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istituti, non considerano la necessaria convivenza. Questi gruppi evidenziano le incongruenze
esistenti fra il sistema di potere temporale e quello spirituale, in quanto tentano di assimilare i
due istituti, cercando di perseguire la finalità che loro ritengono più vicina.
Seguendo l’obiettivo di analizzare storicamente l’evolversi dei rapporti che legano lo stato
sovrano e la chiesa cattolica, questo lavoro focalizza l’analisi sul comportamento di uno dei
settori più intransigenti dell’ istituzione cattolica: l’Opus Dei.
Lo stato sovrano scelto per tale analisi è il Cile, in quanto si adattava fortemente ai requisiti
richiesti dallo studio, essendo uno stato di lunga tradizione democratica e caratterizzato da
una forte componente cattolica all’ interno della sua popolazione. Inoltre in Cile il movimento
opusdeista è presente da molto tempo e la sua azione è ben radicata, ciò garantisce che abbia
potuto sviluppare rapporti stabili con l’ istituto statale, rende così possibile discernere la sua
azione da quella delle atre componenti della chiesa cattolica ufficiale.
Lo studio abbraccia il periodo storico che va: dalla nascita dello stato cileno e dai suoi primi
rapporti con la Santa Sede, agli inizi dell’800, sino al ritorno del potere democratico con la
presidenza Alwin, nei primi anni ’90. Seppure inizialmente volesse focalizzarsi solo sul
periodo di presenza del movimento Opusdeista in Cile e sulla situazione contemporanea, è
risultato più interessante e completo analizzare anche l’evolversi del rapporto del resto della
chiesa cattolica con lo stato sovrano, contestualizzando e rendendo più comprensibile lo
sviluppo delle politiche dei vari attori analizzati. L’indagine si conclude nel periodo di
stabilizzazione del potere statale ora vigente , tale termine è stato scelto in quanto consente sia
di presentare in parte la situazione attuale del Cile, sia di evitare l’ utilizzo di fonti troppo
vicine nel tempo e poco obiettive.
Le fonti consultate sono sia di origine accademica che giornalistica, spesso, queste ultime,
sono risultate faziose ma molto più numerose e aggiornate rispetto alle altre.
Si è cercato di proporre un lavoro il più possibile oggettivo e di evitare una facile faziosità,
nel rispetto di visioni spesso differenti da quelle dell’ autrice. Soprattutto per quanto riguarda
il secondo capitolo, concernente la presentazione dell’Opus Dei, è stata sorvolata la parte
riguardante gli obblighi quotidiani e di comportamento imposti ai membri del movimento, al
fine di evitare un facile giudizio su scelte che vengono ritenute strettamente personali e come
9
tali debbono essere rispettate.
Il lavoro si sviluppa in quattro capitoli.
Il primo capitolo si occupa dei rapporti ufficiali fra stato cileno e chiesa cattolica nel periodo
storico precedente all’ arrivo ed alla presenza rilevante della dottrina Opusdeista. Abbraccia
quindi il periodo storico che va dalla nascita dello stato cileno sino agli anni ’70 del secolo
scorso. Ripercorre le tappe principali dello sviluppo dello stato democratico e della chiesa
nazionale. Si conclude, con una necessaria puntualizzazione sui rinnovamenti imposti alla
chiesa cattolica dal Concilio Vaticano II e dalla conferenza di Medellin, che definiva le linee
guida per le sue future politiche della chiesa americana.
Il secondo capitolo si pone l’ obiettivo di analizzare l’Opus Dei e di spiegarne il
funzionamento, cercando di contestualizzarlo. Sviluppa dunque i dubbi a riguardo alla
possibilità che tale movimento possa avere un rapporto perverso con il sistema democratico,
soprattutto nel momento in cui i suoi membri entrano direttamente in politica .
Il terzo capitolo analizza l’ arrivo ed il radicamento dell’ Opus Dei in Cile e la sua
diffusione, l’ analisi comprende gli anni ’60 e ’70. Viene dunque considerato non solo il
rapporto che lega lo stato e la chiesa ,ma anche i rapporti che legano le varie fazioni della
chiesa al suo interno. Alla prima parte del capitolo, che narra l’ arrivo e l’inserimento
dell’Opera all’ interno del sistema democratico, segue la descrizione del cambiamento di
equilibri fra i vari attori a seguito dell’ instaurazione del regime dittatoriale di Pinochet. Si
chiude dunque nel 1980 con l’ inizio della transizione istituzionalizzata.
Il quarto capitolo percorre tutti gli anni ’80 seguendo le vicissitudini della transizione e
descrivendo il ruolo di mediazione giocato dalla chiesa ufficiale. Viene evidenziato il ruolo
ambiguo dell’Opus Dei in tale processo. Si chiude quindi ufficialmente il periodo di
transizione con il ritorno al sistema democratico .Si conclude dunque con la presentazione
delle visioni politiche e dai comportamenti adottati dai vecchi attori nel nuovo gioco politico.
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CAP 1: IL RAPPORTO CHIESA STATO IN CHILE (por la razon o por
la fuerza)
La chiesa dei primordi
In questo capitolo ci si pone il fine di presentare l’evoluzione del rapporto stato chiesa
cattolica in Cile. Il periodo storico trattato comprende gli eventi che si svolgono: dalla
creazione dello stato indipendente sino ai primi anni del XX secolo; la scelta di tale
termine è dovuta al fatto che proprio agli inizi della decade del 1970 compare in modo
tangibile nel panorama cileno un nuovo attore: la Società Sacerdotale di Santa Croce e
Opus Dei.
Giunto in Cile nel 1950, per volere del vaticano, il movimento cattolico conservatore Opus
Dei diventa anche uno strumento politico, il cui operato sarà rilevante nel plasmare l’
attuale società cilena.
Il periodo in cui giunge la religione cristiano cattolica in Cile è inscrivibile in una fase
avanzata della colonizzazione spagnola, durante la quale si tentava di organizzare in forma
razionale il territorio e la sua conquista .
La prima spedizione, che giunse in Cile con la presenza di sacerdoti, era guidata da Diego
de Almagro nell’anno1536
1
: era una spedizione di carattere esplorativo, quindi i suoi
membri fecero ben presto ritorno alla loro diocesi originarie, situate nel territorio del
Grande Perù. Sarà solo alcuni anni dopo che alcuni sacerdoti missionari giungeranno nel
Valle Central per stabilirvisi; questa spedizione era guidata da Pedro De Valdivia e si
svolse nel 1540. Le cronache affermano che arrivarono con P.Valdivia tre padri secolari e
dieci frati; fra questi secolari va ricordato Rodrigo Gonzales De Marmolejo, che venne
eletto primo vescovo di Santiago .
Il primo atto ufficiale fra istituzioni governative e religiose avvenne nel 1651, per
l’insediamento di Rodrigo Gonzales De Marmolejo come vescovo; consiste in una lettera
ufficiale, in cui si chiede a Filippo II di Borbone il permesso di costituire una diocesi e di
1
Huerta Maria Antonietta, Luis Pacheco Pastene; La iglesia chilena y los cambios sociopoliticos; CISOC-
Bellarmino; 1988
11
insediarvisi. Detta lettera funge da precedente per l’instaurazione del diritto di Patronato
2
sul territorio cileno; tale diritto resterà vigente ininterrottamente sino al 1825, poi sarà
causa di forti contese fra chiesa e stato cileno.
Sino all’instaurazione della diocesi in Santiago,il suo territorio faceva parte della vicaria di
Cusco e Charcas.
In seguito all’erezione a sede vescovile della città di Santiago, giunsero nel suo territorio
le prime congregazioni, che si dedicarono all’evangelizzazione; fra queste la pioniera fu
quella dei mercedari, vennero poi: i francescani, i domenicani ed altre ancora giunsero e si
stabilirono in seguito sul territorio. L’evangelizzazione avveniva prevalentemente nei
centri abitati di una certa importanza, investiva quindi la parte ispanica della popolazione,
giacché la popolazione, scarsa e poco distribuita,si componeva prevalentemente di coloni.
Durante l’epoca della colonia i problemi fra corona e vescovado furono numerosi; essi
riguardavano principalmente l’istituto del patronato. Esasperata da tali attriti, una parte
della chiesa appoggiò l’indipendenza dalla Spagna, al fine di eliminare la controparte; la
chiesa ufficiale però, nella persona del vescovo Rodriguez, si oppose caparbiamente a
questa indipendenza, almeno verbalmente.
2
Il diritto di Patronato ,nei territori americani, definiva comunemente il potere di nominare o presentare chierici
per l’istallazione in sedi vacanti ,definiva che la nomina doveva essere approvata sia dal potere politico,regio,
che da quello religioso. Per diritto canonico , tale diritto spettava al Papa ,ma in casi di minore importanza
spettava ai vescovi o ai prelati.
La presentazione di nomine era solo una parte del diritto di patronato, infatti includeva : 1)diritto di
presentazione; 2)diritto di onore; 3)diritto allo sfruttamento dei privilegi; 4)diritto a imporre obbligazioni. Il più
importante di questi diritti era la presentazione o la nomina alle cariche religiose. Quando vi era una vacanza
colui che era investito del diritto de patronato proponeva il nome del candidato alle autorità religiose aventi il
potere di nomina .La nomina a autorità religiosa significava un diritto a privilegi non solo per il nominato ma
anche per la sua famiglia, ciò creava un legame anche di sangue fra i membri delle istituzioni religiose e
politiche. (cid: J.Lloyd Mecham, Church and state in Latin america, University of north Carolina Press;
1967;cap1,pag4)
Dussel afferma che senza dubbio il processo stesso di secolarizzazione si oppone intrinsecamente al
mantenimento del diritto di Patronato ( in Enrique D.Dussel,;Histiria de la iglesia en America Latina, la crisi de
los nuevos estados independientes, 1983)
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L’indipendenza ed il periodo portaliano
L’indipendenza del Cile dalla corona spagnola avvenne nel 1808; le seguì una sanguinosa
guerra civile fra gruppi liberali e gruppi conservatori, che si concluse con la battaglia di
Lircay (17 aprile 1830), dove prevalsero i conservatori; si pose così fine al caos politico e
sociale che dominò i primi venti anni di indipendenza.
I rapporti fra il dittatore Bernardo O’Higgins
3
(1817-1823) e la chiesa erano relativamente
cordiali. Nonostante ciò, sin dalla prima costituzione , approvata nel 1812, si tentò di dare
una connotazione strettamente nazionale della chiesa. Eliminata quindi la denominazione
di “romana” si iniziò a parlare di chiesa nazionale seguendo le influenze liberali, di moda
all’interno dell’oligarchia rivoluzionaria. D’altra parte non potevano esservi dubbi sul
fatto che la religione nazionale fosse il cattolicesimo, dato che la legge della colonia aveva
impedito l’ immigrazione di persone non spagnole e non cattoliche nel suo impero (con
l’eccezione dei cattolici irlandesi), così la maggior parte di gli immigrati in Cile erano di
provenienza basca
4
; solo dopo l’indipendenza la migrazione porterà nel paese persone
provenienti dai vari paesi europei.
Sin dagli inizi il nuovo stato tentò di legalizzare la sua posizione rispetto alla Santa Sede,
rivendicando il diritto al Patronato nazionale, ma il Vaticano si oppose a tale concessione;
quindi il governo cileno incaricò J.Muzi
5
,come suo vicario, di recarsi a Roma per
discuterne direttamente con il pontefice ma dopo vari tentativi di accordo, la missione
fallì.
Il presidente Freire (1823-1826), salito al potere, rispose energicamente alle posizioni del
Vaticano: autorizzando l’insediamento nel suo territorio di persone aderenti a fedi diverse
dal cattolicesimo e dando loro il permesso di fare proselitismo; inoltre rifiutò l’uso che
fosse lo stato a pagare lo stipendio al clero e rivendicò unilateralmente il diritto di
patronato.
Già il suo successore Egaña, nel 1830, cambiò atteggiamento verso la chiesa, conscio di
3
Padre fondatore dello stato cileno, generale dell’esercito conservatore nel periodo della Guerra civile.
4
Collier Simon, Sater William; A history of Chile 1808-1994; Cambridge University press; 1996.
5
Inviato dello stato cileno presso il Vaticano , la sua funzione era di definire la posizione del nuovo stato rispetto
alla chiesa cattolica.
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quanto l’opposizione frontale fosse nociva per lo stato; la giunta presieduta da Egaña
dichiarò infatti la religione cattolica religione di stato, proibendo dunque l’esercizio sia
pubblico che privato di altre religioni.
Nel decennio del ’30 dell’800 la figura più importante della politica cilena fu il presidente
dittatore Diego Portales, membro del partito conservatore e capo dell’esercito; grazie all’
appoggio di una parte dell’ oligarchia, istaurò nel 1833 una dittatura che durerà sino al
’41. Durante quegli anni il dittatore diede una forte impronta all’apparato istituzionale
cileno, tanto da definirne la costituzione e da inaugurarne le tendenze poi trasformate in
linee guida della politica cilena: inclinazioni classiche che verranno a creare la teoria dello
“stato portaliano”.
La teoria dello “stato portaliano” si basava sulla visione di uno stato centralista e forte, i
cui poteri erano accentrati nelle mani del presidente. Riguardo alla gestione del potere,
Diego Portales affermava che poiché era impossibile tornare alla monarchia, bisognava
che la figura presidenziale fosse rafforzata sino ad avere poteri quasi regali; uno dei suoi
motti era: “una forte centralizzazione del governo e dei suoi membri è un esempio genuino
di virtù e di patriottismo”
L’influenza portaliana trasformò le fondamenta del sistema di governo cileno: nato come
sistema presidenziale, pur con forti prerogative parlamentari, l’istituzione di governo si
trasformò, con la costituzione del 1833, in un regime strettamente presidenziale, per
meglio dire iperpresidenzialista, dove il potere di veto del presidente poteva bloccare il
lavoro delle camere o farlo passare in sordina.
In Cile la centralizzazione dello stato fu tendenzialmente rapida, infatti a differenza di altri
paesi il governo non si trovava a dover riconquistare il territorio occupato da caudillos
6
locali. La scarsa popolazione in quel periodo si trovava in maggioranza concentrata nel
6
la figura del caudillio è una figura politica tipica del sud america , di origine incaica ,era la persona inviata
dall’impero per mantenere il controllo sul territorio e che fungeva da emissario del potere dell’Inca; con la
colonizzazione spagnola tale appellativo venne dato a coloro che si ergevano a sovrani assoluti in determinati
territori e li dominavano con la forza ed il terrore , ad essi si riferiva il potere politico della colonia per
riscuotere tributi o per questioni territoriali o amministrative. Con la nascita dei nuovi stati indipendenti le zone
che si trovavano sotto il potere di tali personaggi vi permasero e ebbero vita autonoma sino a che non furono
conquistate dal potere centrale. Durante la guerra di liberazione in molti casi furono i caudillio stessi a allearsi ed
a cedere uomini per formare gli eserciti di liberazione, al fine di sottrarsi al potere della colonia e al suo sistema
economico che non risultava più produttivo.
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Valle Central, e l’aristocrazia, nonostante fosse prevalentemente agricola, si distingueva
per le forti tendenze innovatrici, più che conservatrici. La classe aristocratica era
caratterizzata inoltre dall’apertura a mode e filosofie nuove, di influenza europea, che
giungevano nel paese con l’incorporazione di nuove famiglie arricchite o immigrate
dall’Europa.
L’ idea portaliana di uno stato forte permeò le istituzioni, tanto da divenire un asse
portante dello stato cileno; la sua azione di plasmante della società nazionale, si evidenziò
attraverso la diffusione di forti sentimenti di patria, di senso civico e di legalità. Il progetto
di Portales diffuse soprattutto l’idea di stato come massima autorità, anche sopra le
autorità di retaggio coloniale.
Il presidente de facto Portales era principalmente capo dell’esercito; fu in questo suo ruolo
che sancì il legame fra l’esercito e le istituzioni, facendo dell’arma la garante della
legalità e della continuità istituzionale, allo stesso tempo sottoponendola al potere del
presidente; nell’ottica di questo legame si giustificarono tutti gli interventi politici
dell’esercito.
Portales morirà in battaglia, nella guerra del Pacifico combattendo contro l’esercito
peruano; gli succedettero altri generali, sempre provenienti dalle linee dei conservatori,
questi seguirono la linea politica tracciata dal loro predecessore.
La costituzione del 1833 pose il presidente della repubblica come garante della religione
cattolica, riconoscendo la fede cattolica come parte fondante dello stato cileno.
L’ indiscussa autorità, che la costituzione conferiva al presidente nei confronti di questioni
religiose, fu ben presto utilizzata per rivendicare una maggiore autonomia dello stato. Così
negli anni ’40 la presidenza Bulnes autorizzò lo stabilirsi in Valparaiso di una comunità
anglicana (missione); questa sarà il primo passo di una tendenza all’ apertura della società
e del governo alle nuove confessioni religiose.
IL riconoscimento e le aggressioni
La Santa Sede, rinfrancata dalla politica degli anni ’30, riconobbe finalmente nel 1840
l’indipendenza della nazione cilena; autorizzò quindi nel 1841 la sede vescovile di
Santiago a diventare indipendente da Lima, elevandola a arcivescovado; il primo vescovo
ad insediarvisi fu Ezaguirre Vicuña.
Il riconoscimento, che segnalava un’apertura da parte del Vaticano nei confronti del
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nuovo stato,non diede inizio ad una fase di collaborazione fra l’istituto cattolico e quello
statale, anzi sancì l’inizio di una convivenza faticosa e travagliata. Basti dire che questi
anni furono denominati dall’arcivescovo Ezaguirre delle “aggressioni da parte del
governo”; il parere era condiviso dal suo successore, Rafael Valdivieso. Questi dichiarò di
aver avuto a che fare non tanto con uno stato repubblicano, ma con le “prerogative reali”
del presidente Bulnes (1841-1851)
7
.
L’ offensiva da parte dello stato cileno per laicizzarsi e limitare l’influenza vaticana e
cattolica, ebbe inizio con l’emanazione della “ley sobre el matrimonio de disidentes”; si
sviluppò quindi in varie iniziative, sino a sfociare nel 1856 nella “ley interpretativa” che
rendeva praticamente legale la tolleranza religiosa.
All’interno di tale confronto, bisogna ricordare un avvenimento cruciale nel panorama
storico cileno, denominato la cuestión del sacrestan. Nel 1855, durante la presidenza di
Mont
8
, il sacrestano della cattedrale di Santiago, a causa di un crimine civile, avrebbe
dovuto subire un processo. Restava però ancora sospesa fra stato cileno e Vaticano la
questione del diritto patronale, dato che la missione di Muzi si era risolta con un nulla di
fatto, ed il tutto era stato rimandato. In questa circostanza ,lo stato si arrogò il diritto di
processare il sacrestano, richiamandosi al diritto di patronato. La chiesa vi si oppose,
rivendicando che il chierico avrebbe dovuto essere processato dallo Stato del Vaticano,in
quanto lo stato cileno non era depositario del tanto rivendicato diritto di patronato
9
.
Questa situazione di arroccamento su posizioni opposte non solo provocò un inasprimento
del conflitto stato-chiesa, sino ad una nuova rottura delle relazioni nel 1878, ma si
trasformò in una forte discussione all’interna alla società.
Venne così a crearsi una nuova cesura sociale: trai i sostenitori del vescovo ed i partigiani
del presidente Mont, che impersonava la visione di uno stato laico. Questa cesura fu tanto
radicale da dar vita alla nascita di un nuovo partito politico di base anticlericale: il Partito
7
Mecham Lloyd J.; Chorch and state in Latin America; University of north Carolina Press; 1967.
8
Coppeg ; The evolution of latin american pary; University of Notre Dame; 1988
9
Vi erano dunque due interpretazioni di questo diritto patronale che crearono due scuole di pensiero: i “regalisti”
e i “canonisti”o “ultramontanisti” .I regalisti ritenevano che il patronato reale fosse di carattere laico e quindi
inerente alla sovranità temporale, fosse stato concesso dal Papa ed su un territorio ed ora procedesse per motu
proprio ; i canonisti , invece ritenevano che la sua origine fosse di carattere spirituale , fosse fondato
sull’autorità papale ,potesse/dovesse essere rinnovato ai governanti del territorio, secondo costoro apparteneva
quindi a emanazione papale come spiritual annexu. (Enrique D.Dussel :Histiria de la iglesia en America Latina,
la crisi de los nuevos estados independientes)
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Radicale.
Il Partito Radicale venne quindi ad aggiungersi nella sfera politica agli altri due partiti
classici, nati agli albori dell’indipendenza: quello Conservatore e quello Liberale; la nuova
fazione si fece interprete della questione religiosa, che sino ad allora non era stata
considerata cruciale all’interno dell’arena politica.
Il fatto fu rilevante: sia perché segnò il confronto pubblico, esplicito e diretto fra
istituzioni ecclesiastiche e statali, sia perché segnò una differenziazione del percorso
politico cileno rispetto a quello degli altri paesi sud americani.
La comparsa di un nuovo partito politico mutò la bilancia del potere, tipicamente
suddivisa in due poli politici, ed evitava che uno di questi poli potesse avere una
maggioranza assoluta. Si diede così, nel lungo periodo, un fattore di maggiore stabilità e
democraticità del sistema di governo
10
.
Nel 1874 ,intanto, era avvenuto l’ ultimo attacco da parte del congresso alle istituzioni
religiose:era stato approvato un emendamento che sanciva la libertà religiosa.
L’emendamento, poi trasformato in legge sulla libertà di culto, era il risultato di una forte
discussione presente nelle oligarchie. Tale confronto aveva generato l’anno precedente la
questione“ teologica”, i cui punti cruciali erano: la soppressione del fuero eclesiastico
11
,
la secolarizzazione dei cimiteri, il matrimonio civile e la separazione chiesa stato. La
10
Pare doveroso ricordare che i parti politici Sud Americani, non solo in quel tempo erano parti oligarchici e di
notabili ma che avevano la forma di fazioni politiche, spesso aventi base famigliare , la cui formazione risaliva al
periodo dell’indipendenza allo scontro fra i realisti e gli indipendentisti. Per meglio dire entrambe le fazioni
consideravamo il sistema economico liberale l’unico applicabile: i conservatori (pelucones) erano per un sistema
economico più di base agrario e aventi una visione organica della società, basavano le loro ricchezze ed i loro
punti di appoggio nelle asiendas e nell’attività estrattiva; i liberali (pipilos)che , nonostante non differissero
enormemente dai conservatori e venissero dallo stesso ceto sociale erano la parte più aperta alle idee liberali ed
europee, furono lautamente foraggiati dagli UK nel periodo dell’ indipendenza e ne sposarono il sistema
mercantilista. I liberali tentavano di applicare le nuove idee che giungevano dal vecchio continente portando una
visione di libertà e stato minimo che spasso non venivano assimilate dalla società in cui sarebbero dovute essere
immesse. Va inoltre ricordato che la popolazione votante era fortemente limitata, solo l’1% della popolazione
votò nelle elezioni del 1864.Fu il partito radicale a proporre un allargamento del voto ai ceti medi ,ma la
proposta non ebbe seguito.
Tali partiti Liberale e Conservatore si mantennero negli altri stati dell’America Latina come unici partiti politici
per tutto l’800 e parte del ‘900 ed in paesi come il Venezela mantennero il potere sino al 1983.
11
Il fuero ecclesiastico è il codice penale che si occupa di diritto all’interno della chiesa e attraverso cui vengono
giudicati i suoi ministri.