5
INTRODUZIONE
Negli ultimi anni, il concetto di Capitale Sociale e la
sua interpretazione attraverso il paradigma della Rete, ha
assunto una posizione di crescente rilievo nelle scienze sociali.
Le relazioni che abbiamo nella vita di tutti i giorni, sono
molteplici e di varia natura; mantenendosi e alimentandosi nel
tempo, ci consentono di riscontrare valori e interessi comuni, e
ci offrono la possibilità di cooperare con l’intento di
conseguire risultati che individualmente non si potrebbero
raggiungere, se non con un uno sforzo maggiore.
Queste reti che attiviamo tramite le relazioni che
abbiamo con gli altri possono essere considerate una delle più
chiare e potenti forme di capitale sociale, nella misura in cui
costituiscono una risorsa per le persone incluse.
È intorno al concetto di capitale sociale e della sua
attivazione all’interno delle relazioni sociali che prende forma
questa tesi.
Nel primo capitolo si affronta il concetto di capitale
sociale, partendo dalle posizioni spesso anche contrastanti degli
studiosi che maggiormente si sono occupati di questo concetto,
tra cui in particolare J. Coleman, P. Bourdieu, e R. Putnam, la
cui opera, “La tradizione civica nelle regioni italiane” ha
contribuito agli inizi degli anni Novanta, al rinnovato interesse
nei confronti del concetto di capitale sociale. Le origini di
questo concetto affondano le radici nella riflessione classica sul
capitale, basato sulla razionalità formale, mentre le
caratteristiche delle nuove forme di capitale comprendono
anche le altre forme dell’agire sociale, sempre meno
circoscritte all’aspetto materiale e strumentale, e sempre più
orientate verso risorse intangibili e legate al soggetto che
agisce.
6
Il capitale sociale comprende tutte le caratteristiche
delle precedenti forme di capitale, cui si aggiunge un ulteriore
elemento, rappresentato dalla fiducia.
In realtà, la dimensione relazionale così come gli aspetti
espressivi e creativi dell’agire sociale come fonte di risorse,
sono presenti già alle origini del pensiero sociologico, di autori
classici come Marx, Tonnies, Weber, Pareto o Durkheim, che
in diversi modi sottolineano come il comportamento razionale
dell’individuo non può prescindere dalla componente
irrazionale, così come il capitale, nella accezione materiale del
termine, non può prescindere da elementi irrazionali, quali la
fiducia e la reciprocità.
Lo studio delle reti sociali viene approfondito nel
secondo capitolo, a partire dalla diffusione e la crescente
fortuna che negli ultimi anni ha acquisito il concetto di “rete”
sia nel linguaggio quotidiano, sia nell’ambito della ricerca e del
linguaggio scientifico. La metafora della rete riveste una
capacità descrittiva e revisionale che coglie in pieno i tratti
tipici della nostra società, di cui le scienze sociali notano le
trasformazioni, e che a partire dalla seconda metà degli anni
Settanta, hanno investito le società occidentali.
Anche in questo caso è possibile rintracciare le origini
di riflessioni sulle dinamiche sociali nella sociologia classica,
cui trova fondamento il nuovo paradigma della network
analysis, che studia le relazioni tra le entità sociali, e in
particolare le implicazioni e gli sviluppi delle relazioni sociali.
Il concetto di network sociale e le relative tecniche di studio
della network analysis, hanno attirato un interesse sempre
crescente da parte delle scienze sociali. Essa rappresenta un
metodo di ricerca di natura interdisciplinare che nasce
dall’apporto congiunto di ambiti di ricerca diversi, che hanno
contribuito al suo sviluppo rendendo difficile una ricostruzione
storica lineare. Tuttavia si posono rintracciare tre filoni
7
principali di sviluppo, partendo dai primi studi di psicologia
sociale durante gli anni Trenta negli Stati Uniti, con particolare
riferimento alla sociometria e alla teoria dei grafi, cui sono
seguiti gli studi degli antropologi di Manchester, e
successivamente i lavori di Harvard.
Nel quarto capitolo viene approfondita la progettazione
dell’indagine attraverso l’identificazione delle fasi cruciali che
portano alla definizione della struttura del reticolo e dei
soggetti da indagare. Vengono inoltre approfonditi i metodi e
gli strumenti che la network anakysis utilizza allo scopo di
delineare la struttura delle relazioni sociali avvalendosi
dell’approccio matematico della teoria dei grafi e dell’algebra
matriciale, per l’applicazione empirica dei dati relazionali.
Questa rassegna teorica dei concetti principali del
capitale sociale e della network analysis, sono stati
successivamente utilizzati in concreto, nell’analisi del caso di
studio.
Dopo una riflessione sulla situazione del Terzo Settore,
che si presenta come un fenomeno in crescita nelle società
contemporanee, si procede nella descrizione e nell’analisi
condotta sulla base di un’indagine svolta dalla Facoltà di
Scienze della Comunicazione - Osservatorio sulla
comunicazione sociale e l’editoria del Terzo settore Terza.com
- in collaborazione con il Centro Servizi del Volontariato del
Lazio Spes e il Forum permanente del Terzo settore, sull’uso
degli Strumenti di Comunicazione nelle organizzazioni di
Terzo Settore.
In particolare, l’analisi è stata condotta mediante la
somministrazione di un questionario ad un campione di 79
organizzazioni di volontariato iscritte al Registro regionale del
Lazio ed operanti sul territorio della Provincia di Roma, tutte di
dimensioni medio- piccole.
8
L’impostazione teorica del lavoro di ricerca utilizza il
concetto di rete che può efficacemente essere utilizzato per
studiare la “relazionalità diffusa”, che assume la valenza di una
chiave interpretativa fondamentale per la ricerca e che
caratterizza il modus operandi di molte organizzazioni, in
particolare delle associazioni del terzo settore. In questo caso
appare interessante lo studio delle reti sociali e la loro
configurazione strutturale, che appaiono come elementi cruciali
per l’operativizzazione empirica del concetto.
L’assunto fondamentale è che il capitale sociale è
ricavato dalle risorse embedded nelle reti sociali, per questo
attraverso il paradigma di rete, si argomenta la possibilità delle
associazioni di attingere a determinate risorse, in base alla
configurazione delle relazioni e alla struttura complessiva della
rete in cui si trovano: questo dipende dalla posizione di un
attore all’interno della rete, in un rapporto di influenza
reciproca tra attore e struttura, la quale determina una serie di
vincoli ed opportunità in termini di accesso a determinate
risorse simboliche o materiali.
9
CAPITOLO 1: IL CAPITALE SOCIALE
1.1 LE ORIGINI DEL CAPITALE SOCIALE
In prima istanza, e problematicamente, il concetto di
capitale sociale può essere sintetizzato “come patrimonio e
risorsa culturale che sostiene le relazioni fiduciarie, di
cooperazione e reciprocità fra le persone”
1
.
Ponendosi in relazione con gli altri e mantenendo
queste relazioni nel tempo, si ha la possibilità di riscontrare
valori e interessi comuni, e offre la possibilità di cooperare per
conseguire obiettivi che da soli, non si potrebbero raggiungere
se non con uno sforzo maggiore.
Le reti sociali che attiviamo tramite le relazioni che
abbiamo con gli altri, sono molteplici: i colleghi di lavoro, gli
amici con cui si va in palestra, quelli più stretti con cui si va
anche in vacanza; con ognuna di esse, può esserci condivisione
di valori e di relazioni, all’interno di una fitta rete di cui noi
stessi facciamo parte.
Tali reti possono essere considerate una forma di
capitale sociale, nella misura in cui costituiscono una risorsa
per le persone incluse. Inoltre, questa dotazione di capitale
sociale, può rivelarsi utile non solo per il contesto in cui si crea,
ma anche per persone e circostanze diverse.
Questo concetto si è guadagnato nel corso degli anni,
una posizione di crescente rilievo nelle scienze sociali: a partire
dalla sociologia e dalla economia, di cui può essere considerato
il trait d’union, si è propagato nella sfera politica, fino a
catturare l’attenzione dei mass media ed entrare nel lessico
dell’opinione pubblica.
1
http://www.sanpaolo.org/cisf/rapporti/rapport8.htm
10
La letteratura sul capitale sociale fornisce una
molteplicità di definizioni spesso anche in contrasto tra loro.
In generale esiste un sostanziale accordo nel ritenere
che il capitale sociale consista in “quelle caratteristiche – di forma e
contenuto - inerenti alla struttura delle relazioni sociali che facilitano
l’azione cooperativa di individui,famiglie,gruppi sociali e organizzazioni in
genere.
2
La prima studiosa ad utilizzare il lemma “capitale
sociale” è Linda Hanifan nel 1920
3
nel suo significato
moderno, sottolineandone l’importanza nell’educazione e le
comunità locali, ma è l’economista Loury che alla fine degli
anni ’70 introduce questo concetto per spiegare le forme di
organizzazione dell’economia e le dinamiche del mercato del
lavoro
4
.
Questa autrice rileva come le differenze etniche e di
genere della distribuzione dei redditi della popolazione
americana, si mantenevano rilevanti anche a parità di livello di
istruzione formale. La Hanifan suggerisce di considerare anche
le “caratteristiche sociali” intese come classe di origine, che
rappresenta il capitale sociale degli individui, e che può servire
ad accrescere il capitale umano di ogni attore sociale, ovvero le
abilità e competenze che un soggetto possiede, spendibili nel
mercato del lavoro.
Il rinnovato interesse per il concetto di capitale sociale è
scaturito da una svolta culturale che ha avuto luogo nelle
scienze sociali contemporanee, ma anche dalla crescente
importanza che si attribuisce oggi alla dimensione quotidiana
2
P. Donati, “La famiglia come capitale sociale primario”, in Id. ( a
cura di), Famiglia e capitale sociale nella società italiana – Ottavo
rapporto Cisf sulla famiglia in Italia, S. Paolo, Cinisello Balsamo, 2003.
3
M. Forsè,L. Tronca, Capitale sociale e analisi dei reticoli, Franco
Angeli, Milano, 2005.
4
S. Milella, Il capitale sociale: spunti di riflessione, nota on line
(http://www-serra.unipi.it/dsslab/trimestrale/2004/MILELLA.pdf)
11
della vita sociale, quel “microlivello” che riguarda i
comportamenti e le esperienze dei singoli individui
5
.
Gli studiosi più importanti che hanno ripreso e
approfondito la prospettiva del capitale sociale, contribuendo
ad alimentare il dibattito sull’argomento sono P. Bordieu, J.
Coleman, R. Putnam.
Bordieu è un sociologo francese la cui riflessione sul
capitale sociale arriva gradualmente e rientra in un’analisi più
ampia, dedicata ai diversi possibili fondamenti dell’ordine
sociale.
Nei suoi primi studi condotti sulle popolazioni tribali
algerine, egli descrive il progressivo formarsi di un insieme
strutturato di valori e mentalità, che chiama habitus: un
concetto che riguarda ogni gruppo umano contraddistinto dai
suoi simboli culturali che ne definiscono la posizione
all’interno della struttura sociale.
La sua analisi si è concentrata soprattutto sul “capitale
culturale”, metafora che usa nella sua monumentale ricerca
sulle caratteristiche della classe media francese, per indicare i
modi in cui ogni gruppo valorizza gusti e sensibilità culturali
che prevalgono al proprio interno.
La prospettiva del sociologo francese vede una diversa
posizione degli attori nel campo sociale, determinata dal
diverso tipo di capitale da essi posseduto.
Bordieu distingue tra capitale economico, sociale e
culturale. In una celebre intervista alla televisione tedesca, nel
1987, egli descriveva il “ campo sociale “ con la metafora del
casinò: una grande sala da gioco in cui ciascuno fa le sue
scommesse puntando non solo sulle fiches nere (il capitale
5
J. Field. Capitale sociale e sviluppo: un'introduzione, Erickson,
Trento, 2004.
12
economico), ma anche sulle fiches blu (il capitale culturale) e
su quelle rosse il capitale sociale)
6
.
Queste forme di capitale sociale non sono
necessariamente intercambiabili, ma combinate tra loro,
possono a loro volta creare ulteriore capitale. Secondo il punto
di vista di Bordieu il capitale sociale
… ”è ciò che il linguaggio ordinario chiama “connessioni”
(…) questo tipo di capitale è accumulato, trasmesso e riprodotto (
…) (si riferisce a istituzioni ) come i club o, più semplicemente, la
famiglia che è il luogo dell’accumulazione e trasmissione di questo
genere di capitale( …) ”
7
.
Nonostante egli ritenga che il capitale economico stia
alla radice di ogni altro tipo di capitale, si potrà comprendere il
mondo sociale solo riconoscendo l’importanza di tutte le varie
forme in cui il capitale sociale può manifestarsi. Infatti “
individui diversi ottengono rendimenti del tutto difformi dal capitale
economico o culturale, che a grandi linee si equivalgono; e questo in
ragione della loro diversa capacità di mobilitare le risorse dei gruppi di cui
fanno parte (dalla famiglia, ai compagni di scuola, fino ai club più esclusivi,
le conoscenze nobiliari , e così via) “
8
.
Secondo la prospettiva di Bordieu, il capitale sociale
contribuisce a riprodurre le disuguaglianze perchè rappresenta
“ la somma delle risorse, reali o virtuali, che derivano a un
individuo, o a un gruppo, dall’ essere parte di reti durature, e
più o meno istituzionalizzate, fatte di conoscenze e di
riconoscimenti reciproci”
9
.
Il singolo individuo, quindi, sarà tanto più ricco di
capitale sociale quanto più sarà elevato il numero dei
collegamenti che è in grado di attivare e più alto il volume di
capitale sociale, economico e culturale, corrispondente ad ogni
6
Ibidem.
7
P. Donati, op. cit, p. 39.
8
J. Field , op. cit , p. 27.
9
Ivi , p. 25.
13
collegamento. James Coleman, figura di spicco della sociologia
americana, ha il merito di aver approfondito, abbracciando una
grande varietà di metodologie e tematiche diverse, il concetto
di capitale sociale, che prima dei suoi scritti non era ancora
così conosciuto.
La sua prospettiva del capitale sociale si inserisce in
una più ampia analisi dei fenomeni sociali, svolta anche
attraverso indagini empiriche sul rendimento scolastico dei
giovani all’interno dei ghetti americani. Il suo interesse per il
capitale sociale, infatti, come per lo stesso Bordieu, nasce dal
tentativo di spiegare il rapporto che si crea tra disuguaglianza
sociale e rendimento scolastico.
In particolar modo Coleman sottolinea il fatto che il
capitale sociale è una risorsa che può produrre benefici sia
all’individuo che al gruppo, senza distinzione di classe o di
status.
Egli ritiene che il capitale sociale
“è definito dalla sua funzione. Non è una singola entità, ma
una varietà di differenti entità che hanno due caratteristiche in
comune: consistono tutte di qualche aspetto della struttura sociale e
facilitano le azioni degli individui che si trovano dentro quella
struttura. Come altre forme di capitale, il capitale sociale è
produttivo, in quanto rende possibile il raggiungimento di certi scopi
che non potrebbero essere ottenuti in sua assenza. Come il capitale
fisico e il capitale umano, il capitale sociale non è completamente
fungibile rispetto a certe attività. Una data forma di capitale sociale
che ha un valore per facilitare certe azioni può essere inutile o anche
dannoso per altri. Diversamente da altre forme di capitale, il capitale
sociale inerisce alla struttura delle relazioni fra persone. Non è
situato negli individui, nè in strumenti fisici della produzione”
10
.
La prospettiva di Coleman è che il capitale sociale non
è una caratteristica individuale o materiale, ma è costituito dal
10
P. Donati, op. cit, p. 40.
14
sistema relazionale appartenente al singolo individuo visto
come risorsa per poter raggiungere i propri scopi
11
.
Nel suo ultimo studio Foundatins of social theory del
1994 egli lega il capitale sociale a quello umano, e descrive il
capitale sociale come un focolare di aspettative e obbligazioni
reciproche per rendere l’ambiente sociale maggiormente
“fiduciario”, rendendo le informazioni maggiormente
accessibili e prevedendo l’uso di sanzioni contro le possibili
forme di devianza. La chiusura delle reti verso l’esterno, la
stabilità nel tempo, la condivisione dei valori facilitano la
creazione di capitale sociale.
La sua definizione abbraccia sia la dimensione
individuale che quella collettiva e considera l’effettiva
“spendibilità “ del capitale sociale, che dipende dalla portata
delle reciproche obbligazioni e dalla affidabilità dell’ambiente
sociale
12
.
Coleman elabora un modello che vuole essere
interdisciplinare, aperto sia alla sociologia che all’economia .Il
suo concetto di capitale sociale rientra in una complessa teoria
sociologica che si basa sulla fondamentale razionalità degli
esseri umani, ma supera l’individualismo estremo
dell’economia classica e neoclassica, considerando le
organizzazioni e le istituzioni sociali come contesti che
condizionano le scelte e producono effetti sistemici
13
.
Egli elabora una teoria in cui la società è composta da
attori che in parte detengono risorse e in parte sono interessati
ad eventi o risorse in possesso di altri attori, perciò si attivano
scambi e interessi unilaterali di controllo fra attori che
conducono alla formazioni di reti sociali stabili nel tempo.
11
J. Field, op. cit, p. 36.
12
Ibidem.
13
A. Bagnasco, F. Piselli, A. Pizzorno, C. Trigilia. Il capitale
sociale:istruzioni per l'uso, Il Mulino, Bologna, 2001.