo. Che cos’è e come funziona, Carocci,
Roma, 2002.
DIRETTORE
CONDIRETTORE VICEDIRETTORE
VICARIO
VICEDIRETTORI
CAPOREDATTORE CAPO della SEGRETERIA
CENTRALE di REDAZIONE
CAPOREDATTORI delle REDAZIONI TEMATICHE
VICECAPOREDATTORI
CAPO SERVIZIO INVIATI SPECIALI
REDATTORI
PRATICANTI
Fig.1 L’organizzazione gerarchica delle redazioni tradizionali
11
“frequenza” del prodotto (alcuni seguono, ad esempio,
solo gli inserti speciali, altri la realizzazione del giornale
vero e proprio) oppure è legato a criteri temporali (nei tg
o nei gr è molto frequente, ad esempio, che ogni
vicedirettore si occupi di seguire un’edizione).
Tra di essi è possibile che venga nominato un
condirettore, che si distingue dagli altri vicedirettori per i
maggiori margini di operatività e responsabilità.
Proseguendo nella struttura piramidale, come si vede
nella Figura 1
15
, troviamo il caporedattore centrale, che
ha un’importanza rilevante soprattutto nelle redazioni dei
giornali cartacei, dove si occupa della prima pagina,
dopo aver preso le decisioni relative alle notizie
d’apertura, ai tagli
16
e alla spalla
17
con il direttore e i suoi
vice. Dunque pensa alla titolazione, alle rubriche, alle
foto etc. Nei telegiornali il caporedattore centrale è
anche l’addetto all’impaginazione: esiste, infatti, una
redazione “coordinamento”, che garantisce il
collegamento editoriale tra le attività delle varie redazioni
tematiche.
Figura di pari grado rispetto a quest’ultima, è quella del
segretario di redazione, a capo dell’ufficio di supporto
al lavoro di redazione con mansioni amministrative e
organizzative.
Il vero cuore di una qualunque organizzazione
giornalistica è comunque costituito dalle redazioni
15
La figura 1 è tratta da “L’organizzazione redazionale”, F. Giorgino,
http://www.comunicazione.uniroma1.it/Materiali.asp?IdLaurea=0&IdC
attedra=3077&IdCorso=3907.
16
La prima pagina di un quotidiano si compone solitamente di tre
tagli: alto, appena sotto la testata e dedicato all’apertura, medio, nella
parte centrale della pagina, e basso, che occupa la parte inferiore
della stessa.
17
E’ denominata “spalla” la colonna in alto a destra della prima
pagine di un quotidiano.
12
specialistiche
18
. Ciascuna di esse si occupa
esclusivamente di una specifica area tematica e questo
garantisce, oltre ad una buona competenza settoriale dei
giornalisti che vi lavorano, di creare e mantenere più
facilmente le relazioni con le fonti, che si rapportano
solitamente con gli stessi professionisti. Negli ultimi anni,
l’aumento delle informazioni disponibili
19
ha portato a
una differenziazione dei vari settori operativi e alla
nascita di “dipartimenti tematici” (scuola, lavoro, salute,
tempo libero) che si occupano spesso della produzione
di “speciali” (inserti, programmi d’approfondimento,
numeri speciali, etc.).
Ogni singola redazione è coordinata da un
caporedattore, che ha dei vice. Continuando a
“scendere” la struttura gerarchica, troviamo i
capiservizio, che lavorano su singole pagine, edizioni di
tg e gr, oppure sostituiscono il caporedattore quando i
suoi vice sono assenti
20
.
Figure altrettanto importanti sono quelle degli inviati,
che svolgono normalmente il proprio lavoro fuori dalla
redazione, perché incaricati di recarsi sul luogo di un
avvenimento per approfondirne origine e sviluppi.
Alla base della piramide redazionale troviamo i redattori
e i praticanti.
I primi si occupano della stesura dei pezzi, della verifica
delle fonti e, in alcuni casi, della selezione iniziale delle
notizie. Si distinguono in redattori esperti, redattori con
18
Le redazioni tematiche sono solitamente: interni, cronaca, esteri,
società e costume, economico e sindacale, cultura e spettacoli, sport,
informazione religiosa.
19
Tale incremento è stato reso possibile, come vedremo, soprattutto
dallo sviluppo tecnologico e dall’introduzione dei computer e della
rete internet nelle redazioni.
20
G. Mottana, op. cit..
13
più di 18 mesi di anzianità e redattori con meno di 18
mesi di anzianità
21
.
Infine, i praticanti, giornalisti assunti in attesa di
sostenere l’esame di Stato dopo 18 mesi di attività
22
.
1.1.2 Le redazioni telematiche
Esistono molte differenze nell’organizzazione di una
redazione che lavora specificatamente per il sito web
della testata rispetto a quelle che si dedicano alla
realizzazione di prodotti informativi per i media
tradizionali. Questa diversità si collega in particolar
modo alle diverse modalità e ai diversi tempi di
realizzazione e, ovviamente, alle differenti
caratteristiche dei prodotti finali
23
. Internet ha permesso
ai quotidiani di tornare a competere con vigore con la
radio e la televisione, inseguendo la tempestività e
aggiungendo al testo scritto l'efficacia del suono e la
potenza dell'immagine in movimento
24
. Una delle
peculiarità delle redazioni dei giornali online, dunque, è
quella di saper seguire gli avvenimenti a più livelli,
sfruttando diverse tecnologie. I redattori devono sapere
usare linguaggi differenti e alle competenze dei
professionisti dei giornali scritti e parlati devono
aggiungerne altre.
All’inizio dell’avventura online le organizzazioni editoriali
hanno deciso di mantenere divise le due redazioni, pur
occasionalmente favorendone delle sinergie, attraverso
21
M. Pratellesi, New journalism: teorie e tecniche del giornalismo
multimediale, Bruno Mondadori, Milano, 2008.
22
G. Mottana, op. cit..
23
K. Saltzis, R. Dickinson, Inside the changing newsroom: journalists’
responses to media convergence,
www.emeraldinsight.com/journals.htm?articleid=1728132&show=pdf.
24
Center for Excellence in Journalism, The changing newsroom,
http://www.journalism.org/node/11961.
14
la condivisione del materiale (audio, immagini, testi…) o
rimandi tra un medium e l’altro, come nel caso dell’invito
rivolto al pubblico da un giornale cartaceo o da un
telegiornale a visitare il sito web della testata per
aggiornamenti o approfondimenti
25
. Come vedremo più
avanti, oggi la situazione è cambiata ed è molto accesa
la discussione sulla possibile realizzazione di redazioni
integrate
26
, già esistenti in alcune realtà come il New
York Times negli Stati Uniti o il Daily Telegraph in Gran
Bretagna. Il nostro continente sembra, invece, più restio
a dar vita a simili soluzioni.
Il costante aggiornamento tipico dell’informazione online
richiede redazioni capaci di prendere decisioni in
maniera rapida e di agire altrettanto velocemente, senza
subordinare il lavoro a lunghe catene decisionali. Per
questo motivo è necessaria una struttura più flessibile e
meno gerarchica e verticistica
27
.
Le redazioni online spesso non hanno un direttore
responsabile, ruolo riassunto dallo stesso direttore della
testata preesistente
28
.
In passato, quando i siti web delle più grandi testate di
informazione hanno cominciato a muovere i primi passi,
la Rete era considerata un settore marginale rispetto a
quello dei media tradizionali. Infatti, nelle prime
esperienze in Internet, i quotidiani adottavano la logica
del repurposing: riproponevano fedelmente online i
contenuti testuali del cartaceo, semmai arricchendoli
25
Ibidem.
26
Con questo termine si intende un’unica redazione che lavora in
modo unitario alla realizzazione dei prodotti informativi da destinare
ai diversi supporti (giornale cartaceo, sito internet, televisione etc.).
27
Ibidem.
28
La situazione è diversa per le testate che nascono e sono diffuse
esclusivamente sul web.
15
con contributi fotografici o audiovisivi
29
. La realizzazione
del sito web della testata, considerato semplicemente
come corredo del giornale cartaceo e incapace di
garantire guadagni paragonabili a quelli garantiti da
quest’ultimo, era lasciata alla fantasia e alla creatività
dei redattori che lo gestivano e curavano seguendo la
loro sensibilità.
Negli ultimi 7-8 anni la situazione è molto cambiata e il
sito internet di una testata di informazione ha acquisito
una crescente rilevanza, considerata soprattutto la sua
capacità di garantire importanti giri d’affari
30
. Questi
cambiamenti hanno ovviamente apportato delle
modifiche alle modalità di realizzazione, gestione e
manutenzione del sito. La crescente importanza
assunta dallo stesso, ha fatto in modo che lo si possa
definire oggi come “prodotto”, concepito cioè per essere
venduto all’utenza e realizzato ricorrendo alle strategie
e alle tecniche cui si fa riferimento per realizzare
qualunque tipologia di prodotto
31
. La rilevanza assunta
dal sito web di una testata ha fatto in modo che si
superasse il tabù di non pubblicare materiale in
esclusiva prima della sua diffusione attraverso l’edizione
cartacea
32
.
Se in passato, dunque, era il giornalista a poter
prendere decisioni sulla struttura, l’organizzazione dei
29
C. Sorrentino (a cura di), Attraverso la rete. Dalla monomedialità
alla convergenza crossmediale, Rai-Eri, Roma, 2008.
30
L’aumento di attenzione che ha caratterizzato i siti web delle
testate di informazione è stato favorito dal calo dei ricavi pubblicitari
delle edizioni cartacee e dall’aumento del traffico dei siti stessi.
Center for Excellence in Journalism, The changing newsroom,
http://www.journalism.org/node/11966.
31
Dunque, diventa fondamentale anche per la realizzazione del sito
web la cura degli aspetti pubblicitari, di marketing etc.
32
Center for Excellence in Journalism, The changing newsroom,
http://www.journalism.org/node/11966.