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Introduzione
Il presente elaborato è parte integrante di un progetto
multimediale che vede la realizzazione di un cortometraggio
d’animazione con la tecnica stop motion e l’integrazione di una
nuova tecnologia come la realtà aumentata.
Con il termine stop motion si intende una particolare tecnica
d’animazione che permette di dare l’illusione del movimento di
oggetti inanimati. Tale processo si ottiene fotografando i lievi
cambiamenti di posizione che vengono effettuati sull’oggetto
da animare. La proiezione in sequenza dei fotogrammi darà
l’illusione del movimento. Per realizzare un secondo di
animazione sono necessari 24 fotogrammi al secondo, come
si può comprendere, la tecnica stop motion richiede tempi di
realizzazione molto lunghi e un’accurata precisione.
Questa tecnica cinematografica ha origini antichissime. Il
primo ad utilizzarla fu Méliès che utilizzava la tecnica per gli
effetti speciali delle sue pellicole dando l’illusione della
sparizione e della comparsa di personaggi e oggetti dalla
scena. Oggi la tecnica stop motion sta diventando sempre più
obsoleta perché superata dalla computer animation che
permette di creare immagini digitali riproducibili infinite volte
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senza perdita di qualità e capaci di effettuare qualsiasi
movimento. Il cinema per non rimanere indietro deve adattarsi
alle innovazioni tecnologiche che sopraggiungono con il
digitale modificando scelte estetiche e stilistiche. Anche la
tecnica stop motion si deve adattare alle novità per
sopravvivere e rendersi appetibile agli occhi dello spettatore.
Nel corso degli anni numerosi artisti si sono alternati per
sperimentare sia nuove tecniche metodologiche che
tecnologiche. Sebbene l’intento rimanga quello di realizzare
un’animazione artigianale, diventa sempre più comune il
ricorso a software specializzati e a tecnologie digitali per
migliorare o aggiungere novità al prodotto. Come ad esempio
la stereoscopia 3D con cui è stata concepita la pellicola
Coraline e la Porta Magica. Questo spiega brevemente la
scelta quasi controcorrente di voler utilizzare la tecnica stop
motion per la realizzazione del cortometraggio. Tutto ha
origine da una vera e propria passione verso questo metodo
d’animazione che vede il suo fascino nel dare vita e forma a
qualcosa che non la possiede: un pupazzo può muoversi,
parlare ed esprimere emozioni. È il risultato di un lavoro svolto
quasi interamente a mano e permette di assistere a tutte le
tappe della sua crescita proprio come se si trattasse di una
creatura che dalla fase embrionale raggiunge l’età adulta. È un
lavoro che necessita di pazienza e precisione, soprattutto
durante le riprese sul set. Basta una piccola distrazione o un
movimento errato per urtare arredamento e oggetti sulla scena
che possono creare dei movimenti inattesi durante la
visualizzazione della sequenza.
Il desiderio, tuttavia, è anche quello di voler continuare le
sperimentazioni svolte in questo campo con le innovazioni
tecnologiche. Non disponendo di ingenti risorse finanziarie che
permettessero l’uso di strumenti altamente professionali,
l’obiettivo da raggiungere è stato quello di utilizzare una
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tecnologia che preveda bassi costi per un progetto low budget.
L’interesse nutrito in questi anni verso l’ICT e i nuovi media, ha
permesso di semplificare la ricerca volgendo fin da subito
l’attenzione verso la realtà aumentata. Si tratta di una
tecnologia giovane che permette la sovrapposizione di
elementi virtuali sul mondo reale permettendo anche
l’interazione con l’utente. Per fruire di tali potenzialità bisogna
utilizzare dispositivi dotati di un “occhio”, come la fotocamera
di un telefono cellulare o la webcam di un computer, che
cattura il flusso di immagini in tempo reale e mostra sul display
o sul monitor il risultato della sovrapposizione. Spesso si
ricorre all’utilizzo di markers, cioè quadrati bianchi e neri, che
vengono posti sugli elementi da «aumentare». Inquadrandoli
con uno dei dispositivi sopracitati si potranno visualizzare gli
elementi digitali collegati. Un semplice foglio di carta con
stampato uno strano quadrato può contenere una quantità di
informazioni maggiori rispetto a quelle che sono visibili ad
occhio nudo.
Il grande pubblico sta iniziando a familiarizzare con questi
simboli da quando l’editoria ha intuito le capacità della realtà
aumentata inserendoli in corrispondenza di articoli con lo
scopo di fornire approfondimenti multimediali sul sito.
Rimangono pochi, tuttavia, i casi che registrano l’uso di tale
tecnologia se non per fini pubblicitari. Cosa succederebbe se i
markers fossero applicati anche in altri ambiti?
La realtà aumentata, come si può comprendere, si caratterizza
per economicità e immediatezza. Due requisiti che si rivelano
importanti per l’implementazione tecnologica all’interno del
progetto low budget. Perché non sfruttare questa tecnologia
all’interno del cortometraggio?
Augmented Kitchen, nasce proprio per dare una risposta a
questi interrogativi. È possibile integrare la realtà aumentata
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all’interno di un’animazione stop motion creata con pupazzi in
miniatura? Come?
Innanzitutto dallo sviluppo della storia. Il soggetto del
cortometraggio si basa sulle scarse capacità culinarie di un
ragazzo che vive da solo. Uno spot pubblicitario lo informa che
i suoi guai in cucina potrebbero terminare perché adesso è
arrivata in suo soccorso Augmented Kitchen, ovvero la realtà
aumentata. È stata ideata un’applicazione che aiuta l’utente a
cucinare e a seguirlo nelle diverse fasi di preparazione. Una
sorta di manuale di cucina multimediale attivabile attraverso
dei markers posti sulle confezioni degli alimenti. Ponendoli di
fronte all’occhio della webcam si attivano dei filmati che
mostrano i passi da seguire per la riuscita di un buon piatto.
Riuscirà il protagonista a risolvere i suoi problemi in cucina?
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1. Il cinema d’animazione e
la tecnica stop motion
1.1 Le origini del cinema d’animazione
Il legame tra cinema d’animazione, pittura e disegno riconduce
alle immagini luminose proiettate sullo schermo della lanterna
magica utilizzata nell’Europa del Settecento durante gli
spettacoli delle ombre cinesi. La lanterna magica è un
dispositivo ottico che attraverso un fascio di luce di una
candela proietta su una parete le immagini raffigurate su lastre
di vetro. Lo spettacolo fornito rappresentava semplici storie
popolari illustrate su argomenti di politica o di cronaca in cui i
protagonisti erano spesso religiosi, di fantasia o
contemporanei. Il pubblico era formato dal popolino che non
aveva grosse pretese e l’incanto di queste immagini poteva
servire sia come insegnamento religioso sia come
imbonimento delle masse con trucchi semplici ma misteriosi
per un pubblico inesperto.
Nel corso dell’Ottocento sono numerosi gli esperimenti e i
brevetti per ottenere l’illusione del movimento, sia
perfezionando la lanterna magica sia inventando nuove
apparecchiature. Insieme alle illustrazioni e alle vignette
narrative dei fumetti, si sviluppa anche un disegno ricco di
dinamismo caratterizzato da personaggi fantastici e animali
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antropomorfi. È proprio attraverso la sperimentazione di questi
nuovi prototipi che si arriva al cinema d’animazione.
L’artista più importante cui si è soliti attribuire la nascita del
cinema d’animazione è Émile Reynaud che inventò il teatro
ottico nel 1892. Esso era un apparecchio che proiettava su
uno schermo le immagini animate. Era caratterizzato da una
pellicola a scorrimento, cioè una striscia trasparente con dei
fori ai lati in modo da permettere lo scorrimento davanti alla
fonte luminosa attraverso delle ruote dentate. Lo spettacolo
del teatro ottico somiglia a quello cinematografico ma i lavori di
Reynaud erano tutti disegni, per questa ragione è possibile
definirlo come il primo vero e proprio programma di cinema
d’animazione. Il successo di pubblico riscosso da questi
spettacoli, iniziò a diminuire con l’invenzione del cinema nel
1895 e le successive proiezioni dei film dei fratelli Lumière. La
lotta tra teatro e cinematografo era impari: da un lato c’era
un’attrezzatura artigianale in cui Reynaud per realizzare un
programma impiegava mesi o anni di lavoro mentre dall’altro
un’industria nascente e due imprenditori con alle spalle una
solida organizzazione tecnica e commerciale. Si conclude in
questo modo un periodo straordinario fatto di geniali scoperte,
sperimentazioni e invenzioni che porteranno alla nascita del
cinema come nuova forma di spettacolo.
L’opera di Reynaud oggi è andata in gran parte dispersa e
distrutta e alla luce dello sviluppo del cinema d’animazione e
delle sue tecniche può essere considerata come parte della
preistoria del disegno animato. Rimane però di particolare
importanza poiché contiene in sé i principi fondamentali e
ricorrenti di tutto il cinema d’animazione, sia dal punto di vista
tecnico che formale. Le storie di Reynaud semplici e ironiche
sono le stesse che verranno raccontate dal disegno animato
pochi anni più tardi. Cambieranno gli ambienti e i personaggi
che saranno zoomorfi più che antropomorfi, ma la dinamica
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del racconto e il tema di fondo dei contrasti drammatici
resteranno pressoché immutati. È possibile considerare
l’opera di Reynaud una sorta di ponte tra la tradizione
spettacolare e figurativa dell’Ottocento e quella che si
affermerà nel Novecento con l’invenzione del cinema e la
diffusione dei fumetti.
Al cinema documentaristico dei fratelli Lumière si affianca il
cinema fantastico di George Méliès, il fondatore dello
spettacolo cinematografico. Egli aveva intuito che non solo era
possibile cogliere la realtà fenomenica ma era possibile anche
ricreare una realtà onirica attraverso una serie di effetti ottenuti
con trucchi e tecniche di ripresa. Méliès voleva riprodurre al
cinema i suoi spettacoli teatrali di magia e creare nuovi effetti
fantastici difficili da realizzare sul palcoscenico. La complessità
dei problemi tecnici affrontati, l’impostazione spettacolare della
regia cinematografica, il ricorso a trucchi di ogni tipo, le
situazioni fantastiche e gli oggetti semoventi sono di
fondamentale importanza per il cinema d’animazione e
saranno molti gli artisti che si ispireranno al suo operato
Fino a poco tempo fa, gli storici del cinema non attribuivano a
Méliès l’invenzione della tecnica dell’animazione quanto
piuttosto a James Stuart Blackton che nel 1906 esordì con il
film Humorous Phases of Funny Faces e sconvolse il pubblico
l’anno seguente con The Haunted Hotel. Il successo fu
straordinario in quanto i trucchi di Blackton superavano quelli
di Méliès.
Ulteriori studi hanno, invece, stabilito che l’inventore della
tecnica dell’animazione fu un tecnico cinematografico
spagnolo: Segundo de Chomón. Risulta, infatti, che nel 1902
abbia costruito un apparecchio che faceva scorrere la pellicola
fotogramma per fotogramma, ma soprattutto nel 1905, due
anni prima di The Haunted Hotel, realizzò El hotel eléctrico. Il
film era caratterizzato da un’animazione composta da oggetti
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inanimati in movimento. Quello che però mancava alle opere
di Chomón sono le caratteristiche attrattive di Méliès: la
fantasia, la genialità, il gusto per lo straordinario,
l’avventuroso. Egli si concentrava più sulla tecnica che sulla
storia dei personaggi e questo rendeva lo spettacolo di scarso
interesse.
Nel 1908 Émile Cohl inaugurò una lunga serie di brevi film
d’animazione con Fantasmagorie, un breve saggio di disegno
animato trasformazionale costruito sui cambiamenti delle
figure dall’una all’altra attraverso mutamenti impercettibili. Con
Émile Cohl il disegno animato, si slega dal cinema normale e
dalle produzioni con effetti scenografici e trova una sua
autonomia espressiva. Con una grafica semplice e i tratti
elementari, lo spettatore può concentrarsi sul movimento della
linea che si modifica cogliendo le trasformazioni della
costruzione drammatica.
La produzione di Cohl è stata vasta e dedicata prettamente ai
disegni, pupazzi e oggetti animati. Non utilizzava scenografie
ma i personaggi e l’ambiente sono ben definiti. L’obiettivo di
Cohl è una rappresentazione distaccata e ironica della realtà
contemporanea colta nei suoi aspetti più grotteschi e ridicoli.
In quasi tutti i suoi film aveva lavorato come un artigiano
realizzando tutto da solo ma con il passare degli anni
l’industria dello spettacolo esigeva nuovi metodi di lavoro,
tempi ridotti e prodotti più rifiniti.
Le opere di Chomón, Blackton e Cohl, seppur diverse, hanno
introdotto in Europa agli inizi del Novecento il cinema
d’animazione come nuova forma di spettacolo. Dai primi film
caratterizzati dai trucchi che muovevano gli oggetti, ai primi
disegni e pupazzi animati che volgevano l’attenzione al
fantastico e all’irreale, il cinema d’animazione si stava creando
un suo spazio espressivo tracciando fin dalle origini le linee
del suo sviluppo tecnico ed artistico.
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Tutta la produzione europea di film d’animazione è legata
all’attività di pochi autori e poche case cinematografiche a
livello artigianale e con scarse possibilità commerciali e
industriali. In quegli anni il cinema d’animazione aveva trovato
un suo sviluppo a livello commerciale e industriale quasi
esclusivamente negli Stati Uniti, dove numerose case
cinematografiche hanno creato dei settori per la produzione in
serie e hanno affidato la realizzazione dei disegni animati a
tecnici ed artisti specializzati. In Europa, inoltre, si andava alla
ricerca di nuove tecniche e nuovi modi espressivi, utilizzando il
cinema d’animazione come mezzo preferito nelle ricerche
estetiche avanguardistiche.
1.1.1 La produzione americana
Negli Stati Uniti, intorno al 1910, i produttori cinematografici
pensarono di utilizzare il cinema come mezzo di diffusione dei
fumetti da cui riprendere temi e personaggi. Si aveva la
possibilità di confezionare un prodotto facile da vendere con
una spesa contenuta ma che avrebbe reso cifre fruttuose.
Nacquero, così, le prime serie di disegni animati narrativi con
protagonisti fissi che, di episodio in episodio raccontavano
storie umoristiche e semplici. La diffusione del disegno
animato è anche dovuta all’invenzione del rodovetro da parte
di Earl Hurd nel 1914. Per la prima volta fu usato un foglio
trasparente (rodovetro) che permetteva di lasciare inalterato lo
sfondo scenografico su cui, per trasparenza, si effettuavano i
movimenti dei personaggi disegnati. La produzione in serie
permise una diffusione rilevante anche oltre gli Stati Uniti
determinando, negli anni seguenti, la crisi del cinema
d’animazione europeo e il predominio assoluto del disegno
animato fumettistico. È proprio dalle officine e dai laboratori
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specializzati nel disegno animato che usciranno i più noti artisti
dell’animazione americana e si realizzeranno le opere che
conquisteranno il mercato mondiale dell’animazione.
In questa produzione abbondante di disegni animati di
consumo di cui si occuparono le più importanti case
cinematografiche, come ad esempio la Edison che realizzò nel
1914 Buster Brown Cartoons oppure Animated Grouch
Chaser, prendono valore i prodotti più che i singoli artisti. Il
successo dell’operazione industriale e commerciale è dato dal
livello raggiunto dalle varie serie, la bravura nel confezionare i
piccoli spettacoli, la ripetizione delle situazioni comico-
grottesche e dal riproporre personaggi divertenti.
Questi film, però, non erano caratterizzati da soluzioni
tecniche ed espressive particolari. Spesso ci si limitava a far
muovere i personaggi dei fumetti su degli sfondi e si utilizzava
la nuvoletta del fumetto per il dialogo tra i personaggi facendo
perdere il più delle volte il sapore comico grottesco delle
strisce. La maggior parte degli animatori non aveva compreso
che non bisognava soltanto tramutare le strisce in una
successione meccanica di immagini cinematografiche. Se la
trasposizione era effettuata senza fantasia e interpretazione
critica, la satira del fumetto e l’umorismo delle situazioni
drammatiche si perdevano in un prodotto poco curato, pensato
soltanto per trarre profitto. Ad esempio il Buster Brown
Cartoons di Edison era ad un livello inferiore rispetto al
fumetto di Outcault ma conseguiva un enorme successo in
quanto il divertimento era assicurato dalle situazioni comiche
in cui veniva a trovarsi il protagonista. L’attenzione non si
poneva sul disegno, sullo stile o sul ritmo della narrazione
quanto piuttosto sui personaggi e sulle storie semplici e di
facile comprensione per qualsiasi pubblico, adulto e infantile.
Come avveniva per i film e i serials comici dello stesso
periodo, i disegni animati di serie rappresentavano il momento